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  La pentarchia degli antichi, o il processo alla Chiesa russa

di Nazar Golovko

Unione dei giornalisti ortodossi, 16 febbraio 2022

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il Fanar vuole convocare le Chiese "antiche" per il processo alla Chiesa ortodossa russa. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il mondo greco minaccia la Chiesa ortodossa russa, per mezzo di un tribunale della pentarchia, della revoca dell'autocefalia per 5 anni o addirittura della privazione della grazia. Come trattare questa minaccia?

Il 12 gennaio 2022 il patriarca Theodoros di Alessandria ha inviato una lettera al capo del Fanar con la richiesta di convocare un incontro dei primati di cinque Chiese, ovvero la cosiddetta pentarchia. Il motivo è l'istituzione dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa. Successivamente si è saputo che una riunione della pentarchia si svolgerà prima della Settimana Santa al Fanar. I vescovi delle Chiese greche parlano della revoca temporanea dello status di autocefalia alla Chiesa russa, o addirittura della sua privazione della grazia. Cosa aspettarsi da questo incontro?

Cos'è la pentarchia?

La pentarchia o "governo dei cinque" è un concetto teologico sviluppato nell'Impero bizantino. Secondo tale concetto, le decisioni più importanti per l'Ortodossia mondiale dovrebbero essere prese dai primati (patriarchi) di cinque Chiese: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme.

Successivamente, a causa dell'allontanamento dell'episcopato romano dall'Ortodossia, il patriarca di Mosca, che ricevette lo stesso status dei quattro antichi patriarchi orientali, divenne il quinto patriarca della pentarchia. Tuttavia, i diritti dei membri della pentarchia non sono stati ancora chiaramente definiti. Nessuno dei canoni conciliari o dei santi Padri riconosciuti da tutta la Chiesa ortodossa parla dell'esistenza di un corpo di autorità ecclesiastica composto da cinque patriarchi.

Vale la pena notare che il fenomeno noto come "neo-pentarchia" è emerso anche nel 2011, con la rivendicazione di diritti speciali per garantire il governo della Chiesa e la risoluzione dei problemi che essa deve affrontare.

L'idea della "neo-pentarchia" è stata espressa per la prima volta dal patriarca Bartolomeo, che ha annunciato nel settembre 2011 la convocazione di un Concilio dei primati delle "Chiese antiche" (i quattro Patriarcati orientali e la Chiesa di Cipro). Notificando ai quattro patriarchi orientali la convocazione del suddetto Concilio di settembre, il capo del Fanar ha letteralmente affermato quanto segue: "I più antichi Patriarcati della Chiesa ortodossa, insieme alla santa Chiesa di Cipro... sono come il fulcro dell'intera costruzione e composizione della Chiesa ortodossa".

Sono questi primati che, secondo il capo del Fanar, avrebbero dovuto determinare la posizione della Chiesa su una serie di questioni.

L'1-3 settembre 2011, i leader delle Chiese, riuniti sotto l'ala del patriarca Bartolomeo, hanno rilasciato una dichiarazione in cui affermavano chiaramente di essersi riuniti al Fanar "per far rivivere l'antica usanza" della pentarchia.

Perché il Fanar ha bisogno della pentarchia?

Qui va notato che nei dittici delle Chiese ortodosse, l'arcivescovo di Cipro occupa solitamente il decimo posto, cioè è abbastanza lontano dalle pretese nella cerchia degli eletti.

Ma a causa dei legami "particolari" con i patriarchi d'Oriente (si tratta anzitutto delle comuni radici greche e dell'adesione all'idea dell'ellenismo), il capo della Chiesa di Cipro è stato posto dai fanarioti alla pari dei primati di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Nel luglio 2016, il rappresentante del Fanar, l'arcivescovo Job (Getcha) di Telmessos, ha osservato che i membri della pentarchia sono "le Chiese che sono state approvate ai Concili ecumenici", e le altre Chiese sono "una nuova ondata di autocefalie che non sono state confermate da un Concilio ecumenico".

È interessante notare che tutti i tentativi dei fanarioti di lanciare l'idea della "neo-pentarchia" (senza il patriarca di Mosca, ma con l'arcivescovo di Cipro), come si è scoperto, sono stati necessari solo per giustificare in seguito la legalizzazione degli scismatici ucraini e "l'autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Lo stesso Job (Getcha), parlando dello status speciale dei patriarchi d'Oriente e della Chiesa di Cipro, ha osservato che il territorio dell'Ucraina è sotto la giurisdizione del Fanar, e "la Chiesa madre di Costantinopoli può concedere l'autocefalia alla Chiesa ucraina".

Di conseguenza, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto il Tomos, i primati di Grecia, Alessandria e Cipro l'hanno riconosciuta, la Chiesa russa in risposta a ciò ha creato l'Esarcato in Africa e il patriarca Theodoros ha chiesto la convocazione della pentarchia.

È chiaro che in questa situazione qualsiasi "incontro" dei greci avrà un solo obiettivo: condannare la Chiesa russa. Per esempio, alcuni rappresentanti delle Chiese di Grecia e d'Alessandria hanno affermato che la Chiesa russa potrebbe perdere la sua indipendenza per un periodo di cinque anni a seguito dell'incontro dei cinque primati delle "antiche Chiese apostoliche". Inoltre, potrebbe essere privata della grazia dei sacramenti. Le minacce sembrano impressionanti, ma cosa c'è dietro?

Chi andrà o non andrà al Fanar?

Il 12 febbraio 2022 il rappresentante del Fanar, il metropolita Emmanuel di Calcedonia, ha invitato il patriarca Giovanni di Antiochia al Concilio dei... quattro primati. Cioè, invece di una pentarchia, potrebbe attenderci una "tetrarchia", poiché uno dei possibili partecipanti a questo Concilio ha già rifiutato di venire al Fanar. Si suppone che si tratti del primate della Chiesa ortodossa cipriota, l'arcivescovo Chrysostomos.

In generale, è comprensibile la riluttanza dell'arcivescovo Chrysostomos a partecipare al processo della Chiesa ortodossa russa. A causa del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la Chiesa di Cipro si è effettivamente divisa e l'arcivescovo Chrysostomos ha subito una forte opposizione dai vescovi ciprioti che non erano d'accordo con la legalizzazione degli scismatici ucraini. In tali circostanze, lo stesso arcivescovo Chrysostomos comprende che il Sinodo della Chiesa di Cipro difficilmente approverà il suo viaggio al Concilio fanariota. Se, contrariamente all'opinione dei padri sinodali, deciderà comunque di parteciparvi, ciò avrà sicuramente le conseguenze più gravi sia per lui personalmente che per la Chiesa di Cipro nel suo insieme.

È in discussione anche la partecipazione del patriarca di Antiochia al Concilio. Subito dopo la visita del metropolita Emmanuel di Calcedonia, i media hanno riferito che il patriarca Giovanni ha accettato l'invito del capo del Fanar e che parteciperà al Concilio. Tuttavia, è ben lungi dall'essere così.

Il 14 febbraio una delegazione del Patriarcato di Alessandria è giunta alla Chiesa di Antiochia. Lo scopo di questa visita è chiaro, senza ulteriori indugi: convincere il patriarca Giovanni della necessità di partecipare al concilio dei fanarioti. Il primate della Chiesa di Antiochia ha risposto che il suo viaggio al Fanar è possibile solo se approvato dal Sinodo. Ciò significa che, almeno per ora, ha gentilmente declinato l'invito del Fanar. Cosa ci permette di fare quest'ipotesi?

Ricordiamo che il Patriarcato di Antiochia, proprio come la Chiesa russa, non ha partecipato al Concilio di Creta del 2016, l'opera della vita del patriarca Bartolomeo. Ciò significa che il patriarca di Antiochia non aveva paura di rovinare seriamente i suoi rapporti con il Fanar. Così come non ha avuto paura dell'"ira dei fanarioti" nella "questione ucraina", sostenendo apertamente la Chiesa russa. Pertanto, anche se il patriarca Giovanni accetterà di partecipare al "Concilio dei quattro", è improbabile che il suo voto si aggiunga al campo di Bartolomeo. È più probabile che sia contrario.

Inoltre, il patriarca Teofilo di Gerusalemme difficilmente parteciperà al Concilio. Ci sono ragioni più che sufficienti per questo.

In primo luogo, ha più volte chiarito, anche se con parole ed espressioni caute, che si oppone alla legalizzazione dello scisma ucraino.

In secondo luogo, è stato il patriarca Theophilos ad avviare l'incontro dei primati delle Chiese locali ad Amman e recentemente ha annunciato la necessità di un "Amman-2".

In terzo luogo, il Patriarcato di Gerusalemme in questo momento (come è sempre stato) ha bisogno dell'aiuto della Chiesa russa, poiché la sua esistenza in Terra Santa è ora minacciata.

Pertanto, è improbabile che il patriarca Theophilos metta l'assurda "autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" su un piatto della bilancia e i suoi stessi principi sull'altro. Ma se il "concilio dei quattro" avrà luogo, allora cosa dovrebbe aspettarsi la Chiesa ortodossa russa?

Il "concilio dei quattro": cosa può aspettarsi la Chiesa russa?

I media greci ritengono che la posizione generale del Fanar sulla questione dell'istituzione dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa dipenderà dall'atteggiamento dei Patriarcati di Antiochia e di Gerusalemme. Fino a oggi, però, non c'è stata risposta. La loro assenza può essere facilmente spiegata: sia Antiochia che Gerusalemme, molto probabilmente, ritengono che la causa principale della crisi non sia la Chiesa ortodossa russa, ma "l'autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ciò significa che se verranno al Fanar, sarà solo per decidere cosa fare dopo.

È improbabile che assisteremo alla "revoca dell'autocefalia" della Chiesa ortodossa russa, come richiesto dagli alessandrini. Sia perché un'azione del genere non ha precedenti storici ed è canonicamente infondata, sia perché non è chiaro quale documento sull'autocefalia della Chiesa ortodossa russa il "concilio dei quattro" dichiarerà non valido.

Il fatto è che ci sono almeno tre atti firmati dal Patriarcato di Costantinopoli riguardo all'indipendenza della Chiesa russa. Questi sono:

  • La proclamazione dell'arcivescovo Giobbe di Mosca come patriarca nel 1589 dall'allora patriarca Geremia II di Costantinopoli, la sua consacrazione a patriarca.

  • La Lettera sinodale del 1590 o il Tomos d'elevazione del metropolita di Mosca a patriarca d'Oriente, che sancì gli accordi conclusi a Mosca nel 1589, con l'aggiunta del riconoscimento del diritto del Sinodo della Chiesa russa di eleggere il patriarca di Mosca.

  • Il Tomos patriarcale e sinodale del 1593, che ratificò gli atti precedenti.

Quindi, quale di questi documenti deve essere abrogato? Il Fanar difficilmente può rispondere a questa domanda. E a cosa può portare una "revoca" dello stato d'autocefalia della Chiesa ortodossa russa? Il Fanar dichiarerà la sua autorità sulla Chiesa russa? Sembra una sceneggiatura per un film fantasy a basso budget a tema ecclesiastico. Pertanto, l'esito più probabile di tutto questo discorso su un possibile "concilio dei quattro”, a nostro avviso, sarà la sua assenza "per mancata comparizione dei partecipanti". Molto probabilmente, i patriarchi di Antiochia e di Gerusalemme non ci andranno, il che significa che questa idea svanirà nell'oblio.

Certo, è possibile che i fanarioti cercheranno, nelle parole del metropolita Seraphim del Pireo, di insistere ulteriormente e di andare contro i canoni e la logica. Ma tutto questo dove può portare la Chiesa? Solo fino allo scisma finale dall'Ortodossia. Decideranno su questo, dato che solo tre Chiese li hanno sostenuti sulla questione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"? Improbabile.

La parola di coloro che la stessa Chiesa della Rus' ha già chiamato scismatici può avere qualche peso?

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