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  Il "vandalismo ecclesiale" del Fanar nel XX secolo e la Chiesa russa

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 13 dicembre 2019

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c'è molto in comune nelle azioni illegali della gerarchia del Fanar all'inizio del XX e del XXI secolo. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il riconoscimento dei rinnovazionisti scismatici da parte del Patriarcato di Costantinopoli nel XX secolo e i suoi evidenti parallelismi con i nostri giorni.

Oggi, quando vediamo i canoni della chiesa calpestati davanti ai nostri occhi, molti credenti ortodossi pensano che tale illegalità sia unica e che sia stata commessa per la prima volta. Tuttavia, non è così.

Nella sua lettera recentemente pubblicata, sua Beatitudine il metropolita Anastasios, primate della Chiesa albanese, ha osservato che "la situazione in Ucraina, provocata dal patriarca Bartolomeo, assomiglia allo 'scisma meleziano', per superare il quale la Chiesa stabilì procedure diverse e che trovò la sua soluzione al primo Concilio ecumenico".

Tuttavia, i parallelismi con gli eventi di oggi possono essere trovati non solo nei tempi antichi (lo scisma meleziano) ma anche nella storia relativamente recente. Stiamo parlando del riconoscimento da parte del Patriarcato di Costantinopoli dello scisma rinnovazionista o della cosiddetta "Chiesa vivente" che sorse nel territorio dell'Unione Sovietica. Allora il Fanar usò, di fatto, gli stessi metodi di oggi e alla fine ricevette una corretta valutazione delle sue azioni da parte dei rappresentanti più importanti e autorevoli della Chiesa russa.

Il Fanar e l'URSS: in cerca di protezione

Il Patriarcato di Costantinopoli ha sempre cercato forti alleati politici che lo aiutassero a sopravvivere e ottenere un appiglio nel territorio dell'ex impero bizantino dopo la conquista turca. Sin dall'inizio del XX secolo, la residenza del Patriarcato di Costantinopoli, situata in uno dei quartieri di Istanbul, è stata ripetutamente a rischio di liquidazione. Più volte, il governo turco ha tentato di abolire il Patriarcato di Costantinopoli e di espellere la gerarchia episcopale della Chiesa greca dal suo territorio. Ha approvato diverse leggi che hanno reso quanto più complicata possibile la permanenza del clero di Costantinopoli nel territorio dello stato turco. Pertanto, i fanarioti hano mantenuto contatti con rappresentanti di organizzazioni internazionali, membri di altre confessioni cristiane (principalmente anglicani e cattolici),

Questa connessione, soprattutto tenendo conto della situazione attuale, non sarebbe sbagliata se non rendesse il Patriarcato di Costantinopoli completamente dipendente dalle figure politiche e religiose e dai loro interessi.

Ci sono stati molti esempi del genere.

In particolare, il patriarca Gregorios VII si era personalmente opposto alla riforma del calendario avviata dal suo predecessore, il patriarca Meletios, ma cedette alle pressioni delle autorità greche, dalle quali era pienamente dipendente. Per sua stessa ammissione, "il cambiamento nel calendario è stato imposto dal governo greco".

Come sapete, negli anni '20 del secolo scorso, con la caduta dell'Impero Ottomano e la formazione dello stato turco, salì al potere Mustafa Atatürk. Il suo regime impedì in ogni modo le attività dei fanarioti, vedendo questi ultimi come reazionari che destabilizzano la società.

A sua volta, il governo dell'URSS, che salì al potere in seguito alla Rivoluzione di ottobre del 1917, ebbe un'influenza piuttosto grande sulla Turchia, poiché le fornì una significativa assistenza militare. Pertanto, i fanarioti, in cerca di protezione dal regime di Atatürk, rivolsero la loro attenzione a Mosca.

Va sottolineato qui che il giovane governo sovietico negli anni '20 e '30 mirava alla distruzione della Chiesa ortodossa russa. In questo caso, non si trattava solo della liquidazione fisica della gerarchia e dei sacerdoti della Chiesa ortodossa russa. I bolscevichi crearono una struttura ecclesiastica parallela, che, secondo i creatori, avrebbe dovuto distruggere la Chiesa dall'interno. A tal fine, il governo dell'URSS diede il via alla nascita della cosiddetta Chiesa "vivente" o "rinnovazionista". I ricercatori ritengono che i tratti caratteristici del rinnovazionismo fossero il riconoscimento della "giustizia dello sconvolgimento sociale nel paese", la stretta cooperazione con il governo sovietico e nei primi anni di attività – la dipendenza dai corpi repressivi.

I. Maljutin. Una caricatura della chiesa "rossa" (rinnovazionista). La rivista "Krokodil", 1923

Fu con l'aiuto di questi stessi organi repressivi che nel maggio del 1922 fu creata la "Chiesa vivente" e fu arrestato il patriarca della vera Chiesa (Tikhon). Inoltre, le autorità, da un lato, sostenevano i seguaci della "Сhiesa vivente" e, dall'altro, si opponevano al massimo al funzionamento della Chiesa ortodossa russa, il che portò a un forte aumento del numero delle parrocchie "rinnovazioniste". Di conseguenza, già nel 1923 più della metà dell'episcopato, dei sacerdoti e delle parrocchie facevano parte della "Chiesa vivente".

Tuttavia, gli scismatici rinnovazionisti avevano un grave problema: la mancanza di riconoscimento della legalità delle loro azioni da parte di altre Chiese ortodosse locali. Fu per questo motivo che decisero di ricorrere all'aiuto del Fanar. Era facile da fare, perché i fanarioti si trovavano in una posizione molto difficile.

Riconoscimento dello scisma

Nel marzo 1924, il patriarca Gregorios VII di Costantinopoli inviò una copia della circolare sull'introduzione del nuovo stile del calendario (la stessa circolare fu inviata al nome del patriarca Tikhon) indirizzata al capo del sinodo rinnovazioni sta, il "metropolita" Evdokim. La "Chiesa vivente" percepì questa circolare come un atto di riconoscimento da parte del Patriarcato ecumenico. A sua volta, il Sinodo rinnovazionista (sicuramente, con il consenso di Trotskij, Smidovich e Tuchkov) offrì al capo del Fanar, così come al suo seguito, una residenza in Unione Sovietica "con pieno mantenimento, soggetto alla legalizzazione del Sinodo e a tutte le risoluzioni del Concilio (rinnovazionista, ndc) del 1923, che rimosse il patriarca Tikhon".

Apparentemente, in un'esplosione di gratitudine per un'offerta così generosa (che comunque respinse), il patriarca Gregorios VII esortò il patriarca Tikhon ad abbandonare il patriarcato. Inoltre, il patriarca Gregorios affermò che avrebbe gestito "su invito dei circoli ecclesiastici" dell'URSS "la questione della pacificazione delle turbolenze e dei disaccordi che si sono recentemente verificati nella Chiesa sorella, nominando per questo compito una commissione patriarcale speciale composta da vescovi". Allo stesso tempo, il patriarca Gregorios VII sottolineò che nella sua attività questa commissione avrebbe fatto affidamento su "movimenti ecclesiali fedeli al governo dell'URSS".

È noto che la posizione del patriarca era significativamente influenzata dalle opinioni del rappresentante del Patriarcato di Costantinopoli, l'archimandrita Vasilios (Dimopoulos), che risiedeva in URSS e informava il patriarca in modo molto tendenzioso e unilaterale. Per esempio, padre Vasilios arrivò al punto di "consacrare" gli altari delle chiese sequestrate alla Chiesa canonica e di sostenere la comunione "eucaristica" solo con i rinnovazionisti.

il patriarca Gregorios VII di Costantinopoli

In una lettera di risposta al patriarca Gregorios, il primate della Chiesa russa, san Tikhon, scrisse: "Siamo stati imbarazzati e sorpresi a vedere che il capo della Chiesa di Costantinopoli, senza alcun contatto precedente con noi come rappresentante legale e capo della Chiesa ortodossa russa, interviene nella vita e negli affari interni della Chiesa autocefala russa. I santi Concili (si vedano il secondo e il terzo canone del secondo Concilio ecumenico, ecc.) riconobbero solo il primato d'onore del vescovo di Costantinopoli, ma non gli riconobbero un primato d'autorità... Pertanto, qualsiasi invio di qualsiasi commissione senza rapporto con me come unico primo ierarca legittimo e ortodosso della Chiesa ortodossa russa, a mia insaputa, è illegale, non sarà accettato dal popolo ortodosso russo e non porterà pace, ma ancor più tumulto e scisma nella vita della Chiesa ortodossa russa già sofferente... Il popolo non sta con gli scismatici, ma con il suo patriarca legittimo e ortodosso".

Dopo questa lettera, il patriarca Gregorios interruppe completamente qualsiasi comunione con il patriarca Tikhon e fece di tutto per far riconoscere i rinnovazionisti da altre Chiese locali. Alla fine, dei quattro patriarchi orientali, solo il patriarca di Antiochia, che non era nell'orbita dell'influenza del Fanar, si rifiutò di schierarsi con i rinnovazionisti.

Il "vandalismo ecclesiastico" del Fanar e il metropolita Antonij (Khrapovitskij)

il metropolita Antonij (Khrapovitskij), dal 1918, metropolita di Kiev e della Galizia, primo ierarca della ROCOR (1920-1936)

È interessante notare che il patriarca Gregorios VII di Costantinopoli era un grande sostenitore del potere sovietico, e si considerava autorizzato a punire i vescovi della Chiesa ortodossa russa che si opponevano al regime sovietico. In particolare, bandì dal sacerdozio due arcivescovi di Costantinopoli – Anastasij (Gribanovskij) e Aleksandr (Nemolovskij) – perché commemoravano il patriarca Tikhon, e consigliò loro di riconoscere i bolscevichi. Dopo essere stato sul trono patriarcale per circa un anno, Gregorios VII fu sostituito dal patriarca Konstantinos, al quale il metropolita Antonij (Khrapovitskij) scrisse:

"Fino ad ora, sin dalla mia giovinezza, ho alzato la voce solo per glorificare l'Oriente, in particolare i iatriarchi ecumenici, verbalmente e per iscritto... Mi sono sempre dichiarato, in atti e parole, come filelleno e amante della grande idea. Tuttavia, non sono un papista e ricordo bene che oltre ai grandi vescovi della Chiesa, ce ne sono stati molti altri, nemici interni della Chiesa, eretici e persino eresiarchi... Anche gli ultimi due predecessori di vostra Santità tendevano a disobbedire alla santa Chiesa e ai canoni".

Il metropolita Antonij definì "vandalismo ecclesiale" la situazione che sviluppava nel mondo ortodosso a causa del Fanar quando i patriarchi di Costantinopoli intervenivano negli affari delle altre Chiese ortodosse.

Quando le autorità finlandesi rimossero l'arcivescovo Serafim (Lukjanov) dalla gestione della Chiesa di Finlandia, i fanarioti proposero, senza accordo con lui, e contrariamente alla sua opinione, di ordinare l'archimandrita Herman (Aava) come vescovo. E fu lui a essere successivamente eletto capo della Chiesa di Finlandia.

Il metropolita Antonij (Khrapovitskij) definiva Herman "un falso vescovo" ed esortava coloro che concelebravano e comunicavano con lui a pentirsi. In una lettera allo ieromonaco Polikarp di Valaam, vladyka scrisse: "Ho ricevuto la sua triste notizia e mi sono molto rattristato della spietatezza degli arcipastori greci, e considero Herman solo un laico... È chiaro che una banda eretica è entrata nel Patriarcato di Costantinopoli... Nel nome di Dio, consiglio di non obbedire al falso vescovo Herman e al vergognoso patriarca defunto Gregorio VII, che ha rovinato il patriarcato con le sue azioni..."

Il metropolita Sergij (Stragorodskij) e il rinnovazionismo dei fanarioti

Il patriarca Konstantinos rimase sul trono per soli 43 giorni, fu esiliato dal paese dal governo turco e si dimise dal patriarcato pochi mesi dopo. Al suo posto, fu eletto il metropolita Vasilios di Nicea, che continuò la linea di riavvicinamento con i rinnovazionisti.

Il Sinodo della "Chiesa vivente" rispose a queste elezioni con un messaggio in cui chiedeva al nuovo patriarca di "prendersi paternamente cura del dolore della nostra Chiesa e di trasferirsi per salvare la figlia malata – la Chiesa russa", e lo invitò anche a prendere parte al "Concilio locale" rinnovazionista.

Il patriarca Vasilios rispose: "Vi siamo vicini in absentia e, per quanto possibile, contribuiremo alla rapida e completa eliminazione della triste divisione, che, essendo dannosa per la vostra Chiesa ortodossa, riempie anche la Grande Chiesa Madre del più profondo dolore". Questa lettera, così come alcuni altri documenti, permise agli scismatici rinnovazionisti di affermare che essi "erano in comunione con il centro originale dell'Ortodossia orientale" e di respingere tutti i corpi canonici dell'autorità ecclesiale.

Gli scismatici sottolineavano costantemente di essere stati riconosciuti dai patriarchi orientali, il che significava che non potevano esserci dubbi sulla loro legittimità.

In risposta a una lettera di un vescovo rinnovazionista che ricorreva a tali argomenti, il metropolita Sergij (Stragorodskij) scrisse: "Un'indicazione che alcuni patriarchi, per esempio quello di Costantinopoli e, più recentemente, di Gerusalemme, hanno scambiato messaggi con il sinodo [rinnovazionista], ci convince poco. Sappiamo che sono nell'unità della Chiesa solo quelli che sono in comunione con il loro legittimo vescovo e patriarca, che uno che è scomunicato dal suo patriarca non può essere accettato in comunione con gli altri (Canone 1, Concilio nella chiesa della Santa Sapienza). E chi entra in comunione con uno scomunicato dovrebbe essere scomunicato (Canoni apostolici 10 e 12)".

Perciò, se i patriarchi di Costantinopoli e Gerusalemme erano entrati in comunione con i rinnovazionisti, tanto peggio per quei patriarchi. Tutti, sia i patriarchi che i laici, sono uguali davanti alla legge di Dio. Così, quando nel XV secolo il patriarca di Costantinopoli cadde nell'unione con Roma, la Chiesa russa si rifiutò di seguirlo e i sacerdoti che vivevano in Russia non diventarono ortodossi. Quindi, la comunione del patriarca di Costantinopoli con i rinnovazionisti può solo rendere rinnovazionista il patriarca piuttosto, che rendere ortodossi i rinnovazionisti".

Ora, se in questa citazione invece del termine "rinnovazionisti" scrivete "membri della Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e sostituite il patriarca di Gerusalemme con il patriarca d'Alessandria, le parole del metropolita Sergij sembrano essere scritte oggi.

Come vediamo, ancora una volta si rivela giusto l'aforisma che la storia si ripete sempre due volte. Da un lato, questo è negativo, perché significa che le comparse nella storia attuale non hanno tratto le giuste conclusioni da ciò che è accaduto prima. D'altra parte, ripetendosi, la storia ci mostra i meccanismi che possono aiutare a superare i problemi attuali.

E, soprattutto, visto che la struttura degli scismatici viene promossa attivamente ed energicamente, non dovremmo arrenderci all'ansia e, forse, persino alla disperazione. La Chiesa di Cristo nella sua storia ha ripetutamente superato la prova di eresie e scismi, ma ogni volta ci ha fatto ricordare le parole di Cristo: "edificherò la mia Chiesa e le porte dell'inferno non prevarranno contro di essa" (Mt 16:18).

Questo è il motivo per cui il nostro atteggiamento nei confronti degli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrebbe basarsi sugli stessi principi dell'atteggiamento nei confronti dei rinnovazionisti negli anni '20 da parte della Chiesa russa. Questi principi sono validi anche oggi: il Vangelo, la Tradizione della Chiesa e i suoi canoni.

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