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  La Liturgia dei doni presantificati: qual è il significato di questa funzione speciale della Grande Quaresima?

dell'igumeno Siluan (Tumanov)

Foma, 17 marzo 2021

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"Come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo"

Prosegue la Grande Quaresima - un momento speciale nella vita della Chiesa, in cui, tra le altre cose, la vita liturgica cambia notevolmente. Nei giorni feriali della Grande Quaresima non si celebra la Liturgia completa. Ciò è dovuto al fatto che essa è l'evento più solenne e gioioso del ciclo liturgico. Nei giorni feriali si celebra invece la Liturgia dei doni presantificati. L'igumeno Siluan (Tumanov) racconta le peculiarità di questo servizio divino, del perché non è sufficiente fare la comunione anche una volta alla settimana.

La comunione senza la Liturgia

Oggi siamo così abituati al fatto di andare in chiesa alla mattina per comunicarci ai santi misteri di Cristo, che saremmo molto sorpresi di apprendere che una volta, molto tempo fa, più di mille anni fa, i monaci e i laici avevano l'abitudine di ricevere la comunione da soli.

Nei tempi antichi, dopo la Liturgia generale nella chiesa, i diaconi portavano i santi doni a quelli che non potevano ricevere la comunione in chiesa: i malati e i prigionieri. C'era anche l'usanza di portare i santi doni nelle proprie case, dove nei giorni feriali, durante la preghiera familiare, i fedeli stessi e loro familiari si comunicavano.

I servizi divini nei monasteri e nelle parrocchie, per non parlare delle cattedrali, variavano in modo significativo.

Per esempio, nella prima metà del primo millennio cristiano, pochi monaci volevano diventare sacerdoti. Era una grande responsabilità. Era quindi invitato un sacerdote sposato del villaggio più vicino, che serviva la Liturgia una volta alla settimana, alla domenica, e gli eremiti si disperdevano nelle loro celle fino alla domenica successiva. E per non privarsi della comunione ai santi misteri di Cristo (di nuovo, le persone anziane, in un luogo deserto, dove ci sono pericoli di ogni sorta, potevano ammalarsi o morire), i monaci portavano con sé particcole dei santi doni e dopo una lunga preghiera essi stessi ricevevano la comunione.

Come è apparsa la Liturgia dei doni presantificati

L'usanza dell'auto-comunione tra i monaci è esistita fino al XV secolo, ne parlava san Simeone di Tessalonica, ma tra i laici questa usanza cessò quando si moltiplicò il numero dei membri della Chiesa, quando il cristianesimo si diffuse e il livello di vita spiritualmente intensa, che distingueva i primi cristiani, inevitabilmente diminuì, e le autorità ecclesiastiche dovettero prendere misure per prevenire il possibile abuso dei santi doni. Col tempo, le persone smisero di portare a casa il corpo di Cristo e iniziarono a venire in chiesa nei giorni feriali per ricevere la comunione. E durante la Grande Quaresima, nei giorni feriali in cui la liturgia non era celebrata, ricevevano la comunione in una funzione speciale: la Liturgia dei doni presantificati.

Questo bellissimo servizio divino di svolge solo nei giorni della Grande Quaresima: il mercoledì e il venerdì, nelle feste dei 40 martiri di Sebaste, del primo e secondo Ritrovamento del capo di san Giovanni Battista, al giovedì della quinta settimana di Quaresima (commemorazione di santa Maria l'Egiziaca), così come nei giorni delle feste patronali.

In questa Liturgia, i fedeli partecipano al santo corpo e sangue di Cristo, preparato la domenica precedente e conservato con riverenza durante la settimana sulla tavola d'altare della chiesa.

Non si sa con certezza chi sia il compilatore di questa liturgia. Nei tempi antichi, la paternità era attribuita a san Giacomo, fratello del Signore, a san Basilio il Grande, san Gregorio il Teologo, san Giovanni Crisostomo e altri. Il moderno Sluzhebnik slavonico (il libro su cui i sacerdoti svolgono i servizi divini) indica la paternità di san Gregorio il Dialogo (VI-VII secolo), vescovo di Roma. Ma questa iscrizione non compare prima del XVI secolo nei libri liturgici greci stampati dagli uniati in Italia, e presi come modelli in Russia durante le verifiche (riforme) dei libri sotto il patriarca Nikon nel XVII secolo.

Nei moderni libri di servizio greci, non vi è alcun riferimento a san Gregorio il Dialogo come autore del rito della liturgia. Ma questo non ci impedisce in alcun modo di commemorare il grande santo dell'antica Chiesa come patrono celeste del servizio divino, svolto secondo una tradizione consolidata. Dopotutto, un tale servizio divino, come Liturgia speciale di Vespri con comunione, è noto dal VI al VII secolo, ed è possibile che san Gregorio lo abbia celebrato in una forma o nell'altra.

La Liturgia dei doni presantificati si celebra in concomitanza con il Vespro quaresimale. Ma questo non significa che si celebri necessariamente alla fine della giornata, sebbene tale usanza esista in alcune chiese.

Il fatto è che la concezione del tempo dell'epoca bizantina differisce da quella accettata oggi. Le ore serali, secondo il nostro tempo, indicano circa le 14 del pomeriggio. Prima di questa Liturgia quaresimale, si canta un lungo Mattutino, si leggono le Ore e i Salmi Tipici. E anche se la funzione inizia presto, la Liturgia stessa inizia attorno a mezzogiorno. Quindi la differenza non è così grande, e non si dovrebbe pensare che se si celebrano i Presantificati la sera, alle ore 18, questo sia più corretto. Un'altra cosa è che durante la Liturgia serale i fedeli possono ricevere la santa comunione venendo in chiesa dopo il lavoro.

La comunione nei giorni feriali. Perché?

"Perché? – si può chiedere. – Non ci basta ricevere la santa comunione alla domenica in Quaresima? Anche tutte le domeniche! Perché così spesso?"

La risposta è sia complicata che semplice. Semplice, perché si sa che la comunione è il centro della vita di un cristiano.

Lo ricorda in una delle sue lettere san Basilio il Grande (IV secolo): "È buono e utile comunicarsi e ricevere ogni giorno il santo corpo e sangue di Cristo, perché Cristo stesso dice: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna". ...Tutti i monaci che vivono nei deserti dove non c'è un prete, che tengono i misteri in casa, si comunicano. E ad Alessandria e in Egitto, i laici battezzati, per la maggior parte, hanno il misteri a casa, ed essi stessi ricevono i misteri quando vogliono".

Questo non è facile, perché negli ultimi secoli i parrocchiani si sono abituati a ricevere la comunione con estrema rarità – quattro volte all'anno. Le fatiche di giusti come san Giovanni di Kronstadt, Sant'Ignazio (Brjanchaninov) e gli asceti athoniti del XX secolo hanno portato a una rinascita eucaristica. È diventata un'usanza comune ricevere la comunione una volta ogni due settimane o una volta alla settimana.

Ma oggi intendiamo la comunione non come un'attualizzazione della nostra permanenza nella Chiesa (= sono un membro della Chiesa, uno di tutti, quindi ricevo la comunione il più spesso possibile), ma come un mezzo di santificazione personale, di guarigione spirituale e fisica.

foto dall'Accademia teologica di San Pietroburgo, spbpda / www.flickr.com

Molte persone oggi credono che il sacramento debba essere meritato con un buon comportamento. Probabilmente, queste persone non hanno letto attentamente le preghiere prima della comunione, che dicono direttamente che non saremo mai degni della comunione nella nostra vita e che vi partecipiamo per purificare la nostra anima:

"So, o Signore, che comunico indegnamente al tuo purissimo corpo e al tuo prezioso sangue, che sono colpevole e che mangio e bevo la mia condanna, se non discerno il tuo corpo e il tuo sangue, mio Cristo e mio Dio. Ma confidando nella tua magnanimità, mi avvicino a te che hai detto: Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Abbi dunque misericordia di me, Signore, e non disprezzarmi, peccatore qual sono, ma agisci con me secondo la tua misericordia. Che queste sante specie siano per me guarigione, purificazione e illuminazione, salvaguardia e salvezza, santificazione della mia anima e del mio corpo: che allontanino da me ogni immagine e ogni azione malvagia diabolica che si eserciti sul mio spirito e sulle mie membra: che aumentino la mia confidenza e il mio amore per te; che conservino e migliorino la mia vita, facendomi progredire nella via della virtù e della perfezione, che mi facciano compiere i tuoi comandamenti e partecipare al tuo santo Spirito; che siano per me un viatico per entrare nella vita eterna; che mi siano difesa accettabile davanti al tuo tremendo tribunale, che non siano per giudizio e condanna." (Preghiera di san Basilio il Grande)

Tuttavia, un'usanza del genere non è apparsa dal nulla e contiene una motivazione ragionevole. La comunione non è mai stata disponibile per tutti quelli che vengono in chiesa, ma solo per i fedeli che si sforzano di vivere apertamente secondo i comandamenti di Dio. Chi si pentiva di peccati gravi non poteva ricevere la comunione, così come chi saltava la preghiera in chiesa per più di tre domeniche di fila, ecc. Il desiderio di sentirci almeno occasionalmente fedeli, di non soffocare la voce della coscienza, che denuncia che non viviamo affatto uno stile di vita cristiano, ci incoraggia a rifiutare volontariamente la comunione quotidiana come simbolo del nostro zelante desiderio di una vita impeccabile davanti a Dio.

In generale, tutto è difficile e l'importante è non condannare nessuno e non farsi prendere dall'imbarazzo, e quando l'anima ci chiama in un giorno feriale in chiesa alla comunione, alzarsi presto e in una fresca mattina di primavera andare fino alla chiesa per le strade della città che si risveglia.

Al crepuscolo, nella chiesa, non si accendono i grandi lampadari in segno di moderazione quaresimale e di pentimento. Alcune candele e lampade ardono davanti alle icone. Di regola, ci sono poche persone, se non si è in un monastero importante o a una festa speciale.

Sacerdoti in abiti scuri, di solito anche neri, di tanto in tanto lasciano l'altare, ai cori si canta e si legge a lungo. Ma di questo si dovrà parlare un'altra volta.

La Liturgia dei doni presantificati, così come la solita liturgia, inizia con un'esclamazione che glorifica la santissima Trinità: "Benedetto il regno del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito, ora e sempre, e nei secoli dei secoli". Ma siamo ancora al Vespro (anche se si celebra al mattino), quindi, subito dopo le parole del sacerdote, si legge il Salmo 103, in cui si loda la creazione del mondo da parte di Dio. Quindi il diacono lascia l'altare e intona la litania di pace, dopo di che vengono letti brani dei salmi – i catismi, che terminano con la dossologia "Gloria al Padre e al Figlio e al santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia, alleluia, alleluia, Gloria a Te Dio!"

Dopo ogni lettura di questo tipo, il diacono esce e ci invita di nuovo a pregare, e all'altare il sacerdote mette i santi doni su un piatto aperto posato sull'antimensio con le reliquie dei martiri, incensa attorno al tavolo dell'altare con i doni e porta i santi doni dalla santa mensa alla tavola dell'Offertorio (Proscomidia).

In molte chiese, in questo momento, si suola una campanella in modo che i fedeli sappiano che devono inginocchiarsi e pregare con riverenza mentre si trasferiscono i santi doni.

Dopo il catisma, il Vespro quaresimale continua nel proprio ordine – "Signore, a te ho gridato..." (Versi dal Salmo 140) e si cantano gli stichiri del giorno. Il diacono incensa l'intera chiesa.

Durante il canto dell'ultimo stichiro, si aprono le porte centrali dell'iconostasi - le porte regali - e il clero fa il piccolo ingresso con turibolo e candele (a volte si legge il Vangelo, e in tal caso si porta anche questo).

foto dall'Accademia teologica di San Pietroburgo, spbpda / www.flickr.com

Il diacono proclama "Sapienza, in piedi!", che nello slavonico ecclesiastico significa "Stiamo retti, ascoltiamo la Sapienza (di Dio)!" e il coro canta l'antico inno della Luce Radiosa, rivolto a Gesù Cristo.

Quindi si chiudono le porte regali e seguono il canto e la lettura di brani dei salmi e dei libri biblici dell'Antico Testamento, in forma di prochimeni e parimie (letture del Vespro). Prima dell'inizio della seconda parimia, le porte regali si riaprono, il sacerdote con un turibolo e una candela in mano va all'ambone e, come fa di solito con la croce, benedice il popolo con le parole: "La luce di Cristo illumina tutti". In questo momento, per tradizione, ci si deve inginocchiare.

Al termine delle letture, si cantano brani del Salmo 140, "Si diriga la mia supplica...", con una melodia speciale. Durante il canto, anche i credenti si inginocchiano.

"Si diriga la mia supplica...", musica di P. G. Chesnokov

Segue la preghiera quaresimale di sant'Efrem il Siro: "Signore e Sovrano della mia vita", con tre inchini fino a terra.

Poi si leggono le consuete litanie della Liturgia, con un preghiera intensa per quelli che si preparano al battesimo - i catecumeni. Questa è un'eco dell'antica tradizione di battezzare chi accetta il cristianesimo subito prima della Pasqua e di prepararli a questo durante la Quaresima.

Il sacerdote in questo momento prega in silenzio all'altare:

...l'occhio si ritragga da ogni sguardo maligno, e l'udito sia sbarrato a parole vane, e la lingua sia purificata da espressioni sconvenienti. Purifica le nostre labbra che ti lodano, Signore; fa' che le nostre mani si astengano da azioni malvage, per operare anzi solo ciò che ti è gradito, rendendo sicure tutte le nostre membra e la nostra mente con la tua grazia.

Un'altra preghiera ci prepara al trasferimento dei doni presantificati:

...Il suo purissimo corpo e il suo sangue vivifico, introdotti in quest'ora, stanno infatti per essere deposti su questa mistica mensa, scortati invisibilmente dalle moltitudini dell'esercito dei cieli. Donaci di parteciparne senza condanna, affinché rischiarati da loro nell'occhio della mente, diveniamo figli della luce e del giorno.

Invece del solito Inno dei cherubini, il coro canta l'inno "Ora le potenze dei cieli". Poiché si portano i doni già consacrati, i credenti si inginocchiano di nuovo, e poi ancora una volta fanno tre inchini fino a terra, alla ripetizione della preghiera di sant'Efrem il Siro.

Dopo il grande ingresso, si chiudono le porte regali e anche la tenda, fino a metà.

I santi doni sono stati ora trasferiti alla tavola dell'altare e noi, preparandoci alla comunione, chiediamo:

...santifica le anime e i corpi nostri con una santificazione che non si possa estirpare, per farci unire al tuo Cristo, nostro vero Dio, in pura coscienza, con il volto irriprovato e con il cuore illuminato, quando prenderemo parte a queste santificazioni e ne saremo vivificati: è stato lui a dire “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, e io in lui”; e così, quando il tuo Verbo dimorerà in noi e a noi si accompagnerà, o Signore, saremo tempio del tuo Spirito tuttosanto e adorato, liberi da ogni insidia diabolica che influisca sull'azione, sulla parola o sul pensiero; e otterremo i beni a noi promessi, con tutti i tuoi santi...

Il diacono lascia l'altare per leggere una litania di supplica per i nostri bisogni spirituali e la remissione dei peccati, dopodiché il coro con una melodia molto semplice canta la preghiera del Signore, il "Padre nostro". Poi il sacerdote proclama "I doni santi, già santificati, ai santi", dopodiché egli stesso riceve la comunione e poi esce per comunicare i fedeli.

Dopo la comunione si legge una speciale preghiera quaresimale davanti all'ambone, per la quale il sacerdote esce dall'altare:

Sovrano onnipotente, tu hai elaborato in sapienza tutto il creato, e grazie alla tua ineffabile provvidenza e alla tua grande bontà ci hai condotti a questi giorni degni di tutto rispetto, per farci avere la purificazione delle anime e dei corpi, il dominio sulle passioni e la speranza della risurrezione. Tu che in quaranta giorni hai messo in mano al tuo servitore Mosè le tavole con i caratteri da te divinamente impressi, concedi anche a noi, o buono, di compiere la buona battaglia, di portare a fine la corsa del digiuno, di mantenere indisgregata la fede, di schiacciare le teste dei serpenti invisibili, di essere vincitori del peccato e di arrivare senza condanna ad adorare la santa risurrezione.

Poi, con le solite preghiere e l'augurio di molti anni, il sacerdote benedice tutti affinché escano dalla chiesa, e la Liturgia ha fine.

La controversia sulla comunione dei neonati

Va anche detto che durante la Liturgia dei doni presantificati non è consuetudine nella Chiesa russa dare la comunione ai neonati, ai quali solitamente si dà solo il sangue di Cristo durante una Liturgia.

La spiegazione è la seguente: poiché la preghiera di consacrazione non è stata letta sul vino, questo non è il sangue di Cristo, quindi non c'è nulla con cui comunicare i neonati.

Ma è utile notare che questa tradizione non è diffusa, non è di origine ortodossa ed è relativamente recente per gli standard ecclesiali. Solo dal XVII secolo, grazie all'influenza latina, nei nostri libri di servizio compaiono note con divieti simili, perché la scolastica medievale non poteva accogliere la libertà liturgica bizantina. Non esiste una formula per la consacrazione - il che significa che non esiste una consacrazione - pensavano quindi le persone con una coscienza basata sulla teologia cattolica.

Nella Chiesa greca, invece, il vino nel calice è considerato santificato dopo che il sacerdote vi ha messo una porzione del pane consacrato - il corpo di Cristo - e si crede che tutto il vino sia santificato attraverso questo gesto.

Già nel XV secolo, san Simeone di Tessalonica scrive: "...Vino e acqua sono versati nel sacro calice, senza recitare la ben nota preghiera, in modo che, dopo aver disciolto in essi il pane e il sangue divini, di cui si è già bevuto secondo il rito della Liturgia, le sostanze nel calice siano consacrate con i santi misteri, e affinché il sacerdote, secondo il rito della Liturgia, possa comunicarsi sia al pane sia al calice... Desiderando comunicarsi ai misteri senza la Liturgia, ci si comunica come segue: si prende una particola del pane che si riserva per un caso del genere e si mette nel vino con acqua il pane vivifico combinato con il sangue ed essiccato. Qui, nella Liturgia dei doni presantificati, questo si fa per l'adempimento della regola della comunione, come si dice, e affinché più persone possano essere comunicate, se necessario. Quindi, ciò che nella Liturgia dei presantificati è in calice non è santificato per mezzo dell'invocazione e del sigillo dello Spirito Santo, ma per mezzo della comunione con il corpo vivifico, che è in verità il corpo di Cristo insieme con il sangue.

Quindi, se c'è bisogno di comunicare un neonato in un giorno feriale della Grande Quaresima, questo è a discrezione del sacerdote celebrante. Se onora le tradizioni ortodosse comuni e universali, gli darà la comunione. Se ritiene necessario aderire alla lettera del libro di servizio, non lo farà.

In ogni caso, la cosa principale è mantenere la pace nell'anima e ricordare che il Signore ci chiama ad andare in chiesa, e noi andiamo a incontrare lui, e non solo a osservare i sacerdoti e a consultarci con loro.

L'importante è vivere in modo che le parole dell'apostolo Paolo non siano solo parole, ma una confessione trasformante che erompe dal profondo dell'anima:

"Come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia. Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno" (Fil 1:20-21).

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