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  L'angolo della satira

...e chi ha detto che i cristiani ortodossi non amano fare satira su se stessi?

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L’icona

La seguente conversazione ha avuto luogo recentemente al banco delle candele della locale Chiesa Ortodossa Slobboviana.

“Dove mia icona?”

“Dove… che cosa?”

“Mia icona. Dovrebbe essere là, a sinistra di quella finestra.”

“Signora, non hanno spostato nulla su quella parete negli ultimi cinque anni. L’ultima volta che abbiamo fatto restauri abbiamo spostato alcune icone nella sala parrocchiale. Si riferisce a una di quelle?”

“Voi non avete diritto di spostare mia icona. Io data alla chiesa quarantacinque anni fa. Voi non potete spostarla.”

“Ah, se l’ha data alla chiesa, allora non è un’icona della chiesa?”

“Si tratta di mia icona. Stava proprio lì. Io la vedo ogni volta che vengo in chiesa.”

“Sembra che non ci sia stata per un bel po’... Dove vive, ora?”

“Vivo qui da sessant’anni, stesso posto, e ogni volta che vengo in chiesa, voglio mia icona.”

“Saremmo certamente felici di vederla più spesso.”

“Io sono donna impegnata. Non tempo di venire in chiesa ogni domenica. E perché coro canta in italiano? Non cantava mai in italiano. Non mi piace.”

“Bene, signora, se venisse regolarmente, avrebbe una possibilità di esprimere le sue opinioni. Il prete e la maggioranza dei fedeli ora vogliono usare un po’ di lingua italiana.”

“Non mi importa. Quel prete è solo bambino, non come Padre Vitalij. Dove Padre Vitalij?”

“È morto circa vent’anni fa. Ma se non viene in chiesa, che cosa le importa in che lingua sono le funzioni?

“Io slobboviana. Questa mia chiesa. Mi piace sapere che funzioni a cui non vado sono in slobboviano.”

“Sì, signora. Forse le farebbe piacere discutere queste cose con Padre Giovanni alla fine della funzione.”

“Io non qui per funzione. Solo per accendere candela. Perché scritta dice candela un euro? Erano cinquanta lire.”

“Eccole la sua candela, signora. Offro io.”

 (Traduzione e adattamento dal sito umoristico ortodosso The Onion Dome)

 

 

NOTA: I due brani di satira che seguono sono stati scritti negli anni 1996 e 1997 dal nostro amico Chris Larsen, un ortodosso americano. Anche se possono essere letti ancora oggi come divertenti prese in giro di una certa mentalità presente nel mondo ortodosso, in quegli anni furono una riposta geniale alle dichiarazioni conflittuali dell’arcivescovo greco degli Stati Uniti, a proposito della lealtà a Costantinopoli e della promozione della lingua ellenica come priorità, nonché sui timori di un’Ortodossia veramente “americana”.

 

Navigando da Bisanzio ...

La scena è situata nella Costantinopoli della metà dell’undicesimo secolo. Siamo nella biblioteca dell’eminente studioso bizantino Michele Psello, che sta intrattenendo il suo amico Teofilo. Michele Psello sta mostrando al suo ospite un manoscritto arabo dal Cairo, che ha recentemente acquistato.

 

“Che pergamena fine... e la rilegatura in cuoio è molto bella”, si meravigliò Teofilo.

“Purtroppo il contenuto di questo manoscritto è di valore ben minore”, disse Michele Psello arricciando il naso. “Vedi, amico mio, questi arabi Agareni sostengono di avere scoperto una forma di matematica superiore alla nostra.”

Incuriosito da una simile possibilità, Teofilo chiese: “Di che tipo di matematica si tratta?”

Con tono di derisione, Psello disse: “Oh, quei matti del deserto la chiamano Al-Jebra... aah, il nome stesso è barbarico... Sostengono che faccia progredire immensamente le scienze matematiche. ...ma guarda qui! ...si umiliano a usare il sistema numerico dei pagani Hindu. Da’ un’occhiata qui, Teofilo! Paganesimo Hindu che ha a che fare con il concetto eretico dello zero. Bieche idiozie erranti e pagane, se vuoi sapere cosa ne penso... Voglio dire che quegli Agareni hanno rubato la loro arte, architettura e scienza da noi Romani... tutto ciò che ha valore nella loro cultura è un mero derivato scadente del genio dei Romani. E come avrebbero del resto potuto inventare qualcosa di meglio? Se c’è qualcosa di valore in questo mondo”, disse Psello, “allora lo abbiamo inventato per primi noi Romani.”

“Ebbene, questo dimostra come funzionano le menti dei barbari”, disse Teofilo. “Essi per natura pervertono tutto quanto è buono e santo in qualcosa di bizzarro e distorto .. come questi strani simboli Hindu”.

“Sì, Teofilo... i barbari non creano nulla di valore, non fanno che distorcere e mutilare quanto noi Romani diamo loro”, disse Psello.

Dando a Psello un’occhiata condiscendente, Teofilo chiese: “Ti stai riferendo agli Slavi o ai Latini, ora?”

“Mi riferisco a entrambi”, dichiarò Psello con enfasi. E con un tremito, disse: “Guarda a Nord dell’Impero, e cosa vedi? Milioni di Slavi illetterati convertiti in massa alla nostra Santa Ortodossia.”

“Eh, sì”, disse Teofilo, “e non hanno neppure seguito i Canoni, se è per questo. Le conversioni in massa di fronte alla spada NON sono Ortodossia... ma piuttosto l’epitome dei modi di fare dell’islam e dei barbari... è una cosa violenta e selvaggia... presto questa enorme ondata di Slavi inghiottirà la nostra cultura e fede romana e la rimpiazzerà con... con... qualcosa di indicibile e di non ortodosso. Non può venire assolutamente alcun bene dalla conversione di questi Slavi. La Santa Ortodossia appartiene all’Impero, dove noi la possiamo custodire e preservare dalla corruzione... non fuori tra i barbari che la pervertiranno e la distruggeranno... Solo con la loro incrollabile fedeltà e ferma lealtà a Costantinopoli e con l’adozione del nostro linguaggio Romaico i barbari potranno mai divenire veri cristiani.”

“Teofilo,” disse Psello, “ho sentito dire che usano rami di salice al posto delle palme, e...”

“Ma questa è un’eresia!!!” lo interruppe Teofilo.

Fermandosi un’istante, Psello sospirò e disse: “prima i rami di salice al posto delle palme, e poi in pochi anni finiranno per riscrivere il Credo proprio come i Latini. Ora che questi Slavi hanno iniziato a prendere la strada verso l’eresia, non ci sarà modo di fermarli. Ricorda le mie parole, Teofilo! La cosiddetta ‘conversione’ non canonica degli Slavi sarà vista dalle generazioni future come il più grande disastro capitato all’Ortodossia dal tempo dell’eresia degli Iconoclasti. Se desiderano diventare cristiani ortodossi, devono diventare cittadini dell’Impero e imparare la lingua Romaica. Non possiamo gettare la nostra perla dell’Ortodossia a un popolo non ortodosso... la nostra fede verrà corrotta in qualcosa di orrido, come la fede dei Latini.”

Gemendo alla menzione degli esecrabili occidentali, Teofilo disse: “Ti prego... Psello... mio buon amico, non mettiamoci a parlare di quelli... Ne ho avuto abbastanza di loro e delle loro usanze selvagge.”

“Ah ... ma la loro arroganza e ignoranza non conosce limiti, mio caro Teofilo” dichiarò Psello. “Sai che i rappresentanti del Patriarca d’Occidente erano a cena con l’Imperatore la settimana scorsa, e hanno avuto il fegato di sostenere che il Latino, pensa un po’, era l’originale e autentica lingua Romaica!”

Sbigottito, Teofilo disse, “Ma la nostra lingua è la lingua dell’Ortodossia. Non si può paragonarla con qualcos’altro.”

Improvvisamente ispirato, Psello esclamò: “Eureka! Penso che mi metterò a comporre un saggio che spiega perché la nostra lingua è la lingua originale dei Romani, e lo presenterò all’Imperatore stesso.” “Ma che fare?”, pensò ad alta voce. “Lo so io! Farò un’analisi del libro scritto da quell’antico romano che combatté quelle guerre in Gallia... Com’era il suo nome? Cicerone? Sì, Cicerone! Ecco di cosa scriverò... Cicerone e la sua Guerra Gallica, e proverò che in principio non fu mai scritto in latino!”

“Che scelta meravigliosa, mio caro Psello!”, disse Teofilo.

“Di fatto,” replicò Psello, “posso usare questa bella pergamena araba... cancellerò queste scemenze dell’Al-Jebra e potrò scriverci il mio saggio da presentare all’Imperatore stesso... ora, Teofilo caro, vorresti passarmi quella spugna là in fondo...”

Christopher Larsen, 19 Ottobre 1996

 

Stranieri in una terra straniera

Il monastero del Santo Salvatore a Kiev era ancora in uno stato di sfacelo quando Padre Demetrios, stanco per il viaggio, arrivò al suo edificio diroccato. Era stanco poiché aveva fatto tutta la strada da Costantinopoli, la Regina delle Città protetta da Dio, fino a Kiev, sopportando con pazienza e coraggio i pericoli del viaggio. Dopo tutto era un romaico, non un codardo latino. Eppure non tutto andava bene a Kiev. Il monastero e parte della città di Kiev erano stati danneggiati nella recente sommossa civile tra i figli del defunto Yaroslav il Grande. Tuttavia, nonostante il suo aspetto danneggiato e diroccato, era un rifugio gradito per Padre Demetrios, poiché aveva viaggiato tanto a lungo, e poiché il suo vecchio amico Padre Romanos lo stava attendendo al Santo Salvatore con ospitalità cristiana e una larga caraffa del prezioso nettare chiamato Retsina.

“Cristo è in mezzo a noi! Poveretto, entra! Entra, vecchio amico, e riposati!” disse Padre Romanos. “Il tuo viaggio da Costantinopoli deve essere stato lungo e faticoso!” aggiunse. Dopo avere trangugiato un bicchiere di retsina, Padre Demetrios disse, “Il viaggio per mare attraverso il Ponto è andato bene, ma il trasporto sul fiume è stato orrido! I Patzinak e i Cumani non si sono mai fatti vedere, ma gli Alani hanno dato segni della loro presenza. Morire per mano di barbari così terribili... il pensiero mi fa rabbrividire. Oh, e i veri e propri barbari con i quali ho viaggiato!... Beh, è un piacere essere di nuovo tra la mia gente!” Padre Romanos disse sorridendo: “Essere di nuovo tra cristiani ortodossi deve essere un sollievo!” “Per la verità”, disse Padre Demetrios “dicendo ‘la mia gente’ intendevo gli altri romaici... naturalmente essere ortodosso ed essere romaico sono cose che vanno di pari passo. E’ impossibile essere l’uno senza essere anche l’altro!” “Davvero” disse Padre Romanos. “Tuttavia molti nella Rus’ potrebbero non essere d’accordo!” aggiunse. “Poveri barbari sviati!” disse Padre Demetrios. “Questa è in parte la ragione per cui sono qui a Kiev! Vedi, il Patriarcato vuole sottolineare la natura romaica dell’Ortodossia. Qui c’è bisogno di più preti romaici perché la Chiesa a Kiev si sta semplicemente... ecco, corrompendo.... con questa cultura eterodossa della Rus’ slava. Hai visto alcune delle icone native??? Prima che tu te ne renda conto questa gente si troverà impantanata in pratiche slave eterodosse.

“Ebbene, il Patriarca e il nostro glorioso Basileus percepiscono che la nostra cultura romaica è ovunque sotto attacco. Abbiamo i Turchi che hanno conquistato la maggior parte dell’Asia Minore, e ondate dietro ondate di sporchi latini che si dirigono in Palestina... per non parlare degli avidi genovesi e veneziani che saccheggiano i nostri commerci! L’ultima cosa di cui l’Impero ha bisogno è una chiesa slava davvero indipendente nella Rus’!” “Questi sono tempi di tribolazione, amico mio! Abbiamo bisogno di pregare!” disse Padre Romanos. “Ci serve più della preghiera qui a Kiev, vecchio amico” disse Padre Demetrios. “Ciò che ci serve è l’azione. Dobbiamo rafforzare i legami della Chiesa della Rus’ con il Patriarcato, e rafforzare l’uso della lingua romaica tra il clero. Lo dobbiamo, alla Rus’!” Incuriosito, Padre Romanos disse “Spiegamelo un po’... sai che non sono mai stato un uomo di mondo...” “Bene”, disse Padre Demetrios “Va da sé che la Rus’ ha una cultura eterodossa. Il compito di creare una cultura ortodossa qui, nella terra della Rus’, semplicemente non funzionerà. Come può una cultura così infusa di paganesimo ancora un paio di generazioni or sono essere veramente ortodossa! Immagina che questa gente riesca mai a produrre un teologo, per esempio. Impossibile!! Questi sono barbari! Piuttosto che creare una cultura della Rus’ ortodossa noi abbiamo il dovere di trasfromare costoro in romaici! E’ la sola cosa ortodossa da fare!”

“E come faremo?” chiese Padre Romanos. “Essendo in maggior numero! Vedi come è evidente che la nostra cultura romaica è una cultura infusa di Dio e che la nostra lingua è la lingua degli angeli. Gli altri popoli, con culture barbare che parlano lingue barbare, guardano a noi per vedere che cosa sia veramente la civilizzazione e la cultura ortodossa. Noi annacquiamo la nostra testimonianza ortodossa abbandonando la lingua e la cultura romaica nell’opera missionaria. Cirillo e Metodio hanno fatto un terribile sbaglio!” “Di che sbaglio si trattava?” chiese Padre Romanos. “Devi capire” disse Padre Demetrios “che Cirillo e Metodio volevano stabilire l’Ortodossia tra gli slavi in modo che i nostri mercanti in questa parte d’Europa non vivessero tra i pagani senza una chiesa. Il Patriarcato ritiene che le necessità spirituali della nostra diaspora debbano sempre venire prima del lavoro missionario. E’ la sola cosa ortodossa da fare.”

Noi romaici siamo come una città che brilla sopra un colle... la luce della nostra civilizzazione superiore attira tutti i barbari verso di noi. Se a questo punto ci abbassiamo al loro livello adattando l’Ortodossia alla loro cultura e lingua, diminuiamo la luce che emana dal nostro glorioso retaggio. Ma se continuiamo a usare la lingua romaica allora la Rus’ e gli altri barbari cederanno in modo naturale i loro linguaggi e identità etniche. Saranno così abbagliati dalla nostra superiorità da adottare la nostra lingua e cultura!” “E lo farebbero??” chiese Padre Romanos. “Ma sicuro che lo farebbero!! Sei mai stato nella provincia dell’Ellade??? Ebbene, sai che è pesantemente di sangue slavo. Ben poche delle persone che vivono nell’Ellade sono di fatto discendenti puri al 100% degli antichi elleni. Ma questa gente parla la lingua romaica! 150 anni fa quella provincia contava un gran numero di slavi... persino nel Peloponneso. Ma ora sono tutti romaici. E’ semplice! Non hai altro da fare che esporre i barbari alle nostre usanze, e quelli le adottano naturalmente!! E prima di tutte queste usanze viene la lingua romaica. Se otteniamo più preti romaici da Costantinopoli che vengano a vivere qui a Kiev, allora in breve tempo le donne di casa parleranno la Koine nella piazza del mercato di Novgorod! E’ la sola cosa ortodossa da fare!”

“Ma non ha funzionato con i bulgari” disse Padre Romanos. “Hanno cercato di creare una chiesa autocefala indipendente, e certamente non hanno adottato la nostra lingua. E inoltre continuano a ribellarsi al dominio imperiale invece di essere felici contribuenti delle tasse e cittadini romani.” Padre Demetrios assunse un tono pensieroso e disse “Devi ricordarti cosa successe quando osarono combattere l’Impero, il grande Basileus Basilio II distrusse il loro esercito uccidendo migliaia di soldati dello zar Samuel, e ridusse la loro Chiesa in uno stato di sudditanza. Era la sola cosa ortodossa da fare! Oltretutto, come ortodossi romaici abbiamo il dovere di mantenere l’eredità romaica così come abbiamo il dovere di diffondere il Vangelo. Le due cose vanno di pari passo, in effetti!” Padre Romanos annuì in segno di accordo e disse: “E’ solo che non possiamo diventare nativi... voglio dire che se lo facessimo ci ridurremmo a mangiare kasha...”

Christopher Larsen, 10 agosto 1997

 

 

I segni che ti avvertono che potresti essere un ortodosso russo:

 

* al mercoledì e al venerdì mangi cibo giapponese;

* non ricordi di avere mai fatto colazione alla domenica mattina;

* sai automaticamente sottrarre 13 giorni a qualsiasi data;

* appena incontri una nuova parola lunga, la pronunci con l'accento sulla terzultima sillaba;

* la parola "topless" ti fa pensare a una ragazza senza velo sulla testa;

* sei sinceramente stupito che esista gente che si lamenta di dover digiunare 6 ore prima di un prelievo di sangue;

* passi ore a studiare come rimuovere le tracce di fumo da pareti e soffitti, e sei esperto in tutte le tecniche di rimozione di macchie di cera;

* ti chiedi perché il Papa si segna al contrario quando appare in TV;

* hai avuto i tuoi primi problemi di vene varicose all'età di vent'anni;

* non fai una mossa quando qualcuno ti tira dell'acqua addosso;

* trovi normale che alla fine della Settimana santa una persona abbia la fronte ustionata da sfregamenti di tappeto;

* sai ripetere qualsiasi cosa per 40 volte senza mai sbagliare il numero;

* vai al cinema con tua moglie, e vi sedete sui lati opposti della platea (e alla fine vi sentite in colpa per aver seguito il film da seduti);

* vai al cinema e il film inizia mezz'ora dopo e dura tre ore e mezzo, e non vedi alcuna ragione per lamentarti;

* sai aspirare con la bocca una quantità indefinita di briciole di pane da una mano senza tossire;

* senti qualcuno dire "completiamo la nostra..." (lezione, discussione, o quant'altro), e ne deduci che durerà ancora per almeno 40 minuti;

* vicino a te c'è uno che si chiama Barsanufio, e ti sembra la cosa più normale del mondo;

* trovi veramente importante sottolineare che un bastoncino di pesce non ha le lische;

* se senti qualche contestatore che dice "non credo nella religione organizzata!", rispondi istintivamente: "...nemmeno io!"

 

E per finire, la variante alla barzelletta della lampadina:

Quanti ortodossi russi ci vogliono per cambiare una lampadina?

Nessuno. L'Ortodossia non cambia mai, e usa candele e lampade a olio. L'elettricità va bene per quelle giurisdizioni moderniste e liberali...

 

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