Qualunque sia il suo risultato, il referendum scozzese programmato per il 18 settembre è la prova della prossima dissoluzione del Regno Unito. Prima o poi lo Stato britannico centralizzato a Londra/Westminster è destinato a fallire. Inventata nel 1707 attraverso la corruzione da parte di Londra di opportunisti scozzesi senza scrupoli e carrieristi, l'Unione con la Scozia (di fatto, la colonizzazione della Scozia da parte di Londra), non può durare e potrebbe anche finire nel giro di pochi giorni. Una volta terminata, l'Irlanda del Nord potrà finalmente essere unita con il resto dell'isola dell'Irlanda e anche il Galles potrà scuotersi di dosso il giogo coloniale.
Non c'è da stupirsi che le istituzioni di Westminster, scosse dal proprio compiacimento dai recenti sondaggi, siano ormai in preda al panico e stiano facendo le loro solite promesse vuote al popolo scozzese. Tuttavia, la vera questione per noi è se tutto questo porterà alla morte dell'Establishment britannico e infine alla libertà dell'Inghilterra. Fin dal 1066 l'idea ossessiva dell'Impero ha perseguitato Londra. Prima è stata soggiogata l'Inghilterra, poi il Galles, poi l'Irlanda, poi la Scozia. I re medievali anglo-normanni si sono anche occupati di soggiogare la Francia, naturalmente, dal momento che erano più francesi che inglesi.
Tuttavia, il vero e spietato imperialismo è venuto sotto gli usurpatori tedeschi di Hannover e dei vittoriani, che erano ossessionati da una Britannia globale, un'ossessione che ci ha trascinati in due guerre mondiali. Ora, nel XXI secolo, è il momento di rinunciare alle pretese imperiali e restituire le terre delle Isole al loro status legittimo, un arcipelago al largo delle coste dell'Europa nord-occidentale, formato da quattro paesi indipendenti, uniti dall'amicizia e non da intrighi politici e dalla corruzione. Solo la libertà dalle istituzioni britanniche aliene e dalla sua élite normanna può portare la tanto attesa libertà all'Inghilterra.
|