Un monaco ortodosso, proveniente da un famoso monastero, è in visita a una parrocchia ortodossa in Italia. Il rettore della parrocchia lo invita a un incontro con i fedeli, e gli chiede di dire loro qualcosa di veramente edificante per la vita spirituale.
- Di che cosa vuole parlare ai parrocchiani, padre? - si informa il parroco prima dell'incontro.
- Beh, potrei incoraggiare la frequenza in chiesa - risponde il monaco. - Sa che i dati che abbiamo a disposizione ci dicono che in Italia solo il due per cento dei cristiani ortodossi battezzati va regolarmente in chiesa? Che vergogna! E pensare che c'è chi si rivolge alla Chiesa ortodossa per trovare un esempio di fedeltà cristiana!
- Non le consiglio di parlare di questo, padre. La maggior parte dei fedeli della nostra chiesa viene dall'estero: sono immigrati di recente, hanno tante difficoltà, e non tutti frequentavano le chiese anche prima di lasciare la loro patria... metterebbe sulle loro spalle un peso ancora più grande.
- E va bene, allora, visto che siamo nella Grande Quaresima, parlerò loro del digiuno. Mi sembra che in Italia, con l'enorme varietà di alimenti disponibili, sia veramente un peccato non mangiare di magro nei giorni di digiuno. E vedo che c'è anche una sovrabbondanza di distrazioni, feste e divertimenti, ed è tanto semplice abbandonare qualcuna di queste cose nel periodo quaresimale. Poi, ho visto che nonostante tutta la vita di un paese benestante, ci sono ancora moltissimi poveri da aiutare, e faremo bene a pensare anche a loro.
- Al suo posto, padre, io eviterei di metterli in imbarazzo. Quanti dei nostri sono obbligati a mangiare in mezzo a cristiani non ortodossi, o a ortodossi che non fanno digiuno! Non vogliamo rovinare le loro già poche relazioni di lavoro o di amicizia, vero? Poi, finché possono distrarsi dalle loro fatiche e non soffrire troppo di nostalgia... e insistendo tanto sull'aiuto ai poveri, non farebbe che esasperare la loro tensione di essere venuti in Italia per sfuggire al disagio economico.
- Ho capito, allora parlerò dell'educazione cristiana dei bambini. Piange il cuore a vedere tanti bambini portati al battesimo e alla prima comunione, come se questo fosse l'unico dovere cristiano, e poi mai più portati in chiesa per tutta la loro infanzia! E sa che parliamo della maggioranza dei battezzati? Vorrei chiedere quanti hanno bambini e non insegnano loro nulla della fede ortodossa (magari perché come genitori ne sanno così poco) e delegano quel poco di istruzione di base alle "ore di religione" a scuola, in cui non ricevono alcuna formazione specifica sulla loro fede... Mi piacerebbe sapere perché non si muovono per organizzare un catechismo in parrocchia, per dare ai loro stessi figli un futuro nella Chiesa!
- Padre, ma lei vuole proprio sconvolgere i parrocchiani! Con la fatica che devono fare a seguire i loro figli, dare loro una formazione extrascolastica nella musica, nello sport, nella lingua madre della loro famiglia, vorrebbe che si chiudessero di nuovo nella loro parrocchia come in un ghetto? Già ci accusano di essere isolazionisti e ripiegati su noi stessi, cosa succederebbe se iniziassimo a incoraggiare quest'attitudine fin da piccoli? Non può proprio parlare di qualche argomento più importante che ci faccia sentire tutti uniti?
- Ma se non devo parlare della vita di preghiera in chiesa, del cammino ascetico del digiuno, dell'insegnamento della nostra fede a partire dall'infanzia, di che cosa posso parlare che ci faccia sentire uniti?
- Ma padre, naturalmente può parlarci dell'Ortodossia!
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