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  Il gioco "sottile" del Vaticano: politica e religione

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 7 luglio 2022

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papa Francesco intende visitare Mosca e Kiev. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il papa ha annunciato la sua volontà di visitare Kiev e Mosca. Nel frattempo, ci sono alcune affermazioni contraddittorie provenienti dal Vaticano. A che gioco sta giocando il Vaticano?

Il 4 luglio 2022 l'agenzia REUTERS ha pubblicato un'intervista a papa Francesco, in cui, tra le altre questioni, egli ha toccato il tema del suo viaggio a Kiev e a Mosca. L'argomento è emerso a metà marzo 2022, cioè circa tre settimane dopo l'inizio della guerra. In quel momento, il papa ha incaricato il cardinale Pietro Parolin di organizzare un viaggio a Mosca. "Ho chiesto al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di mandare un messaggio a Putin per dire che ero disposto ad andare a Mosca", ha detto il pontefice in un'intervista al "Corriere della Sera". Quanto al viaggio a Kiev, ha poi detto:"Per ora non vado a Kiev. Ho mandato il cardinale Michael Czerny e il cardinale Konrad Krajewski, che ci sono andati per la quarta volta. Sento che non devo andare. Prima devo andare a Mosca. Prima devo incontrare Putin".

Perché il papa vuole visitare l'Ucraina?

Nell'articolo "La NATO che abbaia e le critiche al patriarca Kirill: a cosa sta giocando il papa in Ucraina?" abbiamo già analizzato che i possibili motivi di tale comportamento potrebbero essere, in primo luogo, lo sfruttamento dell'isolamento della Russia da parte dei paesi occidentali al fine di fare la prima visita in assoluto di un papa a Mosca e, in secondo luogo, il desiderio di venire a Kiev come pacificatore, cioè in modo che i successi militari e/o diplomatici dell'Ucraina siano associati al pontefice romano.

Di conseguenza, questa visita in Ucraina dovrebbe aver luogo esattamente quando si verificheranno tali successi. E ora il papa dice che potrebbe andare a Kiev dopo la sua visita in Canada a fine luglio 2022. "E ora, forse dopo il rientro dal Canada, forse potrò andare in Ucraina", ha detto in un'intervista a REUTERS. Il pontefice ritiene però che, nonostante l'atteggiamento negativo di Mosca nei confronti dell'idea della sua visita, riuscirà comunque ad andare: "La prima cosa da fare è andare in Russia per cercare di aiutare in qualche modo, ma mi piacerebbe visitare entrambe le capitali. <...> Vorrei andare (in Ucraina, ndc), e prima vorrei andare a Mosca, ci siamo scambiati messaggi su questo perché pensavo che il presidente russo mi desse una piccola finestra per servire la causa della pace..."

Il Ministero degli esteri ucraino ha già espresso la propria disponibilità a ricevere il pontefice a Kiev. "Riteniamo che questa visita rafforzerà il ruolo del pontefice nel ristabilire la pace nella terra ucraina e sosterrà lo spirito degli ucraini che stanno soffrendo indicibilmente a causa dell'aggressione russa", ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Oleg Nikolenko.

In che modo la visita del Vaticano in Ucraina aiuterà "a riportare la pace nella terra ucraina"? E cosa si intende con questo ripristino della pace? Per ora le autorità ucraine esprimono uno scenario di ripristino della pace, secondo il quale il nostro Paese riprende il controllo del territorio ucraino con modalità militari a partire dal 24 febbraio 2022, e poi con modalità diplomatiche – entro i confini del 1991. Ma papa Francesco non ci porterà di sicuro una tale pace. Tutto il resto è nel migliore dei casi una tregua, non una pace, e nel peggiore un "tradimento". Allora perché le nostre autorità vorrebbero che il papa venisse in Ucraina? Tanto più che l'atteggiamento nei confronti del papa è cambiato in peggio all'interno del nostro Paese dopo le dichiarazioni del pontefice, che in qualche misura giustificano l'invasione russa dell'Ucraina. Per esempio, uno dei vescovi cattolici in Ucraina, Vitalij Krivitskij, ha affermato che la visita del papa era difficilmente possibile a causa di alcune dichiarazioni del pontefice. "Rispetto all'inizio del conflitto, una parte della popolazione non ha accolto con favore alcune delle parole del papa, che sono state ritenute scorrette", ha detto Krivitskij.

Ricordiamo che la dichiarazione ufficiale del Vaticano del 24 febbraio 2022 non ha condannato l'aggressione militare russa in Ucraina e non ne ha chiesto la fine. E in un'intervista al "Corriere della Sera", il papa ha detto che la guerra potrebbe essere stata provocata "dalla Nato che abbaia alla porta della Russia".

E ora papa Francesco visiterà l'Ucraina ad agosto anche se probabilmente non potrà visitare Mosca prima. Abbiamo già detto che il pontefice verrà in Ucraina quando ci sarà una situazione sul campo di battaglia che costringerà le parti a sedersi al tavolo delle trattative e lo stesso papa potrà sembrare un pacificatore. Ed è ad agosto che i contorni di una tale situazione possono cominciare a delinearsi. Il 24 giugno 2022, Kirill Budanov, il capo del Servizio di sicurezza dello Stato ucraino, ha dichiarato in un'intervista a ITV News: "A partire da agosto, accadranno alcuni eventi che dimostreranno al mondo che sta iniziando una svolta".

Questo punto di vista è condiviso dai massimi esperti militari, sia ucraini che occidentali. Se ciò accadrà ad agosto, la Russia sarà seriamente interessata ai negoziati. Ed è qui che papa Francesco può provare a fare ciò che i principali politici europei non sono riusciti a fare: mediare tra Ucraina e Russia in possibili negoziati. Da qui, le sue dichiarazioni contraddittorie: a volte a sostegno dell'Ucraina, a volte sulle presunte azioni forzate e comprensibili della Russia.

Così papa Francesco vuole acquisire l'immagine di un pacificatore. Inoltre, la capacità del pontefice di influenzare questioni specifiche, come l'esportazione di grano ucraino verso i mercati esteri, non può essere scontata. Il solo successo in questa materia rafforzerebbe notevolmente la posizione di papa Francesco perché la mancanza di tali esportazioni minaccia molti paesi di carestia.

Anche le autorità ucraine trarranno beneficio della visita del pontefice in Ucraina. La visita stessa, a prescindere dal suo esito, sta già creando un clima favorevole in politica estera. Il Vaticano gode di autorità nel mondo e qualsiasi contatto con esso accresce il prestigio dello Stato. Questo non va dimenticato ora, durante la guerra, e in futuro, quando la restaurazione dell'Ucraina dipenderà fortemente dalla generosità dei paesi occidentali e degli investitori privati. Tuttavia, in tutte queste azioni di papa Francesco, non c'è solo una componente politica, ma anche religiosa.

La componente religiosa

Non dimentichiamo che papa Francesco non è solo una figura politica influente ma anche il capo della Chiesa cattolica. Recentemente, il punto principale dei suoi sforzi nella sfera religiosa è stato il suo desiderio di unire in qualche forma ortodossi e cattolici. Il 30 giugno 2022, in un incontro con una delegazione del Fanar in Vaticano, il Papa ha ribadito che il Patriarcato di Costantinopoli e il Vaticano sono "impegnati in un dialogo fraterno e fruttuoso e sono impegnati con convinzione e irreversibilità per il ripristino della piena comunione". Allo stesso tempo, ha espresso l'auspicio che si sviluppi il "dialogo teologico" tra il Vaticano e il Fanar. Nel giugno 2021, Il metropolita Polykarpos (Stavropoulos) d'Italia ed esarca dell'Europa meridionale del Patriarcato di Costantinopoli ha affermato che il movimento di cattolici e ortodossi verso la piena comunione è prossimo al completamento. Queste e molte altre dichiarazioni del papa e del patriarca Bartolomeo, così come di altri rappresentanti del Vaticano e del Fanar, mostrano che i leader di queste denominazioni vorrebbero attuare l'unificazione nel corso della loro vita. È stato detto più volte che la data più conveniente per questo è il 2025, che è il 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico.

Il Vaticano e il Fanar, così come i loro satelliti ucraini, la Chiesa greco-cattolica ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", hanno espresso l'intenzione di testare l'unificazione di ortodossi e cattolici in Ucraina. La visita di papa Francesco in Ucraina e i suoi tentativi di agire da pacificatore (anche qui, indipendentemente dall'esito) potrebbero far avanzare la questione dell'unificazione. Allo stesso tempo, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un partner relativamente giovane in una possibile unificazione, in relazione alla Chiesa greco-cattolica ucraina. E più il papa presta attenzione all'Ucraina, più diseguale sarà questa partnership o unione.

Tuttavia, l'unificazione con il Fanar è cosa ben diversa dall'unificazione con tutta l'Ortodossia. Forse il Vaticano crede che gran parte delle Chiese locali greche sarà costretta a seguire il Patriarcato di Costantinopoli in una nuova unione, ma per quanto riguarda le altre? E sono proprio queste altre che costituiscono la maggioranza degli ortodossi nel mondo.

Ecco perché indurre la Chiesa ortodossa russa a collaborare con il Vaticano è una priorità assoluta. Sì, finora sembra irrealistico, ma la Chiesa ortodossa russa si sta muovendo costantemente verso l'obiettivo. Nel 2016 papa Francesco ha dovuto fare importanti concessioni al patriarca Kirill durante il loro incontro all'Avana. Ricordiamo che all'epoca papa Francesco in realtà condannò l'uniatismo come metodo di unificazione, cosa che provocò una tempesta di indignazione tra i greco-cattolici ucraini. Ma d'altra parte, la Dichiarazione dell'Avana ha registrato il desiderio di unità tra il Vaticano e la Chiesa ortodossa russa. Saranno intrapresi nuovi passi? La Chiesa ortodossa russa sembra non avere fretta di realizzarli.

In una situazione del genere, il Vaticano usa il vecchio metodo collaudato della carota e del bastone. Da un lato, papa Francesco fa la riverenza al patriarca Kirill. Per esempio, il 24 maggio 2022 il papa si è congratulato con lui nel suo onomastico, e il 14 giugno 2022 il pontefice ha detto che sperava di incontrare il patriarca in Kazakistan e "parlargli come pastore". Questo doveva essere lo stesso incontro previsto per il 14 giugno 2022 a Gerusalemme, ma è stato posticipato a data da destinarsi. Cioè, il papa offre al primate della Chiesa ortodossa russa di sbarazzarsi dello status di persona non grata, che quest'ultimo ha acquisito nel mondo occidentale grazie alla sua mancata condanna della "operazione militare speciale".

Tuttavia, d'altra parte, il Vaticano ha accusato il patriarca Kirill di nient'altro che d'eresia. Lo afferma il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. Certo, sentire tali accuse contro il primate ortodosso da eretici (e i cattolici sono eretici per gli ortodossi) è assurdo, ma il fatto stesso di tali accuse non può che allarmare. Dopotutto, suona all'unisono con l'accusa di "eresia del mondo russo", formulata in primavera da alcuni teologi filo-fanarioti e pubblicata sotto forma di Dichiarazione sul sito web dell'Accademia di studi teologici di Volos (Grecia).

Così, papa Francesco sta ora comunicando con il patriarca Kirill da una posizione di soft power: o collabora fruttuosamente con il Vaticano, o il Vaticano può aiutare a lanciare una nuova ondata di accuse contro di lui.

Avvicendamento nella Chiesa ortodossa russa

Più di recente, è stato sostituito il capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne della Chiesa ortodossa russa. Il metropolita Ilarion (Alfeev), ex capo del Dipartimento, è stato messo a capo della diocesi di Budapest e dell'Ungheria. Il decreto di licenziamento non conteneva la frase "con gratitudine per il suo lavoro", che è appropriata in questi casi, ma la diocesi di Budapest dell'Ungheria sembra essenzialmente un esilio. Il suo successore, il metropolita Antonij (Sevrjuk), che ha solo 37 anni, è considerato uno dei più vicini al patriarca Kirill. Nel 2007 ha iniziato a lavorare nel Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne come assistente del capo del dipartimento, che a quel tempo era il metropolita Kirill di Smolensk e Kaliningrad, e dopo il 2009 è diventato segretario personale del patriarca Kirill.

Il metropolita Ilarion è noto per i suoi sentimenti ecumenici. Molti nella Chiesa russa sperano che il corso del Dipartimento rinnovato diventi molto più conservatore. Sarà chiaro se accadrà davvero, tra l'altro, dalla comunicazione tra la Chiesa ortodossa russa e il Vaticano, in particolare riguardo a una possibile visita del papa a Mosca.

Conclusione

In mezzo a tutte queste perturbazioni politiche e religiose, la posizione della Chiesa ortodossa ucraina si distingue. Non c'è dubbio che in caso di visita del papa a Kiev non ci saranno contatti tra lui e il metropolita Onufrij. Sua Beatitudine non sostiene la comunione ecumenica né conduce negoziati "reciprocamente vantaggiosi" né cerca benefici in battaglie diplomatiche dietro le quinte. La sua posizione è semplice: la Chiesa ortodossa ucraina non fa giochi politici e non soddisfa i capricci del governo. Svolge il ministero della Chiesa di Cristo sulla terra e rimane fedele all'Ortodossia.

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