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  Unia 2.0: la Chiesa greco-cattolica ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono diretti verso una "nuova unità"

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 10 febbraio 2023

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Svjatoslav Shevchuk ritiene che l'Unia abbia unito l'Ucraina. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Shevchuk ha deciso di riscrivere la storia dell'Ucraina, affermando che la Chiesa cattolica ha sempre cercato di unire la nazione. Perché lo dice, e cosa sta realmente accadendo?

Il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina Svjatoslav Shevchuk ha detto per diversi giorni di fila nei suoi discorsi al suo gregge cose che ci permettono di concludere che il processo di creazione di una nuova unione tra cattolici e ortodossi si sta avvicinando alla sua logica conclusione. Se riassumiamo tutto ciò che Shevchuk ha detto nel primo, secondo e terzo video, la sua posizione sembra essere questa:

  • Il metropolita Isidoro di Kiev, che ha tradito l'Ortodossia al Concilio di Firenze e ha posto fine alla sua vita da cardinale cattolico, è per Shevchuk l'uomo che ha fatto di tutto per "unire la Chiesa di Kiev con il Patriarcato ecumenico e la Chiesa di rito latino".

  • L'Unia di Brest non è un progetto politico del papa e della Rzeczpospolita [la Confederazione placco-lituana, ndt] per cattolicizzare gli ortodossi, ma una "conquista storica dell'unità".

  • La restaurazione della gerarchia ortodossa, distrutta dai cattolici, a Kiev nel 1620 da parte del patriarca Teofane di Gerusalemme, è "la creazione di una gerarchia parallela", che è stata una "ferita e una spaccatura speciale della Chiesa di Kiev".

  • Petr Mogila, nella nuova versione della storia di Shevchuk, risulta "aver sognato di unirsi a Roma nel Patriarcato di Kiev".

Shevchuk conclude che i cristiani ucraini devono andare verso la piena apparente "unità", e il territorio del nostro Paese sarà lo spazio in cui questa "unità" si realizzerà.

Si scopre che l'unione è una buona cosa per l'Ucraina, mentre la fedeltà all'Ortodossia è un male e una "ferita" sul corpo del popolo ucraino. Per comprendere la falsità di una tale posizione e, cosa più importante, perché Shevchuk dice queste cose, bisogna almeno analizzare brevemente ciascuna delle sue tesi.

Il metropolita Isidoro: "unificatore" o traditore?

Il metropolita Isidoro di Kiev e di tutta la Rus', locum tenens apostolico del patriarca di Antiochia, fu uno dei più attivi sostenitori dell'unione con i cattolici al Concilio di Firenze.

Lui, come molti vescovi greci (Isidoro era nato a Monemvasia, in Grecia) sperava che se gli ortodossi avessero riconosciuto il primato di papa Eugenio e firmato un'unione con Roma, lo stato bizantino avrebbe ricevuto aiuti militari dall'Europa contro i turchi. La sua firma sull'accordo con il papato viene subito dopo quella dell'autocrate dei romani, Giovanni Paleologo, e di due rappresentanti del patriarcato di Antiochia.

Tuttavia, l'Unia non fu accettata dalla gente comune e dal clero, e tutte le idee "unificanti" andarono in cenere. Il 6 settembre 1440 il metropolita Isidoro lasciò Firenze e in quindici giorni fu nominato legato pontificio in Polonia, Lituania e Livonia. Il 18 dicembre divenne cardinale cattolico. Il 19 marzo 1441 arrivò a Mosca, dove si trovava la residenza del metropolita di Kiev (Isidoro non fu mai a Kiev).

A Mosca, Isidoro consegnò al granduca Vasilj un messaggio di papa Eugenio con la richiesta di aiutare il cardinale a unire la Chiesa russa e Roma.

Durante una funzione archieratica nella cattedrale della Dormizione, Isidoro commemorò il papa e lesse dall'ambone i decreti del "Concilio" fiorentino. Tre giorni dopo il cardinale fu preso in custodia e imprigionato nel monastero di Chudov. In un Concilio del clero russo, Isidoro dichiarò che non avrebbe rinunciato all'Unia. Più tardi, probabilmente con la connivenza del granduca Vasilij, fuggì. Isidoro morì a Roma e fu sepolto nella basilica di san Pietro in Vaticano. Le sue attività furono tra l'altro l'occasione per la proclamazione de facto dell'autocefalia da parte della Chiesa russa.

Naturalmente, la Chiesa greco-cattolica ucraina può chiamarlo come vuole, ma possiamo vedere che la storia del metropolita/cardinale Isidoro è il tipico destino di un traditore.

L'Unia di Brest: buona o cattiva?

Nel 1596, diversi vescovi della metropolia di Kiev, guidati da Mikhail Rogoza, decisero di unirsi all'unione (Unia) con Roma. Per Shevchuk, questa decisione è inequivocabilmente "buona", perché ha contribuito all '"unificazione" del popolo ucraino. Ma è così?

L'Unia è un progetto religioso e politico per la cattolicizzazione forzata del popolo ucraino. In generale, è un momento critico nella storia della Chiesa ortodossa in questo territorio, perché è stata l'Unia ad avviare il processo che alla fine ha portato alla frammentazione e alla divisione della Chiesa ortodossa ucraina.

Uno dei motivi principali della cattolicizzazione dell'Ucraina è stato il desiderio della nobiltà polacca e della Chiesa cattolica di estendere il proprio controllo sul territorio del nostro Paese. La nobiltà polacca vedeva la Chiesa cattolica come uno strumento utile nei loro sforzi per controllare la popolazione ucraina e promuoveva il cattolicesimo come religione dominante nella regione con il fuoco e la spada.

Roma, da parte sua, vedeva l'Ucraina come uno strumento per estendere la propria influenza nell'Europa orientale e nello stato russo.

Inoltre, è stata la cattolicizzazione polacca dell'Ucraina il fattore quasi principale nello sradicamento dell'identità ucraina. Con l'avvento dell'Unia, tutto ciò che era ucraino era chiamato "cattivo". Da quel momento, essere ortodossi significava essere estranei alla cultura cattolica "alta", ecc. Di conseguenza, molte delle tradizioni del nostro popolo e il fondamento culturale e ortodosso, in cui erano cresciuti, furono distrutti.

Pertanto, la cattolicizzazione dell'Ucraina è stata un momento critico nella storia della Chiesa ortodossa e del nostro popolo, poiché ha avviato un processo che alla fine ha portato alla frammentazione e alla divisione dell'Ucraina. Questo è il motivo per cui tutti i racconti di Shevchuk su alcuni "buoni" per la nostra gente sembrano estremamente strani e non provocano altro che stupore.

Basta ricordare le parole del grande kobzar [menestrello, ndt] Taras Shevchenko secondo cui "i sacerdoti cattolici sono venuti e hanno dato fuoco al nostro tranquillo paradiso, e hanno versato un vasto mare di lacrime e sangue" per capire quanto siano lontane dalla verità le parole del cardinale Shevchuk.

Il patriarca Teofane e il ripristino della gerarchia in Ucraina

Un'altra tesi estremamente controversa di Shevchuk afferma che la restaurazione della gerarchia ortodossa distrutta dai cattolici, per opera del patriarca Teofane di Gerusalemme nel 1620 è "la creazione di una gerarchia parallela" e "una ferita e una spaccatura speciale della Chiesa di Kiev".

Non entreremo nei dettagli canonici dell'affermazione del tutto assurda di Shevchuk sulla "gerarchia parallela", ma semplicemente ci chiederemo: il popolo fedele dell'Ucraina non voleva davvero essere ortodosso e percepiva il clero cattolico in Ucraina come una garanzia di "unità" nazionale ? No, non si comportava così.

Per esempio, Mykhailo Hrushevsky scrive che una delegazione di cosacchi si recò nella capitale del Granducato di Mosca nel 1620 per negoziare con il patriarca Teofane di Gerusalemme (dove si trovava allora) l'insediamento di vescovi e sacerdoti ortodossi in Ucraina, dove la gerarchia era stata quasi completamente distrutta dai cattolici.

Un altro ricercatore, il polacco M. Drozdowskij, afferma che l'atamano Sagaidachny fornì al patriarca Teofane un esercito cosacco di 1.500 uomini per proteggerlo durante il suo soggiorno in Ucraina. Secondo Drozdowski, il sostegno dell'esercito cosacco fu uno dei fattori più importanti che permise al patriarca Teofane di ripristinare la gerarchia ortodossa nella Confederazione polacco-lituana. La partecipazione dei cosacchi alla missione del patriarca di Gerusalemme impedì contromisure radicali da parte del governo della Rzeczpospolita contro il patriarca Teofane e la gerarchia appena nominata.

Come si può vedere, il popolo ucraino e il governo ucraino, rappresentato dall'atamano Sagaidachny, hanno sostenuto il ripristino dell'Ortodossia nella regione. In effetti, le attività del patriarca Teofane hanno contribuito a risolvere il problema delle relazioni interreligiose in uno stato multietnico e multiconfessionale come la Confederazione polacco-lituana. In altre parole, il risultato degli sforzi del patriarca di Gerusalemme è stato il raggiungimento di un'unità almeno visibile del popolo ucraino. Lo testimonia la legalizzazione della gerarchia ortodossa da parte del re Vladislav IV nel 1633. Vladislav IV, infatti, continuò l'opera del patriarca Teofane nelle nuove condizioni a livello legislativo.

Pertanto, la Chiesa ortodossa ha cercato proprio di porre fine al terribile confronto all'interno del popolo ucraino istigato dai cattolici e non viceversa, come afferma Shevchuk.

Petr Mogila e il cattolicesimo

Bisogna avere una ricca immaginazione per chiamare san Pietro Mohyla un sostenitore dell'Unia. Le affermazioni secondo cui sognava l'unione con Roma non solo non sono supportate da prove storiche, ma sono anche false.

Per esempio, in una lettera al re Ladislao IV di Polonia, il santo scriveva: "Non vogliamo essere sotto la giurisdizione del papa o di alcun altro re, ma solo sotto la giurisdizione di Cristo".

Ci sono anche molte informazioni secondo cui il santo si oppose attivamente ai tentativi di Roma di convertire in Ucraina i cristiani ortodossi al cattolicesimo. Secondo resoconti storici, era noto per la sua strenua difesa della fede ortodossa e per gli sforzi per proteggere i diritti dei cristiani ortodossi. Pertanto, affermare che era un sostenitore dell'unificazione con la Chiesa cattolica non è altro che un tentativo di riscrivere la storia nel proprio interesse.

Chi in Ucraina pensa a una "unità" di cattolici e ortodossi?

Solo con l'ultima tesi di Shevchuk possiamo concordare in una certa misura. Infatti, ci sono cristiani ortodossi (la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina") in Ucraina che stanno riflettendo su come procedere verso una "unità" pienamente visibile con i cattolici.

Sia Shevchuk che altri vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina hanno ripetutamente affermato che il territorio del nostro Paese sarà lo spazio in cui avrà luogo l'"unità" di ortodossi e cattolici. Inoltre, alcuni vescovi ortodossi ed esperti religiosi hanno espresso l'opinione che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia stata creata come "piattaforma" per l'approvazione di una nuova unione tra il Fanar e Roma. E le recenti dichiarazioni di Shevchuk mostrano chiaramente che il processo di unificazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e della Chiesa greco-cattolica ucraina è in pieno svolgimento.

Forse, per questo, durante la sua visita a Roma, Epifanij Dumenko ha avuto un incontro separato con il cardinale Kurt Koch, che si occupa direttamente dei temi dell'unità tra cattolici e cristiani ortodossi.

Questo probabilmente spiega perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" abbia intrapreso con energia una riforma del calendario che consenta di eliminare le divergenze con i cattolici nella celebrazione delle principali date cristiane. Inoltre, abbiamo ripetutamente visto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" tenere "servizi" congiunti con gli uniati. Anche se questa non è ancora una liturgia, non si può non vedere un movimento in questa direzione.

Ci sono diversi fattori che indicano che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è un partner ideale per l'unificazione con i cattolici.

In primo luogo, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è geograficamente situata nel cuore dell'Europa orientale, il che le consente di fungere da ponte tra la Chiesa cattolica e quella ortodossa. Come prima, anche la cattolicizzazione dell'Ucraina può essere vista come un punto di partenza per l'ulteriore avanzamento del cattolicesimo in Oriente.

In secondo luogo, all'interno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la fusione con i cattolici non provoca alcuna protesta interna.

In terzo luogo, in condizioni di guerra "formalità" come le differenze dogmatiche e dottrinali tra cattolici e ortodossi possono essere facilmente sostituite da "opportunità politica" e dal desiderio di "unire" il popolo ucraino.

Per inciso, la distruzione della Chiesa ortodossa ucraina si inserisce proprio in questo quadro poiché consente di eliminare la Chiesa che si oppone al livellamento della dottrina ortodossa. In effetti, i nobili cattolici nei secoli XVI e XVII seguirono lo stesso schema.

In altre parole, gli ultimi discorsi di Shevchuk ci dicono che i processi di fusione tra cattolici e ortodossi sono in pieno svolgimento e che gli uniati vogliono assumere un ruolo di primo piano in questi processi. Shevchuk sta semplicemente preparando le basi ideologiche per la futura unione e sta facendo di tutto per far sembrare la sua Chiesa greco-cattolica ucraina un elemento "unificatore" del popolo ucraino piuttosto che una struttura che qui distruggerà l'Ortodossia.

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