Le chiederei inanzitutto di dirmi come era lei dal punto di vista spirituale prima della sua conversione all'Ortodossia. Cosa lo ha deluso nel mondo cristiano in cui è stato cresciuto?
Più volte la grande misericordia di Dio si era manifestata in diverse forme per far sì che la mia cristianità non fosse arida forma e, talora, neanche tale, ma risorgesse nella direzione di una viva fede. Il mondo cristiano-cattolico in cui sono cresciuto mi ha sempre più dato l'idea di un'interpretazione stanca, formale e distaccata del cristianesimo; certo, ciò non era vero in tutte le sue forme e manifestazioni, ma la vera fede pareva riconoscersi più nelle periferie e negli episodi che nella sua interezza e sostanza. Così, per esempio, io vedo ancora oggi una grande differenza di partecipazione nella celebrazione eucaristica, quasi abitudinaria e distaccata da una parte e sentita e vissuta dall'altra, intendo dire nel mondo cattolico rispetto a quello ortodosso. Pur senza voler generalizzare, ma il sentimento e la primavera dell'anima mi sono sembrati assai spesso molto distanti.
Come descriverebbe lei il suo incontro con l'Ortodossia? Qual è stata la grande novità che ha scoperto nella Chiesa Ortodossa? Si potrebbe parlare anche di una sua rinascita spirituale nel mondo ortodosso?
È senz'altro corretto parlare di rinascita spirituale nel mondo ortodosso ed è ciò di cui abbiamo parlato, agli inizi, con il mio padre spirituale. Tramite la conoscenza della fede ortodossa, la grande misericordia di Dio mi ha nuovamente aperto gli occhi e mostrato la vera scala dei valori umani e spirituali. La grande novità è stata la riscoperta dei valori originari, il cui vero significato, liberato dai dubbi che anche in passato permanevano, ai quali tuttavia, per rispetto degli uomini di Chiesa, non osava né opporsi né pareva utile la discussione teologica o anche semplicemente logica che fosse, è apparso improvvisamente nella sua interezza, chiarezza e semplicità. Il tutto nel senso del ricominciare, come si legge nell'antologia degli scritti di Isacco di Ninive, "Un'umile speranza" alle pagine 95 e 96; e così "Finché il Signore, vedendo la sua sollecitudine, avrà pietà della sua rovina, rivolgerà a lui le sue misericordie e gli darà incitamenti potenti per sopportare e affrontare i dardi infuocati del male".
Qual è per lei il più importante significato della liturgia ortodossa? Come intende la solennità della liturgia ortodossa dalla quale sono colpiti tanti occidentali che si sono convertiti all'Ortodossia?
Il più importante significato della liturgia ortodossa è ciò che ha detto Cristo nell'ultima cena e cioè: " Fate questo in memoria di me!" La partecipazione alla liturgia è una partecipazione collettiva, sentita e commossa, al sacramento dell'eucarestia, cui tutti sono chiamati a celebrare comunemente ed è una partecipazione gioiosa che consente alla comunità religiosa di sentirsi un tutt'uno nello spirito.
Vista la sua conversione all'Ortodossia, potrebbe dire di essere ora anche un testimone della fede ortodossa, della retta fede in Italia?
Sì, è possibile senz'altro dirlo; nel contempo, una tale affermazione deve anche essere accompagnata da umiltà e estrema modestia e cioè l'esempio della goccia quale parte del mare.
Se qualcuno le chiedesse di spiegare perché la redenzione si trova nella Chiesa ortodossa, quali sarebbero i suoi argomenti? Nella sua prospettiva perché la verità si trova nella Chiesa ortodossa più di quanto si possa immaginare?
Tenuto presente che, comunque, "l'unità dei cristiani nell'universo (...) si realizza prima di tutto nell'identità di fede che, a sua volta, si manifesta nella loro comunione sacramentale" [*], pare evidente che la Chiesa ortodossa sia riuscita nel tempo a mantenere la retta via dell'insegnamento di Cristo, sempre rifacendosi alle originarie scritture e mantenendo, così, intatto e integro il messaggio di Cristo. Le passioni del mondo possono aver intaccato i singoli individui, ma mai hanno falsato il messaggio divino originario né hanno aggiunto elementi non facenti parte di esso; ciò almeno per quanto riguarda la dottrina e la professione della fede. Per parlare delle deviazioni dal messaggio di Cristo, con riferimento a una professione di fede piuttosto che un'altra, pur all'interno del cristianesimo, occorrerebbero molte pagine e il tema è stato affrontato più volte e da più che illustri autori.
[*] "Orthodoxie et Catholicité", Jean Meyendorff, pag. 13, tradotta dal francese.
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