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  Il tribunale obbliga il servizio immigrazione a reintegrare la cittadinanza del vescovo Gedeon

di Ol'ga Tsvilij

Unione dei giornalisti ortodossi, 22 gennaio 2020

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l'abate del Monastero delle decime dedicato alla Natività della Madre di Dio, il vescovo Gedeon (Kharon). Foto: news.church.ua

La decisione della sesta corte d'appello, che obbliga il servizio immigrazione a ripristinare la cittadinanza ucraina al vescovo Gedeon, è entrata in vigore il giorno della sua adozione.

Il 22 gennaio 2020, la sesta corte d'appello ha deciso che il servizio immigrazione dell'Ucraina nella regione della Volinia era obbligata a restituire la cittadinanza ucraina al vescovo Gedeon (Kharon) della Chiesa ortodossa ucraina. Lo riporta l'edizione online della Ukrayinska Pravda.

La Corte d'appello ha anche ammesso che il servizio immigrazione non aveva il diritto di annullare la cittadinanza di sua Grazia Gedeon, di origini di quel territorio, ai sensi dell'articolo 8, parte 1, della legge dell'Ucraina "Sulla cittadinanza dell'Ucraina".

Nonostante il fatto che la decisione della corte sull'appello del vescovo Gedeon sia entrata in vigore il giorno della sua adozione, il servizio immigrazione potrebbe ancora contestarla.

Ricordiamo che il 13 febbraio 2019 il vescovo Gedeon è stato espulso dall'Ucraina dopo la sua visita negli Stati Uniti, dove aveva tenuto un incontro con i deputati del governo. Durante l'incontro, il vescovo ha discusso ampiamente della situazione relativa alle violazioni dei diritti dei credenti ucraini e ha anche parlato dei sequestri di massa dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, delle percosse ai credenti e della persecuzione del clero da parte di organizzazioni radicali. In seguito, il 18 febbraio 2019, il presidente della SBU, Vasilij Gritsak, ha annunciato che al vicario della metropolia di Kiev è stato vietato l'ingresso in Ucraina, poiché avrebbe 3 passaporti.

Più tardi, vladyka Gedeon ha intentato una causa contro l'Ufficio del servizio immigrazione statale nella regione della Volinia. Il vescovo ha chiesto che la decisione dell'Ufficio del servizio immigrazione del 21 giugno 2018, che lo privava della cittadinanza ucraina, fosse dichiarata illegale.

Il tribunale amministrativo del distretto di Kiev ha avviato il procedimento il 23 aprile 2019. Dopo 4 mesi, il 19 settembre 2019, la Corte ha deciso a favore del vescovo della Chiesa ortodossa ucraina e ha deciso non solo di restituirgli la sua cittadinanza ma anche di rimborsargli le spese giudiziarie.

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