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  La missione della civiltà ortodossa russa

dal blog del sito Orthodox England

8 aprile 2014

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In seguito al colpo di stato organizzato dall'Occidente nel 1917, prima del quale l'Impero russo era stato sull'orlo della vittoria nella Grande Guerra e della liberazione di Costantinopoli, e dopo i martiri imperiali del 1918 e la sconfitta nella guerra civile, nel 1920 sembrava a molti russi bianchi che tutto fosse finito. La vecchia Russia sembrava essere finita, mentre la nuova Russia sovietica si incamminava sul percorso dell'ideologia materialista atea che vi era stata importata con il treno 'sigillato'. Gli ideali della Santa Rus', conservati nella loro integrità dalla Chiesa fuori della Russia, sembravano non avere futuro nelle terre russe stesse. E così hanno avuto inizio molti decenni solitari di esilio, di amaro pentimento e isolamento nella Chiesa fuori della Russia, mentre noi speravamo e pregavamo che la Chiesa dentro la Russia potesse non solo sopravvivere alla persecuzione e alla prigionia, ma anche ritornare a vivere, e allora ci saremmo potuti unire a lei.

È vero, dal 1941 cominciò una sorta di rinascita, anche se era sotto l'ennesimo attacco colossale e tragico delle orde dell'Europa occidentale. Ma nel 1945 si poteva vedere che anche se sotto molti aspetti il peggio era passato, c'era ancora molta strada da fare. Le due generazioni successive sarebbero state anni di stagnazione frustrante. Poi nel 1991 ci fu un'altra tragedia. Attraverso l'incompetenza assoluta degli ultimi leader atei ciò che rimaneva dell'Impero russo (la maggior parte di esso) è stato diviso. Sotto i nuovi opportunisti comunisti/capitalisti, sembrava che le terre russe dovessero affrontare la fase finale dell'occidentalizzazione, perdendo totalmente la propria identità sotto la marea del consumismo americano. Sembrava come se potesse essere la fine anche per i restanti valori culturali ortodossi, un patrimonio che era stato ironicamente conservato dal vuoto culturale del comunismo.

Così, l'Occidente poté imporre in Russia la 'ristrutturazione' ('perestroika') che voleva. Ciò avrebbe comportato la distruzione della Chiesa ortodossa russa, che geopolitici come Brzeziński riconoscevano come fonte della resistenza all'Occidente, dell'ideale della Santa Rus' sovrana. La fine, sembrava, era vicina. Poi, nell'agosto 2000, con il Concilio Giubilare della Chiesa un tempo prigioniera e la canonizzazione dei martiri imperiali e dei nuovi martiri e confessori, giunse speranza. Proprio come la Russia ortodossa aveva sconfitto Napoleone e Hitler, così poteva sconfiggere nuovamente l'apostasia. Al di fuori della Russia i processi di apostasia negli Stati Uniti e nei suoi satelliti coloniali dell'Europa occidentale (NATO), hanno imposto il Nuovo Ordine Mondiale che distrugge l'identità nazionale, familiare e personale. E anche se la Russia dal 2000 non ha ancora invertito quei processi di apostasia, li ha fermati.

La quinta colonna degli oligarchi-ladri anti-russi, di cui la maggior parte non era russa e viveva all'estero, che ha rubato i beni del popolo attraverso la 'privatizzazione', criminali protetti dall'Occidente con il suo mito della democrazia (= dittatura elettiva, aggressivamente atea), è stata sconfitta in Russia. L'ispirazione è venuta dal tesoro spirituale di entrambe le parti della Chiesa russa, da figure come i sempre memorabili arcivescovi Seraphim (Sobolev) e Averkij di Jordanville e il metropolita Ioann (Snychev). Tutti sapevano che la civiltà ortodossa russa si fonda sull'ideale della Chiesa di tutta la Rus', la Santa Rus', il fondamento spirituale per la rinascita dell'Impero ortodosso. Questo è l'unico baluardo rimasto della fede cristiana non adulterata, che sola può combattere contro il male dell'apostasia che ora cammina all'estero. Queste figure hanno spiegato che la Santa Rus' è:

Integrità spirituale; fede ortodossa senza compromessi vissuta nella vita quotidiana; il primato dello spirito e quindi della morale sulla materia; l'incarnazione di questa fede nella vita dello Stato, ovvero nella vita sociale, politica ed economica; l'ideale imperiale sovrano della monarchia del popolo; il regno dei cieli incarnato sulla terra in un impero ortodosso multinazionale e multilingue. Qui, come hanno spiegato tutti i rappresentanti autentici della Santa Rus', non stiamo parlando di nazionalismo russo, ma del patriottismo unito dei tanti popoli diversi della Santa Rus'. Tutti coloro che si identificano come ortodossi russi, indipendentemente dalla nazionalità, appartengono a questo mondo, l'Ortosfera, e al servizio senza compromessi dello spirito e delle finalità della Chiesa. La rinascita della Santa Rus' come impero spirituale è il nostro ideale, l'ideale di tutta la civiltà ortodossa russa.

In questo siamo molto diversi dalla civiltà occidentale. L'ideale di quest'ultima è il progresso, definito come sviluppo materiale basato sulla scienza e la tecnologia. Il suo scopo è di aumentare il comfort fisico umano e la ricchezza materiale. D'altra parte, la civiltà ortodossa russa ha come ideale la trasfigurazione della volontà umana, dell'anima e della mente, che è possibile solo attraverso il progresso spirituale e morale. Il progresso materiale indica soltanto che l'essere umano diventa una cosa, una parte della materia, del mondo materiale e biologico. Da qui il darwinismo, in cui l'uomo è promosso come animale, una mera entità biologica e fisiologica, senza un'anima immortale, e il cui unico scopo è l'acquisizione di cose, o consumismo, come viene ora chiamato. Questo è l'opposto dei valori spirituali e morali del Nuovo Testamento e quindi della civiltà ortodossa russa.

È quindi chiaro che il progresso, in senso materiale occidentale, è un movimento di apostasia, fino alla fine del mondo, al Giudizio Universale. Questo è l'opposto della trasfigurazione spirituale e quindi morale dell'umanità, che è l'ideale del Vangelo e della Santa Rus'. Nelle parole del grande ecclesiologo e neo-ieromartire sant'Ilarion (Troitskij): 'L'ideale dell'Ortodossia non è il progresso, ma la trasfigurazione... Il Nuovo Testamento non conosce il progresso nel senso europeo del termine, nel senso di marcia in avanti nella stessa dimensione. Il Nuovo Testamento parla della trasfigurazione della natura e di conseguenza non si muove in avanti, ma verso l'alto, verso il cielo, verso Dio'. Questo deve essere anche l'ideale dello Stato ortodosso, che è quello di frenare il male e l'apostasia assumendo i valori della Chiesa. Questa è l'alternativa alla visione del mondo proposta dal capitalismo globalizzato.

Lo scopo della vita economica cristiana ortodossa non consiste nel fare profitti, come nel monetarismo greggio, ma nell'ordinare meglio la nostra vita spirituale e quindi morale. Invece dell'economia occidentale, basata sulla corsa al profitto mediante la spogliazione delle risorse naturali limitate e sul consumismo egoistico, la civiltà ortodossa russa propone la sufficienza, ma niente di più, per tutti. Lo sviluppo economico non deve essere regolato dai prestiti di banchieri e speculatori di borsa, ma dall'Unto del Signore. L'impresa privata non è per il profitto individuale, ma per il benessere pubblico. Invece del consumismo inutile e parassitario, basato sull'esaurimento delle risorse naturali e sul deturpamento della creazione di Dio, avremmo quindi una giusta distribuzione delle ricchezze naturali e un appagamento sociale. Affinché ciò accada, abbiamo bisogno di uno Stato fondato sui valori della civiltà ortodossa russa.

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