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  Domenica 12 agosto 2001 (10a dopo Pentecoste) L'esorcismo del figlio lunatico (Matteo 17:14-23)
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Nel nome del Padre, e del Figlio, e del santo Spirito.

Dalla collocazione delle letture bibliche che La Chiesa ci presenta si scopre spesso una profonda saggezza. Forse non è un caso che questa decima domenica dopo la Pentecoste ci venga presentato il brano della liberazione del ragazzo lunatico: pochi giorni fa abbiamo celebrato la festa del grande martire San Panteleimone, il più amato dei santi medici, e proprio oggi leggiamo della guarigione di un caso che sembra insolubile; inoltre, il Signore ci ricorda che questo genere di guarigione è possibile solo con la preghiera e il digiuno, e siamo proprio all'alba di uno dei periodi di digiuno stretto del nostro anno liturgico, il digiuno della Dormizione.

Come tante storie del Vangelo, questa ha diversi significati e livelli di comprensione. Al livello più immediato, ci parla della compassione del Signore e della sua potenza nello scacciare i demoni che affliggono un giovane. Vediamo anche le ragioni di questa afflizione. Questa storia è narrata in tutti e tre i Vangeli sinottici, e il quadro che ne abbiamo è più completo se teniamo in considerazione tutti e tre i racconti.

Un uomo viene da Gesù e lo prega di aiutare il suo unico figlio, che definisce lunatico. Era una credenza superstiziosa del tempo che la luna, alla sua fase crescente, poteva rendere pazze alcune persone, che venivano dette lunatici. Di fatto, in questo episodio la colpa era di un demone, non della luna.  I demoni sanno usare il folklore e la superstizione per intrappolare gli incauti, e sviare i nostri sospetti dalle loro intenzioni.  Questo demone seguiva i cicli della luna perché questi ultimi andavano incontro ai suoi scopi, ma poteva affliggere il ragazzo in ogni momento. Il padre dava alla luna la colpa che era di altri, e non solo del diavolo, ma anche di se stesso.

Il ragazzo, nel racconto del padre, è vessato dal demone che lo getta del fuoco e nell'acqua. Che cosa significa questo? Pensiamo alle immagini positive del fuoco e dell'acqua, per capire quanto ci può essere di negativo in queste azioni. Il fuoco può dare luce, calore, energia: pensiamo al fuoco dello Spirito che il Figlio dell'Uomo viene a portare sulla terra. Ma il fuoco può anche ferire, devastare, distruggere: il fuoco con cui il demone è quello dell'ira, della lussuria, della gelosia e delle passioni "calde", che attirano gli uomini nei piaceri falsi e illusori del peccato. Anche l'acqua ha una sua immagine divina: ci torna facilmente in mente quell'acqua viva di cui il Signore parla alla samaritana. Ma l'acqua può anche spegnere l'ardore dello zelo, ovvero spegnere in noi il desiderio della vita divina. Ci consegniamo alla perdizione con uno dei due tipi di peccato, o, più frequentemente, per mezzo di entrambi.

Alle preghiere del padre, la risposta del nostro Signore è quanto meno curiosa. Sembra strano dare la colpa dei tormenti del ragazzo a una "generazione incredula e perversa", ma è una risposta che va al cuore del problema. La colpa del padre è di avere ben poca fede: infatti dà ai discepoli di Cristo la colpa della mancata liberazione del figlio; ma il Signore gli ricorda che sono i SUOI peccati a danneggiare il giovane. Questa è una dura verità che tutti i genitori devono capire: i nostri peccati portano afflizioni ai nostri figli, e le nostre mancanze di fede, di giusti modelli morali, e di istruzione e crescita dell'anima, possono anche aprire una strada ai demoni verso il cuore delle generazioni più giovani.

Anche tutti gli altri presenti sono rimproverati per la loro mancanza di fede (in uno degli altri racconti, il Signore ricorda che "tutto è possibile per chi crede") Gli apostoli stessi, che erano stati inviati a guarire gli infermi e a scacciare i demoni, sono turbati dal loro fallimento in questo caso: hanno forse perso questo dono?

Anche in questo caso la ragione, dice il Signore, è la mancanza di fede. Se solo ne avessimo quanto un granellino di senape... si tratta di un seme estremamente piccolo, ma anche molto piccante e aromatico, che può cambiare il sapore di un piatto intero. E se viene piantato, fa nascere un grande albero. Proprio così deve essere la nostra fede. Non ha bisogno di essere grande in senso mondano, ma deve avere sapore. E deve essere forte, e poter crescere.

Il Signore fornisce anche ai discepoli una chiave per sconfiggere i demoni: "la preghiera e il digiuno". Senza preghiera, e senza digiuno, il seme della nostra fede non può crescere. Con la preghiera e il digiuno, che ci aiutano a mettere Dio al primo posto nella nostra vita, riusciremo a sradicare dalla nostra anima non solo "questa razza di demoni", ma anche le passioni di acqua e di fuoco che ci fanno cadere nel peccato.

Perché la Chiesa ci impone la preghiera il digiuno come cosa necessaria per la salvezza? Leggiamo questo obbligo alla luce della nostra fede cristiana, e delle sue prospettive.

Lo scopo della nostra vita è la salvezza delle nostre anime. Nella festa della Trasfigurazione, che celebreremo la prossima domenica, esamineremo questo scopo di salvezza: conoscere il Dio-uomo, vedere la Luce Increata, partecipare delle energie di Dio. Questa è la meta degli eletti. Eppure, anche i santi apostoli sul monte avevano compiuto uno sforzo. Avevano faticato per salire sulla montagna. E anche noi dobbiamo faticare, fratelli e sorelle: questo è il compito dell'ascesi cristiana, della quale la preghiera e il digiuno sono i pilastri fondamentali.

Perché sono necessari questi mezzi (fatica, desiderio, preghiera, digiuno)? Sono i segni che dimostrano la nostra sincerità, il nostro amore per il Signore. Possa il Signore aiutarci a scacciare i demoni che ci affliggono, a pregare, a digiunare, e ad amare Dio al di sopra di ogni cosa. E a trovare la Sua pace.

Amen.  

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