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  Ortodossia in India: attività missionaria

del sacerdote Clement Nehamaiyah (Neemia)

Orthochristian.com, 27 marzo 2024

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Una relazione del sacerdote ortodosso russo Clement Nehamaiyah, rettore della parrocchia della santa Trinità della Chiesa ortodossa russa a Chandrapur (India), pronunciata al convegno "La missione esterna della Chiesa ortodossa russa e il potenziale missionario della cultura", presso le trentaduesime letture internazionali natalizie, 2024.

il sacerdote Clement Nehamaiyah

"Benedetto sei tu, o Cristo nostro Dio, che hai rivelato sapientissimi i pescatori, effondendo su di loro lo Spirito Santo, e per mezzo loro hai attirato il mondo nella tua rete. Amico degli uomini, gloria a te!", cantiamo nel tropario della festa di Pentecoste. Cristo ha trasformato i comuni pescatori in pescatori di uomini e ha comandato a loro, che sono il fondamento stesso della Chiesa:

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato; ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Amen. (Mt 28:19-20).

E così san Tommaso, uno dei dodici Apostoli, venne in India per portare le altre pecore, di cui Cristo parlava, al vero Dio (cfr Gv 10:16). Inizia così la storia del cristianesimo in India, santificato dal sangue del santo Apostolo.

Il cristianesimo in India si era concentrato nella parte meridionale del paese e dipendeva dalla Chiesa persiana fin dal III secolo. Questa Chiesa rimase ortodossa per quattro secoli, e successivamente divenne nestoriana. Da allora in poi il nestorianesimo fu l'unica forma di cristianesimo in India. Nel XVI secolo arrivarono in India i cattolici portoghesi i quali, scoprendo che i cristiani indiani erano nestoriani, convertirono molti di loro alla fede cattolica, ponendo le basi della prima Chiesa uniate in India, conosciuta come Chiesa cattolica siro-malabarese. Molti cristiani indiani protestarono contro i cattolici romani e chiesero ai patriarchi orientali di aiutarli con un vescovo. Allo stesso tempo, nel XVII secolo, arrivarono in India i siro-giacobiti non calcedoniani. Fu così fondata nel Paese la Chiesa cristiana siro-giacobita e poi la "Chiesa siriana ortodossa malankarese". Successivamente, nel XVIII e XIX secolo, vari missionari protestanti vennero in India e fondarono le loro denominazioni.

Finora l'India ha visto la missione di due giurisdizioni ortodosse, vale a dire il Patriarcato ecumenico e la Chiesa ortodossa russa. All'inizio del XX secolo, i mercanti greco-ortodossi si stabilirono nella città di Calcutta, nello stato del Bengala occidentale. Lì costruirono una chiesa e fondarono una comunità greco-ortodossa nel 1924. Tuttavia, non intrapresero mai alcun lavoro missionario tra gli indù o tra i cristiani non ortodossi. Alla fine, nel 1972, la chiesa fu chiusa. Nel 1980, con l'arrivo dello ieromonaco greco Athanasios (Anthidis) dall'Egitto, fu istituita una missione greco-ortodossa tra gli indiani. Padre Athanasios costruì una chiesa in onore dell'apostolo Tommaso, e morì nel 1990. Nel 1991, lo ieromonaco Ignatios (Sennis) arrivò nel Bengala occidentale dal Monte Athos per continuare l'opera di padre Athanasios. Subito dopo il suo arrivo, padre Ignatios fondò la Società filantropica della Chiesa ortodossa, che svolgeva servizi sociali: un orfanotrofio, una scuola, un ospedale, distribuzione di cibo tra i poveri, ecc. Inizialmente questa missione ebbe successo tra la gente del posto. Attualmente la missione è sotto la giurisdizione del Patriarcato ecumenico, ma non è più in fase di sviluppo e, sfortunatamente, molti di coloro che si sono convertiti all'Ortodossia da allora l'hanno abbandonata per denominazioni diverse.

Nel XIX secolo due missionari della Chiesa russa visitarono l'India. Il primo missionario ortodosso russo ad arrivare in India fu l'archimandrita Andronik (Elpidinskij), un emigrante russo che fu inviato in India con la benedizione del metropolita Evlogij (Georgievskij) a Parigi. L'archimandrita Andronik rimase in India per diciotto anni, dal 1931 al 1949, ma non riuscì nella sua missione. Dopo l'archimandrita Andronik, l'archimandrita Lazarus (Moore) della ROCOR venne in India. Trascorse vent'anni in India, dal 1952 al 1972, ma anche la sua missione non ebbe successo e dovette lasciare l'India dopo che questa divenne uno stato indipendente.

Nel XXI secolo, il giovane vescovo anglicano Rohan Nehamaiyah, mio fratello maggiore, si è rivolto alla ROCOR con la richiesta di accogliere lui e la sua comunità nell'Ortodossia. Nel 2012, il primo ierarca della ROCOR, il metropolita Hilarion (Kapral), ci ha aiutato ad unirci alla Chiesa ortodossa attraverso sua Eminenza il metropolita Mark (Golovkov) della Chiesa ortoodssa russa. Nel 2018 sono stato ordinato sacerdote. Sto facendo ogni sforzo per garantire che la missione ortodossa in India continui a vivere. Oggi esistono sei piccole comunità in diverse parti dell'India e circa 300 fedeli convertiti da diverse fedi e denominazioni. Questa è in breve la storia dell'Ortodossia in India.

I servizi ecclesiali sono vitali per la vita di un cristiano ortodosso: attraverso di essi non solo adoriamo Dio e partecipiamo ai santi misteri, ma continuiamo anche a comprendere la profondità della nostra fede e a proclamarla. Hanno anche uno scopo missionario. Diciamo alla gente: Venite e vedrete (Gv 1:46). Ma affinché possano stupirsi di questa bellezza e profondità, il servizio deve essere chiaro, quindi le traduzioni dei servizi sono di grande importanza. I traduttori professionisti possono tradurre perfettamente cronache storiche o testi giuridici, ma non possono tradurre testi teologici (compresi quelli liturgici). Per tradurre tali testi è necessaria una mente ortodossa, nonché una comprensione teologica e biblica. Sfortunatamente, in India non disponiamo di traduttori professionisti di questo tipo. Ecco perché io mi sono impegnato a tradurre i nostri testi liturgici ortodossi. Finora ho preparato traduzioni di molti testi liturgici. Forse un giorno ci sarà interesse per queste traduzioni nella nostra Chiesa, e verranno pubblicate; preghiamo per questo. Per la maggior parte le traduzioni sono state fatte in marathi, che è la mia lingua madre, e alcune in hindi. Sfortunatamente, delle centinaia di lingue dell'India ne conosco solo due. Ma a seconda del luogo di culto, celebriamo le funzioni in quattro lingue: marathi, hindi, inglese e slavo ecclesiastico. Durante le funzioni tutte le persone seguono i libri liturgici e partecipano attivamente alle funzioni. Il nostro coro amatoriale guida le persone durante le funzioni, ma l'intera comunità agisce come un coro.

unzione

Dato che in India abbiamo diverse comunità ortodosse, devo recarmi costantemente in ciascuna di esse per celebrare la Divina Liturgia. Le nostre comunità si trovano nella mia città di Chandrapur, nei villaggi circostanti, a Mumbai, oltre che negli stati del Rajasthan, Goa e Andhra Pradesh. Il viaggio verso ciascuna comunità richiede molto tempo. Pertanto, la Liturgia in ciascuno di essi viene celebrata una volta ogni tre mesi. Ogni comunità ha un sacrestano che si prende cura della comunità e la dirige in assenza del sacerdote. Quando non c'è liturgia, il sacrestano legge i Salmi Tipici per la comunità. La nostra missione ha bisogno di sacerdoti, quindi abbiamo già mandato uno studente all'Accademia teologica di San Pietroburgo. Altri due si stanno preparando per questo compito.

Dovremmo tenere conto del fatto che ogni nazione valorizza la propria cultura e non vuole cambiarla o sostituirla con qualsiasi cosa, quindi dobbiamo stare molto attenti in questa materia. Fortunatamente, l'Ortodossia non porta con sé l'idea di dominio su alcun gruppo sociale o etnico. Non esportiamo, importiamo o imponiamo una cultura su un'altra. Al contrario, noi cerchiamo di santificare la cultura locale affinché sia più facile per le persone comprendere e accettare Cristo. Il beato Agostino una volta chiese a sant'Ambrogio di Milano quali fossero le differenze tra l'approccio di Roma e quello di Milano. Sant'Ambrogio rispose: "Quando sono a Roma, faccio come fanno i romani". Cristo è venuto per trasformare le persone a sua immagine e somiglianza, e non per cambiare le culture. La fede ortodossa in Cristo è esclusiva (su scala internazionale e rispetto ad altre fedi), ma il Corpo di Cristo – la sua Chiesa – abbraccia tutto, comprendendo tutti i popoli, le lingue e le culture. Pertanto, per conquistare il cuore delle persone, l'Ortodossia deve accettare la loro cultura e diventarne parte integrante. Per questo motivo, potreste notare differenze nel modo in cui l'Ortodossia cerca di vivere in India. Pertanto, la bhakti (devozione) è parte integrante della cultura indiana, dove il canto è un mezzo di culto. Quindi, prima dell'inizio della Liturgia o di un servizio laico cantiamo inni di lode, e facciamo lo stesso alla fine della Liturgia. Questi inni vengono cantati battendo le mani e suonando strumenti tradizionali indiani. Come nella cultura indiana, simile all'Antico Testamento, non entriamo in un luogo santo e non partecipiamo al culto senza le abluzioni mattutine. Inoltre, non entriamo in un luogo santo con le scarpe per riverenza nei suoi confronti e non lasciamo le scarpe fuori dalla chiesa. Uomini e donne di solito stanno separatamente. Usiamo i tamburi all'inizio delle processioni. In ogni festa importante organizziamo un pasto comune. Invece delle fedi nuziali, le donne indossano i tradizionali fazzoletti da collo come segno del matrimonio.

Siamo fortunati che l'apostolo Tommaso, che per primo confessò Cristo, dicendo: Mio Signore e mio Dio (Gv 20:28), sia stato scelto per una missione in India, e i luoghi a lui associati siano ancora accessibili ai visitatori. Pertanto, per noi che non possiamo fare pellegrinaggi in Israele, questi luoghi sono diventati la nostra "Terra Santa". Per onorare la memoria del santo apostolo, vivere il passato e unirci a lui, ogni anno facciamo un pellegrinaggio alla città di Chennai, nel sud dell'India. E invitiamo tutti voi ad unirvi a noi.

Insieme alle cose che facciamo nelle nostre comunità che ho menzionato, cerchiamo anche, al meglio delle nostre capacità, con l'aiuto di Dio, di organizzare eventi di beneficenza, non solo per i membri delle nostre comunità, ma per tutte le altre persone, indipendentemente da la loro fede. Cerchiamo di farlo non solo nella vita di tutti i giorni e per le persone con particolari necessità, ma anche durante le crisi, come è avvenuto durante la pandemia. Durante entrambe le ondate abbiamo distribuito pacchi alimentari a centinaia di persone. Quando si tratta di missione in India, ricordo le parole dell'apostolo Paolo: i giudei chiedono i miracoli e i greci cercano la sapienza (1 Cor 1:22). E qui vorrei aggiungere che gli indiani esigono opere buone. Probabilmente sapete che il concetto di karma è il più importante sia nelle religioni che nella cultura indiana.

La cultura indiana apprezza i fatti più delle parole, quindi in India la predicazione non supportata dai fatti non porterà frutti e non attirerà il cuore delle persone come invece possono fare i fatti silenziosi. Il Signore dice: Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli (Mt 5:16). Allora perché le azioni sono importanti? Secondo Cristo, l'albero si riconosce dal suo frutto (Mt 12:33). Le azioni corrispondenti alla predicazione sono molto importanti per le persone che credono nel karma da migliaia di anni. Come testimoni di Cristo, dobbiamo testimoniarlo non solo con le parole, ma anche con i fatti, in modo che le persone non solo possano ascoltare, ma anche sentire da sole ciò che sentono. Perché la fede, se non ha opere, è morta (Gc 2:17).

L'arcivescovo Anastasios d'Albania una volta osservò giustamente:

"Come è impensabile avere una Chiesa senza vita liturgica, è ancora più impensabile avere una Chiesa senza vita missionaria".

L'apostolo Paolo dice:

Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che lo annunzi? E come lo annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: 'Quanto son belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene'! La fede dipende dunque dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo (Rm 10:13-15, 17).

È deplorevole che l'India sia forse l'unico paese dove l'apostolo Tommaso predicò e soffrì, e che non sia mai stato cristiano nella storia, per ragioni conosciute solo da Dio. L'India ha bisogno di predicatori del Vangelo – non solo ai pagani, ma anche ai non ortodossi – che predichino il Vangelo in una forma non distorta, che non contraddica l'insegnamento apostolico. L'India ha bisogno del Vangelo della Verità del Figlio del Dio vivente. Nessuno dica che Cristo è già conosciuto da persone di varie denominazioni non ortodosse, sia antiche che moderne, perché non conoscono Cristo, ma piuttosto quelle versioni di Cristo che loro stessi (queste denominazioni) hanno creato. Cristo è uno, Egli è la Verità ed è conosciuto nella sua Chiesa così come l'ha rivelata, e in essa lo adoriamo con il Padre e lo Spirito in modo ortodosso. Abbiamo questo Vangelo, protetto dalla Chiesa e preservato dal sangue dei martiri. La santa Chiesa del Regno di Dio si basa sul Vangelo di Gesù Cristo, e il Regno dei Cieli è simile al lievito, che una donna prese e nascose in tre misure di farina, finché tutta lievitò (Mt 13:33).

A ogni Liturgia ci rallegriamo e confessiamo in modo sublime:

Abbiamo visto la vera luce, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede; prosterniamoci all'indivisa Trinità: essa infatti ci ha salvati.

i parrocchiani della chiesa della santa Trinità a Chandrapur

Noi non abbiamo ricevuto la luce della verità, dello Spirito Santo e della vera fede per tenerli chiusi in uno scrigno, ma per diffondere a tutti la luce della verità, della fede e della gioia che abbiamo ricevuto attraverso lo Spirito Santo! Pertanto, come tutti gli apostoli e santi come i santi Cirillo e Metodio, Ermanno dell'Alaska, Innocenzo di Mosca e Nicola del Giappone, dobbiamo riscattare... il tempo, perché i giorni sono cattivi (Ef 5:16) e ritornare all'ultimo comandamento di Cristo prima della Sua ascensione:

Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato; ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Amen. (Mt 28:19-20)

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