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  Il mito del "patriarca calvinista"

dell'arcivescovo Chrysostomos di Etna

Orthodox Christian Information Center

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Nota del webmaster: il Centro di informazione cristiana ortodossa ha chiesto all'arcivescovo Chrysostomos, direttore accademico del Centro per gli studi ortodossi tradizionalisti, di esaminare i commenti fatti da una pubblicazione protestante denominata Credenda Agenda nei loro articoli "Confessio Fidei" e "The Reformation that Failed" (di Chris Schlect, cfr Vol.6, N.5). Sua Eminenza ha risposto favorevolmente e ha fatto una serie di commenti sulle questioni in discussione, di cui presentiamo di seguito estratti in una forma sintetica e selezionata. Questa è la prima di numerose puntate che rispondono agli articoli in Credenda Agenda.

Proprio come oggi bisogna vedere il mondo ortodosso nel suo più ampio contesto storico, così anche ai tempi del patriarca Kyrillos, l'Ortodossia esisteva in un mondo di realtà politica che deve essere attentamente studiato, per vedere quali implicazioni sorgono al di là della sua specifica testimonianza e per affrontare fedelmente l'Ortodossia a livello generale. A tal fine, lasciatemi dire, come osservazione generale, che con la caduta di Costantinopoli l'Oriente ortodosso è caduto sotto la dominazione latina e il giogo turco. La sua sopravvivenza minacciata, il suo primato spirituale e intellettuale ceduto all'Occidente, l'Ortodossia nel sedicesimo e diciassettesimo secolo assunse un carattere storico che non può essere applicato universalmente all'esperienza e all'ethos della Chiesa, e soprattutto, ancor più, senza un attento e preciso esame.

Troppi studi accademici oggi provengono da fonti secondarie ed enciclopediche, offerte da studiosi inadeguati che ignorano le fonti primarie e che, nel campo degli studi ortodossi, non riescono a comprendere il pensiero dei Padri. Per esempio, l'intrigo politico che circonda il regno del patriarca Kyrillos è molto complesso. Coinvolge questioni teologiche e politiche risalenti all'epoca del suo mentore e (molto probabilmente) parente, il patriarca Meletois (Pegas) di Alessandria, e alla forte opposizione di Loukaris alla Chiesa latina e all'Unia, un'opposizione che lo ha portato in conflitto con alcuni ambienti (sia ad Alessandria che a Costantinopoli) che avevano principalmente ragioni politiche per la loro simpatia con Roma. Ridurre questi complicati fattori ad una presunta opposizione all'interno della Chiesa ortodossa al cosiddetto protestantesimo del patriarca Kyrillos è assurdo. Una tale errata riduzione crea anche un mito sul Patriarca che è in larga misura una produzione degli studi occidentali e di quelli ortodossi succubi dell'Occidente. Ignora anche le ipotesi storiografiche standard degli scrittori ortodossi greci, che hanno una conoscenza molto più ampia dell'Ortodossia nell'età in questione rispetto alle loro controparti occidentali. In questo senso, è piuttosto sorprendente che uno di questi articoli in Credenda Agenda cerchi di trarre qualcosa dal fatto che la "Confessio fidei" del Patriarca sia stata pubblicata a Ginevra. Possiamo immaginare che sia stata pubblicata nella Costantinopoli post-bizantina? Chiunque abbia anche una conoscenza elementare della vita intellettuale dei greci in questo momento comprenderebbe prontamente perché i letterati greci pubblicassero in tutto l'Occidente, e specialmente in Italia e in Francia. È sorprendentemente ingenuo che qualcuno leghi alla pubblicazione della confessione di Loukaris a Ginevra un significato speciale. L'idea che questi particolari scritti fossero "composti" da Loukaris in latino è un'altra affermazione preoccupante. Ha bisogno di un'attenta analisi e in realtà non dice nulla a sostegno della tesi secondo cui Loukaris avrebbe avuto, implicitamente, un vivo apprezzamento e conoscenza della teologia occidentale (riformata). Questo ci conduce, piuttosto, in un'altra direzione, come vedremo.

Mentre conosceva il latino, è chiaro dalle sue numerose lettere e scritti, nonché dai dati biografici di suoi contemporanei, che il patriarca Kyrillos non avrebbe potuto produrre un testo lucido come quello della "confessione" latina originale. In effetti, molti studiosi greci contestano addirittura l'affermazione che il testo greco, che apparve insieme al testo latino quattro anni dopo, fosse opera di Loukaris. Piuttosto, la maggior parte degli studiosi greci sostiene che il testo fosse essenzialmente opera di studiosi calvinisti con cui Cirillo comunicava regolarmente, e che condensasse molte delle sue lettere e scambi in una confessione calvinista che ignorava la mentalità ortodossa del patriarca e la sua comprensione della teologia riformata. Per una brillante analisi testuale a sostegno di queste ipotesi, si veda: prof. Ioannis Karmiris, Orthodoxia kai Protestantismos (Atene, 1937). (Cfr. Chrysostomos Papadopoulos, Kyrillos Loukaris [Atene, 1938]).

Solo ignorando le sue numerose opere e scritti teologici sobri, in totale accordo con i tradizionali concetti teologici ortodossi e le sue confessioni e giustificazioni sinodali, si può sostenere che il patriarca Kyrillos fosse un sostenitore del calvinismo. L'intera idea di un patriarca "protestante" che fu costretto a tradire le sue inclinazioni protestanti è una specie di fantasia occidentale che i riformatori usavano come schiaffo a Roma (che era preoccupata dal "problema" della Chiesa orientale solo pochi secoli dopo essersi, per quanto inutilmente, "unita" con essa, un "problema" che i riformatori luterani, tra l'altro, avevano sfruttato alla Dieta di Worms). Questa idea fantasiosa era altresì sfruttata dai latini nelle loro lotte contro Loukaris, a causa dei suoi molti anni di opposizione all'Unia e ai gesuiti dell'Europa orientale, per caratterizzarlo come un traditore della propria fede. (Ricordate che i latini nutrivano un profondo odio per questo patriarca: grazie alle macchinazioni dei gesuiti e di altri agenti antiortodossi a Costantinopoli, i papisti riuscirono finalmente, attraverso l'ambasciata austriaca, a corrompere i turchi e a farli condannare e uccidere il patriarca Kyrillos nel 1638, e quindi a zittirlo. Il suo corpo fu, invero, gettato senza cerimonie nel Bosforo.)

Diciamo anche che la Chiesa ortodossa, che nella propria visione costituisce la continuazione della stessa Chiesa stabilita da Cristo, ha una teologia e una vita spirituale del tutto estranee a quelle occidentali, siano esse latine o riformate. La soteriologia, i sacramenti (o, più propriamente, i misteri), e l'antropologia e la cosmologia cristiana, per quanto fraintesi e travisati dall'Occidente (pensiamo, qui, alla grossolana stupidità degli studiosi occidentali che immaginano che le nostre tradizioni teologiche siano neoplatoniche, un'accusa che mostra un'ignoranza sia dell'Ortodossia che del neoplatonismo), sono concetti che discutiamo in un contesto e con una nomenclatura estranea a quelli dei papisti e dei protestanti. Quando si rivolge ai cattolici romani, la nostra Chiesa ha tuttavia parlato di sette sacramenti e di varie strutture amministrative nella lingua occidentale (sebbene, in realtà, i nostri misteri siano senza numero e l'ordine ceda sempre di fronte alla profezia nell'Ortodossia); parlando con i protestanti, abbiamo parlato dell'interazione tra fede e buone opere e della divina Provvidenza e della grazia in modi da loro compresi (mentre, di fatto, la prima distinzione ci è sconosciuta e le teorie apofatiche ed esicastiche della teologia ortodossa trattano la seconda questione in un modo che disorienta molto i teologi occidentali). Certamente, oggi i pensatori ortodossi meno dotati cercano anche di formare una "teologia sistematica" in risposta all'Occidente (nonostante il fatto che sia nel regno della pratica spirituale, non della teologia confessionale, che qualsiasi nozione di sistematica si applica correttamente nell'Ortodossia ). Ma tutto ciò non significa che stiamo parlando la lingua degli eterodossi nei nostri cuori, per non parlare del fatto di condividere i loro precetti teologici.

Quando ci rivolgiamo agli occidentali alle loro condizioni, ci stiamo avvicinando a loro nel linguaggio limitato che loro comprendono. Mettendo da parte la questione dell'autenticità della sua confessione, quando Loukaris tese la mano ai protestanti, quindi, qualunque fossero la sua motivazione e la lingua dei suoi scritti, la sua testimonianza e la sua ortodossia non furono in alcun modo compromesse da queste azioni. Né egli divenne ciò che stava affrontando. Lascio ad altri il compito di giudicare la saggezza delle sue azioni. Ma caratterizzarle in un modo diverso significa, ancora una volta, andare contro a tutto ciò che si può dedurre dallo studio della sua vita e dalla lettura dei suoi scritti nel loro complesso. Se gli ortodossi modernisti possono trasformare in "papi" i loro patriarchi e creare un miscuglio di Ortodossia, protestantesimo e papismo cercando di farlo passare come Ortodossia "ufficiale" e "canonica", allora i protestanti settari possono fare del patriarca Cirillo un protestante. Ma queste creazioni non cambiano la verità. Sia nel caso degli ortodossi modernisti (che si sono creati una propria religione a partire dal linguaggio missionario con cui l'Ortodossia è stata predicata in Occidente) sia nel caso del fantomatico patriarca "protestante", abbiamo a che fare con false creazioni di terminologia teologica che sono separate dalla vera esperienza.

Nonostante i riferimenti occidentali agli ampi contatti del patriarca Kyrillos con i riformatori, questi è in effetti ​​più famoso nel mondo ortodosso per la sua posizione anti-papista contro la minaccia degli uniati e per la sua opposizione alle missioni dei gesuiti nell'Europa orientale. I suoi contatti nell'Europa orientale, dove aveva studiato, servito e viaggiato, erano ampi. La sua opposizione al cattolicesimo unificato dopo il trattato di Brest-Litovsk del 1596 fu così forte e diffusa, che la sua cosiddetta "confessione", qualunque sia la sua vera fonte, è una semplice nota in calce alla sua lotta contro il papismo. Fu questo Loukaris anti-latino che appoggiò l'opposizione protestante al papismo, che forse permise che le sue opinioni venissero rideterminate e pubblicate dai suoi contatti calvinisti a Ginevra, e che si guadagnarono l'odio persistente del papato, che ha poi svolto un ruolo essenziale – se si legge la storia intellettuale che circonda questo tema – nel perpetuare l'idea che la "Confessio" fosse il lavoro diretto di Kyrillos e che questi fosse un protestante nel suo modo di pensare. Se si ignorano quasi tutti gli studi accademici e si accetta la "Confessio" a valore nominale, e se si ignorano quasi tutte le sue attività e conquiste nell'Europa orientale e nel resistere all'uniatismo, allora si potrebbe sostenere che Loukaris fu l'autore di una "riforma" ortodossa che giunse quasi a realizzazione. Ma questa fantasia, tanto favorita dai protestanti e così audacemente fornita loro dai polemisti latini, è molto simile al modernismo ortodosso in America. Ha l'attenzione della stampa. Può respingere le argomentazioni contrarie come voci di elementi marginali e settari. Ma proprio come uno studio approfondito di coloro che oggi si presentano come portavoce "ufficiali" dell'Ortodossia dimostrano che queste persone sono qualcosa di diverso da ciò che sostengono di essere, allo stesso modo, uno studio attento dei fatti che circondano la "Confessio fidei" di Kyrillos Loukaris dimostra che il mito di un patriarca "protestante" ha la stessa credibilità di quello della papessa Giovanna.

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