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  Metropolita Ilarion: l'unificazione è impossibile se una delle parti considera "eretica" l'altra

Mospat.ru, 30 luglio 2021

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Il metropolita Ilarion ha parlato in un'intervista a Kommersant delle prospettive di riunificazione della Chiesa ortodossa russa e dei vecchi credenti.

 Cinquant'anni fa si tenne il Concilio locale della Chiesa ortodossa russa, in cui si decise di annullare le "maledizioni" sull'Antico Rito imposte dal Grande Concilio di Mosca nel 1667. Cosa è cambiato per i vecchi credenti dopo il Concilio del 1971?

Le decisioni del Concilio locale della Chiesa ortodossa russa nel 1971 hanno un carattere storico. Significano la seria disposizione della Chiesa russa al dialogo con i vecchi credenti, che, ovviamente, ha come obiettivo ultimo il superamento della secolare divisione. Questo è un percorso molto difficile e lento che dobbiamo percorrere tutti.

Ma le decisioni del Concilio hanno contribuito a rimuovere l'alienazione reciproca. Sono nate occasioni per instaurare un dialogo, per partecipare a progetti comuni, mostre, festività. Ora la cooperazione si sta sviluppando in molti settori della vita sociale e culturale. Per esempio, i rappresentanti della Chiesa ortodossa russa di rito antico, guidata dal metropolita Kornilij, partecipano ogni anno al Concilio mondiale del popolo russo e ad altri tipi di forum organizzati dalla Chiesa ortodossa russa. Alcuni dei rappresentanti delle concordie dei vecchi credenti si sono laureati presso le istituzioni educative teologiche della Chiesa ortodossa russa o continuano a studiarvi. Si sta sviluppando il pellegrinaggio dei vecchi credenti ai luoghi santi russi comuni, situati nelle chiese o nei monasteri ortodossi.

Ci sono numerosi esempi di cooperazione fattuale tra ortodossi e vecchi credenti a livello locale.

Qualche tempo fa lei ha affermato che la Chiesa ortodossa russa non vede alcun ostacolo alla riunificazione della Chiesa ortodossa russa e della Chiesa ortodossa russa di rito antico nel seno di un'unica Chiesa. A quali condizioni può succedere?

Vediamo un ostacolo interno a questo da parte della Chiesa ortodossa russa di rito antico: l'unificazione è impossibile se una delle parti considera l'altra "eretica". La condizione generale necessaria per la riunificazione è il reciproco riconoscimento da parte degli ortodossi nel campo della dottrina. Al Concilio locale della Chiesa ortodossa russa nel 1988 è stato adottato un appello a tutti i cristiani ortodossi che aderiscono al rito antico e che non hanno una comunione di preghiera con il Patriarcato di Mosca; il documento invitava a un dialogo che possa favorire la comprensione reciproca.

Per quanto riguarda il lato organizzativo dell'unificazione, gli eventi del nuovo secolo mostrano chiaramente che tutte le questioni possono essere risolte se c'è da entrambe le parti una buona volontà di ripristinare l'unità, come è avvenuto, per esempio, con la riunificazione con la Chiesa russa all'estero.

Ci sono tentativi da parte della Chiesa ortodossa russa di avviare negoziati sull'unificazione con i vecchi credenti?

Se parliamo specificamente dell'unificazione, allora non ci sono stati tentativi del genere. La natura del rapporto fino a oggi non si riduce a trattative di unificazione, ma ad azioni per superare l'alienazione e la sfiducia reciproca sorte storicamente. C'è ancora un sacco di pregiudizi da entrambe le parti, una visione distorta gli uni degli altri. Per parlare seriamente di unificazione, è necessario prima capire in senso teologico e ecclesiastico-canonico ciò che ci separa fino a oggi.

Cosa impedisce l'unificazione delle due Chiese – solo disaccordi nei riti ecclesiastici?

Sfortunatamente, non solo disaccordi nei riti. In termini pratici, i vecchi credenti, per esempio, sono più severi e diretti nel loro approccio all'applicazione dei canoni ecclesiastici e persino alle usanze quotidiane (portare la barba, ecc.). Inoltre, ci sono corcordie di Vecchio Rito in cui i sentimenti apocalittici sono così acuti da portare a decisioni che non possono essere riconosciute come ortodosse (rifiuto del sacerdozio, di alcuni sacramenti, ecc.).

È possibile, secondo lei, superare i secolari dissidi, e se sì, come?

Certo, ma più a lungo dura la separazione, più difficile è superarla. E nel caso dei vecchi credenti, non ci sono stati solo disaccordi, ma anche persecuzioni da parte delle autorità, fino a quelle più terribili, che hanno tolto la vita a migliaia di persone o le hanno costrette a fuggire fuori dallo Stato. Superare la memoria storica non è facile.

Nel frattempo, nella Chiesa ortodossa russa c'è un'esperienza di tale superamento. Dal 1800, nel suo seno vi sono le cosiddette parrocchie dei credenti dell'unica fede (edinovertsy, ora comunemente chiamate dei vecchi ritualisti), in cui i vecchi credenti che si sono riuniti alla Chiesa hanno l'opportunità di pregare secondo l'antico rito ecclesiastico russo e nello stesso tempo essere in comunione canonica con la sua gerarchia. Il numero di tali parrocchie sta gradualmente crescendo e presso la chiesa moscovita della santa Protezione della Madre di Dio a Rubtsovo è stato persino istituito il Centro patriarcale dell'antica tradizione liturgica russa, dove viene pubblicata la letteratura per le parrocchie dei vecchi credenti, si formano chierici e coristi e si fanno ricerche sugli studi musicali medievali e sulla liturgia storica.

Qual è l'attuale rapporto tra il Patriarcato di Mosca e i vecchi credenti?

La gerarchia della Chiesa ortodossa russa è profondamente consapevole delle conseguenze dannose dello scisma ecclesiastico del XVII secolo, lo considera una tragedia nazionale e quindi non rifugge mai dalla possibilità di sanare in qualche modo queste conseguenze.

Le relazioni non sono solo ufficiali, interconfessionali, ma anche interpersonali. E in questo, subito dopo il Concilio del 1971, le cose sono abbastanza favorevoli, l'alienazione reciproca va via via svanendo. E, devo dire, la riunificazione di molti vecchi credenti Credenti con la Chiesa ortodossa russa, spesso con intere famiglie, è un fenomeno notevole nella vita ecclesiale della Russia moderna.

La Chiesa ortodossa russa riconosce la gerarchia della Chiesa ortodossa russa di rito antico?

La gerarchia della Chiesa ortodossa russa di rito antico (la cosiddetta gerarchia di Belokrinitsa) è stata fondata nel 1846 per opera esclusiva dell'ex metropolita di Bosnia e Sarajevo Amvrosij (Papageorgopolos) nel villaggio di Belaja Krinitsa, che a quel tempo si trovava sul territorio dell'Austria-Ungheria (ora appartiene alla regione di Chernovtsy in Ucraina). La legittimità della gerarchia di Belokrinitsa non fu riconosciuta nell'Impero russo.

Nel 2014, il metropolita dei vecchi credenti di Mosca e di tutta la Rus' Kornilij ha suggerito di avviare un dialogo per studiare la dignità canonica della gerarchia di Belokrinitsa. Al primo incontro dei nostri rappresentanti a Rogozhskaja Sloboda nel 2015, è stato raggiunto un accordo per continuare il dialogo su questo argomento in forma scritta. Ormai, entrambe le parti si sono già scambiate diversi messaggi. Il dialogo su questo argomento non è finito, ritengo non etico rivelarne i dettagli in relazione ai nostri fratelli della Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. Ora stiamo lavorando al prossimo messaggio della parte ortodossa ai vecchi credenti.

Se assumiamo che l'unificazione delle Chiese avrà luogo, allora chi si unirà a chi, la Chiesa ortodossa russa alla Chiesa ortodossa russa di rito antico o la Chiesa ortodossa russa di rito antico alla Chiesa ortodossa russa?

Secondo me, è troppo presto per parlarne. Se si tratta di unificazione, le parti troveranno la strada giusta, come è avvenuto con la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia.

Nel 2017, il presidente del paese ha visitato il centro dei vecchi credenti russi – Rogozhskaja Sloboda. Come si sente riguardo alla manifestazione di interesse per i vecchi credenti da parte delle autorità laiche? Secondo lei, i vecchi credenti possono diventare un'organizzazione religiosa influente insieme alla Chiesa ortodossa russa?

La Federazione Russa è un paese multinazionale e multiconfessionale. Sembra del tutto naturale che il suo presidente presti attenzione alle comunità nazionali o confessionali.

Quanto i vecchi credenti possano diventare una forza influente nella nostra società dipende solo da loro stessi. Posso solo aggiungere che gli stessi vecchi credenti sono molto eterogenei e sono ancora divisi in un certo numero di concordie che non hanno comunione di preghiera tra di loro. E non si vede ancora la tendenza alla loro unità di confessione di fede, cosa che riduce notevolmente la loro capacità di influenzare significativamente la società. Ma questo è un loro affare interno. Ma il dialogo con la Chiesa russa è qualcosa che ci riguarda direttamente. E vorrei esprimere la mia speranza per il successo della sua continuazione.

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