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  La vera storia dello "scisma meleziano" del patriarca Bartolomeo

Orthodox Synaxis, 21 marzo 2019

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Nella sua lettera all'arcivescovo Anastasio d'Albania, il patriarca Bartolomeo impiega un paragrafo intero sullo "scisma meleziano" dell'Egitto (da non confondere con lo scisma meleziano di Antiochia, non correlato e avvenuto nello stesso periodo). Secondo il patriarca Bartolomeo, questo scisma meleziano è un importante precedente per l'accoglienza dei vescovi e dei chierici scismatici senza riordinazione. Il problema è che la caratterizzazione che il patriarca fa dello scisma meleziano e del suo esito sono totalmente e completamente inaccurati, al punto di essere apertamente disonesti. Ecco il paragrafo completo scritto dal patriarca:

Mentre non vogliamo riportare tutti i casi delineati nel trattato, è sufficiente che notiamo come i santi e teofori Padri del primo Concilio ecumenico a Nicea hanno risolto lo scisma meleziano con l'articolazione del Canone 8 che tratta i novaziani. Il detto Melezio, vescovo di Licopoli in Egitto, fu accusato di aver commesso una serie di atti illeciti, tra cui il rinnegamento della fede e il sacrificio agli idoli. Fu deposto intorno all'anno 302 d.C. Rifiutando la deposizione, formò un'opposizione e creò il cosiddetto scisma meleziano. Quando fu raggiunta la riconciliazione, secondo il racconto di Atanasio il Grande, arcivescovo di Alessandria, il predecessore del santo, Alessandro di Alessandria, presentò un registro o lista degli ordinati durante il periodo di questo scisma - lista che includeva vescovi, sacerdoti, e diaconi - che furono reintegrati nel loro rango senza ri-ordinazione. Questo scisma turbò la Chiesa fino al settimo secolo, mentre i riconciliati furono ammessi in comunione con la Chiesa senza ri-battesimo o anche attraverso il santo crisma, come Teodoro lo Studita ci informa tutti nella sua grande Lettera a Naucrazio.

Gran parte di questo è falso - il clero scismatico in questione non è stato "restaurato al proprio rango senza ri-ordinazione"; infatti, il primo Concilio ecumenico richiese esplicitamente che quei chierici fossero ri-ordinati. Melezio di Licopoli non fu deposto per apostasia e idolatria, ma per aver ordinato sacerdoti al di fuori della sua giurisdizione canonica. Non fu restaurato unilateralmente dal patriarca Alessandro d'Alessandria, ma da tutto il primo Concilio ecumenico. I riferimenti al Canone 8 di Nicea e alla grande Epistola di Teodoro Studita a Naucrazio sono falsi, non rilevanti per la questione dell'accoglienza del clero scismatico senza ri-ordinazione. In questo articolo, esamineremo ciascuno di questi punti cruciali.

Melezio di Licopoli

Melezio di Licopoli fu deposto per aver compiuto ordinazioni al di fuori della sua giurisdizione canonica, non per "aver rinnegato la fede e sacrificato agli idoli", come afferma il patriarca Bartolomeo. Melezio rifiutò di accettare il pentimento di quei cristiani che erano caduti durante le persecuzioni e fondò la sua chiesa, in opposizione alla legittima Chiesa di Alessandria. Dopo essere stato deposto, continuò ad agire come vescovo e ordinò numerosi altri "vescovi" e "sacerdoti".

Il primo Concilio ecumenico

Il primo Concilio ecumenico trattò lo scisma meleziano in una lettera alla Chiesa di Alessandria, istruendo Alessandria (e il suo patriarca, sant'Alessandro) sul modo preciso di gestire i meleziani. Il Concilio accettò cautamente il pentimento (apparente) di Melezio e lo reintegrò nel suo rango di vescovo, ma senza la libertà di lasciare la propria città o di ordinare qualcuno. E poi, la parte fondamentale per i nostri scopi - "Il Concilio ha anche deciso che coloro che erano stati nominati da lui, dopo essere stati confermati da un'ordinazione più legittima, dovrebbero essere ammessi alla comunione a queste condizioni..."

Lungi dall'essere "reintegrati nel loro rango senza ri-ordinazione", come afferma il patriarca Bartolomeo, i chierici meleziani dovettero essere "confermati da un'ordinazione più legittima [μυστικότερᾳ χειροτονίᾳ, che forse poteva essere resa come "ordinazione più sacramentale"]. "Il caso dei meleziani è direttamente opposto alla posizione del patriarca Bartolomeo, eppure questi lo ha distorto e sostiene che lo favorisce.

Le condizioni con cui fu ricevuto il clero meleziano erano che questo questo fosse trattato essenzialmente come un clero di seconda classe, "inferiore sotto ogni aspetto" al clero canonico che era rimasto fedele alla Chiesa legittima. Se questo approccio fosse applicato alla situazione ucraina, il clero scismatico, dopo un pentimento e una ri-ordinazione, sarebbe tenuto a sottomettersi al clero della legittima Chiesa ortodossa ucraina guidata dal metropolita Onufrij.

Mentre il patriarca Bartolomeo ignora la Lettera del primo Concilio ecumenico alla Chiesa di Alessandria, afferma che il Concilio "risolse lo scisma meleziano con l'articolazione del Canone 8 che tratta i novaziani". Ma questo è semplicemente falso: il Concilio risolse lo scisma meleziano alle sue stesse condizioni, in una lettera separata, senza alcun riferimento al Canone 8, che a sua volta non affronta affatto i meleziani.

Il resoconto di sant'Atanasio il Grande

Il patriarca Bartolomeo continua: "Quando fu raggiunta la riconciliazione, secondo il racconto di Atanasio il Grande, arcivescovo di Alessandria, il predecessore del santo, Alessandro di Alessandria, presentò un registro o lista degli ordinati durante il periodo di questo scisma - lista che includeva vescovi, sacerdoti, e diaconi - che furono reintegrati nel loro rango senza ri-ordinazione".

Questa è una cattiva interpretazione delle parole di sant'Atanasio (i paragrafi pertinenti della sua lettera sono il 71 e il 72). In questi paragrafi, sant'Atanasio descrive come egli stesso era stato falsamente accusato di omicidio. I suoi accusatori erano ariani e meleziani, che stavano cospirando nello sforzo di distruggere il loro reciproco nemico, Atanasio. Uno dei principali accusatori era un meleziano che pretendeva di essere un prete, ma non era stato uno di quelli ri-ordinati come parte della decisione di Nicea descritta sopra, e sant'Atanasio aveva obiezioni a che quest'uomo fosse permesso di testimoniare contro di lui.

Sant'Atanasio spiegò: "Quando Melezio fu riammesso alla comunione (se non fosse mai stato così riammesso!) il beato Alessandro, che conosceva la sua astuzia, pretese da lui una lista dei Vescovi che egli diceva di avere in Egitto, e dei presbiteri e diaconi che si trovavano ad Alessandria stessa e, se ne aveva, nel distretto rurale. Papa Alessandro fece questo, affinché Melezio, avendo ricevuto la libertà dalla Chiesa, non accogliesse molti altri, e quindi continuamente, con una procedura fraudolenta, ci imponesse chiunque gli piaceva. Di conseguenza egli scrisse la seguente lista di quelli che erano in Egitto".

Segue l'elenco completo del clero meleziano, dopo il quale sant'Atanasio dice: "Questa è la lista di quelli che Melezio presentò di persona al vescovo Alessandro, ma non menzionò mai una persona chiamata Ischira, né mai professò affatto di avere alcun chierico presso il lago Mareotide". In altre parole, l'accusatore di Atanasio non era sulla lista, e quindi non era uno di quelli ri-ordinati in base alla decisione del primo Concilio ecumenico.

Il patriarca Bartolomeo, ignorando la lettera del primo Concilio ecumenico, distorce la lettera di sant'Atanasio e tenta di affermare che il clero meleziano era stato ricevuto semplicemente per sottomissione della sola lista, senza alcuna ri-ordinazione. Ma mettendo le parole di sant'Atanasio nel loro contesto, insieme alla lettera di Nicea che richiese la lista del clero, ciò che è realmente accaduto è chiaro:

  • Il primo Concilio ecumenico chiese l'ammissione del clero meleziano attraverso la ri-ordinazione;
  • Il patriarca Alessandro di Alessandria disse a Melezio di fornirgli una lista del suo clero; e
  • Il clero della lista fu ricevuto dal patriarca Alessandro attraverso la ri-ordinazione, in obbedienza al primo Concilio ecumenico - non unilateralmente.

San Teodoro lo Studita

Il patriarca Bartolomeo continua a parlare dello scisma meleziano, "Questo scisma turbò la Chiesa fino al settimo secolo, mentre i riconciliati furono ammessi in comunione con la Chiesa senza ri-battesimo o anche attraverso il santo crisma, come Teodoro lo Studita ci informa tutti nella sua grande Lettera a Naucrazio". Ancora una volta, tuttavia, il patriarca ha distorto le parole di un santo.

In risposta alle domande del suo discepolo Naucrazio su come diversi gruppi possono essere chiamati eretici, san Teodoro identifica tre tipi di eretici, seguendo san Basilio il Grande: quelli che rinnegano la Trinità; quelli che credono e battezzano nella Trinità ma sono eretici in altre materie; e quelli che non si sottomettono ai canoni. Egli continua a dire in riferimento a questo terzo gruppo: "Gli antichi chiamano in ogni modo i meleziani, quelli portati fuori strada dallo scismatico Melezio, come 'scismatici' sebbene non sostengano false credenze. Quando condannano il proprio scisma, come dicono, sono ricevuti dalla Chiesa cattolica". (Si veda anche il testo originale greco alla fine di questo articolo).

Qui, quindi, san Teodoro parla in generale della ricezione dei meleziani nella Chiesa, condizionata dalla loro condanna del proprio stesso scisma. Non fornisce dettagli sul modo in cui vengono accolti nella Chiesa, né dice nulla sul clero meleziano. Come minimo, però, le parole di san Teodoro richiedono che tutti gli scismatici - siano essi sacerdoti o laici - debbano condannare e pentirsi del loro scisma prima di poter essere accolti nella Chiesa.

E ora?

È quasi incomprensibile - eppure è vero - che il patriarca Bartolomeo abbia scelto di invocare lo scisma meleziano in difesa delle sue azioni in Ucraina. Lo scisma meleziano presenta in effetti somiglianze notevoli con la situazione ucraina, ma invece di sostenere le azioni di Costantinopoli, le fonti citate dal patriarca Bartolomeo - e quella che ha scelto di non citare, vale a dire la lettera del primo Concilio ecumenico - servono come atto d'accusa del comportamento del Patriarcato ecumenico.

Ciò che colpisce in modo particolare è l'audacia del patriarca Bartolomeo (o del suo ghostwriter) nel portare tale falsa testimonianza in una lettera a un altro primate, l'arcivescovo Anastasio. Possiamo solo pregare che il patriarca sia mosso dalla denuncia di questa frode a pentirsi delle sue azioni, e che la Chiesa nel suo insieme possa cogliere l'occasione per riflettere sullo scisma meleziano e sui molti altri episodi della storia della Chiesa che ci forniscono una guida nella nostra crisi attuale. Possa Dio avere misericordia di tutti noi.

*******

Originale greco per la citazione di san Teodoro lo Studita, dall'Epistola 40, in: Theodori Studitae Epistulae, ed. Georgios Fatouros (Berlino: Walter De Gruyter, 1992), 1: 115-120, p. 117.

Εἰ δὲ φαίης · καὶ πῶς λέγονται αἱρετικοὶ καὶ οὗτοι καὶ πάντες οἱ μεταγενέστεροι; τοῦτο λέγομεν καὶ νοοῦμεν, οἱ μὲν πρῶτοι κυρίως αἱρετικοὶ διὰ τὸ εἰς αὐτὸ τὸ καίριον τῆς τριαδικῆς ἡμῶν πίστεως ἠσεβηκέναι, οἱ δὲ δεύτεροι κατὰ κατάχρησιν καὶ ὡς ἐκ τῶν πρώτων παρηγμένοι, ὁμολογοῦντες δ' ὅμως εἰς τριάδα καὶ πιστεύειν καὶ βαπτίζειν, ἐν ἰδιώματι οἰκείῳ τῆς ἑκάστης ὑποστάσεως καὶ οὐχὶ μιᾶς τῶν τριῶν ὑπαρχούσης, κἂν ἐν ἄλλοις ᾑρέτιζον · τοῦ τρίτου παράδειγμα αὐτὸς ὁ ἅγιος πάλιν φησίν, οἷον εἴ τις ἐν πταίσματι ἐξετασθεὶς ἐπεσχέθη τῆς λειτουργίας καὶ μὴ ὑπέκυψε τοῖς κανόσιν, ἀλλ' ἑαυτῷ ἐξεδίκησ τὴν προεδρίαν καὶ τὴν λειτουργίαν. καί γε ὡς οἱ δεύτεροι ὁμώνυμοι τοῖς πρώτοις, οὕτω καὶ οἱ τρίτοι ὁμώνυμοι τοῖς δευτέροις. ἀμέλει τοὺς Μελετιανοὺς σχισματικοὺς οἱ πάλαι καλοῦσι Μελετίῳ τῷ σχισματικῷ συναπαχθέντες, καίτοι μὴ ὄντας κακοδόξους· ἀναθεματίζοντες γὰρ τὸ ἴδιον σχίσμα, ὥς φασι, δεδεγμένοι εἰσὶ τῇ καθολικῇ ἐκκλησίᾳ.

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