Rubrica

 

Informazioni sulla chiesa in altre lingue

Mirrors.php?cat_id=32&id=205  Mirrors.php?cat_id=32&id=602  Mirrors.php?cat_id=32&id=646  Mirrors.php?cat_id=32&id=647  Mirrors.php?cat_id=32&id=4898 
Mirrors.php?cat_id=32&id=2779  Mirrors.php?cat_id=32&id=204  Mirrors.php?cat_id=32&id=206  Mirrors.php?cat_id=32&id=207  Mirrors.php?cat_id=32&id=208 
Mirrors.php?cat_id=32&id=3944  Mirrors.php?cat_id=32&id=7999  Mirrors.php?cat_id=32&id=8801  Mirrors.php?cat_id=32&id=9731  Mirrors.php?cat_id=32&id=9782 
Mirrors.php?cat_id=32&id=11631         
 

Calendario ortodosso

   

Scuola domenicale della parrocchia

   

Ricerca

 

In evidenza

04/10/2023  Scoperte, innovazioni e invenzioni russe  
14/03/2020  I consigli di un monaco per chi è bloccato in casa  
11/11/2018  Cronologia della crisi ucraina (aggiornamento: 3 febbraio 2021)  
30/01/2016  I vescovi ortodossi con giurisdizione sull'Italia (aggiornamento: 21 dicembre 2022)  
02/07/2015  Come imparare a distinguere le icone eterodosse  
19/04/2015  Viaggio tra le iconostasi ortodosse in Italia  
17/03/2013  UNA GUIDA ALL'USO DEL SITO (aggiornamento: aprile 2015)  
21/02/2013  Funerali e commemorazioni dei defunti  
10/11/2012  I padrini di battesimo e il loro ruolo nella vita del figlioccio  
31/08/2012  I nostri iconografi: Iurie Braşoveanu  
31/08/2012  I nostri iconografi: Ovidiu Boc  
07/06/2012  I nomi di battesimo nella Chiesa ortodossa  
01/06/2012  Indicazioni per una Veglia di Tutta la Notte  
31/05/2012  La Veglia di Tutta la Notte  
28/05/2012  La preparazione al Matrimonio nella Chiesa ortodossa  
08/05/2012  La Divina Liturgia con note di servizio  
29/04/2012  La preparazione al Battesimo nella Chiesa ortodossa  
11/04/2012  CHIESE ORTODOSSE E ORIENTALI A TORINO  
 



Inizio  >  Documenti  >  Sezione 8
  L’Ortodossia attraverso i miti occidentali (12)

Chiesa, stato e società cristiana al tempo della lotta per le investiture

Dalla rivista Orthodox England, vol. 17, n. 3 (marzo 2014)

Clicca per SCARICARE il documento come PDF file  
Condividi:

I più antichi studi accademici occidentali sulla storia della Chiesa in genere non sono di grande utilità per gli ortodossi. La maggior parte è semplicemente anti-ortodossa e quindi contraria al cristianesimo autentico, vantandosi apertamente della civiltà 'giudeo-cristiana' e non della civiltà cristiana. I pregiudizi anti-ortodossi di tali studi, quando capita che menzionino l'Ortodossia, vengono semplicemente dal fatto che la storia è 'scritta dai vincitori', e nonostante la prima guerra mondiale, fino alla seconda guerra mondiale la maggior parte degli studiosi occidentali pensava che l'Occidente avesse vinto.

Le cose sono differenti oggi, quando i crimini quasi millenari dell'Occidente sono visibili a tutti e nessuno ascolta più le voci delle istituzioni ecclesiastiche che hanno modellato ultimi mille anni di storia occidentale - queste istituzioni sono chiaramente compromesse.

Curiosamente, il mondo accademico laico contemporaneo, che nella sua ignoranza dell'Ortodossia non può in alcun modo essere accusato di essere filo-ortodosso, è una fonte eccellente per aiutare gli ortodossi a capire cosa è andato storto in Occidente. Siamo in grado di capire come, rinunciando alla fede cristiana ortodossa nella sua eresia anti-trinitaria e anti-cristica del filioque, l'ex Chiesa dell'Occidente divenne una serie di 'ismi', cattolicesimo, protestantesimo, luteranesimo, calvinismo, anglicanesimo, ecc, che hanno fatto crescere il secolarismo contemporaneo e che porteranno verso la fine del mondo.

Nel seguente articolo, il dodicesimo di una serie tratta da varie opere di erudizione secolare, abbiamo selezionato estratti da uno storico della religione.

Gli estratti provengono da Church, State and Christian Society at the Time of the Investiture Contest (Chiesa, stato e società cristiana al tempo della lotta per le investiture) del noto storico della Chiesa tedesca e specialista della storia dell'XI secolo, il professor Gerd Tellenbach (Blackwell, 1940 ed edizioni successive). Questi estratti illustrano abbondantemente le deformazioni post-ortodosse della cultura occidentale che hanno avuto inizio con la diffusione della nuova cultura del filioque alle spalle del papato.

Anche se minacciate quasi tre secoli prima sotto Carlo Magno, queste deformazioni non sono state definitivamente attuate fino all'XI secolo. La data del 1054 è quindi vista come il simbolo della vera e propria caduta spirituale che ha avuto luogo in Europa occidentale nel secolo XI. Nell'anno 1000, la caduta non era affatto certa. Nel 1054 lo è stata. Ed è stata quella caduta a definire la storia successiva non solo dell'Europa occidentale, ma del mondo intero. Ma lasciamo parlare l'erudito autore.

p. viii-xii la rivoluzione del secolo XI

Vale la pena sottolineare il fatto ben noto che l'undicesimo secolo è stato la prima grande età della propaganda nella storia del mondo. Ancora una volta, solo un'accettazione acritica altrettanto di argomenti di partito può portare alla affermazione che la posizione regale nella Chiesa è basata esclusivamente sulla forza e sull'usurpazione; al contrario, fino alla metà del secolo XI, santi, papi e vescovi approvavano tutti la dominazione dei principi devoti, e la guida regale della Chiesa aveva una giustificazione teorica sostenibile. I riformatori stessi erano divisi sulla questione; alcuni dei più importanti di loro, per esempio Pier Damiani, volevano lavorare mano nella mano con la monarchia, e si rendevano conto che un cambiamento amministrativo non accompagnato dal rinnovamento spirituale avrebbe avuto risultati molto scarsi... si tratta di uno dei marchi distintivi del libro del professor Tellenbach il fatto che non ha paura di ammettere l'emergere di principi nuovi e di sostenere che l'anno 1058 vide 'una grande rivoluzione nella storia del mondo... che anche i più strettamente interessati hanno solo vagamente previsto'... (p. 111)

Egli cerca invece di capire i movimenti dell'epoca: un'epoca che, come dice lui, è 'il più grande – dal punto di vista spirituale forse l'unico – punto di svolta nella storia della cristianità cattolica'. La realizzazione di questo oggetto comporta necessariamente uno studio approfondito del tempo in cui i semi delle idee espresse durante la controversia sono stati seminati e sono cresciuti gradualmente sino alla maturità.

Non è parte dello scopo di questa introduzione ricapitolare quello che il professor Tellenbach ha da dire. È sufficiente osservare che egli distingue tre atteggiamenti principali da parte della Chiesa: (i) quello ascetico, sulla base del ritiro dal mondo, (ii) quello sacerdotale, basato sulla conversione del mondo da parte della gerarchia sacerdotale; (iii) quello monarchico, basato sulla conversione del mondo per mezzo dell'azione di una regalità divinamente istituita a cui il clero dovrebbe essere subordinato – qui, naturalmente, si entra in conflitto con la prospettiva sacerdotale – e non da una gerarchia clericale soggetta al vescovo di Roma.

L'atteggiamento di ritiro, che era dominante nei primi secoli del cristianesimo, poteva conciliarsi con la concezione del controllo monarchico; gli uomini religiosi, ritirandosi da un mondo che non li interessava, perché lo consideravano fondamentalmente malvagio, si accontentavano che la società secolare fosse ordinata dal potere regale. Il punto di vista sacerdotale, che esaltava il potere del sacerdote e considerava suo dovere convertire il mondo e condurlo al Regno di Dio, non poteva accettare la monarchia in questo modo. Ci sono quindi, in realtà, solo due linee di pensiero: il ritiro, che è conciliabile con la monarchia teocratica, e la conversione, che non lo è, perché deve comportare l'assoggettamento della società laica a quella sacerdotale. L'interazione di queste due tendenze nel cristianesimo, scrive il professor Tellenbach, ha in ogni momento importanza vitale, e in ultima analisi determinò il movimento di riforma nel X e XI secolo. L'interesse principale del pontificato di Gregorio VII, è il fatto che segnò il rigetto definitivo da parte della Chiesa ufficiale (sic) del vecchio atteggiamento di sfiducia nei confronti del mondo.

pp XIV-XV. Gregorio VII - il più grande innovatore

Questa analisi mostra come veramente Gregorio VII merita di essere chiamato 'il grande innovatore', la sua straordinaria qualità era la sua capacità chiara e diretta di affermare principi primi e di applicarli alle esigenze pratiche della situazione in cui si trovava. Al tempo stesso, si rivela la fondamentale importanza dell'attenta distinzione del professor Tellenbach tra Gregorio e i suoi presunti precursori: solo questa distinzione porta alla luce la novità essenziale della posizione di Gregorio – che altrimenti rischia di essere oscurata nelle ombre proiettate dai grandi movimenti di riforma che lo hanno preceduto – e pone la sua vera grandezza in forte rilievo.

In che senso possiamo parlare di ' novità ' della posizione di Gregorio? Le pagine che seguono renderanno chiaro che c'era nel suo programma una percentuale relativamente piccola di nuove idee, c'erano precedenti per la maggior parte delle azioni di Gregorio, e tutte le ipotesi contrarie falliscono. Gregorio ha tratto dalla tradizione, ma ne ha fatto un nuovo uso. Ha preso la più antica delle tradizioni – quella della Chiesa Cattolica (sic), con le affermazioni inconfutabili che le sue dottrine sacramentali davano alla pretesa del sacerdozio di far riconoscere la propria supremazia – e ha mostrato come nessun vero cattolico potesse resistere alla costruzione completamente nuova da lui imposta al si sopra di quella tradizione. Mentre ci sono forti ragioni per negarlo... Gregorio fu il cattolico più completo e più spietato che fino a quel momento avesse avuto una carica nella Chiesa, eppure era un rivoluzionario, l'innovazione e l'ostinato rifiuto di cambiare uno iota o un apice della legge si riunivano in lui per formare un insieme paradossale, eppure del tutto coerente.

pp XVI-XVII. Il cattolicesimo portava i semi della propria distruzione

Per un breve periodo, il gregorianismo potrebbe aver conquistato Chiesa e mondo, ma almeno a partire dagli inizi del XIII secolo al più tardi, le vecchie tendenze di episcopalismo, non-resistenza e controllo regale rialzarono la testa. Se le lezioni insegnate dal conflitto di ideali nella lotta per le investiture dell'XI secolo sono di valore permanente ad un mondo che aspira a organizzare i suoi affari secondo i principi cristiani, è altrettanto chiaro che la società contemporanea non li ha imparati correttamente, e questo guasto a sua volta – almeno nella misura in cui il suo effetto involontario era quello di guidare la monarchia papale a un'affermazione sempre più intransigente della sua autorità, e alla fine separarla dalla religione del mondo che essa si proponeva di convertire – sia in qualche modo responsabile per il verificarsi della successiva grande crisi nella storia cristiana (sic) – la Riforma.

pp 36-37. Il punto di vista ortodosso di Chiesa e Stato sostenuto in Occidente da papa Gelasio

Sia Simmaco sia Gelasio erano convinti come Giovanni Crisostomo della superiore dignità del sacerdozio. Eppure l'unico scopo di queste rimostranze consisteva nella prevenzione delle interferenze degli imperatori nelle questioni religiose, e se il papa si è metteva sullo stesso livello dell'imperatore nella direzione di 'questo mondo', riteneva le sue funzioni limitate alle questioni puramente ecclesiastiche, e non aveva intenzione di rivendicare una partecipazione al governo secolare. Era altrettanto lontano dalla sua mente costituire se stesso come corte d'appello dall'imperatore. Una netta distinzione deve essere tracciata tra la mera precedenza e la superiorità effettiva, e l'affermazione che la Chiesa del primo Medioevo rivendicava autorità sopra lo stato deve essere eliminata dalle opere storiche dovunque si trovi. Gelasio scrive: 'Se anche i prelati obbediscono alle tue leggi rispettando l'ordine pubblico perché l'impero ti è dato per dispensa celeste... con quale devozione, ti chiedo, uno deve obbedire a coloro ai quali è affidato di servire i sublimi e santi misteri?' La dignità del sacerdote, quindi, è incommensurabilmente elevata rispetto a quella del sovrano terreno, ma il secondo ha ancora la sua provincia autonoma, per la quale è competente solo verso Dio, e all'interno della quale egli può esigere obbedienza da tutti gli uomini.

Gelasio I era estremamente consapevole della sua dignità sublime, ma né lui né i Padri di quel tempo avevano ancora raggiunto l'idea che sulla terra la Chiesa avesse potere supremo su principi e imperatori. La discrepanza tra il potere politico effettivo esercitato da entrambe le parti precludeva lo sviluppo di tali pensieri, ma era ancora più forte la sensazione che non era affare del servo di Dio di interferire negli affari dei principi di questo mondo. La Chiesa, naturalmente, si interessava al mondo, che si identificava con i domini governati dall'imperatore romano, ma persisteva ancora l'idea di un abisso tra il Cielo e la terra, che aveva preso forma negli scritti di Sant'Agostino, e l'originale dottrina cristiana che il regno di Dio non è di questo mondo. Questo ostacolava lo sviluppo dell'idea di un mondo cristiano unito. Significava che era ancora ammesso solo con riserva che il mondo appartenesse alla Chiesa, e ciò tratteneva la Chiesa da far valere ed esigere il suo riconoscimento da parte del mondo.

pp 68-69. La seconda metà dell'XI secolo vede le conseguenze pratiche dello scisma

Nei secoli IX e X, e anche nella prima metà del secolo XI, la Chiesa ancora non vuole dominare il mondo, e non lo giudica né lo condanna. Un sentimento pio che i decreti di Dio sono imperscrutabili porta gli uomini ad accettare lo stato e il sovrano come un dono della grazia di Dio o della sua ira. L'uomo non deve opporsi a Dio, sia che Dio benedica, metta alla prova o punisca, ma deve accettare quello che gli è dato con forza d'animo, e con speranza nella liberazione attraverso la sua grazia. A dispetto di molte deviazioni temporanee, le decisioni sulle relazioni tra i due poteri che erano state fatte dai grandi papi intorno all'anno 500 erano rimaste essenzialmente inalterate fino alla seconda metà del secolo XI. Non erano ancora sorti conflitti decisivi tra le concezioni sacramentale e monarchica della gerarchia.

p. 88. Enrico III (+ 1056) e lo scisma – 'la nuova epoca in Europa occidentale'

Uno degli obiettivi (di Enrico III) fu di far rivivere la purezza della Chiesa romana e di proteggere il papato e le elezioni papali dalle fazioni romane, che erano responsabili della debolezza e demoralizzazione della Madre delle Chiese. Il sovrano dell'Impero Romano agì come capo della cristianità mandato da Dio. Non ci può essere alcun segno più chiaro di questo, che il mondo era stato completamente conquistato dal cristianesimo cattolico. Lui, il più forte e più pio di tutti i principi, con l'approvazione delle migliori menti del suo tempo, aveva riformato la Chiesa romana. In questo momento ha inizio una nuova epoca nella storia dell'Europa occidentale.

p. 146-7. Il nuovo primato papale respinto dall'antica ortodossia in Occidente

Il primato del papa era respinto per i più profondi motivi teologici e per i molto più radicali motivi di ordine ecclesiastico da parte del cosiddetto Anonimo di York. La sua sorprendente dottrina è una voce isolata in tutto il periodo. Egli nega coraggiosamente l'autorità della tradizione, e spiega che la Chiesa romana ha ricevuto la sua posizione per i decreti dei Padri e tenendo conto della preminenza di Roma come capitale del mondo. Secondo lui, non vi era alcuna cosa come un primato nella Chiesa primitiva, e Cristo non aveva detto nulla a proposito. Cristo diede a tutti gli apostoli pari potere, il vescovo di Roma non può vantare più controllo sull'arcivescovo di Rouen di quanto Pietro avesse sugli altri apostoli – anzi, può davvero vantare soltanto l'autorità che Pietro esercitava su se stesso. Ogni vescovo è infatti il successore di Pietro, l'arcivescovo di Rouen quanto il vescovo di Roma, nessuna chiesa è superiore a un'altra – qui di nuovo viene portato avanti l'argomento di base dell'episcopalismo – perché tutte hanno gli stessi sacramenti. O i sacramenti sono più nobili a Lione, per esempio, che a Rouen? L'affermazione che una chiesa è superiore a un'altra crea due chiese da una, vale a dire, divide l'unica Chiesa indivisibile. I vescovi sono i rappresentanti di Cristo, e non possono dunque, come Cristo, essere giudicati da nessuno, salvo che da Dio. La dipendenza diretta dei vescovi da Dio, in opposizione alla teoria papale, non può essere enunciata più spietatamente di così.

L' idea della chiesa episcopale e dell'indipendenza episcopale doveva ancora una volta svolgere un ruolo importante nella storia ecclesiastica. Non poté mai essere del tutto annullata dalla crescita del papato, la cui vittoria non fu mai completa. L'inquietudine dei poteri antichi che venivano repressi si rese evidente nel secolo XI e all'inizio del XII, eppure la loro contro-attività è una chiara indicazione della forza irresistibile con cui l'idea del primato romano era sviluppata in questo momento. L'organizzazione interna della Chiesa si è formata nello spirito di Gregorio VII; è stato lui che ha fatto della monarchia papale una realtà e ha aperto la strada per l'età della dominazione papale.

p. 162. Il punto di svolta del secolo XI; dal 1100 tutto è finito.

L'età della lotta per le investiture può essere giustamente considerata come il culmine della storia medievale; è stata un punto di svolta, un momento al tempo stesso di completamento e di inizio. È stato il compimento del primo Medioevo, perché in esso la fusione dei popoli europei occidentali con la spiritualità cristiana ha raggiunto una fase decisiva. D'altra parte, il medioevo successivo è cresciuto direttamente dagli eventi e pensieri dei decenni immediatamente prima e dopo il 1100; già da allora le linee generali, le caratteristiche concezioni religiose, spirituali e politiche dei tempi successivi erano state delineate, e i principali impulsi per lo sviluppo successivo erano stati dati...

p. 163-6. Il Filioque, causa dello scisma, rimane invisibile agli accademici secolari, ma è stata la causa dell'arroganza occidentale

Non sarà mai veramente possibile scoprire quali sono state le vere cause della grande crisi del secolo XI nella storia cristiana; molti fattori nella vita politica dei tempi, che di fatto si sono fusi a formare una situazione in via di sviluppo le cui linee principali sono chiare, potrebbero, a quanto ci sembra ora, avere operato in modo molto diverso. È altrettanto difficile spiegare perché uomini capaci di grandi cose si sono riuniti a Roma in quel particolare momento, e, soprattutto, perché nel momento critico la figura demoniaca del più grande dei papi ha occupato il trono del Principe degli Apostoli (sic). Solo una visione molto ampia è in grado di chiarire, anche solo in parte, la concomitanza di eventi da cui la nuova era è nata, perché solo così potrà assegnare una dovuta influenza allo stadio avanzato che la cristianizzazione del mondo aveva allora raggiunto. L'organizzazione ecclesiastica si era diffusa lungo e in largo, la religione monastica aveva ottenuto una forte presa sugli uomini e li aveva resi più preoccupati della salute delle loro anime, li aveva spronati a una maggiore coscienza e li aveva resi più ansiosi di avere purezza e giusto ordine nella Chiesa: così una nuova e vittoriosa forza è stata prestata alla vecchia fiducia nella grazia salvifica dei sacramenti e alle concezioni gerarchiche basate sulla loro amministrazione. Da questo è nata la convinzione che i popoli cristiani d'Occidente formavano 'la vera' Città di Dio, e di conseguenza i dirigenti della Chiesa erano in grado di abbandonare l'antica avversione per la malvagità degli uomini mondani e di sentirsi chiamati a riordinare la vita terrena secondo il precetto divino. Nel secolo XI non era ancora stata raggiunta la posizione in cui il papa, signore imperiale della Chiesa, nominava e confermava i re della terra e sorvegliava e giudicava le loro azioni, ma l'enorme progresso fatto da Gregorio VII aveva aperto la strada per questo, e lui stesso ne aveva già realizzato una buona parte, in pratica, più di quanto qualunque dei suoi successori sia stato in grado di fare. Gregorio si trova al maggior punto di svolta – dal punto di vista spirituale forse l'unico – nella storia della cristianità cattolica (sic); nel suo tempo la politica di conversione del mondo ha guadagnato una volta per tutte il sopravvento sulla politica di ritiro da esso: il mondo è stato attratto nella Chiesa, e gli spiriti leader della nuova era hanno posto come loro obiettivo di stabilire il 'giusto ordine' in questo mondo cristiano unito (sic). Ai loro occhi, però, il compito più immediato sembrava essere quello di affermare con successo la supremazia del 'servo dei servi di Dio' sopra i re della terra.

Gregorio VII non era particolarmente noto per la sua fedeltà alla tradizione. Era nel cuore un rivoluzionario; la riforma nel senso ordinario del termine, che implica poco più che la modifica e il miglioramento delle forme esistenti, non poteva davvero soddisfarlo. Egli desiderava un cambiamento drastico, e non poteva accontentarsi di niente di meno della effettiva realizzazione sulla terra della giustizia, del 'giusto ordine' e di ​​'quello che dovrebbe essere'.

Condividi:
Inizio  >  Documenti  >  Sezione 8