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  I serpenti dell'Ortodossia

di Jonathan Pageau

Orthodox Arts Journal, 18 Aprile 2013

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"... È successo che sono caduto in un peccato molto pericoloso per la mia anima. Ma siccome non era nella mia abitudine di nascondere un serpente nel profondo del mio cuore, l'ho afferrato per la coda e ho scoperto subito che era un medico".

San Giovanni Climaco cita un monaco. Scala del Paradiso, grado 4, paragrafo 697a

il vescovo Vladimir Sokolovskij con il suo bastone episcopale

Una delle immagini più sorprendenti che ci troviamo davanti quando osserviamo il simbolismo liturgico ortodosso è il bastone del vescovo che mostra due serpenti che si fiancheggiano ai lati di una piccola croce sulla cima. Soprattutto in un contesto protestante, quest'immagine sembra richiamare gli antichi culti ctonii, e ricorda più il bastone di un mago che qualcosa di cristiano. Come ho fatto per altri temi, mi piacerebbe fare un viaggio attraverso l'iconografia, attraverso la Bibbia e le altre tradizioni per mostrare come questo simbolo è assolutamente adeguato, rilevante e perfettamente ortodosso nel senso più ampio. Capita anche che si integri bene con tutto quello che ho scritto per l'Orthodox Arts Journal fino ad ora.

Il primo ostacolo che dobbiamo superare è la percezione che il bastone del vescovo occidentale, il pastorale, sia davvero un bastone da pastore, mentre gli ortodossi hanno questo strano oggetto con i serpenti. Infatti, per un millennio almeno, anche il pastorale occidentale è stato identificato con un serpente, come attestano i pastorali medievali. Potremmo dire che ci sono due forme di base, il pastorale e il bastone a forma di "tau", che erano presenti nella Chiesa prima dello scisma, ed entrambe queste forme sono state interpretate come serpenti. L'attuale versione ortodossa del bastone con serpenti (come si vede sopra con il vescovo Vladimir Sokolovskij) è una variante di questi modelli.

Pastorale occidentale da Limoges, Francia

Pastorale a Tau a forma di serpente da Colonia, Germania, dell'anno 1000 circa

Ci chiediamo, però, come può una tale immagine di serpenti, sia in Oriente che in Occidente, essere appropriata per il simbolo stesso di autorità di un vescovo? Molti faranno riferimento alla storia biblica del serpente di bronzo nel deserto, che in qualche modo prefigura Cristo, come base per questo uso di serpenti sul bastone del vescovo. Questa è una spiegazione perfettamente adeguata, anche se è insufficiente a creare un quadro completo. Se vogliamo vedere in Mosè l'origine di questa immagine, dovremmo guardare più indietro. La prima volta che incontriamo un bastone nella Bibbia, per lo meno un bastone legato all'autorità divina, è al roveto ardente. Quando Mosè dubita che il Faraone lo ascolterà, Dio gli dice:

"Che cosa hai in mano?" Rispose: "Un bastone". Riprese: "Gettalo a terra". Lo gettò a terra, ed esso diventò un serpente, davanti al quale Mosè si mise a fuggire. Il Signore disse a Mosè: "stendi la tua mano e prendilo per la coda". Stese la mano e lo prese, diventò un bastone nella sua mano, Esodo 4:1-4

La prima volta che incontriamo un bastone di autorità divina, questo viene immediatamente collegato a un serpente. Qui troviamo un primo esempio di "duplicità" del simbolo del serpente, della sua doppia natura. Nella storia di Mosè e del faraone vi sono due origini dei serpenti. Sappiamo che i maghi del faraone hanno potuto produrre lo stesso miracolo, e così entrambe le parti trasformano i bastoni in serpenti, un serpente "buono" e un serpente "cattivo". Quello buono mangia quello cattivo.

La duplicità, il doppio aspetto del simbolo del serpente appare anche nella storia del serpente di bronzo a più livelli. Gli Israeliti erano afflitti dai serpenti, e per salvarli dai morsi velenosi, Dio disse a Mosè di fare un serpente di bronzo e di metterlo su un bastone. Chiunque avrebbe guardato il serpente di bronzo sarebbe guarito, ma coloro che si rifiutavano di farlo sarebbero morti per i morsi di serpente. In termini di dualità, possiamo chiaramente vedere qui come il serpente è sia la malattia sia la cura. Guardare il serpente che è stato "innalzato" curerà uno da quei serpenti che mordono "al di sotto", proprio come un antidoto è fatto con il veleno o un vaccino è fatto con la malattia. Un altro modo di vedere la dualità nella storia è come questo serpente, che è stato innalzato come un dispositivo di guarigione, sarà in seguito "abbattuto" dal virtuoso re Ezechia perché era diventato un idolo (2 Re 18:4).

Cristo indica il serpente di bronzo

Con il serpente di bronzo capiamo che il serpente è legato non solo a un bastone, ma anche più in generale al "verticale", al palo, alla scala, all'asse. Il bastone è solo un aspetto di questo simbolo verticale. La prima e primordiale versione di questo simbolo è naturalmente l'albero. Quindi dobbiamo risalire più indietro rispetto a Mosè nel testo biblico, in cerca di una delle prime menzioni di un albero specifico: l'albero della conoscenza del bene e del male al centro del giardino. Assieme a questo albero troviamo il serpente, e nell'iconografia cristiana, è stato rappresentato all'unanimità come arrotolato intorno all'albero della conoscenza mentre attira Adamo ed Eva a mangiare dai suoi frutti.

Icona di Adamo ed Eva, tratta dal bellissimo blog sulle icone: A Reader’s Guide to Orthodox Icons

Abbiamo parlato altrove della morte e delle tuniche di pelle (qui e qui), della morte come movimento verso la periferia, e con il serpente avvolto intorno all'albero, è proprio quello che otteniamo: la morte, l’animalismo, la pelle, in pratica una serie di ruote avvolte intorno a un asse centrale. Il serpente è l'immagine della morte, non una sorta di estinzione, ma piuttosto la morte vivente della Caduta, il ciclo di crescita e di declino della nascita e della morte, del piacere e del dolore, la vita nella dualità. San Gregorio di Nissa, il maestro del simbolismo, collega assieme alcune di queste immagini parlando di uomini che diventano "animali che girano il mulino". "Con i nostri occhi bendati camminiamo intorno al mulino della vita, sempre percorrendo lo stesso percorso circolare e ritornando alle stesse cose... non cessiamo mai di andare in giro in cerchio". [1]

Proprio come nei riferimenti dal libro dell'Esodo, questa immagine primordiale del serpente della Genesi mostra anche la dualità generale del simbolo del serpente, poiché anche se è giusto dire che il serpente ha portato un grande male, è ancor meglio riconoscere che il serpente ha portato bene e male, facendoci sperimentare Dio come misericordia e rigore e tutte le altre manifestazioni di quello che abbiamo chiamato il simbolismo della mano destra e sinistra in articoli precedenti (quiqui e qui).

Tornando dal bastone all'albero, è difficile non fare il grande balzo in avanti che ci porta ai piedi della Croce. Il rapporto tra l'albero, il bastone di Mosè o quello di Aronne e la Croce non è qualcosa che sto inventando. Nelle fonti apocrife, la storia di questo rapporto può essere trovata ovunque, dalla Legenda aurea in Occidente fino al confine orientale del cristianesimo tradizionale, nel Libro dell’ape dei cristiani siriaci. Queste tradizioni assumono forme diverse, ma il loro nucleo essenziale è lo stesso, cioè che il bastone di Mosè è fatto con il legno dell'albero della conoscenza [2], e il legno di questo bastone è stato in qualche modo usato per fare la Croce. I dettagli fantastici in queste storie non ci interessano molto, perché queste tradizioni dovrebbero essere prese più che altro come "indizi", cioè come modi di vedere più chiaramente ciò che già esiste nella tradizione biblica.

Nel considerare queste tradizioni, soprattutto sapendo che già partecipano all’iconografia della crocifissione [3], questa non può non gettare una luce diversa sull’immagine. Diventa difficile non notare la forma a "S" del corpo di Cristo e come essa invoca il simbolismo del serpente. Cristo si paragona al serpente di bronzo dicendo: "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che il Figlio dell'uomo sia innalzato" (Giovanni 3:13-15), e nelle immagini medievali non era raro vedere le immagini della Crocifissione con il serpente sul livello inferiore e Cristo sul livello superiore, sia appeso alla Croce che allo stesso albero della conoscenza.

Il serpente è al centro dei morti che risorgono sull'asse della croce. Crocifissione dal Museo di Reims, Francia, datata circa 860-870

Questo potrebbe sembrare sconvolgente per alcuni, ma si spera che alcune osservazioni calmeranno ogni controversia. Siamo abituati a vedere il serpente come immagine del Maligno, e questo non è una falsa attribuzione, ma i simboli sono sempre multipli nelle profondità di significato. Considerando la pienezza del simbolo, cioè quando guardiamo Mosè che cambia il suo bastone in un serpente oppure il serpente di bronzo, limitare l'immagine del serpente al Maligno crea dei seri problemi. Piuttosto, dobbiamo guardare il serpente più da vicino all'interno delle storie bibliche stessi, e vedere lì il potere della morte, la morte, nel senso che abbiamo cercato di esporre: come la periferia, la dualità, il ciclo, le tuniche di pelle [4]. E questo ha più senso nella dottrina ortodossa di Cristo che calpesta la morte con la morte, del Dio-Uomo che si unisce alla morte, al fine di vincere la morte. In questa luce, non è sorprendente vedere Cristo che prende sulla croce una forma che fa pensare a un serpente.

Il corpo di Cristo ondeggia verso sinistra e destra sulla Croce. Icona macedone, XIII secolo.

Per coloro che ancora dubitano di questa attribuzione del serpente alla morte, dobbiamo prendere in considerazione solo l'altro grande uso del serpente in iconografia, ovvero il serpente della tribolazione. Nelle immagini più tardive del giudizio universale, appare un grande serpente che scivola dalla parte superiore dell'icona, sotto a  Cristo, a volte partendo ai piedi di Adamo, e deviando verso il basso per l'inferno. La persona umana, alla sua morte, è destinata a muoversi lungo questo serpente, e come nodi o blocchi nel corpo del serpente appaiono le controverse stazioni di pedaggio. Io non voglio impegnarmi qui in una discussione sulle stazioni di pedaggio. Voglio solo mostrare come questo uso del serpente è in linea con le altre nostre interpretazioni. Il movimento del serpente non è solo uno di discesa all'inferno come alcuni hanno detto, ma l'anima del defunto viene mostrata sia in ascesa sia in discesa. Ogni stazione appare, come i gradini nella scala di Giacobbe, allo stesso tempo come un passo in salita o in discesa. Ogni peccato è bilanciato da una virtù, ogni stazione di pedaggio contiene entrambe le possibilità. E così questo ci mostra che cosa si intende con la citazione della Scala del Paradiso menzionata all'inizio: il serpente, quando è afferrato per la coda, si dimostra un medico. Un’altra potente citazione dalla Scala a proposito è quando san Giovanni spiega che nel nostro cammino spirituale "...il fervore originale può entrare solo dalla porta che aveva preso per uscire". [5]

Serpente della tribolazione, dettaglio da un giudizio universale della scuola degli Stroganov. Secolo XVI-XVII.

Particolare del serpente della tribolazione. Un'anima che tenta di salire lungo le stazioni di pedaggio è tirata giù da un demone.

Dopo aver focalizzato il serpente nella Bibbia, nell’iconografia e nelle altre tradizioni ortodosse, non dobbiamo avere paura di guardare e discutere le analoghe immagini pagane, perché in questo caso abbiamo molto da riflettere. Il serpente su un palo è, naturalmente, uno dei simboli più antichi che conosciamo, appare nelle sue versioni singole e doppie ovunque dai sumeri a Babilonia, dai greci agli aztechi. Molti dei significati specifici di queste culture perdute sono scomparsi con loro, ma almeno dai greci possiamo raccogliere alcune informazioni interessanti che andranno ad alimentare il significato generale. Nel mito greco, il serpente su un palo è associato ad Asclepio (e a Ermes nel suo aspetto duplice [6]).

Asclepio tiene il suo bastone con un serpente attorcigliato intorno ad esso.

Il simbolismo della verga di Asclepio è così vicino al serpente di bronzo che ricordo, come bambino cresciuto in una famiglia cristiana, di avere pensato che il simbolo usato dai vari gruppi di medici fosse di fatto il ​​serpente di bronzo. Asclepio fece la sua "medicina" dal sangue della Gorgone, uno dei mostri dell'antichità legati ai serpenti. Avrebbe usato il sangue del lato destro della bestia per fare le sue cure, il che suggerisce che il lato sinistro della bestia era velenoso. Anche qui abbiamo la doppia natura del serpente, sia come la causa sia come la cura per la malattia. Proseguendo lungo la linea di Asclepio nel pensiero greco, dovremmo meditare, naturalmente, sulla parola "pharmakon", termine ampiamente utilizzato in questo contesto. È la parola greca per "cura" in senso medico, pur essendo allo stesso tempo la parola per "veleno" o addirittura per "droga" nel senso di "droghe illegali", come si usa oggi. In italiano, la parola "droga" contiene ancora tutti questi significati contemporaneamente. Come può una parola significare due cose opposte in una volta? In un senso più ampio, "pharmakon" è quello che viene aggiunto a una natura, un supplemento aggiunto al fine di migliorarla, ma che è anche la causa stessa della sua mancanza. Questo risolve ancora una volta la natura del supplemento, delle tuniche di pelle come la morte e come una protezione dalla morte. Una delle parole più importanti correlate a "pharmakon" è "pharmakos", cioè la "vittima sacrificale". Era la parola usata per descrivere l'animale ucciso nei sacrifici pubblici. Nel pensiero greco il pharmakos agisce come pharmakon, cioè, attraverso il sacrificio il ciclo si rinnova. Possiamo vedere come questo rapporto trova il suo compimento definitivo nella croce, perché, se l'incarnazione di Cristo visto al suo estremo nella crocifissione è la finalità delle tuniche di pelle, se contiene nella sua unità la dualità del pharmakon, della mano sinistra e della mano destra, è perché questi opposti sono riuniti nel pharmakos finale, il pharmakos che è sia Dio che sacrificio, la vittima sacrificale perfetta e totale. So che l'approccio ortodosso evita di andare troppo lontano in questa direzione teologica, ma non dovremmo scartarla completamente. Cristo sulla Croce unisce cielo e terra sull’asse verticale e raccoglie tutti gli opposti orizzontali, guarisce la dualità nata con il frutto dell'albero della conoscenza, unendo la dualità del pharmakon nel Dio-pharmakos. Tutto è riunificato in Cristo. E nel riunificare tutte le cose, dualità e molteplicità non sono abolite, anzi sono viste come cose che trovano la loro radice in lui, che scorrono dalla sua persona.

Quest'ultima affermazione è un buon punto per tornare al nostro argomento principale. Dualità, molteplicità, periferia non hanno bisogno di essere l'immagine della morte. Essi diventano un’immagine della morte solo quando "dimenticano" la loro ancora, quando l'albero della conoscenza è visto come separato dall'Albero della Vita. E questo è davvero il significato del bastone del vescovo, del suo pastorale. È il potere del cielo sulla terra, il potere delle chiavi, il potere di legare e slegare, di radunare le pecore e di allontanare i lupi, di benedire e maledire. È la dualità come espressione di unità, la periferia come espressione del centro. E così se ci sono due serpenti o uno, se è un "Tau" o un pastorale, il significato è lo stesso.

Note

[1] Gregorio di Nissa, citato da Nellas in La deificazione in Cristo, 87

[2] In alcune tradizioni è l'albero della vita e non l'albero della conoscenza. Nella Legenda aurea per esempio entrambe le tradizioni sono citate fianco a fianco. Nel Libro dell’ape, penso che possiamo vedere un accenno alla comprensione di questo enigma. In questa versione, l'albero della conoscenza / bastone di Mosè è usato come braccio "trasversale" della croce, quello "orizzontale", in cui vengono crocifisse la mano sinistra e destra di Cristo. L'albero della vita, in questo caso, potrebbe essere visto come l'aspetto "verticale" della croce, il "ponte" tra il cielo e la terra, e l'albero della conoscenza mostra la croce come "equilibrio" nella maniera che abbiamo mostrato in precedenza .

[3] L'idea del cranio di Adamo sepolto sotto il Calvario fa parte di questi cicli di tradizioni.

[4] Nella storia della Genesi, il rapporto con la morte è evidente, così anche nella storia del serpente di bronzo. E anche se appare meno chiaramente a prima vista, nella storia del bastone di Mosè vediamo lo stesso. Infatti il risultato finale del processo iniziato con il bastone che diventa un serpente è la venuta dell'angelo della morte sul paese d'Egitto. Questo allo stesso tempo abbatte gli egiziani e libera gli israeliti, così come fa la morte di Cristo, che ha sollevato il "buon ladrone" e ha abbattuto il "cattivo ladrone".

[5] Grado 1, paragrafo 25

[6] Nel caso di Ermes, ci sono alcune cose che vale la pena di dire. Ermes è il messaggero e l'imbroglione. In questo senso egli è un "ponte" tra mondi, si muove avanti e indietro e così facendo ha anche in sé il potere di inversione che è la radice dell’inganno. Questo è a mio parere il motivo principale del caduceo. Vedere il caduceo in questa prospettiva può aiutare a capire un po' di più come la morte di Cristo sulla croce, il suo essere appeso all'albero è quasi l'immagine speculare di quello che è successo nel Giardino. È infatti presentato come un trucco in molti testi liturgici. Cristo inganna il diavolo e l’ade, cambiando la morte in vita, un ritorno di ciò che era stato deviato all'inizio con il serpente.

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