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  La Chiesa greco-cattolica ucraina e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" stanno passando al nuovo calendario. E noi?

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 9 febbraio 2023

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un nuovo meta-progetto religioso sta prendendo forma in Ucraina sotto i nostri occhi. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Sostenuti dalle autorità, gli uniati e la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno annunciato contemporaneamente il passaggio al nuovo calendario. Cosa significa questo e come influisce sugli ortodossi?

Nel dicembre 2022, il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk, e il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Sergij (Epifanij) Dumenko, hanno "armonizzato le posizioni" sulla riforma del calendario ecclesiastico e hanno creato un gruppo di lavoro congiunto che dovrebbe sviluppare proposte specifiche.

Già il 6 febbraio 2023, Svjatoslav Shevchuk ha annunciato che dal 1 settembre 2023 la Chiesa greco-cattolica ucraina in Ucraina passerà completamente al nuovo calendario. "Tutti devono capire che benediremo l'acqua nella festa dell'Epifania il 6 gennaio, la festa della santa Protezione sarà celebrata il 1 ottobre, la festa dell'Esaltazione della santa e vivificante Croce il 14 settembre, ecc.", ha detto il leader uniate. Il portavoce della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Ivan (Evstratij) Zorja ha immediatamente reagito a questo: "In vista della decisione della Chiesa greco-cattolica ucraina sul calendario, devo ricordare che il Sinodo della Chiesa ortodossa dell'Ucraina ha già deciso che le comunità che desiderano passare al nuovo stile possono farlo nell'ambito della procedura appropriata. Anche la questione di una riforma complessiva del calendario è stata sottoposta all'esame del Concilio dei vescovi, la cui riunione è prevista per maggio. C'è ancora tempo fino al 1 settembre, quando inizia il nuovo anno liturgico".

Possiamo affermare con sicurezza che a maggio la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" deciderà sulla transizione al nuovo stile e che questa transizione sarà sincronizzata con la Chiesa greco-cattolica ucraina, ovvero avverrà il 1 settembre 2023.

Il portavoce della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" contro il nuovo stile

Tuttavia, di recente, lo stesso Ivan Zorja si era opposto decisamente alla transizione e aveva avanzato serie argomentazioni. Per esempio, il 7 dicembre 2016, sulla sua pagina Facebook, le aveva enunciate nella forma tesi-antitesi:

"Dobbiamo passare dal calendario di Mosca a quello europeo".

Zorja ha detto giustamente che era impossibile rinunciare alle proprie tradizioni "per fare dispetto a Mosca": "Sembra come se proponessimo di rimuovere il monumento a san Vladimiro perché a Mosca ce n'è uno simile. Allora cosa dovremmo fare: scarteremo l'alfabeto cirillico, perché è usato a Mosca? E infine rifiuteremo l'Ortodossia, perché esiste una Chiesa di Mosca?

Zorja riassume con un argomento del tutto logico: la riforma del calendario è "la via per creare un conflitto nella società e una divisione nella Chiesa".

"Se tutti festeggiano il 25 dicembre secondo il nuovo stile, questo unirà i cristiani/l'Ucraina".

Zorja osserva che non c'è unità da nessuna parte nelle comunità religiose in cui sono passati al nuovo stile: "Chiedetevi come mai nelle comunità della Chiesa greco-cattolica ucraina in Occidente ora alcuni seguono il calendario tradizionale, altri seguono quello nuovo e tutti hanno una ferma convinzione di mantenere la loro posizione e presentano argomenti per questa. Tra loro la discussione va avanti da più di mezzo secolo. I greci hanno introdotto il nuovo stile negli anni '30 e ora hanno tre quarti di nuovi calendaristi e un quarto di vecchi calendaristi".

Ancora una conclusione molto logica: "L'esperienza della storia mostra che la probabilità di separazione dovuta alla riforma del calendario è di un ordine di grandezza superiore al possibile potenziale unificante. Non ci sono davvero abbastanza linee di frattura e scontri nella nostra società per aggiungervi la questione del calendario, soprattutto adesso?"

Di particolare rilievo è il suo commento sulla Chiesa di Gerusalemme, che "sebbene greca nella sua tradizione, aderisce al calendario tradizionale". Sarà interessante farvi riferimento lungo il nostro percorso.

"È scomodo che il capodanno cada nel digiuno della Natività".

Giustamente Zorja scrive che "è improbabile che coloro per i quali il capodanno è la festa più importante digiunino. E le persone che digiunano sono perfettamente in grado di celebrare il nuovo anno senza interrompere il digiuno. Ancora una volta, Zorja conclude questo paragrafo con lo stesso pensiero: "Il più delle volte, le riforme del calendario non hanno portato a una maggiore comprensione reciproca, ma a una maggiore separazione. E le attuali discussioni sulla riforma non fanno che aumentare la convinzione che il suo momento non sia ancora arrivato, almeno in Ucraina".

Il 23 dicembre 2019, Zorja ha fatto un'altra argomentazione:

"Una frettolosa riforma del calendario (e persino tentativi mal concepiti ora di pubblicizzarla con proposte di 'doppie celebrazioni') potenzialmente 'metterà in naftalina' migliaia di comunità con milioni di credenti nel Patriarcato di Mosca e porterà confusione all'Ortodossia ucraina per un decennio a venire".

Le conclusioni del portavoce della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono chiare e inequivocabili: "Pertanto, i rischi legati alla riforma sono ora evidenti e reali, in contrasto con i benefici per i credenti della Chiesa".

Il portavoce della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" per il nuovo stile

Ora tutti questi argomenti sono stati archiviati come superflui e all'ordine del giorno c'è una frettolosa transizione verso il nuovo stile. A sua volta, dopo aver prontamente voltato gabbana, Zorja nel suo canale Telegram sta già argomentando con tutte le sue forze a favore di una tale transizione. In breve, le argomentazioni si riducono a tre punti e si riferiscono tutte alla Chiesa di Gerusalemme, che, come sapete, aderisce al calendario giuliano:

  • La Chiesa di Gerusalemme non vuole passare al nuovo stile per considerazioni mercantili: "Se (quando) il Patriarcato di Gerusalemme adotterà il nuovo calendario giuliano, come hanno fatto tutte le Chiese vicine e tutte le Chiese di tradizione greca, ci sarà un problema di cambiamento dello status quo, in cui bisognerà stabilire ex novo quando e come utilizzare i luoghi santi nelle feste che cadono contemporaneamente. Cambiare lo status quo è una rivoluzione. Nessuno vuole una rivoluzione. Pertanto, il calendario rimane invariato".

  • Il Fuoco santo che discende sul Santo Sepolcro al Grande Sabato di Pasqua, nei cicli pasquali basati sul calendario giuliano, non è affatto un miracolo che conferma la correttezza dei cicli pasquali, ma semplicemente un simbolo della luce. Inoltre, il miracolo del Fuoco santo è un elemento della mitologia di Mosca. Ebbene, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" passerà al nuovo calendario giuliano mantenendo i vecchi cicli pasquali giuliani.

  • Il miracolo della convergenza della nuvola sul Tabor nel giorno della Trasfigurazione e il miracolo sul Giordano, quando la corrente torna indietro, non sono affatto miracoli, ma eventi del tutto ordinari che "di tanto in tanto sono possibili ovunque". E se la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sposta queste date indietro di 13 giorni, allora Dio sposterà anche questi miracoli (o non miracoli).

Il primo argomento di Zorja è aria fritta, quindi lo salteremo semplicemente. Il miracolo del Fuoco santo non è un dogma della Chiesa, e non è affatto necessario crederci, così come comprovarlo, ma resta il fatto: succede! Per secoli nessuno è stato ancora in grado di confutarlo e, come tutti comprendiamo, nella nostra epoca di alta tecnologia non sarebbe difficile farlo.

Ma l'affermazione di Zorja, secondo cui gli antichi cicli pasquali giuliani saranno preservati quando si passerà al nuovo calendario giuliano, solleva interrogativi.

Il portavoce della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", probabilmente, non ha ascoltato molto attentamente il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Svjatoslav Shevchuk, il quale ha affermato chiaramente che il rinvio delle festività fisse, ovvero il passaggio al calendario gregoriano, è solo la prima tappa della riforma, seguita da un cambiamento dei cicli pasquali.

"I cicli pasquali, secondo i quali vivono le Chiese bizantine, hanno i loro pro e contro, e vanno riformati. Ma anche i cicli pasquali, secondo i quali vive la Chiesa cattolica romana – i cicli pasquali gregoriani – sono imperfetti. E in vista dell'anniversario del Concilio di Nicea, nel dialogo tra Roma e Costantinopoli, la Sede apostolica e il Patriarcato ecumenico, si compiono enormi sforzi per una rinnovata Pasqua congiunta affinché i cristiani di tutto il mondo possano celebrare la Pasqua nello stesso giorno", ha detto Shevchuk. Quindi la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" dovrà fare qualcosa con il miracolo "scomodo" del Fuoco santo.

In ogni modo, vorrei soffermarmi più in dettaglio su un argomento di Zorja. Questa è un'affermazione che quando ci si sposta in altre date, Dio trasferirà anche i miracoli. In effetti, questa affermazione è corretta. Questo è già avvenuto nella storia della Chiesa. Per esempio, è noto che la festa della Trasfigurazione del Signore era originariamente celebrata prima della Settimana Santa, cosa che corrisponde alla cronologia evangelica. Ora la festeggiamo in agosto – e la nuvola sul Tabor scende regolarmente in questo periodo ogni anno, ma non per caso, come crede Zorja. Questo può essere visto come l'adempimento delle parole del Signore: "In verità vi dico, tutto ciò che legherete sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto nei cieli" (Mt 18:18). Tuttavia, ciò non riguarda la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina",né i suoi rapporti con la Chiesa greco-cattolica ucraina, e nemmeno quelli del Fanar con il Vaticano, ma tutta la Chiesa. Oggi stanno cercando di spingerci verso questa sostituzione.

Citiamo ancora Svjatoslav Shevchuk: "Oggi, tra Roma e Costantinopoli, sono in corso lavori per una rinnovata Pasqua congiunta in modo che i cristiani di tutto il mondo possano celebrare la Pasqua nello stesso giorno". Cioè, stanno cercando di presentare la questione in modo tale che il Vaticano rappresenti i cristiani occidentali, cioè i cattolici, mentre il Fanar – quelli orientali, cioè gli ortodossi. E se decidono qualcosa insieme, allora sarà "legato nei cieli". E chi non è d'accordo con questo è uno scismatico, un dissidente, un marginale, un oscurantista e, in generale, un ammiratore del "Patriarcato di Mosca".

Attività statali

Anche lo stato ucraino si è unito inaspettatamente e molto attivamente alla campagna per il passaggio al nuovo stile. Una cosa inaudita: nella data di Natale è stato lanciato un sondaggio su larga scala sulla piattaforma elettronica DIYA, che in realtà è destinata all'automazione dei servizi pubblici. E, naturalmente, i risultati si sono rivelati esattamente quelli richiesti: la maggioranza ha votato a favore del 25 dicembre, cioè il nuovo stile. Inoltre, il Ministro della Cultura e della Politica dell'Informazione Oleksandr Tkachenko ha affermato nel suo canale Telegram di accogliere con favore la decisione della Chiesa greco-cattolica ucraina di passare al calendario gregoriano e che "la riforma del calendario liturgico è già in ritardo, e oggi è il momento di introdurre cambiamenti radicali".

Per quanto riguarda il calendario giuliano, ritiene che "per l'Ucraina, il calendario giuliano sia un'eredità dell'Impero Russo". Ovviamente si tratta di un chiaro intervento dello Stato in ambito religioso, che viola il principio di separazione della Chiesa dallo Stato, sancito dalla Costituzione.

Cosa significa questo?

Pertanto, possiamo vedere una campagna attiva e mirata per il passaggio al nuovo stile, a cui partecipano la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", la Chiesa greco-cattolica ucraina e lo stato ucraino. La composizione dei partecipanti indica che hanno affrontato a fondo la questione e intendono portarla a termine.

Tuttavia, il passaggio al nuovo stile è solo la prima fase di un processo molto più ampio. Questo non è altro che l'unificazione degli ortodossi con i cattolici.

Ci sono stati due di questi tentativi nella storia: l'Unione di Lione nel 1274 e l'Unione di Ferrara-Firenze del 1438-1445. L'Unione di Brest del 1596, come la serie di iniziative simili, è un'unione di importanza locale che non ha influenzato tutta l'Ortodossia. Anche Lione e Firenze non hanno influenzato tutta l'Ortodossia, ma almeno erano state concepite come tali. Entrambe queste unioni non hanno avuto successo, ma oggi assistiamo al terzo tentativo e l'Ucraina ha uno dei ruoli principali in questo processo. È nel nostro paese che testeranno il modello di tale associazione, poiché ci sono due strutture ecclesiastiche a portata di mano subordinate al Fanar e al Vaticano: la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina.

Il 5 febbraio 2023, il sito web ufficiale della Chiesa greco-cattolica ucraina ha pubblicato una dichiarazione di Svjatoslav Shevchuk: "Vogliamo introdurre i frutti della ricerca dell'unità universale nel contesto della Chiesa cristiana dell'Ucraina". Notiamo che il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina non sta parlando di cercare o provare, ma dei frutti. Da ciò possiamo concludere che il Vaticano e il Fanar hanno già un piano chiaro su come, quando e a quali condizioni dovrebbe avvenire l'unificazione.

Come possono svilupparsi ulteriormente gli eventi?

Non c'è praticamente alcun dubbio che lo stato, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina completeranno il progetto di transizione al nuovo stile. Il 25 dicembre sarà dichiarato il giorno di festa "principale", e per i credenti più "irresponsabili" delle suddette denominazioni, secondo la famigerata "oikonomia", sarà consentito celebrare le festività alla vecchia maniera ancora per un po'. Non c'è dubbio che tra qualche tempo (breve) il giorno di festa al 7 gennaio sarà abolito.

I sostenitori del vecchio calendario giuliano (cioè l'intera Chiesa ortodossa ucraina) saranno dichiarati "adepti del mondo russo", "servitori di Mosca" e, in generale, oppositori di tutto ciò che è buono e progressista. Saranno sotto pressione con rinnovato vigore. La Chiesa ortodossa ucraina sarà additata come un piccolo gruppo marginale; ogni sorta di sporcizia verrà riversata su di essa nei media e così via. Nello stesso contesto, probabilmente continueranno i tentativi di mettere fuori legge la Chiesa ortodossa ucraina, toglierne il nome, impossessarsi della Lavra e così via.

Il prossimo passo, per ragioni logiche, dovrebbe essere l'unificazione tra la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e la Chiesa greco-cattolica ucraina in una sorta di singola "Chiesa di Kiev" locale, alla quale lo stato fornirà un sostegno molto potente.

È improbabile che questa associazione sia di natura amministrativa, anche se dovrà comunque essere designato qualche capo onorario o nominale. Molto probabilmente, verrà annunciata l'unità "eucaristica", si terranno servizi congiunti e altre cose del genere.

Intanto il Fanar e il Vaticano osserveranno la reazione degli ortodossi nei diversi Paesi, tutti quelli che sono favorevoli e quelli contrari. E poi il lavoro di unificazione andrà avanti. Sembra che i cattolici inizialmente saranno "a favore", poiché tutte le precedenti unioni erano da loro intese non come un'associazione di soggetti uguali, ma come il ritorno dei "fuorviati" (cioè gli ortodossi) dallo scisma. Gli ortodossi rischiano di essere divisi: la maggioranza sarà contraria all'unificazione, come nei precedenti tentativi di unione, ma ci sarà chi parteciperà.

Cosa devono sapere i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina?

Il calendario giuliano non è affatto un "retaggio dell'Impero Russo", ma un'eredità dell'intera Chiesa ortodossa. In un certo senso, il calendario giuliano fu approvato al primo Concilio ecumenico di Nicea nel 325, poiché il Concilio approvò la necessità di celebrare la Pasqua per tutti nello stesso giorno e incaricò il vescovo di Alessandria di determinare proprio questo giorno ogni anno. Furono così approvati i cicli pasquali alessandrini, basati sul calendario giuliano. Un cambiamento nel calendario porta invariabilmente a un cambiamento nei cicli pasquali, come dimostrato dalla riforma del calendario di papa Gregorio XIII. Di conseguenza, la questione del calendario è stata decisa da un Concilio ecumenico, e solo un Concilio Ecumenico può cambiare questa decisione.

In risposta alla proposta di papa Gregorio XIII al Patriarca di postantinopoli Geremia II Tranos, quest'ultimo convocò nel 1583 a Costantinopoli un Concilio che anatemizzò tutti i sostenitori del calendario gregoriano come violatori dei decreti del Concilio di Nicea e del Canone apostolico 7. Successivamente, questa decisione fu confermata dal messaggio distrettuale del patriarca Cirillo V di Costantinopoli nel 1756 e dal messaggio distrettuale dei patriarchi di Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme nel 1848. Il nuovo calendario giuliano non rientra formalmente in questo anatema, sebbene sia in pratica lo stesso calendario gregoriano, con cui divergerà solo nel 2800. Fu inventato infatti per togliere dall'anatema quelle Chiese locali che volevano passare al nuovo stile. Ma il mutamento nei cicli pasquali, come Svjatoslav Shevchuk ha dichiarato chiaramente, è soggetto ad anatema. Tutti coloro che vogliono "partecipare al processo" devono sapere questo fatto.

È molto positivo che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non cerchi più di assomigliare a persone fedeli alla tradizione e ai canoni ortodossi (basta confrontare le precedenti dichiarazioni di Ivan Zorja di allora e di adesso). I tentativi di presentare il calendario giuliano come eredità dell'Impero Russo sono piuttosto pietosi, poiché chiunque può scoprire in due clic che oltre alla Chiesa ortodossa russa e alla Chiesa ortodossa ucraina, al calendario giuliano aderiscono anche le Chiese di Gerusalemme, Georgia, Serbia, Polonia e il Monte Athos. Soprattutto, i cicli pasquali si basano su questo calendario, a cui si attengono tutte le Chiese ortodosse locali (con l'eccezione della Chiesa finlandese autonoma all'interno del Patriarcato di Costantinopoli). I rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno già delineato abbastanza chiaramente il loro vettore di sviluppo: il passaggio al nuovo stile e l'unificazione con gli uniati, cioè con i cattolici.

I santi Padri della Chiesa ortodossa non hanno permesso sotto alcun pretesto di unirsi a coloro che professavano insegnamenti eretici. E poiché i cattolici non rinunceranno alle loro delusioni, allora l'unione con loro, in qualsiasi forma, è impossibile.

Così, il criterio di selezione diventa sempre più chiaro: chi vuole rimanere fedele all'Ortodossia, al retaggio dei santi Padri, ma allo stesso tempo essere un emarginato nella società delle confessioni "corrette", deve rimanere fedele alla Chiesa ortodossa ucraina. Chiunque creda che un comodo nuovo stile di calendario, o l'imminente unificazione con i cattolici, o l'obbediente adesione ai requisiti dello stato che interferisce nella sfera religiosa non sia un grosso problema, dovrebbe unirsi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e "partecipare al processo".

La scelta spetta a ciascuno di noi.

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