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  Lo spettro della terza unione con i cattolici non è più uno spettro

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 19 febbraio 2021

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l'unione del Fanar con Roma potrebbe avvenire già nel 2025. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il patriarca Bartolomeo ha rilasciato un'intervista, dove ha confermato il percorso dell'unità con i cattolici da compiere nel 2025, nel 1700° anniversario del primo Concilio di Nicea.

Molti lettori sono già stanchi delle abbondanti notizie sul patriarca Bartolomeo per quanto riguarda il suo ambiguo resoconto di ciò che sta accadendo nella Chiesa e per le foto congiunte con papa Francesco. Si potrebbe rinunciare a seguire la sua retorica e le sue azioni, se questa persona non si posizionasse come il primo senza eguali, il "capo" dell'Ortodossia, che la Chiesa e i credenti sono obbligati ad ascoltare e a obbedire. E se si lascia tutto al caso, a un certo punto potrebbe risultare che proprio questo "capo" dell'Ortodossia condurrà la Chiesa alla destinazione sbagliata. Tali piani vengono discussi ancora più frequentemente e pubblicamente. Tuttavia, andiamo per ordine.

Il 13 febbraio 2021, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha rilasciato un'altra intervista, nella quale ha confermato che le sue attività nel prossimo futuro sono finalizzate all'unione con Roma. Inoltre, nell'intervista ci sono molte rivelazioni ugualmente importanti, che indicano che l'Ortodossia sta affrontando tempi difficili.

screenshot del sito avvenire.it

Prima di procedere all'analisi dell'intervista, occorre prestare attenzione al fatto che è avvenuta in vista del 30° anniversario del patriarcato di Bartolomeo, che sarà celebrato il 2 novembre 2021. Di questo si parla a parte nel testo. Ciò significa che l'intervista in sé non è una procedura dettagliata, ma in una certa misura riassume questi 30 anni. In questi casi, sia le domande che le risposte nell'intervista sono pensate e concordate in anticipo. Di conseguenza, non abbiamo solo una conversazione con un giornalista, ma un certo messaggio significativo che il patriarca Bartolomeo vuole trasmettere a un determinato pubblico. In questo caso, si può presumere che un tale pubblico sia composto principalmente dai circoli politici liberali e dagli strati della popolazione che simpatizzano con loro, così come con i cattolici e con papa Francesco personalmente. I messaggi espressi dal Patriarca Bartolomeo sono indirizzati principalmente a loro e consistono nel confermare la fedeltà al cosiddetto ordine del giorno liberale e l'invariabilità del percorso verso l'adesione al Vaticano. Infatti, il preambolo dell'intervista sul sito avvenire.it dice onestamente che l'intervista è stata preparata da alcune testate protestanti europee.

Nell'intervista, il patriarca Bartolomeo ha risposto alle domande sull'unificazione con Roma, sulle sue attività in Ucraina, sul conflitto nell'Ortodossia causato da questa attività, sulla trasformazione di santa Sofia in una moschea e così via. Tuttavia, questo non è il messaggio più significativo. La cosa più importante che segue dall'intervista è l'identità ecclesiastica del patriarca Bartolomeo e, indirettamente, dell'intero Patriarcato di Costantinopoli.

Sull'identità della Chiesa

Alla fine dell'intervista, il giornalista di Avvenire ha posto la domanda: "Secondo lei, da cosa dipende oggi l'autorità delle religioni?" La domanda è posta in uno stile secolare, ma significa quanto segue: qual è l'essenza della religione, cosa dovrebbe mostrare la religione al mondo? E poiché la domanda è stata posta al primate di una delle Chiese ortodosse, la risposta doveva essere data a nome della Chiesa ortodossa.

Prima di citare la risposta del patriarca Bartolomeo, rivolgiamoci ai santi padri e vediamo come potrebbero rispondere a questa domanda. Per esempio, il monaco Efrem il Siro direbbe che il valore della Chiesa sta nel fatto che Dio vi abita: "Benedetta sei tu, Chiesa dei fedeli, perché il Re dei re ha stabilito in te la sua dimora. Le tue fondamenta non saranno mai scosse, perché il Signore è il tuo guardiano, e le porte dell'inferno non prevarranno contro di te, e i lupi predatori non possono schiacciare o indebolire la tua fortezza. Oh, quanto sei grande, casa di Dio! Quanto sei bella!"

San Teodoreto di Ciro dice lo stesso: "Cristo Signore prende il posto del capo, e quelli che credono in lui prendono il posto del corpo".

San Cipriano di Cartagine direbbe che il valore della Chiesa sta nella salvezza delle persone: "Non c'è vita al di fuori della Chiesa: la casa di Dio è una, e nessuno può essere salvato da nessuna parte se non nella Chiesa".

San Cirillo di Gerusalemme sottolinea che la Chiesa rivela la Verità alle persone: "La Chiesa insegna senza alcun danno tutti i dogmi che le persone devono conoscere".

Allo stesso modo, san Teofilo di Antiochia: "Per i marinai, Dio ha inteso le isole come un rifugio, e per un mondo sopraffatto dal peccato, ha concesso chiese sante che seguono l'insegnamento della verità".

Senza eccezioni, tutti i santi Padri affermano che il valore (autorità, nella terminologia secolare) della Chiesa di Cristo (che è la stessa cosa della religione cristiana) sta nel fatto che in questa Chiesa una persona si unisce a Dio e salva la sua anima per la vita eterna... Qui di seguito la risposta del patriarca Bartolomeo: "Oggi, l'autorità delle religioni è ampiamente valutata dal loro contributo alla lotta per la pace. È inaccettabile che le religioni, forze di pace e riconciliazione, siano fanatiche e divisive. Né il progresso scientifico, né lo sviluppo economico, né la comunicazione via Internet sono sufficienti per raggiungere la pace. Noi cristiani, mentre serviamo la causa della pace e nella lotta per la giustizia, abbiamo il dovere più alto: mostrare l'unità indissolubile dell'amore per Dio e dell'amore per il prossimo".

Quanto sopra significa che anche i comandamenti dell'amore per Dio e per il prossimo, secondo il patriarca Bartolomeo, dovrebbero servire alla causa della lotta per la pace e la giustizia. Non una parola su Cristo, non una parola sulla salvezza dell'anima, non una parola sul regno dei cieli, non una parola sul pentimento! Tuttavia, la predicazione sia di Cristo che di san Giovanni il Precursore e dei santi apostoli iniziò con nient'altro che "Pentitevi, poiché il regno dei cieli è vicino" (Mt 4:17).

Sulla missione della Chiesa

Definendo la missione della Chiesa, il patriarca Bartolomeo inizia con parole apparentemente corrette: "La missione della Chiesa è la testimonianza del Vangelo e la trasformazione del mondo in Cristo, cosa che, ovviamente, non si ottiene con l'indifferenza nei suoi confronti o con il suo rifiuto". Ma poi, rivelando il loro significato, mostra che queste non sono altro che belle parole: "Come patriarca, ho lottato per la stabilità e l'unità dell'Ortodossia, per il dialogo interculturale, interreligioso, intercristiano, e ho preso molte iniziative per proteggere l'ambiente, mantenere la pace e la solidarietà, il rispetto dei diritti umani, primo dei quali è la libertà di religione, che si fonda sempre sulla fonte inesauribile della tradizione ortodossa. E la promozione dell'unità dei cristiani è un fatto che ho considerato molto importante per tutta la mia vita". Cioè, in realtà, il patriarca Bartolomeo è impegnato in tre cose:

  • ecumenismo;
  • protezione del mondo e della natura;
  • stabilità e unità dell'Ortodossia.

Inoltre, tutte le azioni non solo del patriarca Bartolomeo, ma anche dei suoi predecessori negli ultimi cento anni, testimoniano ciò che il Fanar intende per stabilità e unità dell'Ortodossia: mettere il Patriarcato di Costantinopoli a capo dell'intera Chiesa interferendo negli affari delle Chiese locali. In materia di protezione della pace e della natura, il Fanar offre prestazioni scadenti. Ma questo non è fatto per il risultato, ma per l'immagine. Comunque, vorrei soffermarmi più in dettaglio sull'ecumenismo.

Sull'ecumenismo

All'inizio dell'intervista, il patriarca Bartolomeo elenca tutti i meriti della sua Chiesa in collaborazione con gli eretici: "Il Patriarcato ecumenico non si limita alla partecipazione a eventi ecumenici, ma è uno dei fondatori e sponsor centrale del CEC (Consiglio Ecumenico delle Chiese, ndc). Nel 500° anniversario dell'inizio della Riforma luterana, il Patriarcato ecumenico ha preso parte a vari eventi. Di particolare significato simbolico è il fatto che nel 1981, 400 anni dopo la fine dei contatti teologici per corrispondenza tra Tubinga e il patriarca ecumenico Jeremias II (Tranos), è iniziato un dialogo teologico ufficiale tra la Federazione Luterana Mondiale e l'intera Chiesa ortodossa".

Ma che dire di chi crede che i cattolici, i luterani, i protestanti e così via non siano Chiese con le quali "dobbiamo condurre un dialogo teologico", ma comunità che si sono allontanate dalla Chiesa, con cui l'unico dialogo può essere condotto solo in termini di modi per tornare all'Ortodossia? Di loro il patriarca ha detto quanto segue: "Nel mondo ortodosso di oggi ci sono vari gruppi che esprimono un estremo spirito antiecumenico e caratterizzano l'ecumenismo come 'eresia'. Il Santo e Grande Concilio della Chiesa ortodossa, tenutosi a Creta nel 2016, ha condannato tutti coloro che "con il pretesto di difendere la vera ortodossia" violano l'unità della Chiesa".

Cioè, quelli che considerano le strutture religiose non ortodosse come eretiche, secondo il patriarca Bartolomeo, violano l'unità della Chiesa. Tra questi, per esempio, il metropolita Athanasios di Limassol, che ha rifiutato di firmare i documenti del Concilio di Creta, spiegando che " non ci sono chiese e confessioni, ci sono solo coloro che hanno lasciato la Chiesa, e dovrebbero essere chiamati eretici e scismatici".

Il metropolita Athanasios di Limassol è unico nella storia dell'Ortodossia? Niente affatto. Tutti i santi Padri appartengono a tali "violatori dell'unità della Chiesa". La quintessenza di questa opinione è la frase di san Cipriano di Cartagine: "Chi è fuori dalla Chiesa potrebbe essere salvato solo se chi era fuori dall'arca di Noè poteva essere salvato". Qualsiasi sforzo per trovare un santo (antico o vicino a noi in termini di tempo), che parli positivamente di ecumenismo, non sarà coronato da successo. La storia dell'ecumenismo nella forma in cui esiste oggi ha circa cento anni e questa storia testimonia inequivocabilmente che l'ecumenismo non ha quasi nulla a che fare con la testimonianza di Cristo, come la intendevano gli apostoli e tutti i loro seguaci.

Anche sant'Ignazio (Brjanchaninov) ha scritto che non è possibile alcun dialogo teologico con coloro che si sono discostati dalla fede ortodossa: "Gli eretici sono cristiani? Dove l'avete sentito? Numerose schiere di santi subirono il martirio, preferirono il tormento più feroce e prolungato, la prigione, l'esilio, piuttosto che accettare di aver parte con gli eretici al loro insegnamento blasfemo. La Chiesa ecumenica ha sempre riconosciuto l'eresia come peccato mortale, ha sempre riconosciuto che una persona infettata dalla terribile malattia dell'eresia è morta nell'anima, estranea alla grazia e alla salvezza, essendo in comunione con il diavolo e la sua distruzione..."

Sulla connessione con il Vaticano

In un'intervista, il patriarca Bartolomeo ha parlato molto calorosamente di papa Francesco, ha detto di averlo incontrato una decina di volte e che i loro sforzi erano finalizzati all'unificazione: "Certo, resta la questione del cammino verso l'unità e il progresso del dialogo teologico, di fondamentale importanza nelle nostre relazioni".

Diversi mesi fa, in un sermone in occasione della festa del santo apostolo Andrea il Primo Chiamato, il patriarca Bartolomeo ha affermato che il dialogo tra cattolici e ortodossi porta alla completa unità. Allo stesso tempo, ha affermato che tale unità arriverà "nonostante le obiezioni di coloro che sottovalutano il valore della teologia o considerano l'ecumenismo un'utopia". Ora il capo del Fanar ha delineato contorni più specifici di tale unità. Ha affermato che il movimento verso l'unità può essere notevolmente avanzato in connessione con l'imminente anniversario del primo Concilio ecumenico a Nicea nel 2025: "Indubbiamente, il 1700° anniversario del primo Concilio ecumenico di Nicea nel 2025 può servire come un'opportunità per le Chiese cristiane di riflettere sul proprio percorso, sugli errori del passato e del presente, nonché di compiere passi più seri".

Anche lo stesso patriarca Bartolomeo probabilmente non sa cosa si intenda con questi "passi più seri". Mancano ancora quattro anni alla data del centenario, durante il quale molte cose possono succedere nel mondo. Pertanto, si può presumere qualsiasi cosa, da un semplice incontro a un'associazione a tutti gli effetti. Una cosa è certa: sia papa Francesco che il patriarca Bartolomeo cercheranno di sfruttare al meglio l'anniversario del Concilio di Nicea in vista della piena unificazione tra il Vaticano e il Fanar, assieme a coloro che obbediscono alle pretese di primato del patriarca Bartolomeo nell'Ortodossia.

Il patriarca Bartolomeo ha anche rivelato alcuni contorni di una possibile unificazione : "Il primo Concilio ecumenico di Nicea è un simbolo, una stazione, una svolta nella storia della cristianità, non solo perché ha formulato il Credo, ma anche perché ha emanato 20 canoni. Nicea, quindi, offre un'opportunità unica per un apprezzamento della nostra comune eredità canonica del primo millennio e per un esame dell'importanza del diritto canonico come strumento per la promozione del dialogo ecumenico". Analizzando le dichiarazioni del Patriarca Bartolomeo nel periodo recente, si può vedere come egli letteralmente assolutizzi e dogmatizzi le regole canoniche dei Concili ecumenici. Perché lo fa?

La risposta è: perché vuole convincere tutti che i canoni cementano per sempre le circostanze politiche che esistevano nel primo millennio. Ciò significa che l'Impero Romano (Bizantino) esiste ancora, Costantinopoli è ancora la città imperiale e il patriarca di Costantinopoli è ancora a capo della più numerosa Chiesa locale. Il patriarca Bartolomeo e i sostenitori del "papismo ortodosso" stanno anche cercando di dedurre il primato del potere del capo del Fanar dai canoni, ma non ci soffermeremo ora su questo tema. In relazione all'idea di unificazione con i cattolici, l'assolutezza dei canoni porta ad affermare che poiché i canoni dei Concili ecumenici parlano della Chiesa romana come una delle Chiese locali e, allo stesso tempo, quella preminente, allora è ancora così nonostante il fatto che il Vaticano abbia introdotto nuovi dogmi e abbia distorto l'insegnamento della Chiesa.

Quindi, è abbastanza chiaro che il patriarca Bartolomeo sta guidando i suoi sostenitori alla terza unione (dopo quelle di Lione nel 1274 e di Firenze nel 1439) con il Vaticano, e il 2025 è una pietra miliare per inaugurare questa unione o per fare un grande passo verso di essa.

Nella sua intervista, il patriarca Bartolomeo ha parlato anche delle sue azioni in Ucraina, dello scisma tra le Chiese locali, sulla questione del suo primato, della trasformazione di Santa Sofia in moschea e di altri temi. Non affronteremo queste sue dichiarazioni ora (poiché non è stato detto nulla di nuovo), ma guarderemo invece come l'ambizione del Fanar di unirsi al Vaticano possa influenzare la Chiesa ortodossa.

Come possono svilupparsi gli eventi

Oggi le Chiese ortodosse locali sono divise; non c'è comunione eucaristica tra la Chiesa russa e la Chiesa di Costantinopoli e in parte le Chiese di Grecia, Alessandria e Cipro. La Chiesa ortodossa russa mantiene contatti solo con quei vescovi delle Chiese sopra citate che hanno dichiarato di non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questo riconoscimento o non riconoscimento è, a quanto pare, il criterio per questa "demarcazione". Tuttavia, in realtà, tutto è molto più serio. La creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte del Fanar e la concessione ad essa del convenzionale Tomos d'autocefalia è solo una manifestazione visibile delle rivendicazioni del Fanar al dominio nell'Ortodossia.

Per molti decenni il Patriarcato di Costantinopoli ha promosso l'idea del proprio primato nell'Ortodossia, dicendo che l'Ortodossia semplicemente non può esistere senza questo primato. La quintessenza di questa ideologia è stato l'articolo dell'attuale capo dell'arcidiocesi americana del Patriarcato di Costantinopoli, l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis) "Il primo senza uguali". È stato proprio adempiendo a questo concetto, secondo il quale il patriarca di Costantinopoli ha il potere di interferire negli affari di qualsiasi Chiesa locale per fare ciò che ritiene opportuno, che il patriarca Bartolomeo ha intrapreso le sue ben note azioni in Ucraina. Le Chiese locali hanno affrontato un dilemma: essere d'accordo con questo o no? Pertanto, la questione del riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è divenuta una questione di riconoscimento della supremazia di Fanar nell'Ortodossia. Le Chiese d'Alessandria, di Grecia e di Cipro hanno accettato di riconoscerla, sebbene non in tutta la loro pienezza. È meglio non parlare ora della pressione su queste Chiese da parte del Dipartimento di Stato americano. Può anche accadere che anche altre Chiese locali riconoscano la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Ma una cosa è riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e anche essere d'accordo con la dirigenza del Fanar e un'altra è prendere parte all'unione con i cattolici. La situazione si sta evolvendo in una direzione tale che la prima comporterà la seconda. A questo punto, quando i vescovi di varie Chiese locali si renderanno conto che il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non è la fine della storia, e saranno costretti a seguire il Fanar nell'unione, può sorgere uno scenario completamente diverso. Come mostra la triste esperienza delle unioni di Lione e di Firenze, i fedeli della chiesa e il clero ordinario si accostano alle idee di unificazione con i cattolici in modo estremamente negativo. Questo rifiuto può anche spingere i vescovi esitanti a rimanere fedeli all'Ortodossia. Chi è Sergej (Epifanij) Dumenko e perché non ha una consacrazione canonica è sconosciuto a molti, ma chi sono i cattolici e perché l'unificazione con loro è una deviazione dall'Ortodossia è compreso da un numero molto più grande di persone.

Pertanto, si può presumere che con l'avvicinarsi del 2025 e le prospettive di unione con il Vaticano diventeranno più chiare, ci saranno sempre meno persone disposte a seguire il Fanar. Vorrei che fosse così. Forse vedremo le Chiese che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"  ritirarsi dal loro riconoscimento. Forse questo accadrà dopo il cambio di leadership di queste Chiese. Ma chi deciderà comunque di seguire la scia del Patriarcato di Costantinopoli, come si dice, attraverserà il Rubicone e così la divisione oggi esistente tra le Chiese locali si trasformerà in un vero e proprio scisma.

In ogni caso, la Chiesa ortodossa dovrà affrontare tempi difficili in cui dovrà difendere la sua lealtà a Cristo e dimostrare il suo diritto di credere e vivere come i santi Padri hanno comandato.

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