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  La "tomosologia" del Patriarcato di Costantinopoli (Parte 1)

di Pavel Darovskij

Orthochristian, 19 ottobre 2020

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Introduzione

I tomoi [1] concessi dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli per accordare l'autocefalia a varie Chiese ortodosse non sono semplici documenti, sono monumenti della storia e dell'ecclesiologia. Attraverso di loro è possibile studiare i cambiamenti nell'insegnamento di Costantinopoli su se stessa e sull'autocefalia, sul ruolo di Cristo nella Chiesa e sui significati dei canoni e dei concili.

Tipicamente, i Concili ecumenici, affermando nella dottrina dogmi precedentemente non formalizzati hanno [o si ritiene tradizionalmente che abbiano] semplicemente formalizzato la santa Tradizione della Chiesa su quelle questioni che suscitavano controversie.

Nelle situazioni presentate dai tomoi del Patriarcato di Costantinopoli, vediamo un cambiamento nel contenuto dell'insegnamento sulla Chiesa. Vediamo qui non solo nuove formule, ma contraddizioni dirette sia con le forme precedenti, sia con l'eredità canonica dei Concili ecumenici. Possiamo rintracciare la genesi della formazione di nuove dottrine sulla Chiesa, che dapprima hanno colmato "lacune" del diritto canonico, poi hanno iniziato a soppiantarlo e alla fine sono entrate in conflitto con esso. Ciò viola i dogmi ecclesiologici approvati non solo dai Concili ecumenici, ma anche quelli enunciati direttamente nel Vangelo e nelle Epistole dei santi Apostoli:

Cristo è il capo della chiesa [Ef 5:23]

Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa (Ef 1:22).

Poiché, come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri (Rm 12:4–5).

Forse, a causa di evidenti contraddizioni tra i tomoi concessi da Costantinopoli negli anni precedenti, dal 2020 i documenti stessi non sono più disponibili sul sito dello stesso Patriarcato di Costantinopoli, dove si trovavano facilmente un anno fa. Troppa attenzione è sorta su questo tema dopo la concessione del tomos d'autocefalia alla "Chiesa ortodossa dell'ucraina".

I tomoi, contrariamente a vari articoli e dichiarazioni dei vescovi del Patriarcato ecumenico, compresi quelli del suo patriarca, non possono essere considerati opinioni teologiche private o una comprensione soggettiva dei canoni. Un tomos è un documento ufficiale che esprime "l'accordo dei padri" del Patriarcato ecumenico, adottato dal suo Santo Sinodo, che nella tradizione di Costantinopoli possiede diritti simili a quelli del Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa russa e di alcune altre Chiese. Un tomos è, quindi, se non un'espressione ufficiale, per lo meno un riflesso ufficiale degli insegnamenti del Patriarcato ecumenico.

Come è noto, nel gennaio del 2019 il Patriarcato di Costantinopoli ha concesso un tomos di autocefalia alla cosiddetta "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", denominata in questo documento "la Santissima Chiesa dell'Ucraina”. Questo evento ha causato uno scisma nel mondo ortodosso, le parti principalmente opposte sono i Patriarcati di Costantinopoli e Mosca. Le basi principali della controversia e del conflitto sono i seguenti punti:

  • la disputa sull'appartenenza canonica del territorio dell'Ucraina moderna;
  • la possibilità di concedere l'autocefalia agli scismatici e a un'auto-nominata assemblea di "vescovi" privati ​​della successione apostolica;
  • il diritto della Cattedra di Costantinopoli di prendere decisioni sul destino e sull'autocefalia di entità di "parachiese" che si sono staccate dalle altre Chiese locali;
  • il diritto al primato di Costantinopoli nel mondo ortodosso;
  • e il contenuto del tomos d'autocefalia che viene effettivamente concesso.

L'ultimo punto ha causato controversie particolarmente feroci nemmeno tra i sostenitori dei patriarcati di Mosca e di Costantinopoli, ma tra gli stessi scismatici ucraini, che alla fine hanno accettato il tomos del Fanar come un compromesso temporaneo e forzato, poiché il contenuto del tomos non si adattava nemmeno a loro. Oltre a essere privata del proprio status patriarcale precedentemente autoproclamato, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto una serie di altre restrizioni in termini di diritti e status. In realtà, il suo nuovo "status autocefalo" le offre meno diritti all'autogoverno di quelli che la Chiesa ortodossa ucraina possiede all'interno della Chiesa ortodossa russa.

Tuttavia, questo problema colpisce gli interessi non solo degli scismatici ucraini, non solo della Chiesa ucraina canonica, e neppure dei soli patriarcati di Mosca e Costantinopoli. Questo problema riguarda l'organizzazione generale del mondo ortodosso, il rapporto di tutte le Chiese locali e, inoltre, il seguente dilemma: chi è Cristo per la sua Chiesa: ne è il capo [eminente] o solo un oggetto di fede?

Proviamo a capire quanto sia stato atipico il tomos emesso dal Fanar alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e qual è la genesi della "tomosologia" del Patriarcato di Costantinopoli, e con essa, quella delle altre Chiese locali.

Tra le Chiese ortodosse autocefale attualmente esistenti, le più antiche sono le Chiese di Gerusalemme, Alessandria e Antiochia, fondate dai santi Apostoli. Successivamente, il loro numero fu integrato da Costantinopoli, la cui cattedra acquisì importanza dopo la fondazione della nuova capitale dell'Impero Romano, Costantinopoli, per decreto dell'imperatore Costantino nel 330. Il suo status di avere "...la prerogativa d'onore dopo il vescovo di Roma..." fu confermato dal terzo canone del secondo Concilio ecumenico nel 381.

L'autocefalia della Chiesa di Cipro fu ricevuta dalla Chiesa di Antiochia e approvata dal Terzo Concilio Ecumenico (Efeso), cioè il suo ottavo canone, nel 431. Nel V secolo, la Chiesa georgiana ricevette l'autocefalia da Antiochia; successivamente, dopo una serie di peripezie storiche, l'autocefalia fu confermata al Concilio locale di Antiochia nel 1057.

Tutte le Chiese ortodosse locali sorte in seguito hanno ricevuto l'autocefalia da Costantinopoli o dalla Chiesa russa (cosa che in quest'ultimo caso è diventata un ostacolo tra queste Chiese).

La Chiesa russa

Per un confronto di base, prenderemo il tomos [2] d'autocefalia della Chiesa russa del 1590 come unico documento del suo genere riguardante l'attuale Chiesa locale. Prestiamo attenzione alle posizioni chiave di questo documento (non citeremo il testo completo dei documenti, poiché ciò richiederebbe un grande aumento del volume di questa pubblicazione; faremo solo citazioni ed estratti che sono rilevanti per il confronto, il testo completo sarà disponibile di seguito ai collegamenti indicati):

"Confermato nel maggio del 1590 da Geremia, per grazia di Dio arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma e patriarca ecumenico… installiamo l'arcivescovo [3] di Mosca e lo nominiamo Patriarca, come altri sono così titolati; in primo luogo, il patriarca ecumenico di Costantinopoli dal santo primo Concilio ecumenico è onorato con la dignità del beato e imperatore pari agli apostoli Costantino il Grande, e poi successivamente, i patriarchi ortodossi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, con il grazia della nostra umiltà, i nostri occhi hanno visto e si sono rallegrati per questo impero dato da Dio, che è così vasto e maestoso, poiché ora c'è un grande tsar ortodosso sulla terra, e sarebbe indegno non ascoltare la sua volontà.

...per quanto riguarda questa grámmata, che egli, l'arcivescovo di Mosca, governi come quinto patriarca, e la [sua] dignità e onore patriarcale sarà di essere nominato e onorato tra gli altri patriarchi nei secoli e per sempre, al [suo] posto qui creato...

... avendo ascoltato chiaramente la petizione dello tsar credente, insieme agli altri patriarchi davvero degni e lodevoli di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, costui si dimostrò loro pieno di grazia e benedetto. E noi, la nostra umiltà, insieme a questi patriarchi e al Concilio ecumenico con una sola mente e pensiero in unità e nella volontà dello Spirito Santo, scriviamo e dichiariamo questa Lettera conciliare. Per prima cosa confessiamo ed eseguiamo nella città imperiale di Mosca l'ordinazione e la nomina patriarcale del metropolita nominato, Giobbe, per questo eseguiamo, e per questo inviamo, mentre scriviamo, una lettera patriarcale, scrivendo di tutto chiaramente, il concilio ha dato il beneplacito che Giobbe di Mosca sia intitolato patriarca e onorato con gli altri patriarchi, e il suo ordine sia stabilito su di lui affinché nelle preghiere sia commemorato dopo il patriarca di Gerusalemme con il nostro nome e gli altri, e affinché mantenga e onori come capo e inizio il trono apostolico di Costantinopoli e gli altri patriarchi..."

Testo completo (in russo): https://zen.yandex.ru/media/id/5f7848c5368d1f1e76d54697/ulojennaia-gramota-ob-uchrejdenii-moskovskogo-patriarshestva-5f7872cf71c44f0829fe4e94

E quindi, vediamo che questo documento possiede alcune caratteristiche specifiche:

  1. Il primate della nuova Chiesa autocefala, l'arcivescovo di Mosca (nella terminologia del documento) viene subito dichiarato patriarca. Non vediamo alcun tentativo di sminuire il suo titolo, come è stato osservato in una serie di altri casi di concessione dell'autocefalia.
  2. La decisione porta con sé un carattere conciliare, approvato non solo dal patriarca di Costantinopoli, ma anche da tutti gli antichi patriarchi.
  3. Per status, il patriarca di Mosca è uguale agli altri patriarchi e non viene sminuito davanti a loro.
  4. La nuova chiesa autocefala non dipende da Costantinopoli né per la produzione del miro, né per i propri tribunali ecclesiastici, né per la sua struttura interna.

La Chiesa di Grecia

260 anni dopo, nel 1850, Costantinopoli concesse l'autocefalia alla Chiesa di Grecia, che fu auto-proclamata dalle autorità politiche della Grecia nel 1833. Il tomos della Chiesa di Grecia dichiara:

"Il Santo e Sacro Sinodo di Costantinopoli, nell'anno del Nostro Signore 1850, il mese di giugno, l'ottavo giorno. Nel nome del Padre e del Figlio e del santo Spirito. Amen.

... abbiamo decretato per il potere dello tuttosanto e onnipervadente Spirito con questo atto conciliare, che la Chiesa ortodossa nel Regno di Grecia, avendo come guida e capo il nostro Signore, Dio e Salvatore Gesù Cristo, come l'intera Chiesa cattolica ortodossa, sia d'ora in poi legalmente indipendente; e che il suo governo ecclesiastico supremo sia riconosciuto come sinodo permanente, composto da vescovi successivamente chiamati secondo l'anzianità di ordinazione, sotto la presidenza dell'eminentissimo metropolita di Atene, a gestire gli affari ecclesiali secondo i divini e sacri canoni, libero e senza ostacoli da qualsiasi interferenza mondana. Così, il Santo Sinodo in Grecia, istituito da questo atto conciliare, è riconosciuto e proclamato nostro fratello in spirito, [4] proclamando a tutti i figli devoti e ortodossi della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica ovunque, di riconoscerlo come tale e commemorarlo sotto il nome del Santo Sinodo della Chiesa di Grecia, a cui concediamo tutte le prerogative e i poteri di autorità che si addicono al più alto governo ecclesiale.

…[La Chiesa di Grecia] riceverà anche, per quanto necessario, il santo miro dalla santa Grande Chiesa di Cristo [5].

... Oltre a questo, nelle situazioni ecclesiastiche che richiedono un esame congiunto e un coordinamento reciproco per il migliore ordinamento e affermazione della Chiesa ortodossa, è necessario che il Santo Sinodo della Chiesa di Grecia acceda (si rivolga) al patriarca ecumenico e al suo Sinodo. Il patriarca ecumenico, insieme al suo Santo Sinodo, fornirà volentieri collaborazione, informando il Santo Sinodo della Chiesa di Grecia, se necessario.

...Per questi motivi, questa antica madre ben compiaciuta, come una vite che fiorisce nelle corti della casa del Signore, la Grande Chiesa di Cristo di Costantinopoli, conciliarmente nello Spirito Santo riconosce e proclama la Chiesa di Grecia come indipendente, e il suo Sinodo come suo fratello in Spirito e lo stesso per ogni altra Chiesa ortodossa locale".

Testo completo (in russo): https://zen.yandex.ru/media/id/5f7848c5368d1f1e76d54697/tomos-ob-avtokefalii-elladskoi-cerkvi-5f787b0661e6d41ef5fa98f7

In questo tomos, vediamo già differenze significative nelle condizioni dell'autocefalia rispetto a quelle che si possono osservare nel caso della Chiesa russa.

  1. Non vediamo in questo tomos la conciliarità della grámmata d'autocefalia della Chiesa russa. Tuttavia, alcuni segni di conciliarità sono ancora presenti. Oltre alla firma del patriarca e dei membri del Santo Sinodo della Chiesa di Costantinopoli, il tomos è firmato da Kyrillos, patriarca di Gerusalemme. Cioè, è stato un atto di almeno due Chiese locali.
  2. Il primate della Chiesa di Grecia non riceve lo status di patriarca.
  3. Il tomos regola la composizione del Sinodo della Chiesa di Grecia.
  4. Il tomos prescrive alla Chiesa di Grecia di ricevere il suo miro dalla Chiesa di Costantinopoli.
  5. È prescritto nel tomos che l'interazione con altre Chiese locali nella risoluzione di questioni di importanza generale sia svolta attraverso la Chiesa di Costantinopoli.

Quindi, stiamo già osservando nell'esempio della Chiesa di Grecia una sorta di "autocefalia limitata", in cui Atene si trova in una posizione deliberatamente dipendente da Costantinopoli per quanto riguarda la ricezione o la produzione del miro (senza la quale, come si sa, la vita mistica della Chiesa è impossibile), in materia di relazioni esterne, e in materia di determinazione autonoma della composizione degli organi di gestione interni.

Allo stesso tempo, è importante notare che, nonostante queste restrizioni nel testo del documento, la Chiesa di Grecia è riconosciuta come uguale alla Chiesa di Costantinopoli, e il suo sinodo è riconosciuto come un "fratello in Spirito" della Chiesa di Costantinopoli e di "ogni altra Chiesa Ortodossa Locale". È anche molto importante notare che come capo dell'intera Chiesa cattolica viene nominato il Signore Gesù Cristo. Questa caratteristica del documento, evidente per i cristiani ortodossi, non sarà più così chiaramente definita nel XXI secolo.

La Chiesa serba

Nel 1879, 29 anni dopo, Costantinopoli concesse l'autocefalia alla Chiesa serba, facendo così rivivere il patriarcato di Peć, a cui era succeduta la Chiesa serba. Ciò fu fatto su richiesta delle autorità della Serbia liberata.

Il patriarca Ioakim III di Costantinopoli emise il tomos d'autocefalia della Chiesa ortodossa serba.

"…Con il passare del tempo si è stabilita la divisione della Chiesa in Chiese locali, indipendenti l'una dall'altra [grassetto dell’autore], con autogoverno interno e sotto l'autorità dei loro pastori, maestri e ministri del Vangelo di Cristo, cioè vescovi o arcivescovi e patriarchi. E questa divisione è stata stabilita non solo in considerazione dell'importanza storica di certe città e confini nel cristianesimo, ma anche dello stato politico della nazione... in considerazione del fatto che la Serbia devota e protetta da Dio ha ottenuto l'indipendenza politica, e che il suo principe e sovrano pio, approvato da Dio e pieno di grazia, Milan Obrenović IV, e l'eminentissimo Mihajlo arcivescovo di Belgrado e metropolita di Serbia, a nome del giusto clero e del pio popolo, si sono rivolti a noi con lettere e, in conformità con l'indipendenza, hanno desiderato anche l'indipendenza ecclesiastica, si sono riuniti insieme la nostra umiltà e il nostro Santo Sinodo dei reverendissimi metropoliti, i nostri amati fratelli e conservi nello Spirito Santo... E, per volontà dello Spirito Santo, hanno trovato che la loro richiesta era appropriata e concorde con i santi canoni e i precedente ecclesiali. Pertanto, istituiamo la Chiesa ortodossa del principato serbo, che fino a ora, nella persona dell'arcivescovo di Belgrado e metropolita di Serbia, era canonicamente dipendente dal nostro santo trono apostolico e patriarcale di Costantinopoli, insieme alle diocesi ad essa annesse, o, più precisamente, l'intera Chiesa ortodossa che si trova entro i limiti politici e geografici del principato liberato di Serbia, che d'ora in poi sarà canonicamente autogovernata, [6] indipendente e autonoma, il cui capo, come tutte le Chiese ortodosse, è il Theánthropos, [7] il nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo [grassetto dell’autore], e che negli affari ecclesiali ha e riconosce come suo primate l'arcivescovo di Belgrado e metropolita di Serbia; e insieme a un Concilio, composto, secondo i canoni, dai vescovi delle regioni della Serbia, gestisce gli affari ecclesiastici del principato liberamente, indipendentemente da chiunque, come comandano le divine e sacre regole. Pertanto, ulteriormente con lo stesso atto sinodale, riconosciamo la Chiesa serba e la dichiariamo nostra sorella spirituale [grassetto dell’autore], e chiediamo a tutte le Chiese ortodosse di riconoscerla in quanto tale, e di commemorarla come la "Chiesa santa e indipendente [8] del principato serbo". Allo stesso modo, le diamo tutto il potere e i diritti che appartengono alla leadership di una Chiesa indipendente... Per quanto riguarda il governo ecclesiale interno, [il primate di questa chiesa] presiede, decide e determina con il suo Sinodo, seguendo gli insegnamenti del Vangelo, la santa tradizione e le definizioni della santa Chiesa [grassetto dell’autore].

Testo completo (in russo): https://www.sedmitza.ru/lib/text/441204/

Cerchiamo di analizzare il testo di questo tomos:

  1. Come nel caso della Chiesa di Grecia, il primate della nuova Chiesa autocefala non riceve lo status di patriarca, nonostante il fatto che storicamente tale status fosse detenuto dal primate della Chiesa di Peć, di cui fu successore la Chiesa serba. Questo status apparirà per la Chiesa ortodossa serba solo nel 1920, dopo numerosi eventi storici che hanno influenzato la questione.
  2. A differenza del tomos della Chiesa di Grecia, il documento non regola la procedura per la formazione del Santo Sinodo. Invece, c'è un riferimento astratto all'insegnamento e alla tradizione del Vangelo della Chiesa. Cioè, di fatto, questo problema è stato lasciato alla stessa Chiesa serba.
  3. La questione dell'ottenimento del miro non è menzionata nel documento.
  4. Inoltre, non o menzionata la questione dei rapporti con le altre Chiese locali e, di conseguenza, non si fa menzione del monopolio di Costantinopoli nella moderazione.
  5. Il testo contiene un importante accenno all'indipendenza delle Chiese locali l'una dall'altra.
  6. È scritto nel testo, così come nel tomos della Chiesa di Grecia, che il Capo della Chiesa, come tutte le Chiese ortodosse, è il Dio-uomo, il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.
  7. La Chiesa serba è chiamata Chiesa sorella della Chiesa di Costantinopoli.

La Chiesa romena

Sei anni dopo, nel 1885, la sede di Costantinopoli riconobbe l'autocefalia della Chiesa romena, che in precedenza si era autoproclamata tale nel 1865.

"... la Chiesa ortodossa romena dovrebbe rimanere, essere considerata ed essere riconosciuta da tutti come indipendente e autocefala, governata dal proprio Santo Sinodo, presieduto dall'eminentissimo e degnissimo metropolita dell'Ungro-Valacchia ed esarca di tutta la Romania, non riconoscendo nel proprio governo interno qualsiasi altra autorità ecclesiastica, eccetto il capo stesso della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, il Dio-uomo e Redentore, che è il solo capo, pietra angolare ed eterno sommo sacerdote e arcipastore. Quindi, riconosciamo attraverso questo sacro atto patriarcale e sinodale, così affermato sulla pietra angolare della fede e del puro insegnamento, che i padri ci hanno trasmesso intatto, la Chiesa ortodossa del regno romeno, saldamente conservata, come autocefala e governata indipendentemente in tutto l'ecumene delle Chiese ortodosse e che sia chiamata con il nome del Santo Sinodo della Chiesa romena...

...di comunicare direttamente con il patriarca ecumenico e con gli altri santi patriarchi, e con tutte le sante ortodosse Chiese di Dio su tutte le questioni canoniche e dogmatiche importanti che necessitano di discussione generale, secondo l'usanza sacra custodita dai padri fin dai tempi antichi.

Allo stesso modo, ha anche il diritto di chiedere e ricevere dalla nostra Grande Chiesa di Cristo tutto ciò che le altre Chiese autocefale hanno il diritto di chiedere e ricevere da lei.

Quindi, sulla base di tutto questo, la nostra santa e grande Chiesa di Cristo benedice dal profondo dell'anima [la nostra] sorella autocefala e amata in Cristo, la Chiesa romena..."

Testo completo (in russo): https://www.sedmitza.ru/lib/text/441207/

Analizzando questo tomos, vediamo posizioni simili al documento precedente ricevuto dalla Chiesa serba:

  1. Anche la Chiesa romena non ha ricevuto lo status patriarcale insieme all'autocefalia. La Chiesa romena ha ricevuto lo status di patriarcato nel 1925.
  2. A differenza del tomos della Chiesa di Grecia, il documento non regola la procedura per la formazione del Santo Sinodo.
  3. La questione dell'ottenimento del miro non è menzionata nel documento. È invece usata la formula astratta "chiedere e ricevere", come con altre Chiese autocefale.
  4. La questione dei rapporti con le altre Chiese locali è enunciata come diritto della Chiesa romena senza indicare alcun monopolio di Costantinopoli nella sua moderazione. Se nel caso del tomos della Chiesa di Grecia è fissato il monopolio di Costantinopoli, e nel caso della Chiesa serba non è indicato un monopolio, nel caso della Chiesa romena, la formulazione esclude tale monopolio.
  5. È scritto nel testo, così come nel tomos precedente, che il capo della Chiesa è il Signore Gesù Cristo.
  6. La Chiesa romena è Chiamata Chiesa sorella della Chiesa di Costantinopoli.

La Chiesa polacca

Il primo tomos d'autocefalia nel XX secolo fu emesso da Costantinopoli in circostanze speciali. Per la prima volta, Costantinopoli concesse l'autocefalia a vescovi che non erano né sul suo territorio canonico né facevano parte del suo corpo del clero. Nel 1923, la sede di Costantinopoli proclamò l'autocefalia della Chiesa ortodossa polacca, che in precedenza era stata autonoma all'interno della Chiesa ortodossa russa (in seguito i leader della Chiesa polacca si sarebbero pentiti e l'autocefalia sarebbe stata loro concessa da Mosca nel 1948).

A causa di questa specificità del tomos, una parte significativa del suo testo è costituita da spiegazioni molto vaghe che il territorio polacco appartiene storicamente alle terre della metropolia di Kiev, la cui annessione "alla santa Chiesa di Mosca non è avvenuta secondo le prescrizioni delle regole canoniche". Il resto del tomos di Costantinopoli alla Chiesa polacca recita:

"... la nostra umiltà e i santissimi metropoliti, i nostri amati fratelli e co-ministri nello Spirito Santo, hanno ritenuto loro dovere dare ascolto alla richiesta che la santa Chiesa ortodossa in Polonia ci rivolgeva, e dare la nostra benedizione e approvazione per la sua struttura autocefala e indipendente. Di conseguenza, determinando in modo conciliare, per volontà dello Spirito Santo, abbiamo dichiarato che: riconosciamo la struttura autocefala della Chiesa ortodossa in Polonia e diamo la nostra benedizione in modo che d'ora in poi, sarà governata come sorella spirituale e deciderà i suoi affari in modo indipendente e autocefalo, in conformità con il rango e i diritti illimitati delle altre sante Chiese ortodosse autocefale, riconoscendo come sua suprema autorità ecclesiastica un Santo Sinodo composto dai vescovi canonici ortodossi in Polonia, che ha come presidente sua Eminenza, il metropolita di Varsavia e di tutta la Polonia...

Inoltre, decretiamo che la Chiesa sorella ortodossa autocefala in Polonia deve ricevere il santo miro dalla nostra Grande Chiesa di Cristo [cioè da Costantinopoli, ndt]. Allo stesso tempo, raccomandiamo che in questioni di ordine ecclesiastico e questioni più generali che eccedono i confini della giurisdizione di ciascuna Chiesa autocefala presi separatamente, sua Eminenza il metropolita di Varsavia e di tutta la Polonia si rivolga alla nostra Santissima Sede Patriarcale Ecumenica, attraverso la quale si mantiene la comunione con ogni Chiesa Ortodossa "impartendo rettamente la parola della verità", chiedendo anche il parere autorevole e la collaborazione delle Chiese sorelle...

Possa il Signore Dio rafforzare per sempre, per la misericordia e il merito di Cristo il primo grande e supremo pastore, nostro Dio, la Chiesa sorella autocefala della Polonia, così gioiosamente stabilita, muovendo e rafforzando ogni cosa in lei per la gloria del suo santo nome, a beneficio del suo pio gregge e per la gioia di tutte le Chiese sorelle ortodosse autocefale".

Testo completo (in russo): https://zen.yandex.ru/media/id/5f7848c5368d1f1e76d54697/tomos-ob-avtokefalii-polskoi-cerkvi-5f787e2e71c44f08290fbf92

Il XX secolo portò al crollo dell'Impero Ottomano. Insieme al suo crollo, crollò pure l'influenza del Patriarcato di Costantinopoli [negli ex territori dell'Impero]. I territori di altre Chiese locali, già parte dell'Impero Ottomano, rimasero al di fuori del nuovo stato della Turchia. Ciò significa che il potere del Patriarca di Costantinopoli, che in precedenza era l'etnarca di tutti i cristiani ortodossi nella gerarchia ottomana, andò perduto. I parrocchiani greci che vivevano nel territorio della Repubblica Turca, in una parte significativa, furono massacrati dai turchi o costretti a emigrare in Grecia. Il trono ecumenico stava perdendo territorio, potere, influenza e autorità. Ed fu durante questo periodo che sorse la pratica di emettere tomoi, in cui i poteri delle Chiese locali erano ridotti a favore di quelli di Costantinopoli. Come abbiamo visto in precedenza, nel XIX secolo, questa pratica di significative restrizioni all'indipendenza fu applicata solo nel caso della Chiesa greca. I tomoi che seguirono [fino a questo momento] non erano di natura simile.

E ora, usando l'esempio della Chiesa polacca, osserviamo la tendenza ad aumentare il numero delle restrizioni.

  1. La Chiesa polacca non riceve lo status di patriarcato.
  2. Il documento non regola la procedura per la formazione del Santo Sinodo, che distingue favorevolmente questo tomos dal tomos della Chiesa greca.
  3. Il tomos enuncia il monopolio di Costantinopoli nel concedere il miro alla Chiesa polacca, come si osserva nel tomos della Chiesa greca.
  4. Il tomos enuncia il monopolio del Fanar sulla moderazione dei rapporti tra la Chiesa polacca e le altre Chiese locali.

Ma allo stesso tempo:

  1. Come capo della Chiesa è riconosciuto il Signore Gesù Cristo.
  2. La Chiesa polacca è chiamata Chiesa sorella della Chiesa di Costantinopoli.

La Chiesa albanese

La pratica ripresa dei tomoi "limitati", dopo la Chiesa polacca, è consolidata nel tomos d'autocefalia rilasciato alla Chiesa albanese nel 1937 (autoproclamata nel 1922-1929):

"La Santa Chiesa di Cristo, come Madre premurosa... risponde con generosità alle richieste delle Chiese di concedere loro l'indipendenza, per non indurre in tentazione, per portare più beneficio possibile nel Signore.

E ora, quando i pii cristiani ortodossi del giovane Stato albanese benedetto da Dio si sono rivolti alla nostra Santissima Sede Ecumenica Apostolica e Patriarcale, all'ombra della quale tutti hanno trovato per secoli un rifugio sicuro e, per grazia di Cristo, si sono salvati in questo vigneto, si sono rivolti come a una Madre premurosa, con una calorosa richiesta di benedizioni e una proclamazione dell'indipendenza e dell'autocefalia della diocesi ecclesiale come unica organizzazione nelle nuove condizioni politiche ...

...la nostra umiltà... dà loro la nostra benedizione per un'organizzazione autocefala indipendente di governo ecclesiale.

Quindi, conciliarmente e nello Spirito Santo, definiamo e proclamiamo che d'ora in poi tutte le diocesi e le comunità ortodosse esistenti nello stato albanese salvato da Dio si uniranno in un'unica organizzazione ecclesiastica autocefala indipendente, che sarà chiamata Chiesa ortodossa autocefala albanese.

Questa Chiesa, che è la nostra sorella spirituale, esercita d'ora in poi il suo governo in modo indipendente e autocefalo, in conformità con l'ordine e i diritti sovrani inerenti a tutte le sante Chiese ortodosse autocefale, guidata dal suo capo il reverendissimo arcivescovo di Tirana e di tutta l'Albania.

... Sottolineiamo allo stesso tempo che la santa Chiesa sorella ortodossa autocefala d'Albania deve ricevere il santo miro dalla nostra grande Chiesa di Cristo [cioè Costantinopoli].

Raccomandiamo inoltre che per tutte le domande e le incomprensioni di carattere ecclesiastico generale riguardanti le condizioni e la giurisdizione delle Chiese autocefale, l'arcivescovo di Tirana e di tutta l'Albania si rivolga alla nostra Santità la Sede Ecumenica Patriarcale, attraverso la quale tutti gli episcopati ortodossi comunicano tra loro, impartendo rettamente la parola della verità, e chiedendo anche il parere delle altre Chiese sorelle.

... Possa la misericordia del primo grande sommo sacerdote e pastore Cristo nostro Dio riversarsi sulla nuova Chiesa sorella ortodossa autocefala albanese, possa il Signore Dio rafforzarla e mantenerla prospera".

Testo completo (in russo): https://religion.wikireading.ru/193117

Questo tomos è simile in tutte le posizioni sostanziali al tomos rilasciato alla Chiesa polacca. La sua unica differenza è il cambiamento dei simboli: a parte il termine "Chiesa sorella", il testo contiene due volte un'enfasi sul ruolo del Patriarcato di Costantinopoli come "Chiesa madre".

(fine della parte 1)

Note

[1] La forma plurale della parola greca tomos (τόμος) è resa come tomoi (τόμοι).

[2] Di fatto, questo documento è stato chiamato "grámmata".

[3] Mentre nella Rus' il titolo del primate era metropolita, in generale, nella pratica greca, il titolo equivalente per un primate che non possiede il titolo di patriarca è arcivescovo.

[4] Questa frase appare in tutta la traduzione come "fratello in spirito" (in russo: собрат (ом) по Духу) e significa letteralmente "confratello" in spirito. In questo contesto, può essere inteso come sinonimo del termine “Chiesa sorella”. Può anche essere inteso come "un fratello secondo (in, o tramite) lo Spirito  Santo".

[5] Cioè da Costantinopoli.

[6] Letteralmente "che si sostiene da sé".

[7] Cioè Dio-uomo.

[8] Letteralmente "che si sostiene da sé".

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