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  Metropolita Ilarion: la Chiesa della Rus' prega affinché nella terra ucraina ritorni la pace

Pravmir

22 gennaio 2015

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Il 10 gennaio 2015, il metropolita Ilarion di Volokolamsk, come portavoce della Chiesa, e il giornalista della rete televisiva Russia-24 Aleksandr Rogatkin, hanno discusso la situazione religiosa in Ucraina.

Metropolita Ilarion: Buongiorno, cari fratelli e sorelle! Siete in ascolto della trasmissione "Tserkov' i mir". Oggi parleremo della situazione religiosa in Ucraina. È nostro ospite il giornalista televisivo Aleksandr Rogatkin. Buongiorno, Aleksandr!

A. Rogatkin: Buongiorno, vladyka!

In ogni guerra sono i civili che soffrono di più. È evidente dalla guerra in Novorossija, in Donbass. Vengono distrutte scuole, ospedali, case di maternità. Sono danneggiate anche le chiese, perché una chiesa con un campanile e la sua cupola splendente è un facile bersaglio per un puntamento d'artiglieria. Un cosacco che per vent'anni ha costruito una chiesa con le sue mani vicino a Lutugino, mi ha detto che per un mese intero gli artiglieri ucraini creduto che un esploratore della milizia fosse su quel campanile e ha continuato a bombardare la chiesa. Egli dice: Dio mi ha custodito, nessun proiettile mi ha colpito.

Ma ci sono chiese che sono state distrutte fino alle fondamenta. Queste non sono solo chiese ortodosse. A Pervomajsk, la chiesa battista è stata quasi completamente distrutta. A Novosvetlovka, diversi proiettili hanno colpito la cupola di una chiesa ortodossa. Ora è in fase di restauro. Una cosa mostruosa è successa in quella chiesa. Dapprima è stata usata per radunare insieme la gente di Novosvetlovka. Sono stati bloccati in per qualche tempo e poi, non lontano da quella chiesa, alcuni miliziani sono stati fucilati senza alcuna indagine o processo, solo perché avevano armi nelle mani. Sono stati fatti prigionieri, fucilati e sepolti a pochi metri dalla chiesa.

Eminenza, a questo proposito, che posizione dovrebbe prendere un prete ortodosso? Dovrebbe forse stare da una certa parte? Vede proiettili che volano nella sua chiesa e miliziani feriti e civili sofferenti vengono da lui. Quale deve essere il suo comportamento?

Metropolita Ilarion: Un prete ortodosso deve identificarsi con coloro che soffrono. La Chiesa è sempre dalla parte di coloro che sono sottoposti a violenze e aggressioni. La Chiesa Ortodossa non deve prendere posizione in un confronto politico o civile. Che cosa vediamo in Ucraina ora? I fedeli della nostra Chiesa si trovano su entrambi i lati della barricata. È stato così fin dagli eventi di gennaio.

A. Rogatkin: Viene fuori che la Chiesa ortodossa è divisa due volte? In primo luogo, è divisa dallo scisma ucraino, dopo che l'autoproclamato patriarca Filarete ha portato via una parte del gregge. Ora è divisa da questa guerra civile.

Metropolita Ilarion: Noi non diciamo che la Chiesa ortodossa è divisa. Per quanto riguarda lo scisma, diciamo che alcune persone si sono separate o allontanate dalla Chiesa ortodossa per questo o quel motivo politico. In effetti, fin dall'inizio lo scisma ucraino è stato un progetto politico volto a dividere il popolo russo e quello ucraino. Più di venti anni fa hanno diviso la Chiesa, o più precisamente, hanno diviso i cristiani, perché, ripeto, non diciamo mai che la Chiesa può essere divisa al suo interno. Diciamo che alcune persone, gruppi di persone o gerarchi potrebbero decadere dalla Chiesa.

Oggi sono gli ortodossi ucraini a essere divisi. In primo luogo il popolo è stato diviso in base a un principio dottrinale e quindi si è cercato di dividerlo secondo un principio linguistico e politico e ora questa divisione ha portato ad un confronto civile che vittimizza i civili. Questa è la cosa più terribile.

La Chiesa Ortodossa Ucraina canonica del Patriarcato di Mosca non prende una parte definita in questo conflitto. Non dice che siamo con l'esercito ucraino o che siamo con la milizia o siamo con questa o quella forza politica. La Chiesa dovrebbe essere al di sopra della lotta politica, da un lato, e, insieme con coloro che soffrono, con le vittime, dall'altro.

A. Rogatkin: Ricorda quelle immagini da Maidan in cui molti sacerdoti greco-cattolici erano dalla parte dei manifestanti? Avanzavano con le croci e invitavano a prendere d'assalto la squadra antisommossa Berkut. Così è stato.

Metropolita Ilarion: Fin dall'inizio la Chiesa greco-cattolica ha contribuito a sviluppare questo conflitto, perché si è identificata con una delle parti in conflitto. Ne ho parlato apertamente al Sinodo dei vescovi cattolici a Roma, alla presenza di papa Francesco. Dopo di che, tutti i mass media cattolici, soprattutto in America, soprattutto quelli greco-cattolici, hanno iniziato a criticarmi. Anche se ho detto una cosa molto semplice, che la Chiesa non è stata creata per partecipare alla lotta politica. La Chiesa non può e non deve prendere posizione in un conflitto, perché così facendo, in primo luogo, aiutiamo ad attizzare questo conflitto e, in secondo luogo, è come se marginalizzassimo le persone indipendentemente dal loro numero – le persone che appartengono alla nostra Chiesa, ma che possono avere una posizione politica differente. La Chiesa, in generale, non dovrebbe avere alcuna posizione politica.

A. Rogatkin: Ma si tratta proprio di un conflitto politico. Se ricordiamo la cattura delle chiese che appartengono al patriarcato di Mosca, sono state catturate sotto le bandiere del partito Svoboda (Libertà). Sono state catturate sia per i filaretisti o, ancora una volta, per la Chiesa greco-cattolica. Quello che abbiamo visto sul Maidan non è affatto nuovo. È avvenuto da vent'anni. Gridando 'i moscoviti alla forca', hanno sfondato le porte delle chiese ortodosse e hanno trascinato fuori i sacerdoti. Un sacerdote in Ucraina occidentale mi ha detto che con lui hanno usato le catene. Egli stesso è rimasto seduto e quasi incatenato per diversi giorni. Un altro sacerdote di Rovno mi ha detto che negli anni '90, quando aveva 12 anni, la sua chiesa fu catturata e suo padre fu colpito con forza alla testa. Sentì poi dire: Che cosa dobbiamo fare con il figlio del parroco? Impicchiamolo; altrimenti quando sarà grande si trasformerà in un parroco moscovita. E lui, allora bambino, non sapeva neppure dov'è Mosca!

Metropolita Ilarion: Paradossalmente, la Chiesa greco-cattolica ucraina, il cui capo è a Roma, oggi si presenta come chiesa nazionale ucraina. La Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di

Mosca, che unisce la maggior parte dei credenti ortodossi in Ucraina, è presentata dai media e dalla propaganda nazionalista come una Chiesa governata da Mosca. Ciò significa che una Chiesa può essere governata da Roma, ma non può essere governata da Mosca.

In realtà, la Chiesa ortodossa ucraina è completamente indipendente. Il Patriarca di Mosca non governa la Chiesa ucraina; questa non risponde a lui finanziariamente o amministrativamente. È conservata solo una relazione devozionale. Siamo pronti ad aiutare, per esempio quando, a Dio piacendo, il restauro delle chiese inizierà nel Donbass. Aiuteremo certamente in tutti i modi possibili. Ma questo non ha nulla a che fare con la vita finanziaria interna della Chiesa ucraina, che sotto questo aspetto è completamente indipendente. Nella Chiesa ucraina, i vescovi sono eletti autonomamente e le loro candidature non sono soggette all'approvazione di Mosca. Solo quando il metropolita di Kiev è eletto dal episcopato ucraino, la sua elezione deve essere ratificata dal patriarca di Mosca. Ma è un vincolo piuttosto spirituale che di altro genere.

Noi custodiamo questa relazione perché il punto qui è l'unità spirituale, di più di mille anni, proveniente dal fonte battesimale del santo principe Vladimir. Quest'anno segnerà il millennio della morte del santo principe Vladimir. E nel 2013 abbiamo celebrato il 1025° anniversario del Battesimo della Rus'.

Una volta la Rus' era unita. Negli ultimi mille anni, nuovi confini politici si sono formati più di una volta, ma ciò non significa che la Chiesa, ogni volta che si formano nuovi confini, dovrebbe essere divisa in parti più piccole. Se avessimo fatto così in Africa, non ci sarebbe stato un singolo patriarcato di Alessandria, ma 54 minuscole Chiese ortodosse. E pure il patriarcato di Antiochia, che unisce i fedeli in Siria e in Libano, sarebbe stato diviso.

La Chiesa unisce le persone non su base etnica. Nutriamo un'unità che, soprattutto oggi, manifesta la sua rilevanza, solidità e importanza. Quando i politici dividono una società in parti in guerra, quando i militari uccidono la gente, la Chiesa cerca di unire e riconciliare tutti.

A. Rogatkin: In particolare, il campo religioso ucraino è piuttosto misto. Ci sono così tante sette di tutti i tipi, tanti predicatori che portano idee folli. E godono di rispetto, mentre la Chiesa ortodossa russa del Patriarcato di Mosca è tenuta a distanza. In realtà è odiata e maltrattata da tutti. È politica, nient'altro.

Metropolita Ilarion: Perché la Chiesa ortodossa russa diventa vittima di propaganda e di lotta politica e, nella zona delle ostilità, anche vittima del conflitto militare. Ha dato alcuni esempi. Abbiamo informazioni che, purtroppo, continuano ad aumentare con nuovi resoconti: 3 sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina sono stati uccisi; 62 chiese in Donbass sono state danneggiate, alcune distrutte completamente, altre distrutte in gran parte, altre parzialmente e hanno bisogno di restauri. Tutto questo convalida quello che ha detto: c'è una lotta decisa contro la Chiesa canonica; la Chiesa è sotto attacco.

Davvero, le chiese diventano facili bersagli. È una grande tragedia che si sta svolgendo oggi davanti ai nostri occhi. E noi non possiamo prenderla come una casualità. Se ci sono bombardamenti di massa, le chiese possono essere colpite accidentalmente. Ma quando vediamo così tante chiese distrutte in tutto o in parte, questo significa una campagna mirata. Non possiamo vederla in modo diverso.

A. Rogatkin: Considerato il fatto che le persone locali sono credenti. Quando i paracadutisti ucraini hanno lasciato l'aeroporto di Lugansk, la milizia ha mostrato a tutti ciò che hanno lasciato dietro di loro. Insieme le razioni militari c'erano pile di libri greco-cattolici. C'erano anche Vangeli e Bibbie, tutti paracadutati appositamente per loro.

Metropolita Ilarion: Quando dico apertamente che i greco-cattolici si sono schierati da una parte del conflitto, che si trovavano dietro i fatti di Maidan, che sono stati portati in autobus dall'Ucraina occidentale per attizzare l'ostilità interetnica, rispondono a tutto questo: 'No, non è un confronto politico. In questo modo abbiamo espresso la nostra posizione civica'. Questa è la risposta data dai rappresentanti della Chiesa greco-cattolica. Non siamo per niente soddisfatti della loro risposta. Se, infatti, la Chiesa è chiamata a riconciliare la gente vuol dire che dovremmo essere con tutti coloro che soffrono; non dobbiamo stare da un lato particolare; non dobbiamo dire: questi sono i nostri e quelli no.

A. Rogatkin: Eminenza, come stanno le cose nella Lavra di Pochaev? Si tratta di uno dei santuari più importanti della Chiesa ortodossa russa nell'Ucraina occidentale. Ricordo che nel mese di febbraio, appena una settimana prima degli eventi di Maidan, hanno cercato di fare irruzione nella Lavra di Pochaev. Come stanno le cose lì adesso?

Metropolita Ilarion: Ci sono stati tentativi del genere, ma la Lavra di Pochaev Laura sta di guardia sull'Ortodossia canonica. C'è stato un tentativo di invadere anche la Lavra delle Grotte di Kiev, ma questi due monasteri mantengono forte lo spirito monastico. I monaci sono ben consapevoli di ciò che è la Chiesa canonica e di ciò che è lo scisma. Al tempo in cui l'eresia iconoclasta sconvolgeva la Chiesa, furono i monaci a difendere le sacre icone. Oggi, i monaci stanno guardia all'Ortodossia canonica. Credo che sia la Lavra delle Grotte di Kiev sia la Lavra di Pochaev sia altri monasteri saranno baluardi della fede e dei canoni della Chiesa ortodossa.

La condotta dei monaci durante gli eventi di Maidan può servire da esempio. Quando sono state erette barricate ed era in preparazione un confronto armato, i monaci del monastero della Decima a Kiev sono usciti sotto una pioggia torrenziale tra i due gruppi in lotta, al fine di impedire loro uno scontro mortale. Penso che tale dovrebbe essere la posizione della Chiesa ortodossa e dei monaci ortodossi.

A. Rogatkin: Negli ultimi 20 anni, quante chiese del Patriarcato di Mosca sono state portate via o distrutte in questa lotta?

Metropolita Ilarion: Se parliamo delle parrocchie che sono recentemente passate al cosiddetto 'Patriarcato di Kiev', secondo loro ci sono 30 tali parrocchie, mentre secondo le nostre informazioni, ce ne sono 10. Ma dobbiamo capire come avviene di fatto questa mossa. Non è una decisione popolare volontaria, ma una mossa fatta, di regola, sotto pressioni molto gravi.

Vi darò un esempio. Recentemente è stata firmata una dichiarazione nella regione di Rovno sull'istituzione di un'unica Chiesa ucraina locale. È stato fatto sotto la pressione da parte delle autorità locali. È stata firmata, tra gli altri, da un vescovo della Chiesa ucraina del Patriarcato di Mosca assieme a un falso vescovo scismatico e un vescovo uniate. Questo documento ha dato luogo immediatamente a un sacco di domande: tale Chiesa ortodossa ucraina potrà essere stabilita nella regione di Rovno? Oppure, il vescovo uniate è pronto a disobbedire al Papa, al fine di aderire al progetto di una singola Chiesa Ortodossa Ucraina?

A. Rogatkin: Cioè, non tutti capiscono ciò che firmano.

Metropolita Ilarion: O non capiscono o cedono alle pressioni. Come risultato, ben presto il vescovo ortodosso ha ritirato la sua firma; il vescovo uniate ha seguito l'esempio, mentre al governatore hanno fatto dare le dimissioni. Ecco per voi la fine della storia. In questo caso, c'era stata una pressione molto grave.

Per quanto riguarda la volontà popolare, abbiamo visto un rapporto su persone che fanno giri con urne elettorali. Vanno da qualche nonna che a malapena può sentire quello che dicono e le chiedono: Sei ucraina? Sì, lo sono. Sei per Kiev? Sì, lo sono. Allora firma il documento. E i tuoi parenti, dove sono? Non sono qui. Puoi firmare per loro? Sì, posso. Vedete, si tratta semplicemente di una profanazione. Come risultato, si scopre che le parrocchie della Chiesa canonica sono trasferite a queste associazioni scismatiche.

Non è un processo di massa, naturalmente, ma solo singoli casi. E dovremmo sperare che questo processo cesserà. Esso cesserà, prima di tutto, quando tornerà la pace in Ucraina. Per questo preghiamo a ogni Divina Liturgia. E non solo la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca, ma tutta la Chiesa Russa multi-nazionale con milioni di fedeli prega perché la pace possa tornare nella terra d'Ucraina. È il nostro più forte desiderio. È per questo che chiediamo a Dio all'inizio del nuovo anno 2015 che ci possa portare la pace tanto desiderata.

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