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  Una conferenza episcopale russa discute dell'Ucraina, di Costantinopoli e di altri temi di vita ecclesiale

Orthochristian.com, 20 luglio 2023

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foto: patriarchia.ru

Un gruppo di vescovi della Chiesa ortodossa russa si è riunita ieri presso la Lavra della Trinità e di san Sergio "per una discussione fraterna sui temi attuali della vita ecclesiale".

La Conferenza episcopale si è tenuta al posto di un Concilio episcopale, più volte rinviato negli ultimi anni, prima a causa della pandemia del Covid, poi per la guerra in Ucraina. Un Concilio episcopale è molto più grande di una riunione del Santo Sinodo, e comprendente ogni vescovo della Chiesa russa. L'ultimo Concilio episcopale si è tenuto nel 2017. L'attuale Conferenza episcopale era obbligatoria per tutti i vescovi sul territorio della Russia, mentre i vescovi dall'estero erano tenuti a venire solo se le condizioni lo permettevano.

La conferenza è iniziata con un'esauriente relazione su varie questioni della vita ecclesiale da parte di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', seguita da una discussione sulla relazione.

Sua Eminenza il metropolita Ilarion di Budapest e Ungheria ha presentato una relazione sulla preparazione del documento "Sulla distorsione dell'insegnamento ortodosso sulla Chiesa negli atti della gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli e nei discorsi dei suoi rappresentanti" da parte della Commissione sinodale biblica e teologica. I vescovi hanno poi tenuto un dibattito aperto sul documento.

La badessa Ksenija (Chernega), capo dell'Ufficio legale del Patriarcato di Mosca, ha poi presentato una relazione sui cambiamenti nella legislazione secolare.

La Conferenza si è conclusa con la discussione e l'adozione di una risoluzione ufficiale.

foto: patriarchia.ru

La risoluzione contiene 10 punti che affrontano lo scisma in Ucraina e la persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina canonica; la guerra in Ucraina e la necessità di una pastorale efficace per tutti i soldati e per coloro che tornano feriti; l'ecclesiologia eretica del Patriarcato di Costantinopoli; e la necessità di una rigorosa preparazione dei candidati al sacerdozio.

In particolare, la risoluzione si riferisce al governo ucraino come "l'erede diretto dei bolscevichi che combatterono contro Dio" e loda coloro che nella Chiesa ortodossa ucraina, secondo la Chiesa russa, lottano per l'unità della Chiesa, il che, nel contesto del discorso di apertura del patriarca e delle precedenti dichiarazioni sinodali, significa coloro che continuano a commemorare il patriarca Kirill in Ucraina (si veda sotto).

La risoluzione della conferenza recita integralmente:

1. I vescovi della Chiesa ortodossa russa, riuniti sotto la presidenza di sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus', nel monastero dell'abate della Terra russa, san Sergio di Radonezh, rendono grazie a Dio, glorificato nella santissima Trinità, per la sua misericordiosa provvidenza verso la Chiesa e il suo popolo, provvidenza che agisce visibilmente in questi tempi difficili, in cui i nemici hanno preso le armi contro la santa Rus', desiderosi di dividere e distruggere il suo popolo unito (dalla preghiera per la santa Rus').

2. Le calamità sperimentate dai nostri popoli incoraggiano tutti i fedeli figli della Chiesa a rafforzare la loro preghiera a Dio, a rafforzare la fede in lui, a perseverare nella speranza della sua misericordia e intercessione, a crescere nell'amore per Dio e per il prossimo.

3. Le notizie dei morti e dei feriti a seguito dello scontro militare, dei senzatetto e dei profughi portano profondo dolore. Possa il Signore concedere riposo alle anime di tutti coloro che sono stati uccisi nei giorni del presente conflitto. Possa egli concedere consolazione agli afflitti e ogni bene della sua generosità ai bisognosi. Per grazia di Dio, molte persone, chierici e laici, statisti e semplici lavoratori, hanno mostrato un autentico amore cristiano nelle attuali circostanze, unendosi per aiutare il più possibile coloro che sono nel bisogno e che soffrono. Possa il Signore ricompensarli in questo secolo e in quello futuro.

4. Con particolare commozione, i partecipanti alla Conferenza episcopale offrono a Dio la loro preghiera per i capi militari e per i soldati. Possa il Signore preservarli dalle ferite, dalla prigionia e dalla morte, possa proteggerli da ogni male, peccato e ingiustizia. Possa egli concedere riposo nelle sue dimore alle anime dei soldati che hanno sacrificato la vita per la fede e la patria sul campo di battaglia, che sono morti per le ferite o sono stati torturati in un'amara prigionia. Eterna sia la loro memoria.

5. I soldati che partecipano alle operazioni di combattimento hanno bisogno di una speciale attenzione e cura pastorale. I chierici inviati a prestare servizio in una zona di combattimento devono seguire un addestramento approfondito, e i vescovi diocesani sono chiamati a garantire che i chierici sposati continuino a ricevere le loro entrate dalle parrocchie a cui sono assegnati.

Importante è anche la partecipazione pastorale del clero alla riabilitazione dei militari di ritorno dal territorio delle ostilità. Secondo la secolare pratica pastorale, la partecipazione ai santi misteri di Cristo può essere limitata a causa della partecipazione alle operazioni militari per un tempo di pentimento solo su considerazione individuale della situazione da parte del parroco e in casi speciali, per esempio quando un soldato ha commesso crimini militari che hanno provocato la morte di altre persone, o quando questo può aiutare a guarire ferite spirituali.

6. Oggi, sul suolo ucraino, il potere statale si è rivelato l'erede diretto dei bolscevichi che combatterono contro Dio e sta suscitando persecuzioni contro la Chiesa ortodossa. I fedeli figli della Chiesa sono espulsi dalle chiese; vescovi, chierici e laici sono sottoposti ad arresti ingiusti e a processi disonorevoli; i luoghi sacri vengono profanati e saccheggiati. La notizia che le autorità stanno cercando di costringere il clero e i laici della Chiesa ortodossa ucraina a rinunciare alla verità di Dio e a spingerli allo scisma è particolarmente amara. I partecipanti alla Conferenza episcopale chiedono una preghiera speciale per i nostri fratelli e sorelle ortodossi in Ucraina, per coloro che, nonostante le minacce, le calunnie e le persecuzioni, si sforzano di preservare l'unità della Chiesa, specialmente per coloro che mostrano un vero podvig da confessori, alzando coraggiosamente la loro voce in difesa di questa unità. Molti anni al metropolita Pavel di Vyshgorod e Chernobyl, che ora è in prigione, e a tutti i vescovi-confessori che stanno affrontando persecuzioni criminali per la fede e per la Chiesa!

7. La Conferenza episcopale prende atto con rammarico che i vertici del Patriarcato di Costantinopoli, accecati dalla sete di soddisfare interessi e ambizioni private, sono diventati uno degli strumenti delle forze politiche ostili all'Ortodossia. Considerata la conclusione presentata dalla Commissione biblica e teologica sinodale "Sulla distorsione dell'insegnamento ortodosso sulla Chiesa negli atti della gerarchia del Patriarcato di Costantinopoli e nei discorsi dei suoi rappresentanti", i partecipanti alla Conferenza episcopale concordano con le conclusioni di questo documento e lo sottopongono all'approvazione del Santo Sinodo.

8. Rilevando che le persone hanno particolarmente bisogno della consolazione e della gentile attenzione dei pastori nelle attuali condizioni allarmanti, la Conferenza episcopale invita tutti i vescovi e i sacerdoti della Chiesa ortodossa russa a un incessante lavoro pastorale, a un atteggiamento attento verso i parrocchiani, a moltiplicare gli sforzi per educare le persone e i figli della Chiesa, a una partecipazione attiva alle attività liturgiche, pubbliche e caritative della vita delle comunità parrocchiali. I vescovi diocesani sono chiamati a prestare particolare attenzione alle necessità dei chierici e degli operatori parrocchiali a loro affidati.

9. La Conferenza episcopale richiama ancora una volta un'attenzione particolare sulla necessità di un'accurata preparazione dei candidati agli ordini sacri. È necessario, secondo la parola del santo Apostolo, non imporre frettolosamente le mani su nessuno (1 Tim 5:22), mettere alla prova i candidati agli ordini sacri, prepararli adeguatamente per il lavoro imminente e osservare attentamente i primi passi dei chierici appena ordinati. Notando con soddisfazione il lavoro in corso in tutta la Chiesa per migliorare il livello educativo del clero, la Conferenza episcopale chiede al Santo Sinodo di considerare la possibilità di unire le istituzioni educative teologiche esistenti per un ulteriore più efficace lavoro sull'educazione e la preparazione dei futuri pastori. Allo stesso tempo, dovrebbero essere attentamente osservate le norme stabilite dal Santo Sinodo (Verbale n. 112 del 30 agosto 19) sulla distribuzione dei laureati in teologia a quelle diocesi che li hanno inviati a studiare.

10. I partecipanti alla Conferenza episcopale, riuniti nella casa della santissima e vivifica Trinità presso il santo sepolcro di san Sergio di Radonezh, rimanendo nell'amore reciproco e in una sola mente, pregano con fede e speranza il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, che è in grado di guarire ogni tipo di disordine, confortare ogni dolore e concedere al suo popolo una pace profonda e senza fine. Possa il Signore e Dio preservare la Chiesa russa e tutti i suoi servitori: arcipastori, reverendi pastori e diaconi, pii monaci e monache, fedeli laici, e possa egli inviare abbondanti misericordie sul so popolo, in modo che possiamo crescere nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. A lui sia gloria ora e sempre. Amen (2 Pt 3:18).

La risoluzione è in gran parte una sintesi della relazione di apertura del patriarca. Tuttavia, in particolare, riguardo agli atti fuorvianti di Costantinopoli in Ucraina e alla persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina, il patriarca ha affermato:

Il tumulto seminato dal Fanar ha portato frutti amari e, in particolare, ha portato all'aperta persecuzione della Chiesa ortodossa ucraina da parte delle autorità statali. Subito dopo l'invasione di Costantinopoli in Ucraina, hanno iniziato ad adottare leggi discriminatorie contro la Chiesa ortodossa canonica, hanno diffuso calunnie nei media, hanno fatto montare intolleranza e odio per la Chiesa ortodossa ucraina. Le chiese sono state e sono tuttora sequestrate illegalmente con l'uso della forza bruta. Sono state condotte e sono tuttora in corso perquisizioni nelle chiese, oltre che nelle residenze di vescovi e chierici. I chierici sono stati e sono tuttora sottoposti a pressioni brutali attraverso interrogatori umilianti da parte di servizi speciali, e alla pressione di una folla eccitata, che spesso unisce gli scismatici con i pagani più marginali e con persone generalmente estranee a qualsiasi fede.

Queste persecuzioni hanno acquisito una nuova portata dall'inizio del 2022. Abbiamo visto arresti e percosse dei servi di Dio e bestemmie contro i luoghi santi. Sono state avviate e continuano a essere avviate cause legali contro diversi vescovi. Si sono moltiplicati i casi di espulsione delle comunità ortodosse dalle chiese. L'antica Lavra delle grotte di Kiev è minacciata di chiusura. Le sue chiese principali – la cattedrale della Dormizione e la chiesa del Refettorio – sono state sequestrate dalla Chiesa ortodossa ucraina, e vi prestano servizio gli scismatici. Uno per uno, gli edifici del monastero sono confiscati. L'abate della Lavra, il metropolita Pavel di Vyshgorod e Chernobyl, dopo una permanenza di tre mesi agli arresti domiciliari con pretesti inverosimili e basandosi su false accuse, è stato imprigionato in un centro di custodia cautelare. Vladyka, che ha 62 anni, soffre di gravi malattie, incluso il diabete mellito. La sua vita è in pericolo. Chiedo a tutti voi, cari fratelli, di pregare in modo particolare per lui. Oggi è un confessore che rimane fedele al suo giuramento episcopale e all'unità delle nostre Chiese... È del tutto evidente che le autorità ucraine hanno iniziato a liquidare la Chiesa ortodossa ucraina canonica, senza prestare alcuna attenzione ai cosiddetti valori europei, che presuppongono, tra l'altro, la libertà di religione e il rispetto dei diritti umani. La domanda sorge spontanea: come reagiranno i governanti europei e le organizzazioni per i diritti umani a questo incidente? Attendiamo con impazienza, anche se non senza dubbi, la loro reazione.

Voglio dire ancora una volta che al momento stiamo parlando di una guerra contro l'Ortodossia, perché tutto ciò non può che indebolire l'Ortodossia universale. In questo caso, il Fanar è uno strumento nelle mani di abili manipolatori, ed è stato uno strumento del genere per molti anni.

Il patriarca Kirill ha anche parlato del fatto che la Chiesa ortodossa ucraina e altri chierici e diocesi di altri luoghi hanno cessato di commemorarlo come loro primate, definendo questo evento un percorso verso lo scisma:

Una delle conseguenze delle azioni intraprese contro l'Ortodossia e l'unità della Chiesa è stata una serie di disordini canonici. In particolare, vediamo che in alcune diocesi e parrocchie in quei territori dove gli Stati esercitano pressioni sulla Chiesa, la commemorazione del nome del patriarca, prevista dai canoni, è cessata. Il Santo Sinodo ha sottolineato l'inammissibilità di tali azioni nelle sue sentenze del 29 maggio e del 7 giugno dello scorso anno. Certo, la preghiera di tutta la Chiesa per me – dell'episcopato, del clero e del popolo – mi rafforza e mi sta molto a cuore. Ma ora non stiamo parlando di alcuna esperienza personale o devozione personale all'attuale detentore della dignità patriarcale. Stiamo parlando della conservazione dell'unità della Chiesa comandataci dal Signore, una delle cui espressioni esterne, secondo i canoni e con la tradizione secolare, è la commemorazione del primate della Chiesa ortodossa locale ai servizi divini. La fine di tale commemorazione è una porta aperta per scivolare nello scisma. Il clero ha il diritto di non adempiere alle richieste illegali di rifiutare la commemorazione del patriarca, e i laici hanno il diritto di aspettarsi legittimamente che i loro cierici eseguano tale commemorazione e preservino l'unità della Chiesa.

E riguardo alla possibilità di ricevere la santa comunione nelle chiese in cui il patriarca non è commemorato, ha affermato:

Nelle circostanze attuali, alcuni figli fedeli della Chiesa ortodossa pongono una domanda dolorosa: è possibile ricevere la comunione e pregare nelle chiese dove non si commemora il patriarca, e lì sono validi i sacramenti? Il Patriarcato di Mosca riceve molte lettere a riguardo. Dirò questo: se c'è l'opportunità di assistere alle funzioni in una chiesa in cui il clero rimane fedele all'ordine canonico di commemorazione del primate della Chiesa, è necessario recarsi in tale chiesa. Se tale possibilità non esiste affatto, allora fino a quando la Chiesa non avrà emesso un giudizio conciliare sulla caduta nello scisma di alcuni vescovi e chierici, rimangono validi i sacramenti celebrati da coloro che sono diventati vittime di ricatto o che non hanno avuto il coraggio o la coscienza di preservare questo ordine canonico.

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