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  Lo ieromonaco Savatie Baştovoi sulla crisi della società moderna. Un "decalogo postmoderno"

http://www.teologie.net/2013/07/03/savatie-bastivoi-criza-decalog/

(Pubblicato sulla rivista moldava VIP Magazin, Febbraio 2013, n. 104-105).

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1. Non dimenticarti che devi morire

Quando avevo due anni, sono caduto da una slitta trainata da cavalli, e papà ha proseguito senza accorgersene. Mio padre era allora guardia forestale, e l'incidente ha avuto luogo appena fuori da Oricova. Quando il cavallo è partito, sono caduto di spalle in mezzo alla neve, confondendomi nel cielo invernale bianco. Allora ho scoperto per la prima volta la solitudine e la morte. Non ho pianto e non mi sono lamentato. Mi ricordo che ero vestito con una tuta blu con cappuccio. Sono tornato in silenzio a casa, dalla mamma, andando così lentamente che ho dato a papà il tempo di tornare a prendermi.

2. Non dimenticarti che devi amare

La cosa peggiore che possa capitare a un uomo non è quella di non essere amato. Penso che il peggio sia non amare. Mi è sempre stato facile amare le persone, essere contento di vederle. Pertanto, non ho avuto nessun ostacolo a comprendere il Vangelo. Quando facevo stupidaggini, mia mamma diceva: "Vai via, non ti voglio più bene". Questa per me era la punizione suprema, che vivevo come una cacciata dal paradiso. Sant'Isacco il Siro ha detto che il fuoco infernale è semplicemente l'amore perduto che sei condannato a contemplare eternamente.

3. Non valutare in denaro ciò che Dio ti ha dato in dono

Questo l'ho capito nell'adolescenza. Studiavo al liceo artistico "Octav Băncilă") a Iaşi, mia mamma mi ha portato a San Pietroburgo a vedere l'Hermitage. Là siamo stati da una famiglia di abkhazi, una donna divorziata con due figli, ma piena di risorse. Il suo nome è Izolda, è lei che mi ha comprato la mia prima chitarra. Che Dio le dia la salute! Preparava carne alla griglia e guadagnava molto denaro. Non ho mai visto così tanti soldi. Passava la notte al barbecue fino al mattino, c'erano le notti bianche. A volte uscivo con loro, era interessante. Preparavano e vendevano la carne alla griglia, e io disegnavo su una cartella che tenevo sulle ginocchia. Mentre gli uomini mangiavano, avevo il tempo di "rubare" i loro ritratti. Un uomo calvo e allegro mi si avvicina e comincia a esclamare: "Ehi, sono io! Sono proprio io! Che cosa vuoi per vendermelo?". Io gli dico che glie lo regalo. E gli do quel ritratto. L'uomo, però, mi ha dato un dollaro; era il 1991. Poi se n'è andato. Sono rimasto con quel dollaro. L'ho messo in un quaderno e non l'ho mai usato.

4. Non pensare male

Ogni volta che ho pensato male di qualcuno ho avuto solo da perdere. Mi sono sentito sporco, partecipe di un'opera di degradazione umana. Ho anche parlato male, e il tempo mi ha dimostrato ogni volta che avevo torto. Preferisco sbagliarmi con una buona opinione di un uomo cattivo piuttosto che arrivare a credere una parola cattiva riguardo a un uomo buono. Ogni male è una bugia. Il male, come diceva il beato Agostino, non esiste. Il male è una grande mancanza, l'assenza del bene e dell'amore. Pertanto, pensare male equivale a immergersi nell'assenza, nella bugia.

5. Non crederti perduto

Io sono per natura incline alla disperazione, e conosco tutti i mali che provengono da questo stato d'animo. Ma un giorno mi è giunto un pensiero salvifico. Mi sono detto che Dio conosce i miei fallimenti, anche quelli passati e futuri, ma mi ha creato lo stesso, e Dio non fa nascere nessuno nel mondo per la sua perdizione. Se siamo nati significa che Dio ha messo tutta la sua fiducia in noi. È un grande incoraggiamento pensare che Dio si fida di te. In preda alla disperazione l'uomo è capace di ogni male, si getta contro la sua stessa, come con un piacere demoniaco di violare i propri principi, in pratica suicidandosi spiritualmente. Credo che ogni vero padre spirituale dopo la confessione dovrebbe cominciare i suoi consigli con le parole: "Non disperare".

6. Non crederti santo

San Silvano dell'Athos ha detto: "Non coltivare e non credere a due pensieri, primo, che non ti sarà possibile salvati, e secondo, che sei santo". Non crederti migliore degli altri. Il lavoro che fai, per grazia di Dio, può essere migliore di quello del vicino, ma questo non significa che ti sei migliore di lui, solo il lavoro è migliore. I doni dati da Dio non si perdono, ma chiunque si inorgoglisce delle sue opere entra nelle tenebre e usa in modo stolto i suoi doni, quindi arriva a perdere la sua dignità.

7. Non porti come garante

Ogni volta che mi sono posto garante per qualcuno, ho messo persone nei guai e ho fatto del male. Da quando riesco a ricordarmi, mi sono messo in mezzo a cercare di salvare tutto il mondo. Drogati, ubriaconi, donne picchiate dai loro uomini e così via. Non ho salvato nessuno, ma ho avuto solo guai, denaro rubato, oggetti scomparsi, problemi con i vicini. Ho concluso che se vuoi aiutare qualcuno, aiutalo secondo le tue possibilità, ma senza coinvolgere altre persone. Ciò significa farti garante di qualcuno, dichiarare che si correggerà, che ti rappresenta. Grande errore. Una volta ho letto nei proverbi di Salomone, il consiglio: "Non porti come garante". Noi, quando leggiamo le Scritture, capiamo e manteniamo solo quanto abbiamo sperimentato, le altre parole non le vediamo neppure.

8. Non vendicarti due volte

La vendetta è un peccato, ma è umana. La Scrittura dice di non punire due volte per lo stesso errore, principio fatto proprio anche dal diritto romano. Posso capire un atto di vendetta, anche se è meglio non vendicarsi, ma fuggo lontano dall'uomo che vendica due volte, ovvero senza fine, di un singolo errore. Quando mi sono vendicato una volta è andato come è andato, Dio mi perdoni, ma quando mi sono vendicato la seconda volta, tutto si è rivoltato contro di me e sono arrivato a capire che ho lottato con me stesso.

9. Non vincere a qualsiasi prezzo

Le persone che cercano di vincere a tutti i costi, alla fine, perdono tutto. Preferisco essere considerato a volte sconfitto per mantenere la possibilità di vincere alla fine. Una volta un vescovo romeno, di fronte a me, ha lodato Adrian Nastăse (accadeva nel 2004): «Ti rendi conto, questo uomo (Adrian Năstase) sulla pagella aveva solo dei dieci, neppure un nove! È incredibile, non è vero?". Gli ho risposto, "non mi fido delle persone che prendono solo dieci". "Perché?", mi ha chiesto il vescovo, sorpreso. "Perché non sanno perdere, e l'uomo che non sa perdere si vende per una vittoria temporanea".

10. Non ridere della vergogna di un altro

Quando ero piccolo, sentivo i ragazzi più grandi ridere di qualcuno che era stato colto in flagrante in qualche peccato vergognoso. Poi ogni volta che incontravo la persona in questione o ne sentivo parlare, mi veniva in mente, senza volerlo, il peccato che aveva fatto. Ma di quel peccato non parlavo mai, e con la persona mi comportavo come se non sapessi nulla. Anche adesso, quando la persona è morta, non dico quello che ho sentito, perché non voglio suscitare vergogna.

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