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  Vescovo Ioann di Caracas e Sud America: il mio primo compito è guarire lo scisma e far ritornare il gregge nelle nostre chiese

Intervista di Aleksej Reutskij per il Журнал Московской Патриархии 2 2013

dal sito ufficiale della Chiesa russa all'estero

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L’America del Sud ha iniziato a ricevere cristiani ortodossi - greci, slavi, serbi - nella seconda metà del XIX secolo. Nel XX secolo, vi emigrarono quelli che avevano rifiutato il regime bolscevico in Russia, in particolare gli ufficiali russi dell'esercito bianco.

Il vescovo Giovanni di Caracas e del Sud America ci parla del motivo per cui i nostri antenati hanno meritato questa lode, di come cambierà la vita parrocchiale ortodossa nei prossimi vent’anni e quali problemi affrontano ora i cristiani ortodossi in America Latina.

Le onde degli emigrati russi

Vostra Grazia, nel corso dei 30 anni in cui ha servito la Chiesa Ortodossa Russa, hanno avuto luogo molti grandi cambiamenti, che difficilmente si sarebbe potuto prevedere. Come immagina il futuro dell'Ortodossia in Russia e in Sud America nei prossimi venti anni?

Vent’anni mi sembrano un lungo tempo. D'altra parte, se guardiamo una ventina di anni nel passato, quando abbiamo celebrato il millesimo anniversario del battesimo della Rus’, nessuno pensava che la cortina di ferro sarebbe crollata così all'improvviso, che si sarebbe ristabilita la comunione tra i due rami della Chiesa ortodossa russa, e che questi si sarebbero riuniti. È per questo che ciò che sta accadendo in Russia ora mi dà grande speranza, a questo proposito sono un ottimista.

La rinascita dell’Ortodossia in Russia può essere paragonata ai tempi del santo principe Vladimir, pari agli apostoli, da oggi, infatti, vi è un secondo battesimo della Russia. Se si guarda a quello che è successo dopo il primo battesimo, il popolo ha semplicemente seguito il principe, non capiva nulla, erano analfabeti, ma avevano accettato il cristianesimo con un cuore puro, avevano ricevuto il battesimo e si erano aperti all'influenza dello Spirito Santo. Alcune generazioni più tardi, il paese era già conosciuto come Santa Rus’. I figli del principe Vladimir, Boris e Gleb, divennero santi. Sant’Antonio delle Grotte è andato a monte Athos ed è tornato, riportando il concetto di monachesimo. Se ciò era possibile allora, quando la gente era analfabeta, lo è ancor più oggi, in cui la Santa Rus’ esiste già nella nostra memoria collettiva, e vi è una grande quantità di letteratura facilmente accessibile; l’Ortodossia può fiorire ancora una volta, molto più facilmente che in quel tempo. Mi auguro che ciò avvenga nei prossimi venti anni.

L’arciprete Vladimir Silov’ev (a sinistra) e il vescovo Ioann di Caracas e Sud America

Lei ha trascorso del tempo con varie generazioni di emigrati russi; come differiscono tra loro?

La prima ondata includeva gli emigrati bianchi in esilio. La seconda consisteva di quelli che non vollero tornare in URSS dopo la seconda guerra mondiale; esuli (vivevano nei territori occupati e in seguito fuggirono in Occidente dal fronte di guerra che si avvicinava. Ad esempio, in Lettonia, i profughi costituivano il 10% della popolazione).

Questi comprendevano prigionieri di guerra sovietici, cittadini sovietici trasportati in Occidente a lavorare per i tedeschi. Tutti capivano benissimo che l'esilio siberiano e i campi di prigionia attendevano molti di loro al loro ritorno. La terzo e la quarto onda se ne andarono di propria iniziativa. La terza consisteva principalmente di emigrati ebrei. Questo non voleva dire che erano tutti ebrei, ma erano a volte considerati ebrei per matrimonio o da uno dei genitori. Tra di loro c'erano molti credenti ortodossi, e tra quelli che non lo erano, molti divennero credenti.

La prima e la seconda onda hanno sempre lottato per la loro "russicità," hanno sempre guardato alla Russia con speranza che, anche se non loro stessi, almeno i loro figli o nipoti avrebbero potuto tornare in patria. Al momento attuale, le nostre chiese sono frequentate da discendenti della prima ondata di emigrati. Tra di loro c'è un uomo vecchio ma energico che è nato in Russia prima della rivoluzione. Il suo nome è Valentin Vasilievich Khasapov. Ha 96 anni, e vive a Buenos Aires.

Molto interessante è anche che i bambini delle prime due ondate di emigrati hanno conservato la loro lingua russa, e la parlano bene. In confronto, quelli che sono venuti dieci anni fa parlano il russo con "consonanti inghiottite", e includono termini spagnoli, che è una cosa degna di nota. Non ce ne sono molti nelle nostre chiese. Non ho ancora incontrato persone della terza ondata in Argentina. Questo non significa che non ce ne sono, semplicemente non ho incontrato nessuno. Molti membri della quarta ondata frequentano le chiese del Patriarcato di Mosca. Io servo alla cattedrale della Risurrezione a Buenos Aires svolgendo anche le funzioni di un prete, ascoltando confessioni, amministrando la comunione, dal momento che abbiamo una carenza di sacerdoti, e così ho un contatto più diretto con il nostro gregge.

Quanti parrocchiani avete?

La domenica ci sono una trentina di persone, a Pasqua diverse centinaia. Ci sono pochi giovani, l'età media è di 40 e più. Oltre ai russi, abbiamo argentini nativi, e uno di loro sta ora studiando presso il seminario di Jordanville, NY. Abbiamo funzioni al fine settimana, nelle feste principali e nelle dodici grandi feste, in cui serviamo anche la Veglia. Se una festa cade in un giorno feriale, poche persone vengono in chiesa: tutti sono al lavoro. A questo punto potrei condurre i servizi divini anche in una casa. La mancanza di parrocchiani è dovuta in parte al colpo che la Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia ha sofferto dallo scisma in America Latina. Lo scenario è questo: nel 2007, un gruppo di sacerdoti e laici in America Latina è andato in uno scisma causato da Agafangel (Pashkovskij), un ex-vescovo della ROCOR. Questi si è rifiutato di accettare l'atto di comunione canonica tra la Chiesa all'Estero e il Patriarcato di Mosca. Ridotto allo stato laicale per le sue azioni scismatiche, Agafangel si è dichiarato "metropolita" e "primo ierarca" della Chiesa all'estero. Un certo numero di parrocchie in Sud America lo ha seguito: alcune in Brasile, alcune in Argentina, e altre in altri paesi. Tutte le parrocchie "agatangelite" in Sud America sono amministrate da un certo "vescovo Gregorio di San Paolo e del Sud America". Quest'uomo è l’arciprete spretato Georgij Petrenko, che è rimasto vedovo ed è divenuto monaco, prendendo il nome di Gregorio. Sto studiando ora questa materia, alla ricerca delle ragioni per il sostegno agli scismatici, in particolare in America Latina, ma non ho ancora trovato una risposta. Per esempio, posso trovare un terreno comune con i credenti di vecchio rito, perché la rottura con loro era ecclesiastica, tutte le differenze si trovano in questioni della Chiesa.

La rottura di questi scismatici non è ecclesiale. Le ragioni, a mio parere, sono politiche, psicologiche e socio-psicologiche. Inoltre, vi è un generale spirito di resistenza che regna nelle menti e nei cuori della gente dell’America Latina. In particolare, gli scismatici continuano a insistere che la Russia è semplicemente un'estensione dell'Unione Sovietica, che la Chiesa ortodossa russa include membri del KGB, ecc. Ora non abbiamo contatti con gli scismatici. Anche se siamo aperti al dialogo e siamo desiderosi di spiegare che l'atto di comunione canonica con il Patriarcato di Mosca, firmato nel maggio 2007, non è "tradimento" o "apostasia." Ma gli scismatici non ascolteranno niente di tutto ciò. Come vescovo, mi trovo di fronte a questa sfida principale, di sanare lo scisma, di riportare indietro il gregge, e le stesse chiese (come la cattedrale della Santissima Trinità a Buenos Aires, che è occupata dagli scismatici). E aumentare il livello di vita ecclesiale tra la gente, che se ne è andata alla deriva lontano dalla Chiesa.

Ma non tutto è negativo. La situazione in Cile mi dà grande speranza. La maggior parte del gregge ortodosso locale è costituita da cileni che si sono convertiti all'Ortodossia dal Cattolicesimo. A prima vista questo può sembrare strano, perché la Chiesa cattolica è molto forte in Cile, e i cattolici sono seri nel fornire istruzione religiosa. Tuttavia, gli ex-cattolici mi hanno detto che si convertono all’Ortodossia in quanto questa risponde alla loro ricerca di fede vera. Ma nel complesso, per i paesi sudamericani, l’andamento principale è al contrario - la gente si sta allontanando dalla Chiesa, entrano in matrimoni misti, si assimilano, e i loro figli, in linea di principio, anche se battezzati ortodossi, non conservano la loro fede ortodossa. È importante che ci sia un prete in Cile, egli stesso cileno, che è un missionario attivo.

Anche la maggior parte delle persone che frequentano le chiese del Patriarcato di Mosca è costituita da cileni. Non c'è una chiesa a Santiago, dopo che è stata presa dagli scismatici. Ma abbiamo stabilito una cappella in un appartamento, e teniamo lì i servizi divini. La comunità ortodossa in Cile è più viva di quella in Argentina. Ora stiamo costruendo una chiesa dedicata a San Silvano del Monte Athos, nella città di Concepcion (la seconda città più grande in Cile), dove vive il sacerdote. Gli arabi ortodossi ci hanno donato la terra, e russi, cileni e alcuni serbi stanno donando le loro risorse. Questa sarà l'unica chiesa ortodossa della città. Il rettore è l’arciprete Alexei Aedo.

Quante parrocchie ha in tutto nella sua diocesi?

I numeri sono incerti. Alcune delle nostre parrocchie, come ho detto, sono in scisma. Le consideriamo ancora come nostre. Ne abbiamo anche altre in cui abbiamo pochissimi servizi divini, per esempio una volta al mese o anche più raramente, a volte solo una volta l'anno. In Venezuela abbiamo sei parrocchie, e due sacerdoti in Cile abbiamo tre comunità, un sacerdote e un diacono, in Argentina tre parrocchie attive (una è la cattedrale). Il Paraguay ha una parrocchia. Un sacerdote vi è arrivato da poco dalla Russia. In Brasile ci sono cinque parrocchie attive che sono andate tutte in scisma, come ha fatto l’unica chiesa in Uruguay.

La Veglia notturna nella chiesa della Natività della Madre di Dio al monastero Staryj Simonov

Forse introdurre i servizi divini in lingua spagnola potrebbe attrarre un gregge maggiore tra la popolazione autoctona? Lei ha detto, in particolare, che le tre parrocchie in Cile servono in spagnolo.

Sì, in Cile servono in spagnolo. Ma quando vado lì per servire, la mia parte della funzione è in slavonico ecclesiastico (il gregge lo capisce), e il resto della funzione è in spagnolo. Tra l'altro, usano sia il canto russo che quello greco. C'è un problema di cui vorrei parlarvi. Questo riguarda i discendenti degli emigrati russi che sono nati in Argentina e non capiscono lo slavonico ecclesiastico. Ma non vogliono partecipare a una chiesa dove si canta in spagnolo, perché si sentono a rischio di non chiamarsi più russi, e che non ci sia niente che li leghi alla Russia. Penso che il problema di passare allo spagnolo in servizi divini è una questione che si risolverà col tempo. Mi ha chiesto del futuro della Chiesa ortodossa in America Latina: è possibile che il nostro futuro preveda l'uso dello spagnolo nei servizi divini di tutte le località. Gli antiocheni hanno già fatto il cambiamento, hanno quattro diocesi in Sud America. In Argentina e Cile sono passati completamente allo spagnolo, in Brasile sono passati al portoghese, e in Venezuela servono in arabo. Se le comunità russa, greca e serba passano ai servizi divini in lingua spagnola, allora probabilmente si fonderanno in un'unica Chiesa, perché le divisioni in base alle identità nazionali in questo caso non avrebbero senso, a mio parere. Credo che si dovrebbe passare allo spagnolo, ma io non sono la persona adatta per farlo, dal momento che la mia conoscenza della lingua non è sufficientemente buona.

In un’intervista, ha parlato del futuro del lavoro con le comunità di vecchio rito...

Dobbiamo studiare la questione. In Sud America, specialmente in Brasile e Bolivia, ci sono molti vecchi credenti della Concordia dei Chasovenny. Ci sono vecchi credenti in Uruguay. In pratica, non hanno il sacerdozio, ma non dichiarano che la grazia del sacerdozio si è persa nel mondo. Vorrei fare la loro conoscenza con la speranza di attirarli sotto il nostro omoforio.

Come funziona la vostra struttura ecclesiastica? I laici hanno problemi a cercare nuovo clero?

Abbiamo così pochi membri del clero, e così distanti tra loro, che vi è in pratica poca scelta. A Mosca, potreste avere diverse chiese sulla stessa strada. Le distanze in questione impediscono ai sacerdoti di incontrarsi spesso per discutere questioni spirituali comuni. Non possiamo organizzare conferenze internet, dal momento che molti dei sacerdoti più anziani non sono abituati alla tecnologia. E, naturalmente, se i preti sono di fronte a domande specifiche nel loro ministero spirituale, le risolviamo direttamente per telefono. Spesso queste sono domande che sorgono all'interno delle famiglie in cui i coniugi appartengono a diverse chiese, come cattolici e ortodossi.

 La cattedrale della Risurrezione di Cristo a Buenos  Aires (Argentina)

Vladyko, quanto sente vicina la presenza di Dio nella sua vita?

Penso che sia naturale quando Dio è presente in noi e non vi prestiamo attenzione, ma percepiamo immediatamente quando è assente. Vorrei parlare di un'altra questione. In Sud America, ho spesso la sensazione che le persone siano alla periferia della civiltà. Non solo perché vivono in condizioni umili, ma perché sono geograficamente distanti dal resto del mondo. Quello che vedo è che la religiosità personale non è sentita in modo molto forte in Argentina, mentre i cileni, al contrario, sono molto persistenti nella ricerca della fede vera. Anche se i credenti in Argentina sono per lo più cattolici, tra loro c’è la tendenza della "teologia della liberazione." Questo è un concetto sudamericano in cui la politica ha sostituito l'insegnamento della chiesa. Questo fenomeno, mi sembra, gioca un ruolo importante nel nostro scisma, ma mentre tra i cattolici lo scisma è politicamente di sinistra, per noi è di destra. Questi scismatici si considerano monarchici, ma con alcune tendenze fasciste. Per esempio, hanno sempre sostenuto le dittature militari, sono contrari alla Russia, che nella loro mente è ancora governata dai comunisti, ecc.

Che cosa desidera per i fedeli ortodossi della Russia?

Che si rafforzino nella loro Ortodossia, che siano lievito nella società, che acquisiscano lo Spirito di Pace. Se anche poche persone stanno saldamente nella fede, questo non può non influenzare tutti coloro che li circondano. E se una persona confessa il cristianesimo, ma non vive uno stile di vita cristiano, allontana gli altri dal cristianesimo. Ognuno di noi deve predicare il Vangelo in pratica. Non ognuno di noi può predicare verbalmente, ma ognuno di noi può servire come un buon esempio nella nostra vita, vivendo secondo il Vangelo. È detto: "Lasciate che la vostra luce risplenda davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli" (Matteo 5:16).

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