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  L’amore pastorale del metropolita Onufrij per il popolo ucraino

di Jesse Dominick

Orthochristian.com, 24 dicembre 2018

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foto: mnyug.com

Introduzione: la pressione e la persecuzione contro la Chiesa ucraina

La Chiesa ortodossa ucraina guidata da sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina viene sottoposta apertamente a pressione e violenze da parte dello stato ucraino e degli scismatici ucraini che recentemente si sono riuniti in un gruppo non canonico.

Come è già successo da anni, le chiese vengono sequestrate e ora che il tanto atteso "concilio d'unificazione" è arrivato e finito, lo stato sta passando con più audacia leggi volte specificamente a emarginare la Chiesa ucraina e a privarla delle sue parrocchie e proprietà. Nelle settimane precedenti al "concilio", il governo ha compiuto una serie di azioni provocatorie, ispirate al suo passato comunista: vescovi e sacerdoti sono stati perquisiti, interrogati e arrestati e accusati di incitamento all'odio e persino al tradimento per possesso di letteratura contenente l'insegnamento cristiano di base che lo scisma è un peccato.

Dei vescovi sono stati portati con la forza a Kiev con false pretese per cercare di costringerli a partecipare al "concilio" e sono stati costretti a firmare un voto per Simeon Shostaskij, l'ex metropolita di Vinnitsa e Bar, sebbene questi "voti" siano stati per fortuna respinti dai rappresentanti di Costantinopoli che presiedevano il "concilio".

Vari ministeri statali hanno sistematicamente gettato le basi per espellere i monaci dalla Lavra di Pochaev e per consegnarla alla nuova chiesa nazionalista, e simili pratiche di intimidazione sono state usate anche contro la Lavra delle Grotte di Kiev.

Si potrebbe dire molto di più sull'attuale sofferenza dei fedeli ortodossi ucraini, ma in questo articolo vorremmo affrontare una delle principali giustificazioni di questa persecuzione bolscevica: la falsa impressione, e persino la palese menzogna, che la Chiesa ucraina, come corpo autonomo all'interno della Chiesa ortodossa russa, è semplicemente un agente straniero, che serve solo gli interessi del presidente Vladimir Putin e quindi manca di una vera cura pastorale per i fedeli ucraini.

foto: spzh.news

Ancora una volta, lo stato in sé non è stato timido nel fare audacemente tali accuse contro i propri cittadini. Il Servizio di sicurezza dell'Ucraina (SBU) ha recentemente pubblicato opuscoli sia in ucraino che in inglese specificatamente volti a dipingere la Chiesa come agente di uno stato aggressore straniero. Gli opuscoli sono piuttosto grezzi e di bassa qualità.

Il presidente ucraino Petro Poroshenko e Filaret Denisenko, a capo del "Patriarcato di Kiev", uno dei due gruppi riuniti sabato 15 dicembre, hanno parlato apertamente dello "spirito di Mosca" e dei "demoni di Mosca" che dominano la Chiesa ucraina canonica e hanno persino affermato che la Chiesa ortodossa russa adora un Dio diverso da quello degli ucraini. Poroshenko ha proclamato che la Chiesa ucraina non ha niente da fare in Ucraina e che i suoi rappresentanti dovrebbero tornare in Russia, nonostante il fatto che la maggior parte di loro siano ucraini, originari dell'Ucraina.

Per Poroshenko e compagnia, i confini nazionali hanno la precedenza sull'unità al calice e i cittadini ucraini diventano poco più che invasori russi se non seguono l'ideologia giusta.

Poroshenko ha ripetuto più volte la bugia che la Chiesa ortodossa ucraina prega per il presidente russo Putin e per l'esercito russo. È stato pubblicamente richiamato su questo punto dai vescovi e dal clero della Chiesa ucraina, ma continua sulla sua strada di disinformazione, e c'è chi gli crede.

Su una nota correlata, non è raro sentire da certi circoli ucraini la domanda: "Perché dovremmo essere parte di una Chiesa che benedice i soldati che ci uccidono?" C'è una fondamentale mancanza di comprensione dei testi e delle pratiche liturgiche ortodosse qui. La Chiesa prega sempre per le forze armate in qualunque paese esista e in qualsiasi circostanza. Cioè, in Russia la Chiesa prega per le forze armate russe e in Ucraina per le forze armate ucraine.

Pregare e persino benedire i soldati, tuttavia, non equivale a un appello al conflitto militare o all'approvazione di ogni operazione svolta. Un chierico chiede la benedizione di Dio sulle forze armate e da lì tutto è nelle mani di Dio. Forse la benedizione di Dio è che vincano, o forse che perdano, o che si eviti del tutto il conflitto. Una benedizione non determina nessuno di questi risultati specifici.

Se dovessimo vedere le cose dal punto di vista nazionalista-scismatico ucraino, la Chiesa russa sarebbe divisa contro se stessa – mentre i russi pregano per l'esercito russo e gli ucraini pregano per l'esercito ucraino.

Ma Poroshenko e i suoi alleati non hanno pensato fino in fondo alle loro argomentazioni e calunnie. Per loro è sufficiente lanciare accuse.

Così, Poroshenko, e quelli con lui, dipingono la Chiesa ucraina canonica come un agente straniero antipatriottico, poiché credono che tale immagine possa favorire la loro carriera politica.

L'incidente dello stretto di Kerch

foto: unian.net

Però, quando gli fa comodo, Poroshenko riconosce l'esatto contrario – che la Chiesa ucraina, in effetti, si prende cura del suo gregge ucraino, e fa appello a questa cura pastorale.

Prendiamo l'esempio di sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina. Essendo il primate della Chiesa ucraina, se la Chiesa fosse stata un semplice servitore di Mosca, sarebbe stato lui a subire la maggiore pressione e quello che più ci si sarebbe aspettati di veder seguire la linea del partito.

Tuttavia, quando ventiquattro marinai ucraini sono stati arrestati dalle guardie di frontiera russe nello stretto di Kerch a novembre, è stato proprio al metropolita Onufrij che il presidente Poroshenko si è rivolto per ricevere assistenza. Naturalmente, poiché la Chiesa ucraina è un corpo autonomo all'interno della Chiesa russa, Poroshenko sa che il metropolita Onufrij ha contatti e gode del rispetto della Chiesa e dello stato russi, qualcosa che non si può dire degli scismatici ucraini.

Ma più di questo, il fatto che Poroshenko abbia fatto appello al metropolita Onufrij, mostra che crede che questi si prenda cura del suo gregge ucraino, e che è in grado e disposto ad andare contro le azioni e i desideri dello stato russo quando necessario.

"Ieri e il giorno prima ho parlato con il primate della Chiesa ortodossa ucraina del Patriarcato di Mosca, sua Beatitudine Onufrij. Mi sono rivolto a lui con la richiesta di contattare immediatamente Mosca per far tornare [i nostri marinai]. Non trascurerò alcuna possibilità per far tornare i nostri soldati. Preghiamo e speriamo che ciò accada il più presto possibile", ha detto Poroshenko all'inizio di questo mese.

Sua Eminenza l'arcivescovo Kliment (Vecherja), presidente del Dipartimento di informazione e istruzione sinodale della Chiesa ortodossa ucraina, ha aggiunto che la Chiesa è sempre coinvolta nell'intercessione a nome dei soldati ucraini.

"In effetti, la Chiesa partecipa costantemente al processo di rimpatrio dei nostri soldati che si trovano sul territorio non controllato dall'Ucraina e dalla Russia. Sua Beatitudine si è ripetutamente confrontato con il patriarca Kirill con tali richieste e negoziati attraverso la Chiesa, così che sia possibile far tornare tutti i cittadini dell'Ucraina al nostro territorio in modo umanitario", ha spiegato l'arcivescovo Kliment.

"Tutti i prigionieri che sono stati rilasciati negli ultimi anni – tutto ciò è avvenuto con il supporto del metropolita Onufrij e la partecipazione diretta della Chiesa", ha aggiunto.

Così, a gennaio, Poroshenko ha ringraziato personalmente il metropolita Onufrij e l'intera Chiesa ortodossa ucraina per il suo ruolo nello scambio di prigionieri iniziato lo scorso dicembre, che ha visto 304 prigionieri rilasciati da Kiev e 74 da Donetsk e Lugansk, e nella consegna di aiuti umanitari.

Anche sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di Tutta la Rus' ha svolto un ruolo di primo piano nei negoziati che hanno portato allo scambio.

I prigionieri stessi hanno ringraziato il metropolita Onufrij e il patriarca Kirill per aver organizzato la loro liberazione.

Inoltre, sua Eminenza il metropolita Agafangel di Odessa e Izmail ha scritto al patriarca Kirill all'inizio di dicembre per chiedergli di appellarsi alla leadership russa per assicurare il rilascio dei marinai ucraini, e sua Eminenza il metropolita Anatolij di Sarny e Polesia si è appellato anche al presidente Putin per la loro liberazione. Sua Eminenza il metropolita Vladimir di Pochaev, l'abate della grande Santa Dormizione-Pochaev Lavra, ha fatto appello al metropolita Onufrij.

Nessuno di questi ecclesiastici della Chiesa ucraina ha esitato a difendere la propria nazione e il proprio gregge ucraino; nessuno di loro ha temuto alcun tipo di rappresaglia da parte della Chiesa o dello stato russo, e di fatto, non ce n'è stato nessuno.

Crimea

foto: news.church.ua

Mentre l'incidente dello Stretto di Kerch è l'ultimo caso in cui la Chiesa ucraina ha mostrato il suo cuore libero e pastorale, un esempio molto più importante è la reazione della Chiesa agli eventi che circondano l'annessione della Crimea nel 2014.

A quel tempo, e ancora oggi, la Chiesa ucraina ha protestato contro le azioni dello stato russo e non ha esitato ad alzare la voce, chiedendo che l'integrità territoriale dell'Ucraina fosse rispettata e che si evitasse a tutti i costi uno spargimento di sangue.

Per dimostrare che il metropolita Onufrij è libero di esprimere la sua coscienza, indipendentemente dalla posizione dello stato russo, qui forniamo in pieno il testo delle lettere del primate ucraino al patriarca Kirill e al presidente Putin.

Lettera al patriarca Kirill:

1 marzo 2014

A sua Santità,

KIRILL

Patriarca di Mosca e di Tutta la Rus'

Santità!

Oggi, l'Ucraina sta vivendo senza esagerazione il momento più difficile della sua storia recente. Dopo una crisi socio-politica di tre mesi, un sanguinoso scontro nel centro di Kiev e la morte di dozzine di persone, ci troviamo di fronte a un'altra sfida altrettanto formidabile.

Il 1 marzo, funzionari della Federazione Russa hanno rilasciato dichiarazioni in merito all'eventuale ingresso di un contingente limitato di truppe russe in Ucraina. Se ciò accadrà, i popoli ucraino e russo saranno coinvolti in uno scontro che avrà conseguenze catastrofiche per i nostri paesi.

Come locum tenens del trono metropolitano di Kiev, mi appello a lei, Santità, con la richiesta di fare tutto il possibile per evitare spargimenti di sangue sul territorio dell'Ucraina. Le chiedo di alzare la voce per preservare l'integrità del territorio dello stato ucraino.

In questa ora difficile, offriamo le nostre ferventi preghiere a nostro Signore Gesù Cristo affinché ci preservi dallo scontro tra i popoli fratelli russo e ucraino per le preghiere della sua purissima Madre.

Chiedo le sue sante preghiere e la benedizione primordiale.

+ ONUFRIJ

 METROPOLITA DI CHERNIVTSI E DELLA BUCOVINA,

 LOCUM TENENS DEL TRONO METROPOLITANO DI KIEV

Lettera al presidente Putin:

2 marzo 2014

AL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE RUSSA

V.V. PUTIN

Eccellenza, signor presidente!

Per il diritto conferitomi dal Santo Sinodo, che mi ha eletto come locum tenens della cattedra metropolitana di Kiev, mi rivolgo a lei a nome della pienezza della Chiesa ortodossa ucraina.

Oggi la nostra patria molto sofferente, che tutti ugualmente amiamo e per la quale desideriamo la pace e la prosperità, si trova di fronte a una delle sfide più serie nella sua intera storia. Dopo una protratta crisi politica interna e la perdita di vite umane, la concessione del diritto di utilizzare le forze armate russe sul territorio dell'Ucraina dal Consiglio della Federazione dell'Assemblea federale della Federazione Russa è un serio motivo di preoccupazione. Siamo abbastanza vicini a scivolare in un abisso, la cui uscita richiederà più di un decennio.

Durante la sua visita in Crimea, sua Santità il patriarca Kirill ha avuto alcune sagge parole su come le flotte di popoli fratelli situate lì non dovrebbero mai guardarsi l'una con l'altra attraverso il mirino di un fucile.

Il Signore l'ha destinato a guidare un grande paese. Conoscendola come cristiano ortodosso, la supplico: fermi il dolore umano e prevenga la divisione del nostro stato ucraino e della santa Chiesa.

La retorica ufficiale oggi è lontana dal rassicurare il popolo di Dio, sia coloro che vivono sulla penisola che in tutte le altre parti dell'Ucraina. Una parola imprudente può portare conseguenze impreviste e, Dio non voglia, trasformarsi in problemi. L'esorto come garante della legalità del suo grande paese a ostacolare la divisione e ad evitare spargimenti di sangue e il fratricidio dei popoli emersi dallo stesso fonte del Dnepr.

+ ONUFRIJ

 METROPOLITA DI CHERNIVTSI E DELLA BUCOVINA,

 LOCUM TENENS DEL TRONO METROPOLITANO DI KIEV

Quella di sua Beatitudine non è stata certamente l'unica voce nella Chiesa ucraina a farsi sentire sulla questione. E infatti, la posizione della Chiesa è rimasta la stessa fino a oggi. In una trasmissione in diretta su Radio Liberty il 21 dicembre, l'arcivescovo Kliment (Vecherja) ha detto che la Chiesa ucraina "non riconosce l'annessione della Crimea, condanna tutto ciò che sta accadendo in Donbass e ha invitato il capo di stato russo a fermare quest'aggressione. La Chiesa ortodossa ucraina ha ripetutamente osservato che sostiene appieno tutte le iniziative dello stato ucraino in merito alle sue decisioni relative a ciò che sta accadendo nell'Ucraina orientale".

E prima della Crimea c'è stato il Majdan. Chi può dimenticare le foto dei monaci della Lavra delle Grotte di Kiev e di altri monasteri della Chiesa ucraina canonica che stavano in piedi coraggiosamente tra i manifestanti e la polizia con croci e icone in mano. Non si sono schierati per una parte, ma hanno manifestato solo per la pace, pregando e cantando il tropario pasquale.

Mancati onori ai soldati caduti?

foto: rusk.ru

L'ultimo incidente di cui vorremmo discutere ha avuto luogo all'inizio di maggio del 2015 durante una sessione del parlamento ucraino dedicata al 70° anniversario della vittoria europea sul nazismo. All'evento hanno partecipato leader politici e religiosi in Ucraina, veterani dell'Armata Rossa e dell'Esercito insurrezionale ucraino e il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.

Durante la sessione, il presidente Poroshenko ha letto i nomi di ventuno soldati che avevano ricevuto il titolo di "Eroe dell'Ucraina" per il loro servizio nel conflitto del Donbass, tra cui dieci morti in battaglia. I nomi sono stati accolti da applausi e tutti si sono alzati... tranne il metropolita Onufrij quelli con lui.

Per quelli intenti a vedere la Chiesa ortodossa ucraina come un semplice burattino dello stato russo, questo era un segno chiaro come il giorno.

Ma la spiegazione del metropolita Onufrij sul perché non si è alzato è stata presto pubblicata sul sito ufficiale della Chiesa ortodossa ucraina. Il messaggio dice:

L'8 maggio 2015, su invito della leadership dello stato ucraino, il primate della Chiesa ortodossa ucraina ha preso parte a una sessione solenne della Verkhovna Rada dell'Ucraina in occasione del 70° anniversario della vittoria sul nazismo in Europa . Durante il discorso del Presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko, i presenti hanno salutato i nomi di coloro che hanno ricevuto il titolo di Eroe dell'Ucraina per la loro partecipazione alla difesa della patria nella parte orientale del nostro stato. Sua Beatitudine non ha reagito a questo discorso come hanno fatto tutti gli altri ospiti e partecipanti alla solenne riunione, per sottolineare che la guerra deve essere immediatamente interrotta! Ha ripetutamente espresso il suo rispetto per tutti gli eroi che difendono i confini ucraini. Tuttavia, non ci può essere alcuna giustificazione per alimentare il fuoco di una guerra che quasi quotidianamente uccide non solo militari, ma anche cittadini indifesi dell'Ucraina, compresi i bambini. Questi stanno morendo su entrambi i lati della linea del fronte. Nessuno considera la loro morte.

Certo, c'è chi rifiuta semplicemente questo ragionamento o sceglie di credere che l'affermazione sia semplicemente un modo disonesto per limitare i danni, ma tuttavia questa affermazione è in sintonia con le lettere del metropolita Onufrij al patriarca Kirill e al presidente Putin dell'anno precedente. Indubbiamente, da una prospettiva secolare di pubbliche relazioni, la scelta del metropolita Onufrij di rimanere seduto è stata un incubo, ma la scelta è stata quella di rappresentare una chiamata più alta.

Il messaggio continua:

Con la benedizione del primate della Chiesa ortodossa ucraina, i fedeli pregano quotidianamente per la pace e raccolgono fondi, cibo, vestiti e medicine per sostenere i soldati ucraini e i civili del Donbass ucraino. Tra coloro che erano presenti nel registro parlamentare come ospiti e si sono levati in piedi per salutare i nomi degli eroi dell'Ucraina, nessuno ha più volte visitato personalmente l'Ucraina orientale dilaniata dalla guerra quanto sua Beatitudine il metropolita Onufrij. Questi ha visto il dolore umano con i suoi occhi, non sugli schermi televisivi, e quindi ha ripetutamente invitato chi è al potere di fare immediatamente tutto il possibile per fermare lo spargimento di sangue.

Questo è il modo in cui un pastore amorevole gestisce una situazione del genere.

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