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  Sulle commemorazioni liturgiche dei leader politici

Ieromonaco Petru (Pruteanu)

http://www.teologie.net/data/carte/PP-pomeniri-conducatori.pdf

„Liturghia Ortodoxă. Istorie şi actualitate”,

Casa Editrice Sophia, Bucarest, 2013, pp. 315-320.

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Prima di analizzare l'aspetto liturgico della commemorazione dei leader politici (di rango nazionale e locale) e dell'esercito, ricordiamo che la preghiera per loro è un'esortazione biblica a tutti i cristiani (I Timoteo 2:1-3), e al tempo in cui san Paolo scrisse queste parole, l'imperatore e gli altri leader politici e militari erano pagani e persecutori della Chiesa e, tuttavia, nelle cose del mondo, i cristiani dovevano essere soggetti a questi governanti non cristiani (Romani 13:1-7). È difficile dire se questa esortazione riguardava la preghiera particolare dei cristiani oppure quella comune, ma il modo di vita dei primi cristiani ci ricorda che la preghiera era comunque comunitaria e quindi necessariamente liturgica.

A partire dal quarto secolo, l'imperatore, la sua famiglia e il suo seguito erano menzionati nel dittico dei vivi, e nel dittico dei morti erano posti tutti gli imperatori più illustri, che si erano segnalati per fede e pietà. Tutti questi erano menzionati per nome dal diacono dopo l'epiclesi nel contesto della lettura dei dittici 1, mentre nella preghiera di intercessione pronunciata dal primo celebrante (prima delle commemorazioni del diacono o simultaneamente con esse), le petizioni per l'imperatore, l'imperatrice, e il seguito del palazzo appaiono senza nomi 2, ponendo l'accento sull'idea eucologica di I Timoteo 2:2. Nel caso in cui l'imperatore era o diveniva un eretico, il suo nome era cancellato dai dittici, e restava in vigore solo la memoria generale (senza nome) all'interno dell'anafora. A volte, a questo ricordo generale dell'imperatore si aggiungeva anche quello per "l'esercito / l'esercito che ama Cristo."

Nel XII secolo, in contemporanea con la diffusione delle commemorazioni nominali dell'imperatore alla Proscomidia e alle ectenie, i manoscritti greci fanno per la prima volta menzione della commemorazione del vescovo e dell'imperatore al Grande Ingresso 3, ma entrambi erano ricordati solo se erano presenti alla funzione. Solo alla fine del XV secolo, nelle terre romene, in Russia e in altre monarchie che formavano l'eredità di "Bisanzio dopo Bisanzio" si generalizzò l'abitudine di commemorare il re anche in sua assenza - anche se non abbiamo alcuna testimonianza che questo accadesse anche a Costantinopoli 4.

Questo spostamento di accento ha fatto sì che, nei secoli seguenti, la regola che vuole che gli eretici e gli infedeli non siano scritti sui dittici non fosse estesa alle commemorazioni nelle ectenie. Non di rado, i re cattolici e protestanti che occupavano diversi territori ortodossi erano ricordati alla Liturgia senza alcuna esitazione, e alcuni patriarchi orientali non esitavano a fare la stessa cosa anche con i sultani turchi (musulmani) 5. Tutti questi elementi hanno fatto sì che le commemorazioni dei sovrani non fossero percepite come espressione della comunione eucaristica così com'erano comprese le commemorazioni nei dittici, ma come una preghiera per i leader politici, a prescindere dalle loro convinzioni religiose. Con queste commemorazioni non si chiedeva la salvezza dei sovrani - che magari potevano non volerla nemmeno - ma nello spirito del testo di I Timoteo 2:2, la Chiesa chiedeva per loro "un governo pacifico, perché noi nella loro moderatezza possiamo vivere una vita pacifica e indisturbata, in tutta pietà e decoro" 6. In altre parole, anche se il ricordo nominale dei sovrani eretici poteva essere interpretato come un atto di obbedienza e di compiacimento, la preghiera in realtà era perché la Chiesa avesse tranquillità da parte di questi sovrani, e nulla di più. Questo è il motivo per cui la Chiesa non può rinunciare a queste commemorazioni anche quando i leader politici perseguitano il gregge dei fedeli di Cristo o approvano leggi contrarie alla morale cristiana.

Dopo la caduta di Costantinopoli e la morte dell'ultimo monarca bizantino (1453), gli ortodossi di lingua greca hanno cominciato a riformulare le petizioni per i sovrani 7 e dopo la seconda guerra mondiale, con la scomparsa di tutte le monarchie ortodosse, le Chiese ortodosse locali hanno iniziato a formulare petizioni diverse di commemorazione dei governanti. Molte di queste formulazioni sono segnate da nostalgie monarchiche 8 o da nazionalismi puerili, ma il più delle volte dall'incapacità di superare alcune espressioni modello, anche in lingua romena, per non parlare di lingue morte come il greco antico o lo slavonico. È certo che da nessuna parte si è giunti alla commemorazione nominale dei governanti dei nuovi regimi politici secolarizzati, ma non perché questi fossero non credenti (poiché neppure quelli prima di loro eccellevano per fede e pietà), ma soprattutto perché non c'erano più monarchi consacrati per mezzo dell'unzione con il crisma. Lo stato dei nuovi presidenti, eletti per mandati brevi e senza consacrazione divina, ha imposto il cambiamento quasi radicale della commemorazione dei leader.

Ecco come le tre grandi tradizioni liturgiche (greca, russa e romena), hanno formulato le petizioni per la commemorazione della leadership politica e dell'esercito.

Nella grande ectenia i greci hanno posto due petizioni, una prima della commemorazione del gerarca e una subito dopo:

Ὑπὲρ τῶν εὐσεβῶν καὶ ὀρθοδόξων χριστιανῶν, τοῦ Κυρίου δεηθῶμεν (Per i cristiani fedeli e ortodossi, preghiamo il Signore).

Ὑπὲρ τοῦ εὐσεβοῦς ἡμῶν ἔθνους, πάσης ἀρχῆς καὶ ἐξουσίας ἐν αὐτῷ καὶ τοῦ φιλοχρίστου στρατοῦ, τοῦ Κυρίου δεηθῶμεν (Per il nostro popolo devoto, [per] tutti i capi e i governanti, e [per] l'esercito che ama Cristo, preghiamo il Signore).

All'ectenia intensa, i greci hanno una singola petizione prima della commemorazione del gerarca:

Ἔτι δεόμεθα ὑπὲρ τῶν εὐσεβῶν καὶ Ὀρθοδόξων χριστιανῶν (Ancora preghiamo per i cristiani fedeli e ortodossi).

Nella Chiesa ortodossa russa, alla grande ectenia si dice:

О Богохранимей стране нашей, властех и воинстве ея, Господу помолимся (Per il nostro paese custodito da Dio, per i suoi governanti 9 e l'esercito, preghiamo il Signore).

E all'ectenia intensa:

Еще молимся о Богохранимей стране нашей, властех и воинстве ея, да тихое и безмолвное житие поживем во всяком благочестии и чистоте (Ancora preghiamo per il nostro paese custodito da Dio, per i suoi governanti e l'esercito, affinché [anche noi nella loro moderatezza] viviamo una vita calma e tranquilla, in tutta pietà e purezza).

Nella Chiesa ortodossa romena sono state stabilite petizioni simili a quelle usate dagli ortodossi di lingua greca.

Alla grande ectenia:

Pentru binecredinciosul popor român de pretutindeni, pentru ocârmuitorii ţării noastre, pentru mai-marii oraşelor şi ai satelor şi pentru iubitoarea de Hristos oştire/armată, Domnului să ne rugăm. (Per il fedele popolo romeno di ovunque, per i governanti del nostro paese, per i governanti di città e villaggi e per l'esercito che ama Cristo, preghiamo il Signore).

E all'ectenia intensa:

Încă ne rugăm pentru binecredinciosul popor român de pretutindeni, pentru ocârmuitorii ţării noastre, pentru mai-marii oraşelor şi ai satelor şi pentru iubitoarea de Hristos oştire/armată, pentru sănătatea şi mântuirea lor. (Ancora preghiamo per il fedele popolo romeno di ovunque, per i governanti del nostro paese, per i governanti di città e villaggi e per l'esercito che ama Cristo, per la loro salute e la loro salvezza).

Da questa formulazioni osserviamo quanto segue:

- Nessuna di loro commemora solo i leader politici, ma aggiunge anche la commemorazione del popolo (tra i greci e i romeni) o in un modo molto astratto, la commemorazione  del paese (tra i russi). Per questo si raddoppiano le commemorazioni di altre petizioni della grande ectenia, perché il "popolo" è citato anche nella petizione per il vescovo, e il "paese" è menzionato insieme alla città o villaggio in cui si trova la rispettiva parrocchia o monastero;

- La Chiesa ortodossa romena, unica tra tutte le Chiese ortodosse autocefale, menziona il nome del popolo ("il popolo romeno"), anche se non è chiaro se con questo si riferisce all'etnia o alla nazionalità romena. Se si riferisce all'etnia, significa che la Chiesa ortodossa romena non menziona nessun altro gruppo etnico ortodosso che vive in Romania (ucraini, rom, ecc.) E se nella petizione liturgica si riferisce alla cittadinanza romena, significa che sono esclusi i romeni etnici che non hanno la cittadinanza romena (in Bessarabia, nella Bucovina ucraina, i romeni di Timoc, ecc.), anche se la Chiesa ortodossa romena pretende giurisdizione canonica su di loro. Perciò la menzione dell'etnia/nazionalità non è solo in contrasto con lo spirito sovranazionale del cristianesimo, è anche discriminatoria nei confronti di coloro che non sono di etnia romena o non hanno la cittadinanza dello stato romeno.

- Nel momento in cui sono state formulate le petizioni per l'imperatore, questi era il sovrano dell'impero romano (bizantino), che governava quasi tutto il mondo, e lo stato della Chiesa ortodossa universale spesso dipendeva più direttamente dalle decisioni del monarca. Attualmente, tuttavia, i presidenti di paesi ortodossi come la Repubblica di Moldova, la Georgia, la Macedonia e il Montenegro, e anche alcuni grandi paesi come la Romania, la Bulgaria e la Serbia, non solo non hanno potere sulla Chiesa nei loro paesi, ma non hanno potere reale neppure sullo stato che pretendono di guidare, poiché dipendono in gran parte dalla politica delle più grandi potenze mondiali. E forse in questo caso si dovrebbero superare le frontiere del proprio paese o della propria Chiesa locale (soprattutto perché il nazionalismo non fa affatto bene alla Chiesa ortodossa universale) e pregare per i leader dei paesi di tutto il mondo. E anche se la maggior parte di questi capi di stato fosse ostile all'Ortodossia, come sono stati molti re prima e dopo Costantino il Grande (306-337), dobbiamo pregare per loro, perché il destino dei nostri paesi e, implicitamente, della Chiesa, dipende dai più grandi leader del mondo e non dai presidenti o dagli eserciti di alcuni piccoli paesi più o meno sovrani 10.

Sulla base di tutto questo, proponiamo una commemorazione più generale dei governanti laici, senza commemorare il popolo e il paese (che si commemorano in altre petizioni) 11, ma solo i leader a livello nazionale e locale di tutto il mondo. Sotto questi leader stanno forze armate, polizia, vigili del fuoco e altre forze dell'ordine, che è difficile enumerare 12, ma commemorando gli alti dirigenti di queste forze militari e paramilitari, in realtà preghiamo per la benedizione di tutte le loro attività.

Ci possono essere diverse formulazioni, ma per iniziare proponiamo le formulazioni seguenti.

Alla grande ectenia:

Per tutti i governanti di paesi, città e villaggi, e per il loro governo pacifico, preghiamo il Signore.

All'ectenia intensa, secondo il testo di I Timoteo 2:2, ripreso anche dall'anafora di san Giovanni Crisostomo:

Ancora preghiamo per tutti i governanti di paesi, città e villaggi, affinché anche noi nella loro moderatezza viviamo una vita calma e tranquilla, in tutta pietà e purezza.

Come spiegato in precedenza, questo genere di commemorazioni non esprime la comunione eucaristica con le persone commemorate, ma sono petizioni che chiedono un "governo pacifico" di questi leader, per il bene della Chiesa 13. Consideriamo allo stesso tempo che i leader eterodossi o (quasi-)atei non possono essere ricordati alla Proscomidia, al grande ingresso o nei dittici. E per non essere soggettivi nella valutazione dell'ortodossia o della pietà di qualcuno, ci possiamo limitare alle commemorazioni generali nelle ectenie e nell'anafora, dove il senso della commemorazioni viene evidenziato dal testo di I Timoteo 2:2, rinunciando definitivamente alla commemorazione dei leader alla Proscomidia e al grande ingresso. E se alcuni dei leader sono anche buoni cristiani e vogliono la salvezza, la Chiesa pregherà per loro in modo consueto come per qualsiasi altro cristiano, perché le funzioni di governo forniscono ulteriori responsabilità, ma non anche i privilegi in vista della salvezza.

 

Note:

1 R. Taft, I dittici, pp 86, 119.

2 Cfr. Codex Barberini 336 gr., in Canonul Ortodoxiei, Vol. 1, pag 926. Questa formulazione si trova anche in manoscritti più tardi, giungendo fino alle edizioni di oggi dello Ieratico.

3 Queste commorazioni hanno fatto sì che l'Inno dei Cherubini fosse interrotto in modo innaturale, perché fino ad allora l'inno era cantato senza interruzione (da "Noi che dei cherubini" fino ad "Alleluia"). Ci sono descrizioni del grande ingresso che parlano dell'abitudine di commemorare l'imperatore anche prima del sec. XII, ma questo era fatto dal patriarca a bassa voce e solo in alcune cattedrali e chiese "protocollari" di Costantinopoli, motivo per cui questa memoria non è prevista nei manoscritti liturgici.

4 Per tutto ciò si veda: R. Taft, The Great Entrance, pp 227-234.

5 Subito dopo il 1453 si osserva la tendenza a sopprimere la petizione per la commemorazione dei leader politici, perché i greci non avrebbero potuto vivere in pace con il pensiero di essere guidati da un sultano turco, che cambiava anche il patriarca ogni volta che voleva. Ben presto, però, questa crisi interna è passata e si sono trovate diverse formule per citare anche questi leader non cristiani, e questo compromesso ha apparentemente portato benefici alla Chiesa nelle regioni islamizzate.

6 Nella Chiesa ortodossa russa, all'ectenia intensa, la leadership del paese è citata parafrasando questo testo biblico e non con la fine specifica delle petizioni di quest'ectenia, "per la loro salute e salvezza", come si fa nella Chiesa ortodossa romena.

7 La questione è affrontata dal Prof. I. Foundoulis alla risposta 417 dei suoi Dialoghi (Vol. IV, pp 58-61), dove si riferisce all'adeguamento del tropario "Salva, Signore, il tuo popolo..." e di altri inni liturgici, in relazione alla sparizione dei sovrani ortodossi.

8 si veda lo Ieratikon del Patriarcato ecumenico, stampato dal Monastero Simonos Petras (Athos) nel 2008, dove all'anafora il primo celebrante prega per il re e il suo seguito, così come si faceva prima del 1453. A questa edizione hanno lavorato liturgisti abbastanza competenti, che probabilmente approfittando del fatto che il testo è letto in segreto hanno lasciato intenzionalmente quest'espressione evidentemente nostalgica.

9 Questo vale per tutti i tipi e gradi di leadership.

10 Dal modo in cui la politica è fatta in tutto il mondo, credo che sia necessario considerare nelle nostre preghiere anche i leader degli Stati Uniti, della Germania, della Cina e di altre superpotenze, la cui politica coinvolge direttamente il presente e il futuro dei paesi ortodossi e della Chiesa. È importante chiedere a Dio di renderli savi per un governo pacifico e favorevole a una tranquilla vita cristiana.

11 Alla stessa conclusione giunge anche il prof. I. Foundoulis proponendo la formulazione: "Per i nostri leader fedeli e per l'esercito che ama Cristo, preghiamo il Signore" (cfr Foundoulis, op. cit., pag 317). Riteniamo, tuttavia, che questo sia un semplice adattamento del testo bizantino della petizione, ma non un adattamento alle realtà politiche globali in cui, volenti o nolenti, viviamo.

12 Negli ultimi decenni la Chiesa di Grecia ha cercato di elencare più forze militari, arrivando a parlare non solo dell'esercito e delle forze di sicurezza, ma parlando anche delle categorie di forze armate: di terra, di mare e di aria. Diversi liturgisti, ministri di culto e persino semplici fedeli in Grecia considerano il loro ricordo dettagliato come un'esagerazione.

13 Qualcosa di simile lo abbiamo in un'ectenia della Liturgia di san Giacomo: "Per i nostri imperatori fedeli e coronati da Dio, per tutto il palazzo e per il loro esercito, e per l'aiuto dal cielo, per la loro protezione e vittoria, preghiamo il Signore" (cfr. I. Foundoulis, Dialoghi liturgici, Vol. 5, pag 315). Molto probabilmente, questa affermazione rispecchia la tradizione del ricordo dell'imperatore a Gerusalemme nei secoli IX-X.

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