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  Intervista del vescovo Tikhon (Shevkunov) a Radio Libertà

Conversazione di Zoja Svetova con il vescovo Tikhon (Shevkunov) di Egor'evsk

Orthochristian.com, 23 novembre 2017

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La giornalista del sito liberale Open Russia (Открытой России), Zoja Svetova, è la figlia di Zoja Krakhmalnikova. Chiunque abbia seguito le notizie provenienti dall'Unione Sovietica negli anni '80 sui prigionieri di coscienza, in particolare cristiani ortodossi, sicuramente avrà sentito parlare o letto articoli pubblicati da questa autrice. Zoja Krakhmalnikova era particolarmente nota in Occidente per il suo articolo pubblicato sulla rivista parigina Russkij Mysl', intitolata "I frutti amari di una dolce prigionia". L'autorità di Zoja Krakhmalnikova in materia di persecuzione della Chiesa era stata guadagnata a caro prezzo: era stata in prigione per cinque anni ed esiliata per un certo numero di anni in Siberia, e aveva sofferto molto per la sua schietta fede ortodossa. Il suo articolo discuteva l'argomento della sottomissione dei funzionari della Chiesa al governo e come questa influenzava la vita dei credenti.

Per il suo profondo rispetto per la madre di questo giornalista, il vescovo Tikhon (Shevkunov) di Egor'evsk, abate del monastero Sretenskij, presidente del Consiglio patriarcale per la cultura e autore del popolare libro Santi di tutti i giorni e altre storie, ha accettato un'intervista e l'insolita pubblicazione su Radio Libertà. In linea con la nostra intenzione di pubblicare articoli sulla rivoluzione russa e sui suoi effetti sulla Chiesa ortodossa russa, abbiamo tradotto questa intervista per i nostri lettori. La giornalista pone domande piuttosto provocatorie e disinformate sui rapporti passati e presenti della Chiesa con i governi sovietico e russo, e il vescovo Tikhon esprime il suo punto di vista sul complesso tema del "sergianismo", dei dissidenti e della Chiesa nella società russa di oggi. Anche se la giornalista liberale e il vescovo non sono generalmente sulla stessa lunghezza d'onda intellettuale, questa intervista rivela ciò che la Chiesa in Russia deve affrontare ora, non più da parte dalla stampa comunista, ma ora da parte dalla stampa liberale.

Lei è stato battezzato negli anni '80. A quel tempo i credenti erano perseguitati e mia madre, la scrittrice Zoja Krakhmalnikova, era una di loro. Cosa ha sentito di lei in quegli anni?

Ho un grande rispetto per la memoria di sua madre, Zoja Aleksandrovna. La sua proposta di ricordare quel poco che so di lei, di condividere le impressioni che noi, la generazione dei giovani cristiani ortodossi degli anni '80, abbiamo ricavato dalla nostra conoscenza di questa straordinaria personalità, è l'unico motivo per cui ho accettato di rilasciare un'intervista ai media che lei rappresenta.

Ho sentito parlare di Zoja Aleksandrovna Krakhmalnikova dal sacerdote Vladimir Shibaev. Io e i miei amici a volte andavamo alle funzioni alla chiesa di padre Vladimir, nella periferia di Mosca. Allora eravamo giovani laureati delle università della capitale e stavamo appena iniziando a conoscere la vita ecclesiale di Mosca, visitando varie chiese. Questo accadeva quasi quarant'anni fa. Una volta in un suo sermone padre Vladimir ci ha raccontato dell'arresto di Zoja Krakhmalinikova, la stessa autrice che pubblicava un almanacco cristiano illegale, Nadezhda ("Speranza"). Questo periodico pubblicava testi dei santi Padri della Chiesa, prediche e storie dei nuovi martiri. Abbiamo letto questi volumi e ce li siamo scambiati [Zoja Krakhmalnikova fu arrestata il 3 settembre 1982, nda].

Ma questa raccolta di letture cristiane era unica nel suo genere.

Era rivolta proprio ai neofiti come noi. Nella chiesa di padre Vladimir abbiamo raccolto denaro per aiutare a sostenere Zoja Aleksandrovna, e una certa persona si è presa la responsabilità di portarle questo aiuto in prigione e comprarle le cose di cui aveva bisogno. Altri hanno cercato di spaventarci, dicendo che questo era pericoloso e che potevano esserci spiacevoli conseguenze. Ma non vi abbiamo prestato attenzione. Per quanto riguarda il movimento dissidente in sé, non ci interessava particolarmente: io e i miei amici ci eravamo completamente immersi nell'apprendimento dell'Ortodossia. All'epoca avevo già scritto la mia dichiarazione di dimissioni dal Komsomol (l'organizzazone dei giovani comunisti) e non mi occupavo particolarmente di problemi ideologici. Non c'era eroismo in questo. Era fondamentalmente il tramonto del regime sovietico.

Il 1982 non fu affatto il tramonto del regime sovietico. Stavano ancora mandando persone in prigione per la loro fede e per il possesso di letteratura "antisovietica". Vorrei chiederle un'altra cosa: nel 1989, mia madre Zoja Krakhmalnikova pubblicò un articolo sul giornale Russkij Mysl' intitolato "I frutti amari di una dolce prigionia", che attirò grande attenzione e commento. Questo era un articolo sul cosiddetto "sergianismo" (la politica di lealtà al regime nell'URSS), il cui inizio è generalmente collegato con la Dichiarazione del metropolita [poi patriarca] Sergij [Starogorodskij, nda]. La Chiesa oggi è contagiata dal sergianisimo?

Definiamo prima cos'è il sergianismo. Il sergiansimo, come lo intendevano i critici del Patriarcato di quel tempo, è una politica specifica della Chiesa scelta dal metropolita Sergij. Consiste nel fatto che nelle condizioni di aperto terrore del governo bolscevico contro la Chiesa, in condizioni di reale minaccia di sostituire astutamente l'Ortodossia con il cosiddetto rinnovazionismo – ed era questo che il regime bolscevico cercava attivamente di fare – il locum tenens del trono patriarcale, il metropolita Sergij (Starogorodskij) scelse la via non di un'esistenza sotterranea della Chiesa, ma della conservazione di una struttura legale della Chiesa. Per fare questo dovette accettare seri compromessi. Il più tragico di essi consisteva nel fatto che l'amministrazione ecclesiastica concedeva praticamente al governo il diritto di nominare o trasferire vescovi e sacerdoti e di rimuovere i chierici non sottomessi dalle loro cattedre e parrocchie, e l'amministrazione ecclesiastica praticamente non protestò mai contro la persecuzione del clero e l'illegalità che stava avvenendo nel paese.

Allora, cos'era successo? Forse il metropolita stava cercando di salvarsi la pelle? No, non è per questo che lo criticavano i rigorosi critici ecclesiastici del suo corso. Tutti loro erano sinceri con se stessi: per un anziano vescovo che aveva vissuto una lunga vita, parte di essa durante un periodo di indicibili persecuzioni, e che aveva la responsabilità dell'intera Chiesa russa, morire sarebbe stata la via più facile. No, lo hanno criticato non per questo, ma per l'errore del corso che aveva scelto nei confronti delle autorità. Lo stesso metropolita Sergio giustificò la sua politica ecclesiastica con la convinzione che se la Chiesa fosse andata in clandestinità, i bolscevichi avrebbero inevitabilmente inculcato nel paese la chiesa fasa e non canonica dei rinnovazionisti, che avevano già preparato per questo compito. Con la prolungata presenza dei bolscevichi a capo di costoro, e con la totale distruzione da parte loro della Chiesa ortodossa canonica, ciò avrebbe avuto conseguenze imprevedibili, fino alla completa scomparsa dell'Ortodossia tra il popolo russo. Sfortunatamente, ci sono stati proprio esempi del genere nella storia.

Ma per la scelta di questa politica ecclesiastica fu pagato un prezzo veramente terribile. Vi furono casi in cui il metropolita Sergij si addossò il gravissimo peccato della falsità, quando, per esempio, nella sua tragicamente nota intervista del 16 febbraio 1930 pubblicata sui giornali Pravda e Izvestija, affermò che non c'erano state persecuzioni contro la fede nella Russia sovietica. Ovviamente questa era una bugia, anche se forzata, ma una bugia. Perché aveva acconsentito a tali passi? Il metropolita Sergij sapeva benissimo che qualsiasi opposizione agli ordini delle autorità, come l'esperienza aveva già dimostrato, avrebbe immediatamente provocato un molteplice aumento delle repressioni e delle esecuzioni di massa di vescovi e sacerdoti allora incarcerati. L'unica cosa che possiamo dire è: il Signore non voglia che ci troviamo mai nella sua posizione.

La politica scelta dal metropolita Sergij trovò sia solidarietà che severe critiche e opposizione nella società ecclesiastica. La cosa più brutta che possiamo fare dalla nostra posizione di sicurezza di oggi sarebbe giudicare persone specifiche su entrambi i lati. C'erano grandi santi tra coloro che sostenevano la dichiarazione del metropolita Sergij: l'arcivescovo Ilarion (Troitskij), uno dei più coraggiosi nuovi martiri degli anni '20, e il famoso ierarca, confessore e chirurgo Luka (Vojno-Jasenestkij), che divenne sacerdote e poi vescovo, comprendendo benissimo che davanti a lui c'erano solo prigioni, sofferenze e molto probabilmente la morte. Il metropolita Konstantin (Djakov), il metropolita Evgenij (Zernov)... potremmo continuare a citarne molti altri, quasi tutti martiri, che rimasero sostenitori del corso ecclesiastico del metropolita Sergij.

Ma tra i loro oppositori spirituali c'erano ierarchi non meno illustri: il metropolita Kirill (Smirnov), il metropolita Agafangel (Preobrazhenskij), l'arcivescovo Varlaam (Rjashentsev) e l'arcivescovo Seraphim (Samojlovich). Anche loro sono glorificati tra i santi della Chiesa. La politica ecclesiastica li ha separati sui diversi lati della barricata in quei tempi difficili e senza precedenti, ma il loro martirio per Cristo li ha uniti nell'eternità. Così, il 20 novembre 1937 a Chimkent, i seguaci di tre diverse tendenze in guerra nella vita della Chiesa furono fucilati e sepolti nella stessa fossa comune: il metropolita Iosif (Petrovikh), il metropolita Kirill (Smirnov) e il vescovo "sergianista" Evgenij (Kobranov).

Il metropolita Sergij (Starogorodskij) non è stato canonizzato dalla Chiesa come santo. Ma io non intendo giudicarlo dal punto di vista dei nostri tempi, e soprattutto non intendo tirargli pietre.

Il mio padre spirituale, padre Ioann (Krestjankin), mi ha raccontato di una visione che aveva avuto (una delle tre che ha avuto nei suoi 96 anni di vita), che ha influenzato fondamentalmente il suo destino. Ancora laico, all'inizio degli anni '30, era in opposizione al metropolita Sergij. Quindi ecco la visione: era nella cattedrale Elokhovskij e tutti stavano aspettando il metropolita Sergij. C'era una folla numerosa nella chiesa, e in essa c'era il futuro padre Ioann, che allora si chiamava Ivan Mikhailovich Krestiankin, e sapeva che il metropolita sarebbe passato di lì per andare all'altare. E veramente, il metropolita fu accolto alle porte della chiesa, e mentre passava si trovò improvvisamente accanto a padre Ioann e gli disse piano: "So che mi giudichi molto. Ma sappi che mi pento". Il metropolita entrò nell'altare e quindi la visione terminò. Per padre Ioann questo fu uno shock straordinario,

La mia domanda non riguarda specificamente il metropolita Sergij (Starogorodskij), ma una valutazione del sergianismo come fenomeno. Noi laici comprendiamo che il sergianismo significa la cooperazione della Chiesa e il sostegno alle autorità e al governo.

Non capisco del tutto cosa intende. Cerchiamo di essere più specifici. Noi [il monastero Sretenskij, ndt] per esempio abbiamo una casa per bambini. È sovvenzionata da noi e dalle autorità locali.

Ma lei capisce di cosa sto parlando.

Riguardo a cosa?

Non sto parlando di opere di beneficenza. Per cosa è stato criticato il metropolita Sergij? Nella sua famosa Dichiarazione del 1927 disse: "Vogliamo essere ortodossi e allo stesso tempo riconoscere l'Unione Sovietica come la nostra patria civile, le cui gioie e successi sono le nostre gioie e successi, e le cui disgrazie sono le nostre disgrazie". Nel frattempo, i sacerdoti venivano imprigionati e giustiziati ovunque.

Ho già parlato dei seri compromessi, del peccato di menzogna che si era addossato su di sé il metropolita Sergij. Questo è ciò che oggi, senza giudicare personalmente il metropolita Sergij e i suoi sostenitori, non accettiamo e molte volte abbiamo dichiarato che la vita ecclesiale non può e non deve assolutamente essere costruita su tali principi. Nel suo centro c'è solo Dio, Cristo. Questo è "l'alfa e l'omega" dell'Ortodossia. Quanto a "le vostre gioie sono le nostre gioie", la dichiarazione del metropolita Sergij parlava delle "gioie e dei successi" della madrepatria, seppur sovietica – alla coscienza ecclesiale un concetto malato, tragicamente distorto – ma comunque della madrepatria.

Le sto chiedendo di oggi.

Penso che la maggioranza della Chiesa ortodossa russa, composta da molti milioni di persone, accetti come proprie le gioie e le disgrazie della Russia contemporanea. Lei dice che la Chiesa sostiene il governo. Ovviamente lo supporta in tutto ciò che è costruttivo e buono. E invita il governo a correggere tutto ciò che è malato e cattivo. Perché critica la Chiesa per questo? Ha mai pensato al fatto che per oltre 1000 anni della nostra storia è stata proprio la Chiesa che in molti modi ha creato e formato la nazione russa? E ci sono stati momenti, diciamo, nel periodo delle invasioni tartare/mongole o del Tempo dei Torbidi in cui proprio la Chiesa e solo la Chiesa ha salvato e preservato la Russia. E perché, dopo questi mille anni di maternità, non può sostenere la nazione in tutto ciò che è costruttivo e buono, e aiutarla nei momenti difficili? Perché i liberali non lo vogliono?

Non sto confrontando le posizioni. Sto confrontando lo spirito.

Cosa intendi?

Per che cosa l'intelligentsia critica oggi la Chiesa? Per il fatto che collabora con il governo, glorifica il governo. Ricordate le elezioni presidenziali del 2012, quando il patriarca Kirill ha praticamente invitato tutti a votare per Putin.

Questo non è successo. Le regole della Chiesa ortodossa russa vietano di invitare chiunque a votare per uno o per un altro uomo politico o partito politico.

Ecco la citazione: "Dovrei dire completamente apertamente come patriarca, che è chiamato a dire la verità, senza prestare alcuna attenzione alla congiuntura politica o agli accenti propagandistici, che proprio lei ha svolto un ruolo enorme nel correggere la tortuosità della nostra storia, Vladimir Vladimirovich. Vorrei ringraziarla. Una volta ha detto che lavora come un galeotto, con una sola differenza: uno schiavo non ha mai prodotto un tale rendimento, e lei ha avuto un rendimento molto alto" (discorso pronunciato l'8 febbraio 2012 in una riunione del presidente con i leader delle comunità religiose). Il patriarca parla di Putin come di un candidato "che ha, ovviamente, le maggiori possibilità di realizzare questa candidatura come una posizione praticabile". Questo non è un invito a votare, ma è sicuramente un supporto, da cui il gregge deve trarre le proprie conclusioni.

Guardi, questi sono affari del patriarca. Ha deciso che avrebbe dovuto pronunciare così il suo discorso alla presenza di tutti i capi delle congregazioni religiose della Russia. Sono d'accordo con lei sul fatto che si trattava di sostegno nell'ambito della legge e non di un invito diretto a votare per un candidato. Ha detto correttamente. Allora qual è il crimine qui?

La Chiesa non critica quasi mai il governo. Non difende mai i prigionieri politici. La Chiesa ha sostenuto l'annessione della Crimea, anche se c'erano opinioni divergenti. La Chiesa si attiene sempre alla "linea del partito".

Prendiamo le cose una alla volta. "La Chiesa non critica quasi mai il governo". Indubbiamente, per la Chiesa, al contrario degli odierni oppositori, la critica al governo non è fine a se stessa o al senso della sua esistenza. Ecco, qui ha ragione. Ma quando la Chiesa ritiene necessario segnalare pericoli ed errori al governo e alla società, ovviamente diciamo qualcosa. È proprio dalla Chiesa, dal patriarca, e da una moltitudine di sacerdoti e laici che si manifestano le critiche più dure contro la legge governativa sull'aborto. C'è stata una raccolta di firme, l'apparizione del patriarca davanti alla Duma per criticare il governo su questo argomento, critiche nei media e nei sermoni, dopotutto. Stiamo parlando di milioni di persone, su una cessazione sistemica di questo oltraggioso permissivismo e omicidio sistematico. Proponiamo misure basate sull'esperienza internazionale per ridurre gli aborti.

Inoltre c'è la politica governativa sulla produzione e distribuzione di bevande alcoliche. Questa indulgenza nella produzione non regolamentata di alcol è andata avanti con il pretesto di rafforzare il libero mercato. Il risultato di questa critica, e quindi della collaborazione di molti anni tra la Chiesa e il governo in questo campo, è che diversi anni fa sono state approvate nuove leggi per ridurre il consumo di alcol, e ora si sono verificati cambiamenti in meglio rispetto a questo problema: e la Chiesa ha partecipato a questo cambiamento. Il consumo di alcol pro capite nel 2008, secondo il Ministero della salute russo, era di 15,8 litri (in realtà erano circa 18 litri) e nel 2015 si era ridotto a 10,5 litri. Posso citare queste cifre perché sono stato direttamente coinvolto in questa vicenda dalla parte della Chiesa.

Sui prigionieri politici, questa è la mia opinione personale: se conosci personalmente qualcuno e sai che è stato effettivamente condannato per le sue opinioni politiche, hai il diritto di difenderlo da questo abuso arbitrario. Dunque questa materia è veramente esclusivamente personale per ogni sacerdote. Ho conosciuto un uomo, un mio amico, che è stato arrestato e processato per le sue opinioni politiche dopo l'ottobre del 1993. E proprio perché lo conoscevo, ero sicuro di lui e della sua correttezza e innocenza, sono andato al processo e l'ho difeso come difensore sociale. Ma se non conosci minimamente la persona, né il nocciolo della questione, e ti viene solo detto che "dal nostro punto di vista" si tratta di un prigioniero politico... La Chiesa non ha le strutture per indagare. Deve essere d'accordo sul fatto che queste sono situazioni assolutamente diverse.

Sulla Crimea, ci sono persone di Chiesa che hanno sostenuto la riunificazione della Crimea, moltissime, comprese quelle che vivono in Crimea. Ci sono anche cristiani ortodossi che si sono espressi contro. Ci sono sacerdoti che si sono espressi pubblicamente contro e non ci sono state repressioni contro di loro.

Dia un nome a quei sacerdoti.

Beh, non li ricordo così di sfuggita. So che diverse persone hanno espresso la loro opinione in merito. Il protodiacono Andrej Kuraev, chierico del mio vicariato a Mosca, ha scritto e ha parlato di questo come di un errore.

Ma questo non si può chiamare "esprimersi pubblicamente e non ci sono state repressioni contro di loro". Stiamo parlando di dichiarazioni di rappresentanti o vescovi della Chiesa, e non del blog di padre Andrej Kuraev.

Naturalmente il nostro padre Andrej non è un vescovo, ma non è nemmeno un normale blogger di chiesa. Ha ripetutamente e specificamente dichiarato pubblicamente la sua opinione sulla Crimea e non ci sono state repressioni di sorta contro di lui. Per quanto riguarda i vescovi, perché pense che dovrebbero avere su questo problema un'opinione simile o identica alla sua, e non essere solidali con il novantacinque per cento degli abitanti della Crimea che hanno votato per la riunificazione con la Russia?

Bene, lo stesso diacono Andrej Kuraev ha rilasciato un'intervista al canale televisivo "Dozhd" ("Pioggia") dal titolo "Questo è il peccato del patriarca Kirill". L'ha vista?

No. Qual era il peccato?

Secondo Kuraev, "Né il patriarca Kirill, né il metropolita Ilarion [(Alfeev), capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne, ndt], né Vladimir Legojda [presidente del dipartimento del Patriarcato di Mosca per l'interazione con la società e i media, ndt] né nessun altro in quel gruppo ha dato una valutazione morale, ecclesiastico-morale o teologica di stati d'animo e di atti pogromisti.

A giudicare da quello che ha citato si tratta ancora una volta di "Matil'da". [1] Il rappresentante ufficiale della Chiesa ortodossa russa Vladimir Romanovich Legojda ha dichiarato più volte ufficialmente che la Chiesa condanna categoricamente qualsiasi atto estremista in relazione al film "Matil'da". Il metropolita Ilarion ha detto la stessa cosa. Bisogna davvero fare uno sforzo per non notare queste affermazioni sulla stampa.

Io ho capito che parlando del "peccato del patriarca", Kuraev intendeva dire che il patriarca non ha fermato in tempo queste persone che si definivano cristiani ortodossi ma erano essenzialmente dei pogromisti.

Vuol dire l'organizzazione "Nazione cristiana?" Che è composta da due persone, entrambe, a quanto pare, erano già sotto inchiesta? Ripeto, su benedizione del patriarca, il suo addetto stampa ufficiale e il capo del dipartimento per l'interazione con i media ha condannato qualsiasi manifestazione di estremismo. Tutti i vescovi delle numerose diocesi della Chiesa ortodossa russa hanno avvertito il loro gregge sui giornali locali, sui siti web diocesani e su altri media circa l'inaccettabilità delle proteste al di fuori del campo legale, anche se sono convinto che solo provocatori deliberati senza alcun legame alla Chiesa sarebbero ricorsi ad attività estremiste. Per quanto riguarda le legittime proteste civili, pensa che il patriarca dovrebbe proibirle? Proponete di avviare repressioni ecclesiastiche contro proteste legittime?

E che dire degli "adoratori dello tsar"? Cosa pensa di loro?

Ha mai visto almeno un adoratore dello tsar? Può fare almeno un nome? Io visto solo una di queste persone, una donna. Una. È tutto. So che ci sono alcuni piccoli gruppi che hanno proclamato lo tsar [Nicola II] "redentore". È vero che sono un po' più di quei due di "Nazione cristiana". Ma se i sacerdoti sentono parlare di tali sette, cercano di parlare con i loro aderenti e spiegare loro il loro errore. Le interessano davvero così tanto?

Sono anche molto aggressivi.

Abbiamo attivisti di tutti i tipi più disparati nel nostro paese. Ma noi non chiediamo il bando di tutti i pazzi "schizofrenici democratici" solo perché non ci piacciono. Se si sentono ispirati, che saltino pure fuori di tanto in tanto, ognuno con il suo repertorio, purché non infrangano la legge.

E la protesta contro il "Tannhäuser " nel teatro di Novosibirsk?

Un altro esempio strano. Il metropolita di Novosibirsk è cittadino della Federazione Russa, giusto? In conformità con la legge, ha intentato una causa per far chiudere lo spettacolo in base alla legge russa contro l'offesa alla sensibilità religiosa. E ha vinto quella causa! Solo in un secondo momento il Ministero della cultura ha preso la decisione di togliere quell'opera dal repertorio, perché attorno a questa storia poteva nascere rapidamente un conflitto civile.

Il metropolita di Novosibirsk si è consultato con qualcuno degli altri vescovi prima di intentare questa causa?

Ogni vescovo è assolutamente libero di prendere le proprie decisioni. I più cauti chiedono consiglio. Ma è loro diritto fare o non fare qualcosa.

Lei è stato aspramente critico nei confronti del film "Leviatano". Cito: "Questo film è tanto un pezzo di 'arte' quanto quello che hanno fatto le 'Pussy Riot' nella cattedrale di Cristo Salvatore".

Non è una citazione esatta. Ho detto, parola per parola: "Coloro che hanno applaudito le 'Pussy Riot' hanno anche applaudito 'Leviatano'." Ma a parte il mio atteggiamento negativo nei confronti del film, che è connesso con la sua evidente tendenziosità e iperbole, nessuno, compreso il sottoscritto, ha pensato di fare dichiarazioni che chiedessero il divieto di quel film. Ho ripetuto molte volte che i divieti sono assolutamente un vicolo cieco e un percorso errato. Per inciso, la calunnia obbligatoria su questo argomento sta diventando abituale.

Non molto tempo fa sono stato informato della voce secondo cui la prima dello spettacolo "Nureev" di Kirill Serebrennikov è stata chiusa da me o con la mia partecipazione. L'autore di questa voce era Aleksej Venediktov. Dove l'ha presa? La mia risposta è stata molto severa.

Ma gli ha risposto in modo piuttosto vago.

Gli ho detto che sta mentendo. Le sembra vago?

Venediktov ha scritto sul suo canale Telegram che allo spettacolo c'erano rappresentanti della Chiesa ortodossa russa in abiti civili. A loro non è piaciuto lo spettacolo: hanno chiamato lei e lei ha chiamato il ministro della cultura Medinskij.

Bugie. Immaginazione morbosa.

Allora perché a Mosca girano voci secondo cui non le è piaciuto il film di Serebrennikov, "Uchenik" ("Lo studente")?

Non glie lo so dire. Io non ho visto il film. Ma mi piacerebbe guardarlo visto che il tema mi interessa. Ma poiché le voci girano intorno a Mosca e a San Pietroburgo, questo sta accadendo solo perché le voci e i pettegolezzi sono l'ispirazione e la gioia di una parte significativa della nostra società "creativa" progressista.

Si spieghi.

Amano le voci. Un noto polemista, Ivan Luk'janovich Solonevich, ha detto: "La Russia è stata distrutta da voci e pettegolezzi", intendendo la rivoluzione del febbraio 1917. [2] Si diffuse la voce che fosse stata istituita una linea telegrafica tra Tsarskoe Selo e lo stato maggiore tedesco e che l'imperatrice Aleksandra Feodorovna stesse informando personalmente il nemico di tutti i segreti militari. Correva voce che, poiché non veniva inviata farina di segale a Pietrogrado per diversi giorni, sarebbe iniziata una carestia da un giorno all'altro, sebbene Pietrogrado avesse più cibo di tutte le capitali dei paesi europei che combattevano nella prima guerra mondiale. Ecco perché alcuni storici chiamano la rivoluzione di febbraio la "rivoluzione dei sazi". Ora sappiamo che alla vigilia della rivoluzione di febbraio c'era pane in abbondanza. 197 milioni di pud (oltre 3,5 milioni di tonnellate, ndt) di grano rimanevano fino al raccolto successivo; questo sarebbe bastato alla patria, e al fronte, e per rifornire gli alleati. Ci furono interruzioni temporanee dovute alla neve alta e al sabotaggio da parte di cospiratori rivoluzionari di alto rango che lavoravano nel sistema ferroviario. Tutto ciò alla fine ha portato al caos controllato, alla rivoluzione e a tutto ciò che è seguito. Pettegolezzi, e ancora pettegolezzi. Non pensi che io stia insinuando che le attività della "classe creativa" di oggi e le strette di mano tra calunniatori e pettegoli porteranno alla rivoluzione. È una sciocchezza: sono troppo banali e primitivi se confrontati con i Guchkov, i Miliukov e i Rodzianko. Ma lasciamo perdere. Non ho visto il film di Kirill Serebrennikov di cui parli e non ho mai visto nulla di ciò che ha prodotto. Ci furono interruzioni temporanee dovute alla neve alta e al sabotaggio da parte di cospiratori rivoluzionari di alto rango che lavoravano nel sistema ferroviario. Tutto ciò alla fine ha portato al caos controllato, alla rivoluzione e a tutto ciò che è seguito. Gossip e ancora gossip. Non pensare che io stia insinuando che le attività della "classe creativa" di oggi e le strette di mano di calunniatori e pettegoli porteranno alla rivoluzione. È una sciocchezza: sono troppo banali e primitivi se confrontati con i Guchkov, i Miljukov e i Rodzjanko. Ma lasciamo perdere. Non ho visto il film di Kirill Serebrennikov di cui parla e non ho mai visto nulla di ciò che ha prodotto.

Ma sa chi è quel produttore?

Certo che lo so.

Come fai a saperlo, se non hai mai visto niente di lui?

Questo la sorprende? È un personaggio noto. Ho letto la notizia.

"Lo studente" è un film aspramente anticlericale.

Questo lo so, conosco la sua trama. Solo da quello che ho sentito, non è anticlericale, ma piuttosto un film che denuncia il fanatismo aggressivo e la super-correttezza: il fariseismo.

Ma non l'ha mai visto? E non l'ha mostrato a Putin?

Sta scherzando?

Le dico quello che dicono.

Non si sa mai quello che dicono.

Allora mi spiega il perché?

Perché, ripeto, ci sono molti bugiardi e pettegoli nel mondo.

Solo per crearle problemi?

Penso che per la maggior parte sia per creare l'illusione che siano ben informati e importanti.

(L'intervistatrice chiede informazioni su articoli e film prodotti contro l'intervistato e su chi li sta pagando).

Per quanto ne so, il canale televisivo "Dozhd" sta girando un film su di lei perché hai un ruolo così importante in politica.

Sta facendo ironia?

È scritto ovunque che lei è il confessore di Putin. E lei non lo nega mai.

"Dozhd" ha ordinato un film. Presto ci sarà una grande marea di film e articoli simili sulla Chiesa ortodossa russa. Lo sappiamo. Lo consideriamo con calma.

Cosa intende per "ordinato"?

Ci sono persone che pensano che l'influenza della Chiesa dovrebbe essere ridotta al minimo.

Influenza sul governo?

Prima di tutto sulle persone.

In Russia il governo controlla tutto.

Qui lei ed io divergiamo un po'. A mio modesto parere, Dio controlla sia la Russia che il mondo.

Ma oggi tutte le persone nel nostro governo sono credenti.

Tutte? Ovviamente non tutte.

Dozhd ha solo 70.000 abbonati. Quindi non è una grande influenza.

Il giornale "Iskra" (La Scintilla) aveva una tiratura ancora minore ai suoi tempi. Ma ha contribuito con successo ad accendere un fuoco [la rivoluzione, ndt]. Quindi non tutto è perduto per quelli di "Dozhd".

Questa è una teoria del complotto. Hanno per lei un interesse puramente giornalistico. Per esempio, io ho una domanda. Quando era giovane, quando studiava all'istituto di cinema, leggeva L'arcipelago Gulag in samizdat. Perché allora si fide del KGB e dell'FSB?

In che modo si esprime questa fiducia? Soprattutto spiegare del KGB.

Per me i due sono la stessa cosa. Dopotutto, non nega di essere il confessore di Putin?

Ho già ripetutamente affermato che per le risposte alle domande sul cristianesimo, Vladimir Vladimirovich Putin ha la possibilità di consultare un numero non piccolo di persone competenti, da sua Santità il patriarca ai semplici sacerdoti e laici. Tra tali chierici c'è anche il sottoscritto, questo è vero. Il presidente visita regolarmente il monastero di Valaam e parla con noti padri spirituali sul Monte Athos. Per inciso, quando dice "confessore" intende ovviamente una qualche sorta di malfattore che è in grado di esercitare un'influenza speciale sul presidente. È suo diritto fantasticare quanto vuole su questo argomento o creare un numero qualsiasi di favole avvincenti, ma il fatto è che in natura non esiste una persona del genere, se non altro perché il presidente, come quasi tutti sanno, non tollera nessun tentativo diretto o anche obliquo di influenzarlo. È semplicemente ridicolo suggerire una cosa del genere. Qualsiasi analista che abbia studiato obiettivamente i movimenti del presidente nell'arco della sua vita pubblica in politica può cogliere questo dato. Il resto è per le persone a cui piacciono le teorie del complotto. Per inciso, questo ho dovuto ripeterlo fino alla nausea.

Ma lei conosce il presidente?

Beh, chi non lo conosce qui? Oh, va bene... ho il piacere di conoscerlo un poco personalmente.

Beh, lei è evasivo.

Perché? Mi perdonati, ma se dico che lo conosco un poco vuol dire solo che conosco davvero un poco Vladimir Vladimirovich Putin. Chi può dire di conoscere a fondo il nostro presidente, scagli la prima pietra contro di me.

Chi ha scritto per primo che lei è il confessore del presidente? Non è stato lei stesso?

Ovviamente no. Conosco quel giornalista. Non lo nominerò ora. Lo rispetto, anche se sedici anni fa, quando scrisse per la prima volta qualcosa del genere nel suo articolo, rimasi terribilmente deluso da lui.

Trae beneficio dall'essere chiamato dai media il confessore del presidente?

Non ci faccio caso.

[L'intervistatrice ricorda che tutti gli alti funzionari sono usciti per incontrarlo a Ekaterinburg, al che il vescovo Tikhon risponde che è andato in quella città per aprire una mostra come capo del Consiglio patriarcale per la cultura e come membro del presidio del Consiglio presidenziale per la cultura e l'arte. All'aeroporto è stato accolto da altri vescovi e membri dell'amministrazione locale. Ha discusso con loro l'apertura di un parco storico. In questo caso è venuto il governatore stesso, ma negli altri casi il governatore invia un suo rappresentante]

Le dà fastidio che il governo russo perseguiti coloro che la pensano diversamente?

In questa materia c'è una differenza fondamentale tra i tempi sovietici e i nostri tempi. Durante il periodo sovietico, conoscevamo persone specifiche che avevano represse per aver pensato in modo diverso secondo il codice politico. Nella prima metà del Novecento questi erano, diciamo, i nuovi martiri che tutti conosciamo. Più tardi, già nella nostra memoria, tutti nel nostro paese conoscevano persone come Aleksandr Solzhenitsyn, Zoja Krakhmalnikova, e Aleksandr Ogorodnikov (famoso dissidente ortodosso e organizzatore di un seminario cristiano, che ha trascorso dieci anni in carcere, nda), mentre nelle chiese si pregava per Victor Burdiuga (condannato nel 1982 a tre anni di campo di prigioni a per possesso e distribuzione di letteratura antisovietica, nda), e Nikolaj Blokhin (condannato nel 1982 a tre anni di campo di prigionia per possesso di letteratura antisovietica, nda). Conosco personalmente gli ultimi tre. Ma oggi semplicemente non conosco i nomi di persone incarcerate nei campi e nelle prigioni per le loro convinzioni.

Probabilmente non ha l'opportunità di seguirli, ma tali casi vengono falsificati ovunque e abbiamo gli stessi prigionieri politici che avevamo allora. Ce ne sono di meno, ma esistono. La Chiesa dovrebbe difendere coloro che sono stati condannati innocentemente.

Vuole che dirigiamo un movimento di dissidenti?

Sarebbe troppo. So che era favorevole alla riunificazione della Crimea.

Sì.

E la guerra nel Donbass?

Terribile.

Ha sentito parlare del produttore cinematografico ucraino Oleg Sentsov, che è stato condannato a vent'anni perché avrebbe voluto far saltare in aria la statua di Lenin a Simferopol? È stato difeso dal produttore Aleksandr Sokurov. Deve sapere che oggi il governo, anche se non nella stessa scala, sostanzialmente fa le stesse cose che faceva prima.

L'ho visto al telegiornale.

Un'altra domanda: chi le è più vicino il metropolita Filipp (Kolychev) (che fu assassinato per ordine dello tsar Ivan il Terribile per le sue critiche, ndt) o il metropolita Sergij (Starogorodksij) (che divenne famoso per aver firmato una dichiarazione compromettente con il regime sovietico, ndt)?

Il metropolita Filipp fu un grande santo e un uomo di notevole coraggio. Aveva rimproverato lo tsar per un male che era assolutamente ovvio per tutti. Ma non aveva davanti a sé la scelta che tormentava il metropolita Sergij. Il metropolita Filipp sapeva che avrebbe rimproverato Ivan il Terribile e poi sarebbe morto, ma l'Ortodossia e la Chiesa sarebbero andate avanti. Il metropolita Sergij, tuttavia, aveva una scelta diversa da fare: la prima opzione era salvare la Chiesa ortodossa nello spazio legale della Russia sovietica. Ma questo avrebbe significato acconsentire ai compromessi più seri, per impedire che i rinnovazionisti, succeduti ai bolscevichi, si impadronissero della Russia. L'attività dei rinnovazionisti, sostenuta e incoraggiata dal governo teomachico, stava portando alla sostituzione dell'Ortodossia con lo pseudo-cristianesimo predicato dai rinnovazionisti. Situazioni simili sono note nella storia della Chiesa universale. Col passare del tempo, come sappiamo da quella stessa storia, diventa impossibile un ritorno all'Ortodossia, al vero cristianesimo tra nazioni che hanno attraversato simili calamità. Il metropolita Sergij lo sapeva molto bene e, preservando la Chiesa, ha aspettato che le briciole delle istituzioni ecclesiastiche rimaste dopo quelle repressioni potessero essere riunite e restaurate.

La seconda scelta offerta al metropolita Sergij era quella di rinunciare all'esistenza legale della Chiesa, perire eroicamente insieme ai suoi fratelli e rimanere inconfutabilmente un eroe per l'eternità. Ma questo avrebbe aperto la porta al rafforzamento senza ostacoli nel paese di questo falso cristianesimo – il rinnovazionismo nelle sue varie forme – senza alternative. Ci sarebbe stata un'enorme probabilità che la Chiesa ortodossa russa locale sarebbe stata totalmente e per sempre distrutta nella sua gerarchia. Ci sono esempi del genere nella storia.

"Che il mio nome perisca nella storia, purché la Chiesa ne tragga beneficio", queste parole appartenevano al santo patriarca Tikhon. Il metropolita Sergij avrebbe sicuramente potuto ripeterle. Lui stesso ha detto: "La cosa più facile per me ora sarebbe l'esecuzione". Naturalmente non possiamo dire ora se la Chiesa russa locale si sarebbe salvata se avesse intrapreso un corso diverso. Forse, nonostante la pressione totalitaria e il potere politico dei rinnovazionisti, il loro totale sostegno da parte del governo e la sua onnipresente macchina repressiva, l'Ortodossia sarebbe potuta rinascere negli anni '90 da ciò che ne sarebbe rimasto nel sottosuolo. Ma questa è solo una congettura. Quelle persone vivevano in quei tempi e in quelle realtà. Erano responsabili della Chiesa davanti a Dio e risponderanno delle loro decisioni e atti al Giudizio Universale.

Note

[1] Film di recente uscita che calunnia gli imperatori Nikolaj e Aleksandra Romanov.

[2] Si parla della rivoluzione che rovesciò il governo imperiale e mise un gruppo di nobili di mentalità liberale a capo di una forma di governo parlamentare, che fu a sua volta rovesciato dai bolscevichi nell'ottobre 1917.

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