Introduzione
Proprio come predetto tempo fa, l'Unione Europea è al collasso. Non si è mai ripresa dal progetto unionista e imperiale da Quarto Reich, finalmente svelato per intero negli anni '90 da parte di coloro che molto prima l'avevano previsto e preparato, come l'americanofilo Jean Monnet. Il grottesco euro che è stato creato con un eccesso d'arroganza, dopo un decennio di integrazionismo, nel 2002, è stato il simbolo di tale unionismo centralizzato. Oggi, dopo il suo fallimento, invece di rimanere assurdamente a negare la realtà in un passato morente, e di rimproverare con arroganza e condiscendenza la libera scelta dei popoli europei, come fa la Costituzione europea, è il momento di essere lungimiranti e considerare ciò che dovrà sostituire l'Unione Europea. Qui ci sono tre principi che riteniamo debbano sostenere il futuro, l'Europa post-UE.
Comprensiva di tutta l'Europa
In primo luogo, la futura Europa post-UE non deve ripetere gli errori suicidi della Prima guerra europea (cosiddetta mondiale) di 100 anni fa. Questo è stato un tentativo da parte delle nazioni del l'angolo occidentale germanico-latino d'Europa non solo di dominare l'una sull'altra attraverso una sanguinosa rivalità, ma anche attraverso una cospirazione dell'élite russa per distruggere una volta per tutte l'Europa russa. Quest'ultima copriva la maggior parte del territorio europeo di allora, come ancora oggi, nell'Impero Russo, anche se oggi il territorio è molto ridotto a causa dell'incompetenza del regime sovietico ateo. Qualsiasi Europa futura non può essere un angolo isolato d'Europa, sia esso l'angolo occidentale post-hitleriano, o l'angolo orientale post-stalinista. Deve essere comprensiva di tutta l'Europa.
Pertanto, l'Europa deve includere tutta l'Eurasia, da Reykjavik a Vladivostok, come hanno da tempo riconosciuto molti dei suoi più acuti – per quanto esclusi dal colpo di stato americano del 1968 – pensatori e leader come De Gaulle. L'Europa deve riconoscere di non essere altro che l'angolo separato artificialmente e auto-isolato dell'Asia del Nord. Proprio questo è il territorio popolato dagli europei. Questi sono slavi (360 milioni – di gran lunga il più grande gruppo etnico europeo), latini (213 milioni) e germanici (208 milioni), così come i piccoli gruppi etnici, come i celti, gli ungheresi, i greci, i finlandesi, gli albanesi, i baltici, i georgiani, gli armeni, i baschi e altri piccoli gruppi nel Caucaso e in Siberia, così come i nuovi gruppi di immigrati in Europa occidentale.
Né unionista, né nazionalista
In secondo luogo, l'Europa futura deve evitare gli estremi. Questo significa che deve evitare il nazionalismo così spesso insito in Europa occidentale per 900 anni fino al 1945 e che è costato all'Europa tanto sangue in quelle che sono state, in realtà, guerre civili tra gli europei. Ma deve anche evitare l'altro estremo, la reazione dell'unionismo che ha interrotto la storia nazionalista dell'Europa occidentale e vi ha creato la tirannia. L'unionismo centralista ha avuto inizio durante l'Impero Romano, incredibilmente crudele e barbaro, ma ha diffuso la sua ideologia a tiranni come Carlo Magno, che hanno voluto far rivivere la Roma pagana, e a quelli che lo hanno seguito e che sono pure stati consciamente o inconsciamente neopagani, come i papi medievali e rinascimentali, o Napoleone e Hitler.
L'Europa futura deve quindi essere confederale, una società di nazioni sovrane che cooperano liberamente l'una con l'altra. Tale era la visione di colui che fu forse il più grande europeo nel secondo millennio della sua storia, lo tsar Nicola II, quando stabilì le Convenzioni di pace dell'Aia nel 1899 e nel 1907. Comprendendo il male delle intenzioni aggressive e delle rivalità sanguinose nell'angolo occidentale del nord Eurasia, tra Germania, Austria-Ungheria, Francia e Gran Bretagna, volle porvi fine. Parlando correntemente russo, inglese, francese, tedesco e danese, sposò una nipote della regina Vittoria, nata nel granducato sovrano d'Assia, e previde accuratamente la potenziale vera Europa, un'Europa di sovranità e di pace.
Cristiana
In terzo luogo, l'Europa futura deve basarsi sulle sue radici, che non sono solo vagamente cristiane, ovvero semi-cristiane, e tanto meno atee, ma deve basarsi sul pieno cristianesimo del primo millennio, di cui la Chiesa ortodossa è oggi l'erede. Questo non significa necessariamente che il futuro dell'Europa si identifichi con la razza bianca: è un'Europa popolata da coloro che accettano, anche se solo nominalmente, le piene radici cristiane di tutta Europa. Coloro che si rifiutano di accettare questa realtà e vivono in Europa solo per motivi economici, o come conseguenza delle ingiustizie dello sfruttamento da parte dell'Europa occidentale delle loro terre d'origine in Asia e in Africa, dovrebbero essere aiutati a tornare, se lo desiderano, ai loro paesi di origine, che devono essere restaurati dall'Europa occidentale come pentimento per il loro sfruttamento.
Conclusione
L'Europa futura non sarà definita dai politici di carriera professionisti delle élite, che hanno così totalmente deluso i cittadini europei nel corso degli ultimi 70 anni e che hanno diviso l'Europa. Sarà definita dai popoli stessi dell'Europa, dalla base, e non per imposizione dall'alto. Tuttavia, questo può avvenire solo se i popoli europei si pentono consapevolmente della loro passata apostasia e irresponsabilità, in particolare quella degli ultimi cinquant'anni. È questo che ha portato a conseguenze tanto catastrofiche, inclusa la quasi totale distruzione delle loro identità sovrane sotto la grandine della secolarizzazione proveniente dal Nord America, che la stessa Europa occidentale ha creato nella sua corsa al suicidio. Gli Stati Uniti d'Europa, voluti da Monnet e da tutti gli altri unionisti, non sono la soluzione.
L'unionismo, come il nazionalismo, è solo mondanità, attaccamento a questo mondo, per definizione, e nega le radici cristiane dell'Europa. Così facendo, distrugge la cultura europea. Questa è stata proprio l'esperienza dell'Unione Sovietica, che ha tentato di costruire un nuovo uomo e una nuova cultura, promettendo il paradiso sulla terra. Tuttavia, negando Cristo in modo esplicito, ha portato sulla terra l'inferno, invece del paradiso. Se l'angolo occidentale del nord Eurasia riesce a imparare dall'esperienza sovietica, c'è ancora speranza. Tuttavia, se di rifiuta di imparare, creerà anch'esso un inferno in stile sovietico sulla terra. Alcuni diranno che è troppo tardi per tutto questo, che l'inferno sulla terra dell'Europa occidentale è inevitabile. Tuttavia, noi diciamo che non è mai troppo tardi per pentirsi.
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