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  I draghi che quasi esistono

di Jonathan Pageau

Orthodox Arts Journal

29 settembre 2016

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Spiegare l'icona di san Giorgio che uccide il drago a un bambino di 4 anni è un'esperienza sorprendente. Spiegare l'icona di san Giorgio a un bambino di 10 anni è un'esperienza straziante – "Sì, ma i draghi non esistono, vero?"

Vero?

Quando qualcuno ti dice che i draghi non esistono o che i mostri non esistono, che cos'è che stanno dicendo? Quando guardiamo l'icona di san Giorgio, che intuitivamente è una delle icone più soddisfacenti da contemplare, questa rivela una verità così profonda che, nonostante il fatto che "i draghi non esistono", è ancora una delle icone più popolari e san Giorgio è uno dei santi più popolari.

icona di san Giorgio. XV secolo, Novgorod

Quando diciamo "i draghi non esistono", di solito quello che intendiamo per "esistere" è una sorta di fenomeni, riproducibili e misurabili. Il "drago" diventa allora una specie zoologica, come un cane o un gatto, che potrebbe essere suddivisa in sotto-specie, allevata e geneticamente modificata. Ma credere che tali categorie misurabili nel mondo siano le uniche che "esistono" non solo è falso al più alto grado, ma è anche un'immagine della tirannia mentale della nostra epoca scientifica che qualcuno possa essere così cieco da avere questo genere di credenze nella propria vita.

Che cosa succede se draghi o i mostri in generale non sono semplicemente lo stesso tipo di "cose" che sono i cani o i gatti o le mele? Che cosa succede se il modo in cui esiste un drago ha meno a che fare con la differenza tra una tigre e un coniglio e più a che fare con la differenza tra un amico e un estraneo? La differenza tra un amico e un estraneo non è un fenomeno riproducibile e misurabile, ma è una delle più reali esperienze che un essere umano possa avere. Un amico è una vera e propria categoria di esistenza, ma non vi è alcun amico "zoologico", cioè non posso indicare qualcuno che possa quantificare la categoria di "amico" a tutto il mondo, nel modo in cui un gatto è un gatto per tutti. Un amico è una categoria di impegno umano. E in un modo simile, un incontro con uno straniero è un incontro con una persona non definita, potremmo dire con la stessa indecisione in forma umana. Vorrei suggerire che un drago, e più in generale un mostro, è la categoria del sé sconosciuto in forma animale. In ultima analisi un drago è l'immagine del caos, del luogo dove la conoscenza e le categorie raggiungono i loro limiti.

Che un drago sia l'immagine del caos, non è un'idea nuova: questo è stato proposto da pensatori di settori completamente diversi, compresi quelli ortodossi. Ma di solito nel dire cose come "i draghi sono l'immagine del caos", è implicito che i draghi siano una sorta di favola, una sorta di metafora. Sto dicendo che i draghi esistono, o meglio quasi esistono. Essi sono reali come un estraneo è reale, come un alieno è reale, sono reali in modi che ci mostrano i limiti dell'esistenza stessa. È stupido, per esempio, per dire che non esistono gli UFO. Naturalmente gli UFO esistono, sono oggetti volanti non identificati. Ora il nostro modo di ritrarre, immaginare e proiettare alcune forme culturali e narrazioni in questi UFO è un'altra questione, una questione importante, che ci mostra come gli esseri umani trattano il caos e l'ignoto. Proprio come possiamo sperimentare un UFO oppure un estraneo, possiamo sicuramente entrare in contatto con un drago. E penso che la storia di san Giorgio e molte altre storie tradizionali di draghi siano costruite in un modo che ci aiuta a capire "che cosa" è un drago. Questa è la ragione per cui la storia di San Giorgio perdura nonostante tutti i distruttori di miti che cercano di abbatterla.

Ma abbiamo bisogno di dare ai distruttori di miti il loro dovuto. Così ora, per fare un esperimento mentale, immaginate un terribile drago che minaccia una città e mangia i suoi figli. San Giorgio arriva e lo uccide. Immaginate ora uno scienziato che arriva con tutti i suoi strumenti per sezionarlo. Dopo diverse settimane di analisi e di dati controllati dai suoi colleghi, lo scienziato informa gli stupidi abitanti della città, su qualche rivista accademica, che il drago non era un drago, ma era una coppia di coccodrilli giganti gemelli siamesi con l'elefantiasi e la rabbia. L'articolo è piuttosto lungo, in realtà spiega in dettaglio come ogni deformità sui coccodrilli giganti gemelli siamesi con l'elefantiasi e la rabbia è legata sia al fatto che sia una coppia di gemelli siamesi, sia al fatto che soffra di elefantiasi o piuttosto che abbia sviluppato un comportamento violento autodistruttivo a causa della sua rabbia. Alcuni scienziati cominciano a discutere sulla causa di alcune delle deformità e presto qualcuno tiene una conferenza e gli organizzatori pubblicano un libro che indica i diversi punti di vista sulla questione.

La domanda è questa: che cos'è più reale, il drago o la coppia di coccodrilli giganti gemelli siamesi con l'elefantiasi e la rabbia? La coppia di coccodrilli giganti gemelli siamesi con l'elefantiasi e la rabbia non rende accuratamente ragione dell'esperienza terribile della mostruosità, e anche se il drago è stato in un certo senso sezionato e addomesticato, l'esperienza, la narrazione che ha inciso l'identità stessa di quel villaggio è un incontro con un drago. E inoltre, sarebbe assurdo riscrivere le nostre categorie zoologiche per far posto per la categoria eccezionale della coppia di coccodrilli giganti gemelli siamesi con l'elefantiasi e la rabbia. Restiamo con i draghi.

Nell'icona di san Giorgio, il drago è mostrato come un ibrido impossibile, che combina mammiferi, lucertole e uccelli. Come ho spiegato altrove, l'ibridismo è il caos che appare sui confini, nelle categorie intermedie, nelle eccezioni. È l'esperienza stessa del mostro. Lo strano e l'eccezionale sono cose molto importanti e sono categorie che includono molti misteri spirituali. Gli stranieri nella Bibbia e nella nostra tradizione possono essere segretamente angeli o diavoli. Nella storia di Abramo, i tre stranieri che vengono a lui sono angeli e sono l'immagine della Trinità, ma nelle tradizioni che circondano la Natività, il pastore sconosciuto che alletta san Giuseppe è in segreto un diavolo. Questa è la natura dell'ambiguo: può nascondere entrambi gli estremi.

 

Icona del XIV secolo dell'ospitalità di Abramo

Natività intagliata su legno di tiglio, dell'autore

Purtroppo, in un mondo di sole categorie tassonomiche, non c'è spazio per il periferico, l'eccezione e lo strano. Tutto deve corrispondere, senza eccezioni. Questo ha causato sia il permissivismo pazzo e l'apertura unilaterale, sia l'identità totalitaria di esclusione assoluta che caratterizzano la dualità della modernità. Ciascuno dei due estremi è causa dell'altro e quindi si può oscillare solo da un estremo impossibile all'altro, o tentando di spiegare e giustificare ogni eccezione oppure tracciando un confine assoluto tra noi e loro. In questo mondo non c'è altra opzione, tutto deve corrispondere, oppure il rasoio di Occam arriva a tagliare. Ma in un mondo che lascia spazio per i draghi, alla gerarchia naturale dell'essere è consentito sia di includere le regole sia di lasciare uno spazio indefinito per lo strano e l'eccezionale, perfino per il mostro. Là il drago può quasi esistere.

Fino a quando il drago non mangia i nostri figli. E ci sono quelli di noi che ora intuiscono che i draghi hanno iniziato a divorare i bambini.

Per fortuna avremo sempre san Giorgio a proteggerci.

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