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  Nikolaj Patrushev: come i servizi segreti russi vedono gli Stati Uniti

di Alexander Mercouris

da Russia Insider, 6 novembre 2014

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Incessante ostilità da Washington a prescindere da chi è al potere in Russia. La Russia non può rilassare la guardia

Il peso massimo dei servizi segreti russi, Nikolaj Patrushev

Questa è una versione abbreviata di un colloquio che Nikolaj Patrushev, Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia, ha avuto con il giornale ufficiale del governo, Rossiskaja Gazeta.

Patrushev è uno dei più importanti consiglieri di Putin in materia di sicurezza nazionale. La sua posizione è in qualche modo simile a quella del consigliere per la Sicurezza Nazionale del presidente degli Stati Uniti.

Chi è Patrushev, è altrettanto importante di ciò che fa. È l'ufficiale di grado più alto nell'intelligence della Russia.

Ha prestato servizio ininterrottamente nei servizi segreti da quando è entrato a far parte del KGB nel 1975 e dal 1999 al 2008 è stato capo dell'FSB della Russia – l'organizzazione che è successa al KGB. Ha lasciato questo posto per diventare il Segretario del Consiglio di Sicurezza della Russia.

Uno dei compiti principali di Patrushev è quello di raccogliere informazioni di intelligence fornite dalle varie agenzie di intelligence della Russia per fornirle a Putin e ad altri importanti responsabili delle decisioni di politica estera della Russia.

In questa intervista Patrushev dà indicazioni su ciò che le agenzie dei servizi segreti russi stanno dicendo al Cremlino. Così veniamo a sapere che l'intelligence russa:

1. Non si aspettava la caduta di Janukovich a causa delle proteste del Maidan;

2. Ha avvisato tuttavia il Cremlino da lungo tempo che un colpo di stato filo-occidentale in Ucraina era solo una questione di tempo a causa della massiccia sovversione degli Stati Uniti nel paese.

Abbiamo anche un'idea di come i servizi segreti russi vedono il mondo.

Secondo il suo punto di vista l'ostilità degli Stati Uniti verso la Russia è un'invariabile "costante" perché la Russia, indipendentemente dal suo sistema di governo, resiste le politiche degli Stati Uniti volte a raggiungere l'egemonia mondiale e perché gli Stati Uniti vogliono controllare le immense risorse naturali della Russia, al fine di suggellare la propria egemonia.

I legami della Russia con la Cina e l'India e l'emergere del blocco dei BRICS hanno solo provocato gli Stati Uniti a intensificare la sua campagna contro la Russia. Eventi come la guerra in Afghanistan negli anni '80, la ribellione in Cecenia negli anni '90, l'attacco georgiano in Ossezia del Sud nel 2008 e il colpo di stato del febbraio di quest'anno in Ucraina, sono tutte e semplicemente manifestazioni della politica degli Stati Uniti rivolta alla Russia.

Non è necessario essere d'accordo con tutte le parti di questo punto di vista. Per esempio, l'affermazione che l'URSS è crollata a causa di una caduta dei prezzi del petrolio progettata dagli americani, come parte di una "strategia della vulnerabilità" attentamente studiata dagli Stati Uniti, anche se è qualcosa di ampiamente creduto e non solo in Russia, è un mito e serve come un tipico caso di convinzione da parte di un capo dei servizi segreti, riguardo a cause esterne di cospirazione per eventi che in realtà ha avuto cause puramente interne, strutturali e talvolta anche accidentali.

Patrushev esagera anche senza dubbio il grado di coerenza della politica degli Stati Uniti e la misura in cui la politica è sempre e invariabilmente ostile alla Russia.

Vi è tuttavia così tanto di convincente su questo punto di vista, che è facile capire perché in Russia stia diventando sempre più influente.

Da un punto di vista russo, non è difficile vedere la politica americana fin dalla dissoluzione dell'URSS (per esempio, l'espansione della NATO a est, il rinnegamento del Trattato anti missili balistici e il posizionamento di missili anti-balistici in Europa orientale, il sostegno degli Stati Uniti alle "rivoluzioni colorate" nei paesi dell'ex Unione Sovietica, il sostegno degli Stati Uniti ai gruppi anti-governativi all'interno della Russia stessa, le guerre di intervento degli USA in molte parti del mondo e, ultima ma non meno importante, la feroce campagna mediatica degli Stati Uniti contro la Russia) come incessantemente ostile nei confronti della Russia.

Per il numero crescente dei russi che sostengono questa tesi (compresa la sua comunità dei servizi segreti), il colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti in Ucraina è stata la prova finale.

I servizi segreti russi non sono riusciti a predire il rovesciamento di Janukovich a febbraio

I nostri specialisti hanno messo in guardia dell'elevata probabilità di una escalation della situazione in Ucraina in un contesto d'instabilità politica ed economica, in particolare sotto l'influenza esterna. Allo stesso tempo, è necessario ammettere che la probabilità di un attacco immediato imminente al potere a Kiev con il sostegno di gruppi militanti di aperti nazisti non era ritenuto verosimile in quel momento. Vi ricordo che prima del colpo di stato che ha citato, Mosca stava completando in pieno tutti i suoi impegni di partenariato con Kiev.

Stavamo fornendo costantemente aiuti materiali e finanziari, senza il quale l'Ucraina non era in condizione di far fronte alle difficoltà economiche che erano diventate di natura cronica. Per sostenere i nostri vicini, sono state mobilitate risorse materiali e finanziarie per decine di miliardi di dollari. Purtroppo per molte persone in Ucraina, questo aiuto è diventato, nel tempo, così abituale che la sua importanza per la sopravvivenza del paese è stata semplicemente dimenticata.

I servizi segreti russi hanno davvero previsto un colpo di stato pro-Stati Uniti in Ucraina

Per quanto riguarda le previsioni a più lungo termine, la crisi in Ucraina è stata un risultato del tutto atteso di un'attività sistematica da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati più stretti.

Per il passato quarto di secolo questa attività è stata diretta verso la separazione completa dell'Ucraina e delle altre repubbliche dell'ex Unione Sovietica dalla Russia, per riformattare totalmente lo spazio post-sovietico per soddisfare gli interessi americani. Sono state create le condizioni e i pretesti per le rivoluzioni colorate, sostenute da generosi finanziamenti statali.

Così, Victoria Nuland, assistente del Segretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici, ha ripetutamente affermato che durante il periodo dal 1991 al 2013 Washington ha speso 5 miliardi di dollari per "sostenere il desiderio del popolo ucraino per un governo più forte, più democratico".

Secondo i dati provenienti dalle sole fonti palesi, per esempio i documenti del Congresso degli Stati Uniti, l'importo totale dei finanziamenti statali per vari programmi americani di "aiuti" all'Ucraina nel periodo dal 2001 al 2012 è di almeno 2,4 miliardi di dollari. Questo è paragonabile al bilancio annuale di alcuni piccoli paesi. L'Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale ha speso circa 1,5 miliardi di dollari, il Dipartimento di Stato quasi mezzo miliardo, e il Pentagono più di 370 milioni di dollari.

Secondo i documenti del Congresso, organizzazioni come la Millennium Challenge Corporation, il Peace Corps e l'Open World Centre hanno partecipato a programmi di aiuto ucraini, oltre alla ben nota USAID e ad altri servizi. Non è difficile da indovinare per chi e perché i volontari e membri dello staff delle rappresentanze diplomatiche americane hanno "aperto il mondo" nel corso dei 23 anni dalla disgregazione dell'Unione Sovietica.

...come risultato di quest'attività... è stata allevata un'intera generazione completamente avvelenata dall'odio per la Russia e dalla mitologia dei "valori europei". Non ha ancora capito che questi valori, anche nel senso positivo del termine, non sono in realtà progettati per gli ucraini. Nessuno intende incrementare il tenore di vita in Ucraina o portare in Europa questi giovani, che a loro volta hanno grandi difficoltà a far fronte alle gravissime sfide e minacce.

Il colpo di stato in Ucraina è un disastro prima di tutto per l'Ucraina stessa

Penso che "smaltire la sbornia" per gli ucraini sarà duro e doloroso. Resta da sperare che questo avvenga in tempi relativamente brevi, e tutta una serie di fattori oggettivi potrebbero promuovere il processo.

Vorrei sottolineare un altro fattore che è di fondamentale importanza. Indipendentemente dal successivo sviluppo degli eventi, il significato dell'una per l'altra – Russia e Ucraina – persisterà. L'Ucraina semplicemente non sarà in grado di svilupparsi con successo senza la Russia, che lo si voglia o no.

...Mentre per la Russia la rottura totale dei legami sarebbe un colpo doloroso, per l'Ucraina sarebbe un disastro. Non è un caso che il presidente attuale Petro Poroshenko sia stato obbligato, sulla scia del suo predecessore deposto, a sollevare la questione di rinviare l'attuazione della parte economica del contratto di associazione già firmato tra l'Ucraina e l'Unione Europea. E c'è da aspettarsi che anche l'euforia della vittoria di altri governanti a Kiev lasci spazio a una valutazione più sobria del reale stato delle cose.

La politica degli Stati Uniti nei confronti della Russia di oggi continua semplicemente la politica degli Stati Uniti verso l'Unione Sovietica durante la Guerra Fredda

...Se non ci fisse stata la catastrofe in Ucraina sarebbero stati trovati altri motivi per intensificare la politica di "contenimento" del nostro paese. Questo corso è stato perseguito fermamente per molti decenni; cambiano solo le forme e le tattiche della sua implementazione.

Come sapete, dopo la seconda guerra mondiale, il confronto tra l'URSS e l'Occidente guidato dagli Stati Uniti ha preso la forma di una "guerra fredda". La componente politico-militare di questa situazione di stallo è stata affidata all'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO), costituita su iniziativa degli Stati Uniti il 4 aprile 1949. Un'analisi dell'attività pratica della NATO indica che nel creare l'alleanza gli Stati Uniti stavano perseguendo due obiettivi principali.

In primo luogo, un blocco militare diretto contro l'URSS si è formato sotto la guida americana.

In secondo luogo, Washington ha anticipato l'emergere in Europa occidentale di un gruppo autonomo di stati che avrebbero potuto competere con gli Stati Uniti. Va ricordato che il territorio degli stessi Stati Uniti, che in sostanza hanno stabilito un controllo militare unilaterale sugli alleati, non è incluso nella zona di responsabilità della NATO.

Dopo il crollo dell'Unione Sovietica e la fine del Patto di Varsavia, che univa i paesi socialisti dell'Europa e che per definizione rappresentava il principale pericolo per la NATO, non solo il blocco non è stato sciolto, ma ha cominciato ad espandersi ancora di più in termini quantitativi e militari.

Gli Stati Uniti hanno architettato il collasso dell'URSS identificando i suoi "punti di vulnerabilità"

Nel periodo della guerra fredda è emersa in Occidente tutta una serie di dottrine ideologiche che servivno da giustificazione per un corso di politica anti-sovietica. Uno degli autori di questo tipo di ricerca era Zbigniew Brzezinski, uno scienziato politico e statista americano di origine polacca. È lui che ha fondato la cosiddetta strategia delle "vulnerabilità" in relazione alla Unione Sovietica, e sotto la presidenza Reagan questa è divenuta la base della politica americana nei confronti del nostro Paese... L'identificazione e la definizione delle "vulnerabilità" e il compito di organizzare modi di convertirle in seri problemi per l'URSS sono stati affidati alla Central Intelligence Agency americana. Questa ha messo al lavoro in primo luogo economisti, ma anche esperti provenienti dal mondo delle imprese, che avevano una vera e propria esperienza di guerre commerciali con i concorrenti. Come risultato del lavoro di analisi su larga scala, le "vulnerabilità" del URSS nei settori politico, economico, ideologico e di altro genere sono state definite e studiate sistematicamente.

La "vulnerabilità" principale del nostro paese, come definita dalla CIA, era la sua economia. Dopo l'applicazione di modelli dettagliati, gli esperti americani hanno identificato il suo "anello più debole", cioè la dipendenza estremamente elevata del budget dell'URSS dall'esportazione di risorse energetiche. È stata formulata una strategia per provocare la bancarotta finanziaria ed economica dello Stato sovietico, che prevedeva due obiettivi interconnessi: la netta diminuzione delle entrate nel bilancio dell'Unione Sovietica dal commercio con l'estero, in combinazione con un notevole aumento delle spese per risolvere i problemi creati dall'esterno.

Una riduzione dei prezzi mondiali del petrolio è stata considerata come la principale misura per ridurre le entrate del bilancio. Questo è stato ottenuto con successo alla metà degli anni '80 quando, a seguito della collusione degli Stati Uniti con i dirigenti di un certo numero di paesi petroliferi estrazione, un surplus artificiale di greggio è stato messo sul mercato e il prezzo del petrolio è sceso di un fattore di quasi quattro volte.

Un aumento della spesa dell'Unione Sovietica è stato provocato in diverse aree: il passaggio dalla strategia d'opposizione americana all'URSS in Afghanistan alla strategia di trascinare profondamente l'Unione Sovietica nella guerra afghana; l'incitamento di manifestazioni antigovernative in Polonia e altri stati del campo socialista, al fine di provocare a Mosca spese supplementari per la stabilizzazione della situazione in Europa orientale; la crescita della corsa agli armamenti, tra l'altro con l'introduzione del bluff della SDI [Iniziativa di difesa strategica], e così via.

Va detto che a quel tempo gli americani sono riusciti a raggiungere i loro obiettivi. Il risultato della loro attività è stato un notevole eccesso delle spese dell'URSS sul reddito, che alla fine ha provocato una profonda crisi economica che si è estesa alle sfere politiche e ideologiche. Tentativi miopi da parte della dirigenza sovietica di alleviare la situazione mediante finanziamenti esteri hanno dato a Washington leve supplementari di influenza su Mosca. Le misure di "recupero" proposte dall'Occidente e attuate attraverso il FMI e la Banca mondiale per liberalizzare il commercio estero, senza una transizione armoniosa dal regime di monopolio precedente, hanno portato al crollo finale dell'economia.

Nella valutazione degli esperti americani, è stata la strategia delle "vulnerabilità", che ha dimostrato la colossale efficacia della varietà economica della guerra fredda in confronto con la guerra "calda", e quanto questa è stata decisiva nel promuovere l'eliminazione del Patto di Varsavia e dell'URSS.

Il colpo di stato appoggiato dagli Stati Uniti in Ucraina e le sanzioni sono parte di una strategia statunitense di "Punti di vulnerabilità" mirata alla Russia

...... Il colpo di stato a Kiev, realizzato con il chiaro sostegno degli Stati Uniti, ha seguito il modello classico collaudato in America Latina, Africa e Medio Oriente. Ma mai prima d'ora un tale schema aveva colpito così profondamente gli interessi russi.

L'analisi mostra che, provocando la Russia a passi di ritorsione gli americani stanno perseguendo gli stessi obiettivi degli anni '80 per quanto riguarda l'URSS. Proprio come allora, stanno cercando di identificare le "vulnerabilità" del nostro paese. Allo stesso tempo, per inciso, perseguono l'obiettivo di neutralizzare concorrenti economici europei che sono, a parere di Washington, divenuti troppo vicini a Mosca.

....Washington ha sempre cercato leve di pressione sulla Russia. Così, nel 1974 è stato adottato il famoso emendamento Jackson-Vanik, che limitava i rapporti commerciali con il nostro paese. Sembrava aver completamente perso la sua importanza subito dopo il crollo dell'Unione Sovietica, ma è rimasto in vigore fino al 2012, quando il cosiddetto "Magnitsky Act" è stato prontamente adottata al suo posto.

Le sanzioni attuali sono parte della stessa categoria. L'attività dell'amministrazione statunitense nella sfera ucraina si svolge nel quadro di un corso aggiornato di politica estera della Casa Bianca volto a sostenere la leadership americana nel mondo per mezzo del contenimento strategico della crescente influenza della Federazione Russa e di altri centri di potere. In questo contesto, Washington sta attivamente facendo uso, nei suoi termini, del potenziale della NATO, cercando di usare pressioni politiche ed economiche per prevenire eventuali tentennamenti da parte dei suoi alleati e partner.

La Jugoslavia è stata una "prova costumi" generale e la debolezza della Russia sotto Eltsin l'ha lasciata accadere

Negli anni '90 la Federazione Russa, per ben noti motivi di natura interna ed esterna, ha perso l'influenza dominante nei Balcani di cui l'Unione Sovietica aveva goduto e ha intrapreso la strada della conciliazione con l'Occidente. È stato nei Balcani che la resa unilaterale e totalmente sproporzionata da parte della Russia delle sue posizioni sulla scena internazionale si è manifestata più distintamente. Dal 1991 al 1996 gli enti che hanno plasmato la politica estera del nostro Paese non hanno ufficialmente nemmeno avuto un concetto come "l'interesse nazionale". Hanno nutrito aspettative infondate di gratitudine per l'obbedienza da parte dei partner occidentali e per qualche tipo di beneficio speciale per il nostro Paese da una stretta e incondizionata cooperazione con gli Stati Uniti. In pratica i nostri partner americani hanno quasi immediatamente smesso di prenderci sul serio e ci hanno dato solo una "pacca sulla spalla" condiscendente, per così dire, di tanto in tanto.

Il blocco della NATO, sotto la copertura del mantenimento della pace e senza incontrare serie obiezioni da parte nostra, ha operato con sempre crescente confidenza al di fuori della propria area di responsabilità, ha cercato i diritti per la locazione di infrastrutture strategiche per lunghi periodi, ed ha portato effettivamente gli organi di comando e il controllo militare di un certo numero di paesi dei Balcani sotto il proprio comando con vari mezzi. Sub-unità dell'Alleanza si sono stabilite fermamente nella regione. Altri stati che partecipavano alle missioni di mantenimento della pace, compresa la Russia, non si sono posti nessuno di tali obiettivi, essendosi riconciliati con il ruolo di partner giovani e preferendo non vedere il fatto evidente: la guerra nei Balcani potrebbe benissimo essere considerata come una prova generale e un prologo di passi su larga scala per dividere nuovamente il mondo.

La "guerra al terrorismo" negli USA ha dato alla Russia solo una tregua temporanea

... Incoraggiati dall'indebolimento e dalla successiva eliminazione dell'URSS, i circoli dirigenti americani hanno fatto tutto il possibile per assicurarsi il dominio sulle principali fonti di risorse di materie prime nel nostro paese e in Asia centrale, così come sulle vie di transito per la loro esportazione. Washington prevede di estendere la propria sfera di influenza diretta alle regioni del Mar Nero, del Caucaso e del Mar Caspio.

Tutti questi territori sono stati nominati zone di interessi nazionali strategici degli Stati Uniti. L'unico ostacolo rimasto alla realizzazione dei piani degli americani per assumere il controllo completo delle rispettive risorse e dei corridoi di transito è stata la Russia, che ha conservato il suo potenziale militare sufficiente a infliggere danni inaccettabili agli Stati Uniti.

Gli strateghi americani hanno visto la soluzione di questa difficoltà nel crollo finale del sistema di potere statale e nel conseguente smembramento del nostro paese. La prima regione che avrebbe dovuto lasciare la Russia era il Caucaso settentrionale.

Particolare importanza è stata data alla Cecenia, che aveva dichiarato la sua indipendenza ed era stata temporaneamente sotto il controllo effettivo dell'Occidente. Agli estremisti e ai loro sostenitori in Russia sono stati offerti il sostegno dei servizi speciali della Gran Bretagna, degli Stati Uniti e degli alleati in Europa e nel mondo islamico.

In queste condizioni la leadership russa ha adottato una ferma posizione di principio di difendere l'unità dello stato. In definitiva, a seguito della ferma volontà politica mostrata dal presidente russo Vladimir Putin e al costo di enormi sforzi, è stato possibile fermare i tentativi di staccare la Cecenia dalla Russia e poi a consolidare il posto della Repubblica all'interno della Federazione.

Dopo l'11 settembre 2001, la comunità internazionale ha riconosciuto la minaccia terroristica come la principale minaccia e come una minaccia globale, raggiungendo l'intesa che contrastare tale minaccia richiede sforzi comuni. Di conseguenza c'è stato, in particolare, un leggero indebolimento degli attacchi dell'Occidente sulla Russia a causa della sua campagna contro i terroristi internazionali nel Caucaso, mentre noi non abbiamo obiettato all'operazione da parte degli americani e dei loro alleati in Afghanistan. Ne è seguito l'annuncio della formazione di un'ampia coalizione antiterrorismo.

A quel tempo Washington ha mostrato una certa disponibilità a collaborare, anche se in realtà non aveva intenzione di abbandonare la politica del "contenimento" nei confronti della Russia. Sempre più nuove strutture della NATO sono avanzate fino ai nostri confini. Il diritto internazionale è stato soppiantato dalla legge della forza (ricordiamo il già citato smembramento della Jugoslavia, seguito dalla guerra alla Serbia, dall'occupazione dell'Iraq, e dall'invasione dell'Afghanistan da parte delle cosiddette forze della coalizione).

La rinascita della Russia dopo il 1999 e le sue alleanze con la Cina, l'India e gli altri paesi dei BRICS hanno messo in allarme gli Stati Uniti

Dopo il 7-8 agosto 2008, quando la leadership georgiana, con il sostegno degli Stati Uniti, ha tentato di annientare l'Ossezia del Sud, il mondo ancora una volta è cambiato sostanzialmente.

Tutto è stato puntato sulla sorpresa. Il dittatore georgiano ha ritenuto che un'incursione militare nel giorno d'apertura dei Giochi Olimpici internazionali avrebbe messo la Russia in una posizione difficile, e che i georgiani avrebbero potuto approfittare di questo per la loro "guerra lampo". Tuttavia, la leadership russa ha reagito prontamente al forte deterioramento della situazione e sono state adottate le misure necessarie per fermare l'aggressione.

Dopo gli eventi di agosto nel Caucaso, Washington è stata chiaramente allarmata dall'evidente intenzione della Russia di prendere il proprio posto tra le potenze mondiali del XXI secolo e di sostenere il principio delle pari opportunità e della piena autonomia nella politica globale. E anche dalla conversione dei proventi finanziari dello Stato dallo sfruttamento delle risorse naturali in un reale potenziale economico e di difesa e nel capitale umano.

La leadership americana chiaramente ha in antipatia le prospettive di collaborazione della Russia con la Cina e l'India, l'introduzione della pratica dei summit nel formato dei BRICS, l'attività di successo di altre organizzazioni in cui la Russia occupa posizioni di rilievo (la CSTO [Collective Security Treaty Organization], la SCO [Shanghai Cooperation Organization], e la CEEA [Comunità economica eurasiatica]), e la formazione dell'unione doganale.

Nel contesto della crescente crisi economica e finanziaria mondiale, i principali nuovi attori sulla scena internazionale, come la Repubblica Popolare Cinese, l'India, il Brasile e l'Iran, nonché le crescenti economie del Sud-Est asiatico e la Corea del Sud sono diventati fattori sempre più importanti per gli Stati Uniti. Da qui, per inciso, l'emergere di nuovi principi concettuali, come il partenariato speciale americano-cinese, la collaborazione strategica tra gli Stati Uniti e l'India, l'instaurazione di un dialogo diretto tra Washington e l'Iran, e così via.

Hanno cominciato a emergere indicazioni della necessità di riprendere il dialogo benefico con la Russia su tutta una serie di questioni da parte della nuova amministrazione del presidente Barack Obama. Questa inclinazione positiva da parte delle autorità americane non poteva che essere ben accolta.

Tuttavia, è divenuto ben presto chiaro che Washington non è inclinata verso una vera cooperazione. Si è limitata a mere dichiarazioni di amicizia e a favorire l'elaborazione di alcune tracce di negoziati in cui il beneficio per la Russia, alla fine, si è rivelato quasi zero. Dopo un po' anche i dialoghi positivi del tutto non vincolanti di questo tipo si sono conclusi e l'atteggiamento degli Stati Uniti verso il nostro Paese ha cominciato ancora una volta a ricordare quello dei tempi della guerra fredda.

Gli Stati Uniti mirano a ottenere il controllo dell'energia, del cibo e delle risorse idriche della Russia per sigillare il loro dominio

...Gli esperti sono certi che nessun vero sostituto per gli idrocarburi come base della produzione di energia emergerà nei prossimi decenni. Inoltre, la comprensione prevale in Occidente che la capacità totale delle centrali nucleari, idroelettriche, eoliche, solari e di altro tipo rifornirà non più di un quinto della domanda mondiale.

Né va dimenticato un altro aspetto importante. Nel mondo moderno, si può osservare una crescita costante della carenza di cibo e acqua potabile per la crescente popolazione del pianeta. La mancanza dei mezzi più elementari di sussistenza spinge popoli disperati a manifestazioni di estremismo e al coinvolgimento in attività terroristiche, pirateria e criminalità. Questo è uno dei motivi per i conflitti acuti tra paesi e regioni e anche per la migrazione di massa.

La scarsità di acqua e di terra irrigata non di rado è causa di attrito, per esempio, tra le repubbliche dell'Asia centrale. Il problema delle risorse idriche è acuto in un certo numero di altri paesi in Asia e in particolare in Africa.

Molti esperti americani, in particolare l'ex Segretaria di Stato Madeleine Albright, affermano che ci sono vasti territori "sotto il potere di Mosca" che questa non è in grado di sfruttare e che, pertanto, "non servono agli interessi di tutta l'umanità". Si continuano a sentire asserzioni sulla distribuzione "sleale" delle risorse naturali e sulla necessità di garantire il cosiddetto "libero accesso" a tali risorse per altri stati.

Gli americani sono convinti che la gente deve pensare in termini simili in molti altri stati, in particolare quelli vicini alla Russia, e che in futuro, come si fa oggi, formeranno "coalizioni" per sostenere i corrispondenti crediti verso il nostro paese. Come nel caso dell'Ucraina, si propone di risolvere i problemi a spese della Russia, ma senza prendere i suoi interessi in considerazione.

La minaccia per la Russia da parte degli Stati Uniti è "costante" e i periodi di "disgelo" non durano mai

Anche durante i periodi di relativo disgelo nelle relazioni tra la Russia (o l'URSS) e gli Stati Uniti, i nostri partner americani sono sempre rimasti fedeli a tali nozioni.

Pertanto, indipendentemente dalle sfumature nel comportamento degli americani e dei loro alleati, la leadership russa deve ancora affrontare questo compito come una costante: garantire l'integrità territoriale e la sovranità della Patria, difendere e moltiplicare le sue ricchezze, e gestirle correttamente nell'interesse del popolo multietnico della Federazione russa.

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