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  Il riconoscimento dei diritti LGBT: "amore" per le persone o rinuncia alla fede?

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 23 gennaio 2021

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la Chiesa cattolica romana sta attivamente facendo pressioni per la "tolleranza" per l'ideologia LGBT. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Sempre più forti nel mondo sono le voci che invitano a riconsiderare l'atteggiamento della Chiesa nei confronti dell'ideologia LGBT, rendendo necessario il trattamento dei sodomiti "con amore".

Il capo dei vescovi tedeschi della Chiesa cattolica romana, Georg Betzing, ha dichiarato la necessità di cambiare l'atteggiamento della Chiesa nei confronti dei matrimoni sodomiti, oltre a riconoscere il diritto delle donne a diventare "preti". Le parole di Betzing sono lungi dall'essere le prime e non sono le uniche. Non molto tempo fa, il mondo è rimasto scioccato dalla dichiarazione di papa Francesco, in cui ha parlato positivamente dei sodomiti e ha chiesto di legalizzare le loro "unioni".

Ora Joe Biden, noto per la sua attiva promozione dell'ideologia LGBT, è salito al potere negli Stati Uniti, lo stato più potente del mondo. Non c'è dubbio che in un futuro molto prossimo la questione dell'accettazione di quest'ideologia sarà sollevata con rinnovato vigore dinanzi alle organizzazioni religiose del mondo. E, di sicuro, la parola numero uno nella promozione delle persone LGBT sarà "amore". Dopotutto, anche papa Francesco la pensa in modo simile: dicono, se Dio ama tutte le persone, allora farebbe davvero un'eccezione per i sodomiti? Inoltre, molti omosessuali formano coppie basate "sull'amore". Perché allora la Chiesa li discrimina?

Tuttavia, la questione del riconoscimento dei diritti LGBT da parte delle organizzazioni religiose non è così semplice come potrebbe sembrare a prima vista.

Perché i cristiani si rifiutavano di offrire sacrifici pagani?

L'ingresso di una persona nella Chiesa di Cristo si realizza attraverso il sacramento del battesimo, così come l'ulteriore vita nella Chiesa è sostenuta attraverso i sacramenti. Allo stesso tempo, una persona può non rendersi conto o addirittura non conoscere la pienezza della dottrina della Chiesa o dei suoi precetti morali. Tuttavia, l'atto stesso del battesimo è il confine che determina se una persona è nell'ovile della Chiesa o meno. A tal proposito, è utile ricordare la storia del battesimo dell'eunuco da parte dell'apostolo Filippo:

"Un angelo del Signore parlò intanto a Filippo: Alzati, e va' verso il mezzogiorno, sulla strada che discende da Gerusalemme a Gaza; essa è deserta. Egli si alzò e si mise in cammino, quand'ecco un etiope, un eunuco, funzionario di Candàce, regina di Etiopia, sovrintendente a tutti i suoi tesori, venuto per il culto a Gerusalemme, se ne ritornava, seduto sul suo carro da viaggio, leggendo il profeta Isaia. Disse allora lo Spirito a Filippo: Va' avanti, e raggiungi quel carro. Filippo corse innanzi e, udito che leggeva il profeta Isaia, gli disse: Capisci quello che stai leggendo? Quegli rispose: E come lo potrei, se nessuno mi istruisce? E invitò Filippo a salire e a sedere accanto a lui. Il passo della Scrittura che stava leggendo era questo: Come una pecora fu condotto al macello, e come un agnello senza voce innanzi a chi lo tosa, così egli non apre la sua bocca. Nella sua umiliazione il giudizio gli è stato negato, ma la sua posterità chi potrà mai descriverla? Poiché è stata recisa dalla terra la sua vita. E rivoltosi a Filippo l'eunuco disse: Ti prego, di quale persona il profeta dice questo? Di se stesso o di qualcun altro? Filippo, prendendo a parlare e partendo da quel passo della Scrittura, gli annunziò la buona novella di Gesù. Proseguendo lungo la strada, giunsero a un luogo dove c'era acqua e l'eunuco disse: Ecco qui c'è acqua; che cosa mi impedisce di essere battezzato? Filippo gli disse: Se credi con tutto il tuo cuore, puoi. Egli rispose e disse: Credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Fece fermare il carro e discesero tutti e due nell'acqua, Filippo e l'eunuco, ed egli lo battezzò. Quando furono usciti dall'acqua, lo Spirito del Signore rapì Filippo e l'eunuco non lo vide più e proseguì pieno di gioia il suo cammino" (At 8:26-39).

La confessione di fede dell'eunuco era molto semplice: "Credo che Gesù Cristo è il Figlio di Dio", ma questa confessione contiene in sé tutta la fede della Chiesa e tutte le leggi morali.

Si può citare un esempio opposto, quando l'apostolo Pietro pronunciò parole di rinuncia a Cristo, senza alcuna intenzione di rinunciare a lui:

"Pietro intanto se ne stava seduto fuori, nel cortile. Una serva gli si avvicinò e disse: Anche tu eri con Gesù, il Galileo! Ed egli negò davanti a tutti: «Non capisco che cosa tu voglia dire. Mentre usciva verso l'atrio, lo vide un'altra serva e disse ai presenti: Costui era con Gesù, il Nazareno. Ma egli negò di nuovo giurando: Non conosco quell'uomo. Dopo un poco, i presenti gli si accostarono e dissero a Pietro: Certo anche tu sei di quelli; la tua parlata ti tradisce! Allora egli cominciò a imprecare e a giurare: Non conosco quell'uomo! E subito un gallo cantò. E Pietro si ricordò delle parole dette da Gesù: Prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte. E uscito all'aperto, pianse amaramente" (Mt 26:69-75).

Nell'era del cristianesimo primitivo, la negazione di Cristo avveniva anche nel linguaggio simbolico dei sacrifici. Poche persone credevano negli idoli a quel tempo nell'Impero Romano, per non parlare dei funzionari statali, che erano persone relativamente più istruite. I romani, di regola, non costringevano i popoli vinti ad abbandonare le loro credenze e le loro divinità. L'accusa principale, ma non l'unica, contro i cristiani era la loro inaffidabilità politica. Era possibile credere in chiunque e adorare chiunque, incluso Gesù Cristo, ma allo stesso tempo era necessario partecipare a qualche culto comune, poiché questo era un simbolo di lealtà al potere supremo dell'Impero Romano.

In alcuni periodi della storia romana, la partecipazione al culto dell'imperatore, considerato una divinità e chiamato ufficialmente "Dominus et deus noster" ("Nostro Signore e Dio"), era obbligatoria. La partecipazione a questi culti non implicava la fede in essi; bisognava solo fare il sacrificio necessario e poi continuare a credere come pareva a ciascuno. Quasi tutti questi sacrifici erano considerati una mera formalità, che, tuttavia, era obbligatoria. E solo cristiani ed ebrei si rifiutavano di farlo, sostenendo che non si possono adorare gli idoli nemmeno formalmente, che questa è una rinuncia all'unico Dio, il solo che deve essere adorato. I cristiani si rifiutavano di gettare un pezzo di incenso "privo di senso" sull'altare dell'idolo o addirittura, anziché di gettarlo, di acquistare il relativo certificato (si faceva anche questo) e allo stesso tempo di rimanere cristiani. Qualsiasi partecipazione a quel sacrificio, formale o meno, era una negazione di Cristo. I cristiani avrebbero preferito accettare una tortura e una morte crudele piuttosto che rinunciare al proprio Signore.

Nel nostro tempo, un tale simbolo di rinuncia a Cristo, molto probabilmente, è il riconoscimento dei diritti dei sodomiti. Per capirlo, si dovrebbe prestare attenzione a come l'omosessualità è vista dalla scienza moderna e dall'opinione pubblica.

LGBT e società: da "impensabile" a "norma attuale"

Fino al 17 maggio 1990, secondo la classificazione internazionale delle malattie dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'omosessualità era riconosciuta come una malattia psicosessuale e aveva il numero 302.0. Poi è stata esclusa dall'elenco delle malattie dell'OMS. Nel 1994 l'omosessualità non è stata più considerata una malattia in Gran Bretagna, nel 1995 in Giappone, nel 1999 in Russia, nel 2001 in Cina, ecc. Ma la cosiddetta depatologizzazione dell'omosessualità era iniziata molto prima. Mentre un sondaggio dell'American Psychiatric Association del 1978 rilevava che il 68% degli psichiatri considerava l'omosessualità una patologia, un sondaggio simile condotto a metà degli anni '90 ha mostrato che solo tre intervistati su 198 consideravano l'omosessualità una malattia. Il più famoso sessuologo sovietico e russo Igor Kon ha scritto nel suo articolo "Sulla normalizzazione dell'omosessualità":

"Oggi, la medicina ufficiale considera l'omosessualità del tutto normale e a essere riconosciuta come patologia non è l'omosessualità ma il disagio psicologico che un gay può provare. Con poche eccezioni, gli scienziati concordano sul fatto che l'omosessualità è del tutto normale, inoltre, può essere congenita o causata da caratteristiche ormonali e di altro tipo del corpo umano. Sin dagli anni '80 circa, gli scienziati hanno cercato attivamente il "gene gay" e molto probabilmente lo "troveranno", perché le persone che finanziano tali studi non vedono l'ora di farlo. Uno degli argomenti principali per riconoscere la "normalità" della sodomia è il fatto che il comportamento omosessuale è comune a circa 500 specie del mondo animale".

Anche l'opinione pubblica è cambiata di 180 gradi. Se prima l'omosessualità era un fenomeno vergognoso e condannato, ora non solo è riconosciuta come normale e persino di moda, ma viene imposto anche un complesso di colpa alle persone di orientamento tradizionale nei confronti delle persone LGBT per le umiliazioni subite in passato.

Allo stesso tempo, nessuno negherà che le Sacre Scritture hanno un atteggiamento estremamente negativo nei confronti della sodomia. Ecco solo alcune citazioni: "Non avrai con maschio relazioni come si hanno con donna: è abominio" (Lev 18:22) ; "Se un uomo ha rapporti con un uomo come con una donna, tutti e due hanno commesso un abominio; dovranno essere messi a morte; il loro sangue ricadrà su di loro" (Lev 20:13). "Perciò Dio li ha abbandonati all'impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento" (Rm 1:24-27). In accordo con le Sacre Scritture, anche la Chiesa riconosce la sodomia come un peccato mortale.

La sodomia è un peccato per la Chiesa e una norma per la società

Nasce così una dicotomia: da un lato, la Chiesa condanna la sodomia come peccato, ma dall'altra si fa credere alla società che i sodomiti non siano da biasimare per essere tali. Sono da biasimare i geni, gli ormoni, l'ipotalamo (la parte del cervello responsabile del comportamento sessuale) e così via. Alla fine, tutto questo ragionamento porta al fatto che è Dio ad aver presumibilmente creato i sodomiti in quel modo. Allora perché Dio li condanna severamente nelle Sacre Scritture: "O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio" (1 Cor 6:9-10).

Ci sono due vie d'uscita da questa dicotomia: o riconoscere come crudele e spietato Dio, che crea persone per poi inviarle al tormento eterno, o ammettere che le Sacre Scritture non sono così sacre e devono essere riviste tenendo conto dei "risultati" della scienza moderna. Questa è la trappola tesa ai cristiani. In un certo senso, questo è simile alla domanda che fu posta al Signore Gesù Cristo:

"Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore. Costoro lo interrogarono: Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio. È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?. Conoscendo la loro malizia, disse: Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?. Risposero: Di Cesare. Ed egli disse: Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio. Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero" (Lc 20:20-26).

La dicotomia di cui sopra è risolta in questo modo: viviamo in un mondo decaduto in cui il peccato ha pervertito sia la nostra natura umana che la natura in generale, e questo, tra l'altro, spiega anche l'omosessualità degli animali. "Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato" (Rm 5:12). L'uomo è generalmente diventato "a suo agio con il peccato". Ma Dio non ha affatto privato l'uomo del suo libero arbitrio. Una persona può sottomettersi al peccato o dominarlo: "Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo" (Gen 4:7), disse il Signore a Caino quando questi intendeva solo uccidere suo fratello.

Per esempio, gli scienziati sottolineano fino a 29 geni responsabili dello sviluppo dell'alcolismo. Ma questo non significa affatto che i portatori di questi geni diventeranno necessariamente alcolisti. Svetlana Borinskaja, ricercatrice presso l'Istituto di genetica generale dell'Accademia delle scienze russa, ha dichiarato in una delle sue interviste: "Ora sappiamo già che una persona può ottenere dai propri genitori dei geni responsabili dello sviluppo dell'alcolismo, ma la probabilità di diventare un alcolista è del 50%. Dobbiamo ricordare che la natura ci dà libertà di scelta". Dio lascia sempre che l'uomo si senta libero di scegliere tra peccato e comandamenti. Se una persona ha una predisposizione genetica o di altro tipo a qualsiasi peccato, ciò non significa che non abbia il libero arbitrio. Significa che avrà bisogno di più aiuto da Dio nella lotta contro questo peccato, ma potrà ricevere una ricompensa maggiore in cielo per una tale vittoria.

Nel mondo moderno, tuttavia, non è consuetudine parlare della peccaminosità della natura umana. Al contrario, l'uomo nel suo attuale stato decaduto è riconosciuto come il metro di ogni cosa. "Una persona, la sua vita e salute, onore e dignità, inviolabilità e sicurezza sono riconosciuti in Ucraina come il più alto valore sociale" (Articolo 3 della Costituzione dell'Ucraina). E se la peccaminosità di una persona viene tolta dalle parentesi, e tale persona è riconosciuta come "il valore più alto", allora ci troviamo nella morsa della dicotomia di cui sopra.

I protestanti hanno da tempo riconosciuto i diritti delle persone LGBT, e ora i cattolici si sono incamminati su questa strada. Ma né i primi né i secondi sono pronti a riconoscere Dio come crudele e spietato. Ciò significa che resta solo la seconda opzione, cioè correggere la Bibbia. Ma questo comporta conseguenze semplicemente disastrose per il cristianesimo.

Conseguenze di un "adattamento" della Bibbia alle aspettative della società

Primo, se la Bibbia "si sbaglia" nella sua condanna dell'omosessualità, allora potrebbe sbagliarsi anche in altre questioni. Di conseguenza, è distrutta l'autorità della Scrittura come rivelazione di Dio alle persone. Avendo "corretto" la Bibbia una volta, le persone la correggeranno ancora e ancora, adattandola ai loro peccati. La Bibbia come Logos scomparirà. Ci sarà una situazione sulla quale Amos profetizzò: "Ecco, verranno giorni, - dice il Signore Dio - in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane, né sete di acqua, ma d'ascoltare la parola del Signore. Allora andranno errando da un mare all'altro e vagheranno da settentrione a oriente, per cercare la parola del Signore, ma non la troveranno" (Am 8:11-12).

In secondo luogo, la Sacra Scrittura è scritta dai profeti (Antico Testamento) e dagli apostoli (Nuovo Testamento). E il Credo contiene le seguenti parole: "Credo <...> nello Spirito Santo <...> che ha parlato per mezzo dei profeti". Cioè, noi confessiamo che lo Spirito Santo ha parlato tramite i profeti e poi tramite gli apostoli. Riconoscendo la "fallibilità" della Scrittura, neghiamo in tal modo l'opera dello Spirito Santo nella Chiesa, sia dell'Antico Testamento che del Nuovo Testamento. E se lo Spirito Santo non è nella Chiesa, chi opera i sacramenti, chi perdona i peccati, chi ci rende partecipi del corpo e del sangue di Cristo? Se lo Spirito Santo non è nella Chiesa, allora "la nostra fede è vana":  "Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede" (1 Cor 15:14).

Pertanto, il riconoscimento dei diritti delle persone LGBT non è una sorta di "condiscendenza" o "amore" per i sodomiti – è un'effettiva rinuncia al cristianesimo, è il pezzo di incenso che siamo chiamati, anche in un qualsiasi modo formale, a gettare sull'altare dell'idolo, cosa che in nessun caso dovrebbe essere fatta. Poiché, che ne siamo consapevoli o meno, che siamo internamente d'accordo o meno, compiremo in tal modo un atto di rinnegamento.

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