
Sabato 19 ottobre dell'anno in corso, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli e l'arcivescovo Hieronymos di Atene hanno celebrato una liturgia episcopale, con la presenza di numerosi vescovi e sacerdoti, nell'antica chiesa del Volto acheropita di Cristo a Salonicco.
In tale occasione, l'arcivescovo di Atene, nella sua veste di presidente del Santo Sinodo di Atene (la Chiesa greca non ha primate, dal momento che Costantinopoli non le ha mai riconosciuto la vera e piena autocefalia), ha praticamente riconosciuto la cosiddetta Chiesa ortodossa dell'Ucraina, composta da gruppi scismatici ucraini, senza consultare la Chiesa canonica, guidata dal metropolita Onufrij, e riferendosi a Epifanij Dumenko, il falso metropolita "di Kiev e di Tutta l'Ucraina", nella Santa Liturgia come a uno dei leader delle Chiese ortodosse autocefale, cioè il suo nome è stato introdotto nei dittici della Chiesa ortodossa di Grecia. [1]
Questo processo è l'ultimo passo prima dell'abisso di uno scisma ancora più profondo e pericoloso nell'Ortodossia universale. Poiché, come ha già annunciato ufficialmente il Santo Sinodo del Patriarcato di Mosca, il riconoscimento dello scisma ucraino come Chiesa da parte di Atene comporterà la cancellazione del nome dell'arcivescovo di Atene dai dittici della Chiesa ortodossa russa e l'interruzione della comunicazione con tutti i vescovi della Chiesa ortodossa di Grecia che adotteranno la posizione dell'arcivescovo e concelebreranno con gli scismatici ucraini che in realtà non hanno alcun clero né appartengono alla Chiesa ortodossa. Il firmatario di queste linee, sapendo quanta responsabilità, sobrietà, ragionamento e pazienza ha dimostrato il Patriarcato di Mosca da quando ha affrontato questa terribile sfida, presume che non esso imporrà la sua decisione - presa in linea di principio e pubblicamente - fino a quando l'arcivescovo Hieronymos di Atene non concelebrerà con il sig. Dumenko, il falso metropolita di Kiev. E d'altra parte, lo scisma non è stato causato dalla Chiesa ortodossa russa, ma esclusivamente dal Patriarcato di Costantinopoli, e la sua eventuale recrudescenza ed estensione sarà responsabilità della Chiesa ortodossa di Grecia come l'unica, che, dopo una prolungata resistenza, ha "gettato la spugna" e ha agito secondo le istruzioni drel Fanar, di Washington e di Dio sa chi altro.
Non è troppo tardi: l'arcivescovo Hieronymos ha ancora spazio di manovra per fermarsi e per non contribuire a uno scisma ancora più grande e più difficile nella Chiesa ortodossa. Non è mai, neppure adesso, superfluo ricordare a se stessi e agli altri della parola sacramentale che il peccato e il crimine dello scisma non possono essere lavati via nemmeno dal sangue del martirio.
Quando sarà passata l'ultima ora, l'arcivescovo Hieronymos condividerà la responsabilità di fronte a Dio, alla Chiesa e alla storia con il patriarca Bartolomeo, che, sfortunatamente, dimentica di essere soprattutto il vescovo di Costantinopoli, oggi Istanbul, e che il titolo "patriarca ecumenico" in realtà contrassegna il primo dei vescovi dell'universo ("ecumene") bizantino come parte dell'ideologia ufficiale chiamata Romiosini o Impero romano orientale, non il "vescovo di tutto l'universo" o del pianeta Terra, come stanno cercando di presentarla in questa ideologia ecclesiastico-politica rinnovazionista, modernista e - diciamolo francamente - eterodossa del Patriarcato ecumenico, del Fanar o di comunque lo si voglia chiamare.
La posizione della Chiesa ortodossa serba, formulata conciliarmente, rimane invariata: non riconosciamo gli scismatici ucraini non pentiti come membri della Chiesa, tanto meno come una normale Chiesa ortodossa autocefala.
Vescovo Irinej di Bačka
Nota
[1] Questo aspetto rimane tuttora un'illazione del patriarca Bartolomeo, che ha di fatto ringraziato l'arcivescovo di Atene per l'inclusione del nome di Epifanij Dumenko nei dittici, ma tale inclusione non è ancora stata confermata da alcuna fonte interna della Chiesa di Grecia (ndt).
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