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  Rue Daru: capitolo finale?

dal blog del sito Orthodox England

17 novembre 2015

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L'immensa tensione tra l'arcivescovo Job della piccola giurisdizione di Rue Daru a Parigi e i ribelli che in modo assai poco ecclesiale si oppongono a lui, riportata dai media religiosi francesi (La Croix, per esempio) e ampiamente in internet, ha le sue radici quasi trentacinque anni fa.

A quel tempo, dopo il riposo dell'umile e santo arcivescovo di origine russa George (Tarasov) nel 1981, la persona più vicina a un padre spirituale che io abbia mai avuto, è stato eletto un nuovo arcivescovo. Si trattava di un berlinese di formazione cattolica romana e accademica, l'arcivescovo George (Wagner). Rompendo le sue promesse ai fedeli, è riuscito nel compito unico di alienare sia i russi sia i non russi nella sua giurisdizione. C'è riuscito mettendosi contro il ritorno in entrambe le parte della Chiesa russa, che l'intrinsecamente instabile gruppo di Rue Daru aveva lasciato ben quattro volte (nel 1927, 1931, 1935 e 1945) e allo stesso tempo opponendosi nel modo più vigoroso all'uso liturgico delle lingue dell'Europa occidentale e opponendosi anche alla venerazione dei santi occidentali locali (così come di alcuni di quelli orientali, che liquidava come 'apocrifi' , per non parlare dei nuovi martiri e confessori della Russia). Parlo, come al solito, di fatti, di cui noi siamo stati testimoni oculari e vittime di abusi. Non c'è spazio per polemiche in questa tragedia.

L'atteggiamento molto aggressivo contro l'uso liturgico delle lingue occidentali è stato un fattore nella perdita della grande parrocchia di Gand e della famiglia Peckstadt, credo nel 1986. Questi andarono direttamente al patriarcato di Costantinopoli, stufi degli abusi e degli insulti del loro arcivescovo di Parigi. Erano ben lungi dall'essere gli unici, come noi e i nostri figli battezzati con nomi di santi occidentali locali sapevamo fin troppo bene. Nel momento in cui, dopo le recenti consultazioni nel 2015, sua Santità il patriarca Kirill sta sollecitando l'inclusione di questi stessi santi occidentali nel calendario generale russo, così come il nostro amato san Giovanni di Shanghai aveva fatto sessant'anni fa, sembra tutto molto ironico, per non dire anacronistico. Tale era la totale mancanza di visione e di missione di quel tempo e la molto reale e impunita persecuzione nei confronti di coloro che avevano missione o visione o entrambe.

Come risultato delle politiche disastrose dell'arcivescovo George Wagner, il controllo del gruppo di Rue Daru è stato consegnato alla massonica e russofoba Fraternite Orthodoxe, guidata da persone di cui molti antenati avevano originariamente fomentato la rivoluzione nel 1917, rompendo i loro giuramenti allo tsar. Mi è stato detto nel 1985 dal diacono belga di mons. George che l'arcivescovo era stato nominato dal patriarca di Costantinopoli per 'chiudere' il gruppo di Rue Daru, in modo che potesse andare direttamente sotto il vescovo greco locale. Nella mia ingenuità giovanile, stupidamente non gli ho creuto. Ma naturalmente aveva ragione. Mi è stato detto da un milionario che in seguito divenne un altro vescovo di Rue Daru che ero 'troppo vicino alla sala macchine, dove si sente l'odore'. Vero.

Anche se l'arcivescovo George morì inaspettatamente giovane nel 1991, la politica di Costantinopoli, totalmente logica dal proprio punto di vista, non è cambiata e anzi, in una Rue Daru anti-monastica e incapace di generare un proprio serio candidato come arcivescovo, ora si è rafforzata. L'attuale arcivescovo, pupillo dell'attuale patriarca di Costantinopoli che lo ha imposto sulla sua giurisdizione ribelle, sta ora realizzando la stessa politica. Se Rue Daru non lo vuole, ironia della sorte, il sotto-occupato metropolita Atenagora (Peckstadt) di Bruxelles è a disposizione per prendere il sopravvento. Tanto più che solo la settimana scorsa ha ordinato un suo vicario episcopale per il Belgio, dove la sua diocesi non è molto più grande di una parrocchia russa media.

L'ellenizzazione, la fusione totale di Rue Daru e del cosiddetto esarcato 'di tradizione russa' (anche se la tradizione russa sembra in gran parte invisibile in molte aree con il loro calendario greco, paramenti greci e costumi liturgici greci) è l'unico risultato logico. Altrove la stessa cosa è già stata fatta con l'ACROD, l'altrettanto piccola diocesi ortodossa carpato-russa in America, che ora ha anch'essa un vescovo greco. Tutti quelli che non si sentono di voler diventare greci sono invitati a ritornare alla Chiesa ortodossa russa, la cui nuova cattedrale di Parigi aprirà il prossimo anno (le sue cupole sono già state installate), o ad andare a studiare al suo seminario di Parigi (ora l'unico seminario ortodosso in Europa Occidentale). Speriamo che il gruppo di Rue Daru, prima di diventare definitivamente greco, restitusca le proprietà della Chiesa russa, soprattutto in Rue Daru a Parigi, a Biarritz, a San Remo e a Firenze. Dopo decenni di abbandono queste chiese avranno bisogno di milioni di euro di spese; tuttavia, a differenza di altri, la Chiesa russa si prenderà cura del suo patrimonio. Così, a quanto pare, si chiuderà il libro della storia di Rue Daru.

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