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Sua Santità il patriarca Kirill di Mosca e di tutta la Rus' si è rivolto ai vescovi, al clero e ai fedeli riuniti il 1 febbraio, alla celebrazione del dodicesimo anniversario della sua intronizzazione come primate della Chiesa russa, parlando del peso della croce del ministero in Cristo. La Chiesa e la natura apocalittica dei processi del XXI secolo.
Dopo aver celebrato la Divina Liturgia presso la cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, il patriarca ha ringraziato i vescovi che hanno concelebrato con lui in tale occasione, "nonostante le circostanze ristrette della nostra attuale vita sociale".
Il giorno della consacrazione episcopale è il giorno più grande nella vita di qualsiasi vescovo, quando gli viene imposta la più grande responsabilità, per divina provvidenza. Ed è impossibile sopportare da soli questo peso e questa responsabilità, ma è possibile solo per grazia di Dio attraverso le preghiere dei fedeli, secondo le parole di sua Santità riferite da Patriarchia.ru.
Si può salvare la propria anima nella solitudine, "ma è impossibile essere responsabili della salvezza del popolo di Dio nella solitudine", Kirill il patriarca ha continuato, implorando le preghiere dei vescovi, del clero, dei monaci e dei laici.
E passando alle basi spirituali delle prove apocalittiche che la Chiesa contemporanea deve affrontare, sua Santità ha detto nella predica:
I nostri tempi non stanno diventando più facili o più tranquilli, e anche la pandemia virale che ha colpito tutti noi è un segno di questa angoscia e di queste difficoltà. Questo è solo un segno materiale, ma ci sono così tanti segni spirituali nascosti dei guai che toccano la vita di così tante persone! E se arriviamo alla causa principale di questo problema, non si tratta certamente di fattori materiali, che non peggiorano nel corso degli anni, sebbene questo processo sia toccato anche alla nostra gente durante la pandemia.
Prima di tutto, non si tratta tanto di tentazioni e di difficoltà materiali quanto di tentazioni puramente spirituali. Noi capiamo e vediamo – e quando dico “noi” intendo l'intera Chiesa – che le prove che la Chiesa del XXI secolo sta attraversando sono senza dubbio apocalittiche. Queste sono prove connesse principalmente con la nostra fede, con la nostra fedeltà al Signore, con la nostra capacità di vivere secondo la legge di Dio – non professare la fede a parole né andare in chiesa per abitudine, ma seguire le fondamenta della nostra fede, i comandamenti divini nelle nostre vite, attraverso i quali sono raggiungono la salvezza e il vero benessere della vita umana dalla grazia di Dio, sia qui sulla terra che, naturalmente, nel Regno dei Cieli.
Sua Santità ha poi concluso di nuovo chiedendo le preghiere di tutta la Chiesa per il suo difficile ministero primaziale.
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