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  Un miracolo di san Nicola

del diacono Vladimir Vasilik

theorthodoxchurch.info

28 maggio 2014

Nella foto: icona di san Nicola nella nostra chiesa a Torino

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Ho sentito questa storia dallo ieromonaco Teofilatto, un monaco del monastero delle Grotte di Pskov, durante la seconda metà degli anni '80. Gli era stata raccontata da un militare – un capitano di primo rango e un uomo di fede. Com'era giunto alla fede?

In gioventù comandava una torpediniera sull'Oceano Pacifico. Un giorno l'imbarcazione era di pattuglia in mare. Le previsioni del tempo erano buone, e nulla indicava alcun problema. All'improvviso, all'orizzonte apparve in un primo momento una grande nube scura, che cominciò a crescere rapidamente. Si alzò un vento tagliente, che crebbe con forti raffiche. Iniziò una tempesta. Onde enormi presero a battere contro la piccola nave.

La barca era scossa da un lato all'altro. L'acqua scorreva in sala macchine. La nave era sul punto di fermarsi, e questo sarebbe stato fatale per tutti.

Il capitano non era un codardo, ma comunque la paura della morte raggiunse il suo cuore – dopo tutto, non era solo; era responsabile dell'intera compagnia. Che cosa doveva fare? Poi improvvisamente si ricordò delle parole di un tempo di sua madre: "Prega Dio. Egli salva la gente in tutto il mondo". E le parole di suo nonno, un vecchio lupo di mare: "…Chi non è stato in mare non ha mai pregato Dio". Il capitano non era andato in chiesa fin dall'infanzia – prima c'erano stati i giovani pionieri, il komsomol, e poi il suo servizio. Non sapeva come pregare. Ma dentro, nella sua anima gridava: "Signore, salvami! Signore, abbi misericordia!"

Improvvisamente, avvenne un miracolo. Vide un vecchio in paramenti sacerdotali che camminava proprio sopra le onde, indossando. Il capitano ebbe anche il tempo di guardarlo in faccia – tratti del viso regolari, una piccola barba, e uno sguardo chiaro. Il vecchio diede una benedizione alla nave con entrambe le mani e subito il vento cessò. Il mare si appiattì. La tempesta era finita. Il capitano trattenne il fiato.

Tornando, promise a se stesso di andare immediatamente in una chiesa e di mettere una candela come segno di ringraziamento per la sua liberazione e per la salvezza dell'equipaggio. Ma in Estremo Oriente durante gli anni della persecuzione quasi tutte le chiese erano state distrutte.

Nondimeno, gli si presentò presto l'occasione. Fu mandato per un incarico a Leningrado. Guidando lungo la cintura periferica, il capitano notò una bella cattedrale con cinque cupole, e si diresse verso di essa. Era la Cattedrale di San Nicola, un luogo di gloria navale. Ma il capitano non lo sapeva. Entrò nella chiesa inferiore in penombra, acquistò una candela per due rubli e cinquanta copechi e si guardò intorno cercando un portacandele su cui metterla. Notò una icona con l'immagine di un pio anziano in vesti di vescovo e decise: "Metterò una candela di fronte a questo anziano". Il capitano si avvicinò, guardò l'icona, e si bloccò. I tratti del viso corrispondevano esattamente a quelli dello stupefacente vecchio che aveva fermato la tempesta sul Pacifico! "Di chi è questa immagine?", chiese il capitano a una donna in grembiule scuro. "Che cosa vuol dire, di chi? È il santo ierarca e taumaturgo Nicola, difensore di chi naviga sul mare", rispose lei.

Questo incidente è stato scritto in parole leggermente diverse da padre Teofilatto nella sua collezione, Questo è accaduto ai nostri tempi. Sono passati ventisette anni da quando l'ho letto. Molto è stato cancellato dalla mia memoria, ma la cosa principale è rimasta: l'immagine di san Nicola, il misericordioso, il liberatore miracoloso di quelli che periscono.

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