Mille anni fa, l'Europa occidentale si è trovata di fronte a una scelta: rimanere fedeli alla Chiesa dell'Impero romano cristiano, la cui capitale era a Nuova Roma (più tardi conosciuta come Costantinopoli), o seguire quella parte della sua élite amante del potere che voleva di far rivivere l'impero pagano della vecchia Roma, rinunciando alla Chiesa, alla dottrina cristiana sulla Trinità, e all'autorità dell'impero romano cristiano.
Una delle ultime figure dell'élite dominante a seguire il primo corso veniva dalla periferia dell'Europa occidentale, in cui la fedeltà era più forte. Si tratta di sant'Olaf (Haraldsson) della Norvegia. Il 19 ottobre 2014 si commemora il millesimo anniversario del suo battesimo a Rouen in Normandia, in Francia, dove sono venerate le sue sante reliquie e cori francesi e norvegesi si esibiscono in concerto.
Nato nel 995, dopo il suo battesimo fu accompagnato in Norvegia dal vescovo anglo-vichingo (e più tardi santo) Sigfrid, e proclamato re. Governò dal 1015 al 1028. Durante il suo regno fece molto per illuminare e battezzare la sua gente e per reprimere la guerra civile e fu ucciso nel 1030 in una battaglia con gli aristocratici che volevano la divisione. Fu canonizzato nel 1031 'con l'accordo di tutto il popolo norvegese'. Nella sua patria il santo re, che ha unito i norvegesi, è celebrato come 'il re eterno'. Fu uno degli ultimi europei occidentali a diventare un santo ortodosso e a sant'Olaf sono state dedicate chiese in Russia, in particolare a Novgorod e a Staraja Ladoga, dove aveva vissuto per diversi anni.

Due santi sovrani dal nord-ovest e dal sud-est dell’Europa ortodossa:
re Olaf di Norvegia e re Stefano di Dečani
(memoria dell’aiuto norvegese alla ricostruzione del monastero)
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