Il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina, riunitosi nella santa Lavra della Dormizione delle Grotte di Kiev il 13 novembre 2018, dopo aver ascoltato sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina sulle sfide che sono sorte di recente di fronte alla Chiesa ortodossa ucraina, ha adottato quanto segue:
1. La Chiesa ortodossa ucraina, che è canonica e riconosciuta dalle Chiese ortodosse locali, adempiendo al suo servizio a Dio e al popolo ucraino, sostiene fondamentalmente l'indipendenza e l'integrità territoriale dell'Ucraina. La Chiesa ortodossa ucraina è presente in tutte le regioni dell'Ucraina e unisce sia i territori controllati che quelli non controllati dalle autorità ucraine, vivendo tutte le gioie e le sofferenze insieme alla sua popolazione.
2. La Chiesa ortodossa ucraina è dotata di tutti i diritti di indipendenza e di autosufficienza che sono necessari oggi per un proficuo ministero a Dio e al popolo dell'Ucraina.
3. La Chiesa ortodossa ucraina ha sempre e coerentemente fatto appelli per la guarigione dello scisma, per il ripristino dell'unità nella Chiesa, cioè per una Chiesa unita. Tuttavia, il ripristino dell'unità dell'Ortodossia ucraina non dovrebbe significare la trasformazione della Chiesa in un elemento di politica o di propaganda, in quanto ciò contraddice la natura della Chiesa. Confidiamo che il superamento della divisione nella Chiesa avvenga senza l'interferenza di forze statali, politiche e di altre forze esterne.
4. Il Concilio dei vescovi si oppone a qualsiasi tentativo di cambiare il nome di Chiesa ortodossa ucraina, che è già stato dichiarato da alti funzionari statali, e ad altre manifestazioni di discriminazione contro i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina a livello legislativo. Nel caso in cui i progetti di legge in questione siano adottati dalla Verkhovna Rada dell'Ucraina, la Chiesa ortodossa ucraina difenderà i propri diritti con ogni mezzo legale fornito dai "Fondamenti della concezione sociale della Chiesa ortodossa ucraina", dalla legislazione ucraina e dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
5. Il Concilio dei vescovi della Chiesa ortodossa ucraina considera le decisioni del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018 in merito alla questione della Chiesa ucraina come invalide, prive di alcuna forza canonica. In particolare, la decisione di stabilire la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli sul territorio dell'Ucraina è il risultato di un'interpretazione speculativa della storia della Chiesa. E la decisione di rimuovere l'anatema e le altre proibizioni della Chiesa contro i leader dello scisma e il riconoscimento della validità delle pseudo-consacrazioni da essi celebrate mentre erano nello scisma è il risultato di un'interpretazione distorta dei canoni ortodossi. La storia della Chiesa ortodossa non conosce casi in cui uno scisma sia stato superato semplicemente legalizzandolo. Avendo preso una tale decisione anti-canonica, avendo riconosciuto gli scismatici nei loro ordini esistenti, il Patriarcato di Costantinopoli, secondo le regole della Chiesa, ha intrapreso esso stesso la via dello scisma. A tale proposito, la comunione eucaristica della Chiesa ortodossa ucraina con il Patriarcato di Costantinopoli è attualmente impossibile ed è interrotta.
6. Consideriamo inammissibili l'ingerenza illegale del Patriarcato di Costantinopoli negli affari interni di un'altra Chiesa locale e i tentativi di risolvere la questione della Chiesa ucraina con la partecipazione delle autorità statali e degli scismatici, ignorando la voce della Chiesa ortodossa ucraina canonica. Invece, siamo spiacenti di notare che centinaia di migliaia di ricorsi dei fedeli della nostra Chiesa al patriarca Bartolomeo con un appello a non legalizzare lo scisma con il pretesto di creare un'autocefalia sono passati inascoltati.
7. Il Concilio dei vescovi osserva che il processo di concessione del cosiddetto Tomos d'autocefalia è artificiale, è imposto dall'esterno, non riflette la necessità interna della Chiesa, non porterà la vera unità nella Chiesa, e approfondirà la divisione e rafforzerà i conflitti tra la popolazione dell'Ucraina. In tali condizioni, riteniamo impossibile la partecipazione dell'episcopato, del clero e dei laici della Chiesa ortodossa ucraina in questi processi.
8. La Chiesa ortodossa ucraina aderisce in linea di principio all'approccio canonico al superamento della divisione nella Chiesa. Alla base di questo approccio sta il bisogno di pentirsi di coloro che stanno ritornando dallo scisma. Le porte della Chiesa non si chiudono mai davanti coloro che vogliono essere cristiani ortodossi spiritualmente perfetti.
9. Il Concilio dei vescovi dichiara che le azioni illegali del Patriarcato di Costantinopoli stanno portando a una profonda crisi della Chiesa sia in Ucraina che nell'Ortodossia mondiale. Preghiamo affinché la voce dei milioni di fedeli della Chiesa ortodossa ucraina sia ascoltata e che le azioni finora compiute dal Patriarcato di Costantinopoli siano corrette.
10. Il Concilio dei vescovi chiama il Patriarcato di Costantinopoli a dialogare con la Chiesa ortodossa ucraina con la partecipazione fraterna di tutte le Chiese ortodosse locali al fine di risolvere questo problema in modo conciliare.
11. Il Concilio dei vescovi invita il primate della Chiesa ortodossa ucraina, sua Beatitudine il metropolita Onufrij di Kiev e di Tutta l'Ucraina, a fare appello ai primati delle Chiese ortodosse locali riguardo alla situazione di crisi nella vita della Chiesa in Ucraina a causa dell'interferenza illecita del Patriarcato di Costantinopoli.
12. Il Concilio dei Vescovi invita tutti i figli della Chiesa ortodossa ucraina a rafforzare le loro preghiere, a preservare l'unità tra loro e la lealtà alla santa Chiesa di Cristo, e a non temere le prove possibili, ricordando le parole del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo: coraggio; io ho vinto il mondo (Giovanni 16:33).
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