Per proclamare la parola di verità contro le asserzioni di alcuni rappresentanti
Del reverendissimo Damaskinos, metropolita del Brasile
Il reverendo rappresentante ufficiale della segreteria della conferenza (συναντήσης) a Creta (dal 17 al 26 giugno, 2016) ha sostenuto ieri (21 giugno 2016), come parte della conferenza stampa ufficiale della seconda giornata dei lavori della conferenza, che il patriarcato di Antiochia "durante le discussioni che hanno avuto luogo nel mese di gennaio 2016 a Chambésy, ...non hanno sollevato alcun disaccordo e non hanno affatto obiettato alla convocazione del 'Santo e Grande Sinodo', e queste parole sono nel verbale di tale sinassi..."
Per questo motivo, quindi, siamo interessati a dare una risposta a tali irresponsabili dichiarazioni e per chiarire, alla pienezza della Chiesa portatrice di Cristo, la posizione ufficiale dell'antico e apostolico patriarcato di Antiochia.
Primo: Ci chiediamo come a un membro della segretaria della Conferenza di Creta, per conto proprio, sia consentito di parlare a nome della Chiesa di Antiochia, con la sua conseguente espressione di questa posizione rilevante riguardo alla non partecipazione (di Antiochia) alla conferenza di Creta.
Secondo: Non è corretto il punto di vista da lui espresso sul patriarcato di Antiochia che non ha firmato i tre documenti alla sinassi di Chambésy nel gennaio 2016, quando dice che "le ragioni per non firmare questi documenti non erano dovute a un qualsiasi disaccordo con il contenuto dei testi in questione. La decisione consisteva semplicemente, e solo, in una protesta per il fatto che la questione del Qatar non era stata risolta..." Questo non è corretto.
Terzo: La sua dichiarazione che "la decisione di convocare il Sinodo è stata adottata all'unanimità" non è corretta.
Queste accuse ci sorprendono, le accuse del reverendo rappresentante in questione che non hanno alcuna relazione con la verità. Sottolineiamo che egli stesso era presente alla sinassi dei primati a Chambésy, ed è stato testimone della chiara protesta e del dissenso dei delegati del patriarcato di Antiochia, non per "motivi personali", come è stato sostenuto, ma piuttosto per il contenuto del testo del "regolamento del Grande Concilio". Ancor più, si è dimenticato che la delegazione di Antiochia ha espresso anche in tre sessioni plenarie la necessità di introdurre nel testo un paragrafo aggiuntivo riguardante la necessità della partecipazione delle 14 Chiese autocefale al Grande Sinodo, e la delegazione ha sottolineato testualmente: "Questo è la posizione del Santo Sinodo del patriarcato di Antiochia! Questa è la posizione della santissima Chiesa di Antiochia!" E la delegazione ha aggiunto questo: "Noi non firmiamo e non esiste un consenso!"
Tutto questo si trova, parola per parola, nel verbale della Sinassi, e di questo non vi è alcun dubbio.
È anche chiaro che, nei tre testi che la Chiesa di Antiochia si è rifiutata di firmare, il suo rappresentante ha scritto queste precise parole: "La Chiesa di Antiochia ha un'opinione contraria e pertanto non firma".
Il fatto che la Chiesa di Antiochia abbia continuato a partecipare ai lavori preparatori dopo l'assemblea del mese di gennaio e che abbia tradotto i testi del sinodo in arabo e che abbia inviato i nomi dei membri della sua delegazione alla conferenza di Creta, etc., è l'ennesima prova del sincero sforzo, da parte del patriarcato di Antiochia, verso il successo nella collaborazione pan-ortodossa e nella ricerca di soluzioni per i problemi che intercorrono tra le Chiese.
Per ulteriori chiarimenti, il comunicato del Santo Sinodo del patriarcato di Antiochia del 6 giugno 2016 afferma chiaramente la posizione ufficiale del patriarcato di Antiochia.
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