Di Nikos Chiladakis, giornalista e scrittore, esperto di questioni turche
La visione rivelatrice che gli aleviti in Turchia sono più vicini al cristianesimo che all'islam è stata fatta da Sevılay Yükselir, un giornalista ed editorialista del noto quotidiano turco Sabah (haber3 16/7/2013). Questo invita ancora una volta ad un dibattito sulla vera identità religiosa degli aleviti che si considerano discendenti dei cristiani dell'Asia Minore. Questo è un tema che occasionalmente occupa con forza gli affari turchi con chiare tendenze dirompenti per la Turchia stessa.
Ma la più importante rivelazione del giornalista turco è che qualche tempo fa in Germania, dove vivono grandi comunità di aleviti turchi, è stato fondato un istituto di aleviti con il titolo molto caratteristico: "Hıristiyan Alevilik Arkadaşlik Birliği" che significa "Unione delle fratellanze cristiane e alevite". Il titolo di questo Istituto mostra nel modo più indicativo e rivelatore che gli aleviti non sentono di essere musulmani, ma sono molto più vicini alla religione cristiana. Sevılay Yükselir osserva che questo Istituto è stato creato per dimostrare che gli aleviti hanno più in comune con il cristianesimo (e, naturalmente, il cristianesimo ortodosso, dal quale hanno avuto origine) che non con l'islam. Infatti l'"Unione delle fratellanze cristiane e alevite" ha chiesto il sostegno del Partito cristiano democratico della Germania, rendendosi conto che essi dovranno affrontare l'ira dei turchi islamici dell'attuale primo ministro Erdoğan, che solo a parole vuole dimostrare di essere un democratico classico.
La questione degli aleviti in Turchia è giunta di nuovo in prima pagina con i recenti avvenimenti di Gazipark e le manifestazioni che hanno sconvolto il paese vicino, e in molti casi portano gli aleviti a considerarsi perseguitati dal governo islamico di Erdoğan. Accanto alla politica di Erdoğan, la guerra civile in Siria è stato un altro motivo di rivolta per gli aleviti, dopo aver visto il primo ministro turco turno schierarsi contro Assad, che è egli stesso un alawita. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è il nome che Erdoğan ha dato al terzo ponte sul Bosforo, "sultano Selim Yavuz", ovvero il responsabile del più grande massacro di aleviti in Asia Minore.
Certamente quello degli aleviti è uno dei più grandi problemi della moderna identità turca e per molti storici risale alla radice dei problemi generali delle identità attuali degli abitanti dell'Asia Minore. La prevalenza dell'Islam in un posto con una storia cristiano-ortodossa greca a volte preoccupa la Turchia moderna ed è un altro "anello " della catena di problemi che creano terremoti nel moderno establishment turco.
Vale la pena ricordare alcuni degli elementi chiave degli aleviti, che li estraniano completamente dai musulmani e li identificano di più con i cristiani ortodossi:
1. I loro luoghi di culto sono chiamati cem (pronunciato "gem") e non moschee. Essi considerano il cem come un luogo mistico, più simile a una chiesa greco-ortodossa. In alcuni di essi, soprattutto nella Tracia greca occidentale, dove la maggioranza dei musulmani erano bektashi, esistevano (prima della propaganda turca) offerte votive e icone della Panaghia e di san Giorgio che essi onorano particolarmente.
2. La loro fede ha un carattere trinitario di tipo cristiano e si riferiscono ad un solo Dio uno e trino, che è costituito da Allah, Muhammad e Ali.
3. Nelle cerimonie religiose, bevono vino e raki (grappa), cosa scandalosa per i sunniti.
4. Accettano il monachesimo e hanno ordini monastici. I loro monasteri corrispondono perfettamente ai monasteri ortodossi come luoghi di contemplazione, ascesi e purezza.
5. Hanno un rituale di confessione e pentimento, chiamato "Baş Okutma".
6. Nei loro luoghi di culto sono raffigurate icone di Ali e di altri loro santi, anche questo scandaloso per l'islam classico.
7. Le donne non portano il velo e sono considerate uguali agli uomini come nel cristianesimo, e al contrario dell'islam classico.
8. Hanno l'equivalente dei dodici apostoli, che chiamano i dodici imam.
9. Nelle loro cerimonie incrociano le mani nello stile del vecchio typikon greco-ortodosso (oggi conservato in Russia), con lo stesso gesto che i fedeli usano quando si accostano alla comunione.
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