Nella città di Noginsk, a 60 chilometri a est di Mosca, è stato aperto un luogo di culto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (nella foto) in cui è stata registrata una "eparchia", guidata dal "metropolita" Adrian (Valentin Egorovich Starina), cittadino della Federazione Russa. I dati curiosi di questo contraltare (in tutti i sensi del termine) sono questi:
1) i seguaci di Dumenko possono registrare e aprire luoghi di culto sul territorio della Russia, dove nessuno li sequestra. Un bel po' di differenza da casa loro, vero?
2) tali seguaci, per registrare legalmente le loro organizzazioni in Russia, devono essere cittadini russi, e secondo la legge ucraina (NON secondo la legge russa), la loro cittadinanza russa li esclude automaticamente dall'essere cittadini ucraini. Niente male per essere i rappresentanti dell'ucrainismo presso Mosca, vero?
3) Noginsk è la città il cui antico nome, Bogorodsk, è stato scelto alcuni anni fa come sede titolare per il vescovo del Patriarcato di Mosca residente in Italia: oggi il titolo è assegnato al vescovo moldavo Ambrozie (Munteanu), che vive poco lontano da Bologna. Ora dovremo necessariamente parlare del "vero" vescovo di Bogorodsk e di quello farlocco.
4) la cosa più ipocrita (e dal punto di vista ecclesiastico, la più pericolosa) di questo show del circo di Dumenko è che, secondo il "Tomos" generosamente rifilatole dal Fanar, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha il diritto di aprire neppure una chiesetta (figuriamoci un'eparchia) al di fuori dei confini dello Stato ucraino. O il patriarca Bartolomeo si è convinto che Mosca faccia parte dello Stato ucraino (visto il tenore delle sue dichiarazioni, questa non sarebbe un'ipotesi del tutto peregrina), oppure ora sta decretando che i suoi seguaci possono aprire "eparchie" all'interno del territorio canonico delle altre Chiese locali. A quando la fondazione di "eparchie" fanariote alle periferie di Belgrado, Varsavia, Praga, Bratislava, Bucarest, Sofia, Tbilisi, Tirana e Gerusalemme...?
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