Una recente risoluzione dell'arcivescovo Elpidophoros di "sviluppare il ruolo delle donne e delle ragazze nella vita della Chiesa ortodossa contemporanea in America" non è passata perché era stata presentata in modo improprio.
In sostanza, la proposta dell'arcivescovo era quella di aprire ufficialmente la strada alla tonsura delle donne come lettrici e dare loro accesso al santuario per il servizio all'altare.
Di per sé queste proposte sono perfettamente fattibili e, anche se non collimano con la pratica ortodossa degli ultimi secoli, non sono anti-tradizionali. Di fatto, tali ruoli esistono ancora nei monasteri ortodossi greci, e la pratica delle donne servitrici d'altare non è mai venuta meno nelle Chiese non calcedoniane degli armeni, copti ed etiopi.
Tuttavia, il desiderio di per sé legittimo di estendere le presenze femminili nelle funzioni nasce sotto l'influsso di cattivi maestri: tra i promotori dell'iniziativa leggiamo i nomi della dottoressa Carrie Frost, una convinta sostenitrice delle donne preti, e dell'arconte George Demacopoulos, il cui disservizio ai ruoli maschili e femminili nella Chiesa è troppo lungo per essere riassunto in poche righe.
Ci sono tutte le ragioni per sospettare che questa iniziativa sia solo un ulteriore "grimaldello" per scardinare ulteriormente la Tradizione ortodossa e per imboccare le stesse vie autodistruttive che stanno portando all'estinzione le componenti liberali della comunione anglicana.
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