Con la recente Dichiarazione "Fiducia supplicans", emessa dal Dicastero per la Dottrina della Fede e approvata da papa Francesco, giungiamo a una nuova rivoluzione interna del Cattolicesimo romano, che non mancherà di avere ricadute sulla Chiesa ortodossa.
La possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso salvaguardando al contempo la dottrina cattolica del matrimonio ci sembra il risultato della più sottile arrampicata sugli specchi: si benedice la coppia, ma non la loro unione, in un atto di equilibrismo gesuitico che il nostro amico George Michalopulos ha splendidamente definito "chiaro come il fango".
Senza pretendere di indovinare gli effetti che questo nuovo atto di cerchiobottismo con la mentalità genderista provocherà all'interno della Chiesa romana, ci permettiamo di prevedere l'ovvio risultato che avrà sulla Chiesa ortodossa, specialmente nelle nostre comunità in paesi a maggioranza cattolica: centinaia di cattolici delusi cominceranno a bussare alle nostre porte, e dovremo sforzarci non solo di essere presenti quando busseranno, ma anche di essere molto chiari (e un po' spietatamente sinceri) di fronte alla loro comprensibilissima delusione. Dovremo ricordare loro che abbiamo ragioni per essere cristiani ortodossi che sono un po' più profonde che non il (pur comprensibile) sentirsi sicuri di fronte a una boutade vaticana contemporanea. Questi nostri doveri sono ancora più importanti nel caso in cui a comunicarci la sua frustrazione dovesse essere un chierico o un/a religioso/a della Chiesa cattolica romana. Tutti sono i benvenuti nella comunione della Chiesa ortodossa, ma occorre un cammino che possa mostrare chiaramente la comprensione e l'accettazione di questa appartenenza.
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