In una conferenza stampa sull'Arcidiocesi greco-ortodossa d'America e sulla sua visione per il futuro, l'arcivescovo Elpidophoros (Lambriniadis, nella foto) ha annunciato che da ora in poi i sacerdoti della sua arcidiocesi faranno menzione del patriarca ecumenico e dell'arcivescovo in tutte le celebrazioni ecclesiastiche.
Questa pratica non è una novità per la Chiesa russa, che da secoli è abituata alla doppia commemorazione del patriarca e del vescovo locale, non solo in una determinata diocesi, ma in tutto il mondo. Tale pratica nacque per la necessità di identificare chiaramente, nei tempi dello scisma dei Vecchi Credenti, quali comunità erano all'interno della Chiesa patriarcale e quali se ne erano distaccate. La sterminata distesa dell'Impero Russo, di fronte all'arrivo di nuovi vescovi, magari provenienti da migliaia di chilometri di distanza, giustificava ampiamentecapire quali vescovi non fossero in comunione con il patriarcato. Forse, con il livello delle comunicazioni odierne in America, l'iniziativa dell'arcivescovo Elpidophoros nasce da altre necessità, ma quali che siano i motivi, questo non crea problemi alla Chiesa russa. Purtroppo non si può dire il contrario: nella nostra esperienza pluridecennale, abbiamo perso il conto dei rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli (a partire dall'attuale metropolita Polykarpos), che ci hanno letteralmente esauriti a furia di accuse contro la "pratica non canonica dei russi" di commemorare assieme i patriarchi e i vescovi locali. Ora che anche a casa loro stanno facendo la stessa cosa "non canonica" (in realtà, semplicemente tardiva rispetto agli usi antichi), speriamo che approfondiranno la conoscenza dell'arte (mai sviluppata a sufficienza) di guardare nel proprio piatto.
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