Capita spesso, nelle chiese ortodosse in Italia, che i preti siano sollecitati a togliersi i paramenti dopo la Liturgia per metterli sulla testa dei fedeli, leggendo preghiere per la loro salute. Queste "preghiere di svestizione" (rugăciuni de dezbrăcare, in romeno), anche se rimandano al precedente biblico delle guarigioni effettuate dalle vesti degli apostoli (At 19:12), non hanno alcuna codificazione nella pratica liturgica ortodossa (le istruzioni della Divina Liturgia indicano inequivocabilmente al prete di rientrare "in pace" nel santuario al termine delle preghiere, per togliersi i paramenti), e sono al meglio un’esagerazione del preteso potere taumaturgico delle vesti dei santi (...ma quando mai agli apostoli è stato chiesto di togliersi i vestiti per metterli sui malati?), al peggio un abuso che copre da una parte l’ignoranza delle vere pratiche della Chiesa, e dona d’altra parte un "surrogato" di benedizione per quei fedeli che farebbero bene invece ad accostarsi alla confessione e alla comunione.
Padre Răzvan-George Topală (nella foto), sul giornale Monitorul de Suceava, ci parla di questo fenomeno nella sua esperienza pastorale, e spiega il vero senso dei paramenti liturgici. Presentiamo questo prezioso articolo, nell’originale in romeno e in traduzione italiana nella sezione "Ortoprassi" dei documenti.
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