È annunciato per l’11 febbraio l’inizio della visita in Italia dell’arcivescovo Andrej (Maklakov) di Pavlovsk, della “Chiesa Ortodossa Russa Autonoma”, a cui “parrocchie e fedeli” (opportunamente non citate per nome e soprattutto per numeri) hanno chiesto protezione canonica.
I lettori curiosi potranno chiedersi chi siano le parrocchie e i fedeli. Per ora, presentiamo il curriculum di esemplare coerenza ecclesiale di questo vescovo:
Mikhail Maklakov (nome russificato, l'originale è Michael McLaughlin), nato nel 1953 negli USA in una famiglia cattolica, è entrato a 14 anni nel seminario minore dei Carmelitani. Passato alla Chiesa greco-cattolica ucraina, nel 1973 ha studiato per un anno presso una delle università pontificie di Roma. Nel 1975 è entrato a far parte della ROCOR ed è stato ri-battezzato al monastero della Santissima Trinità a Jordanville. Sposatosi con l’americana Susanna Dickinson e terminato il servizio militare, nell’agosto 1982 è stato ordinato diacono dal vescovo Gregory (Grabbe) e sacerdote dal metropolita Filaret (Voznesensky). Dopo aver servito alla cattedrale dell’Ascensione a Glen Cove (New York) nel 1984 è stato elevato al rango di arciprete e assegnato alla parrocchia di san Nicola a Roma. Qui la sua posizione di rigorismo anti-ecumenista e altri problemi materiali (furti di icone) sono stati la causa della sua collisione con i fedeli, e del passaggio della parrocchia di san Nicola a Roma dalla ROCOR all’Esarcato russo di Costantinopoli. Trasferito a Copenhagen, nel 1986 ha lasciato la giurisdizione della Chiesa Russa all’Estero e si è unito al sinodo “matteita” dei veri cristiani ortodossi di Grecia. Nel 1999 è stato lasciato dalla moglie e dalle figlie. Nel 2003 è entrato a far parte della “Chiesa Ortodossa Russa Autonoma” di Valentin (Rusantsov), dove ha preso i voti da monaco nel 2004 con il nome di Andrej (lo ha tonsurato l' "arcivescovo Gregory del Colorado", poco prima di essere deposto dal sinodo della "Chiesa Ortodossa Russa Autonoma”), ed è “vescovo” dal 2006, con competenza per le parrocchie estere.
Con l’arrivo della “Chiesa ortodossa russa autonoma”, di cui certamente sentivamo tutti la mancanza in Italia, torneremo a sentire sproloqui sul “sergianismo” e la consueta bordata di attacchi all’ecumenismo, non importa come quest’ultimo sia definito, non importa se accuse vere o false, non importa se notizie fresche di stampa o riesumate dai cestini della carta straccia della storia. A qualche appiglio ci si deve pur attaccare, per potersi atteggiare a “veri” ortodossi al di fuori della Chiesa ortodossa!
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