Le recenti notizie del ritiro della milizia (opolchenie) del Donbass da Slavjansk possono essere viste, e sicuramente lo saranno, in modi molto diversi. Militarmente, non è una vera sconfitta, perché ha permesso di concentrare l’intero esercito ucraino intorno a una cittadina di dimensioni modeste, dando alla Novorossija il tempo di preparare una difesa ben più solida. Volendo parlare di storia greca o americana, non è fuori luogo un paragone con le Termopili o con Alamo (ma senza massacro finale del contingente di difesa). Politicamente, invece, manda un messaggio disastroso contro la scelta russa di non intervento. Di fronte a questo tema (che sarà sfruttato fino alla nausea dai media antirussi), cerchiamo di offrire la prospettiva più bilanciata apparsa il 4 luglio sul blog The Vineyard of the Saker, e che riportiamo in traduzione italiana nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti. In particolare, Saker cerca di dimostrare come le posizioni russe non dipendono unicamente da Putin (come vorrebbe chi cerca di demonizzarlo), ma prendono in considerazione le idee di molti personaggi influenti della politica e dell’esercito, tra cui il maresciallo ed ex-ministro della difesa Dmitrij Jazov (nella foto).
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