Del metropolita Nicola di Mesogheia e Lavriotiki

Lo studio è inebriante. Il nostro mondo è fatto con inimmaginabile bellezza e sapienza. Queste due cose valgono la pena di essere scoperte quanto più possibile. Bisogna solo farlo con umiltà umana, non con l'audacia di uno pseudo-dio. È una cosa che va essere affrontata entro i propri limiti.
La conoscenza, la comprensione e la sapienza umana non sono infinite né complete. E la natura stessa ci mostra i nostri limiti.
L'universo presenta il principio di singolarità (un'anomalia matematica). Nasconde il proprio segreto. Secondo il principio di incertezza, mentre la natura rivela un segreto ne nasconde un altro.
Abbiamo la benedizione di conoscere molte e grandi cose, ma siamo destinati a non conquistare l'infinito e la globalità.
Ma questo infinito e questa globalità, che sono al di là dei nostri sensi e conoscenza, ci portano a Dio. Chi è preso da vertigini per la loro conoscenza ha perso Dio. La sua vita è come una catena e ogni anello è un anello di successo. Ma il risultato finale è un fallimento totale e una perdita.
La conoscenza è molto bella, ma fa poco per liberarci. Ha dei confini ed è limitata. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno della fede. Questa ci porta all'infinito e alla globalità.
Fonte: blog dell'ufficio stampa della metropolia di Veria (Berea)
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