
per certi gesti ci vuole fede
Il segno della croce del ministro Shojgu alla parata della Vittoria del 9 maggio 2015 a Mosca è l’oggetto di un’analisi di Saker che presentiamo nella sezione “Geopolitica ortodossa” dei documenti.
Il gesto è sorprendente in quanto nessun ministro della difesa russo aveva fatto altrettanto finora, e ancor più interessante in quanto Sergej Shojgu è di famiglia buddhista tuvana (anche se la voce di Wikipedia russa a lui dedicata cita un’intervista in cui dice di essere stato battezzato), e con la semplicità di questo gesto ha fatto vergognare i suoi predecessori nominalmente ortodossi.
Un altro gesto altrettanto significativo ha avuto luogo alla Verkhovna Rada di Kiev, quando nel giorno precedente, per commemorare la “vittoria sul nazismo” dell’Ucraina, Petro Poroshenko ha annunciato i nomi degli “eroi dell’operazione anti-terrorismo”. Tra tutti i presenti che si alzano e i molti che applaudono, gli unici a rimanere seduti sono il metropolita Onufrij di Kiev, il metropolita Antonij di Borispol e Brovary e il vescovo Iona di Obukhov:

per certi gesti ci vuole coraggio
Invece di vergognarsi della proclamazione di eroi neo-nazisti nel giorno della vittoria sul nazismo (una follia oggi possibile solo in Ucraina), la stampa del regime ha prevedibilmente attaccato i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina. La risposta di vladyka Onufrij (in un ucraino che neppure i capi politici e militari della giunta riescono a padroneggiare) dimostra come in Ucraina l’unica forza rimasta a opporsi alla guerra insensata sia la Chiesa ortodossa.
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