
Abbiamo monitorato lo scorso anno la situazione della Chiesa ortodossa delle Terre Ceche e della Slovacchia, dove si era giunti con difficoltà all'elezione del metropolita Rastislav (Gont) di Praga, con l'87% dei voti del Consiglio ecclesiastico della Chiesa autocefala locale.
L'unico vescovo dissidente, l'ottantasettenne arcivescovo Symeon di Brno e di Olomouc, è stato sostenuto dal Patriarcato Ecumenico come autentico locum tenens del trono vacante di una Chiesa che peraltro aveva già scelto il proprio capo (essere chiesa "autocefala" significa proprio questo) con una procedura obiettivamente corretta e canonica.
A causa del dissidio in corso, la Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia non ha potuto avere rappresentanza al sinodo panortodosso tenuto al Fanar l'anno scorso.
Ben lungi dal cercare di trovare una soluzione con dialogo e negoziati, il Patriarcato Ecumenico ha autorizzato la scorsa domenica la consacrazione del vescovo vicario Isaia (Slaninka) di Shumperksk, gettando così le basi di un "Sinodo alternativo" in spregio a qualsiasi regola canonica sulla presenza di una sola Chiesa in un territorio canonicamente regolato.
Uno schiaffo alla gran maggioranza dei fedeli ortodossi della Repubblica Ceca e della Slovacchia, e indubbiamente uno schiaffo alla Chiesa russa, che ha riconosciuto la legittimità del Sinodo guidato dal metropolita Rastislav.
Il diacono Andrej Kuraev, nel suo commento alla notizia, anticipa la domanda che si fanno tutti quelli che sono addentro alla situazione: un gesto come questo potrebbe bloccare il Concilio panortodosso programmato per il 2016.
|